Vini delle Piccole Isole Greche

La Grecia, come l’Italia, ha una storia millenaria in fatto di vitivinicoltura. Ne è testimonianza la presenza di circa 300 vitigni autoctoni. Ma la vite e, di conseguenza il vino, è presente anche sulle isole greche che costituiscono il 20% del territorio greco

Susi Bonomi

In entrambi i casi si ha la prevalenza di zone montuose, ma tra il “continente” e le isole esistono differenze sostanziali nel suolo e di conseguenza nei vini. Terreni semplici, scistosi e pietrosi per la maggior parte delle isole, esclusa Santorini dove vi è un terreno vulcanico, e una grande diversificazione nella Grecia “classica”. Anche il clima contribuisce a differenziare i prodotti della vite, se si pensa che sulle isole è mediterraneo mentre a nord è da temperato a continentale. Per l’80% i vini prodotti sono bianchi, ma sulle isole vi è anche una cultura ancestrale di vini da dessert.

Quando si pensa al tipico vino greco, nell’immaginario comune viene subito in mente il (o la) retsina, aromatizzato con la resina di pino di Aleppo o addirittura con aggiunta di corteccia di pino. Il motivo storico più plausibile è da ricercare nelle proprietà antisettiche della resina (assolvendo la funzione della moderna SO2), ma non secondario è migliorare l’aspetto gusto-olfattivo e rendere più gradevole la bevanda spesso conservata nelle puzzolenti pelli di capra. Oggi questa tipologia di vino è stata rivalutata tant’è che le è stata riservata una denominazione separata (OKP ovvero Oenoi Onomasias Kata Paradosi) per salvaguardare una tradizione millenaria. Ma questa rinascita si è avuta anche per tutti gli altri vini greci, a partire dal 1981, anno dell’ammissione della Grecia come membro della Comunità europea.

Venendo a noi, è inevitabile non riuscire a contenere le parole quando il relatore è Guido Invernizzi. Chi ha avuto l’occasione di assistere a qualche sua serata sa che, quando l’argomento riguarda qualche vino sconosciuto ai più e normalmente bistrattato, si erge a paladino della diversità enoica e porta alla luce delle vere e proprie chicche, che non saranno certo paragonabili ai più blasonati bordeaux, borgogna o champagne - per rimanere in territorio francese -, ma quanto a sorprendere non hanno nulla da invidiare.

Andiamo perciò a conoscere i vini di alcune delle più produttive isole greche così da coniugare le vacanze sulle spiagge assolate di questi lidi con la ricerca delle cantine in grado di offrire sconosciuti nettari di Bacco (pardon, di Dioniso).

Mare Egeo IGP, Ageri - Aegean Breeze (Brezza dell’Egeo) 2016 - Cantina Samos – Samos

moscato bianco 100%

Collocata all’estremo est, a meno di due chilometri dalla Turchia, Samos è un’isola montuosa patria di Epicuro, Aristarco, Pitagora e di grandi naviganti, i primi (pare) a superare nel 640 a.C. le colonne d'Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto. Zona fra le più soleggiate al mondo con ben 3300 h di sole l’anno, ha terreni molto antichi, poveri e drenanti, a tessitura scistosa, pietrosi e ghiaiosi. Il 97% delle uve provenienti da Samos sono di moscato bianco e si ha solo il 3% di vitigni a bacca rossa, fra i quali spicca l’avgoustiatis.

Per la presenza di vento le coltivazioni sono basse, ad alberello, ma non collocate in buche bensì attorcigliate a creare una sorta di nido d’uccello dette a canestro.

Da moscato bianco in purezza, vinificato secco, il vino in degustazione si presenta con un colore che vira già verso il dorato. Ha note aromatiche inferiori al nostro moscato, ma emana un profumo caldo, solare, mediterraneo: frutta tropicale, pesca, uva passa e frutta secca. In bocca la frutta matura si stempera e le note si fanno più giovanili. Acidità e sapidità sono elevate, la bocca è quasi salata. Buona la persistenza, ma non adatto all’invecchiamento ottimo per un aperitivo magari con vista sul mare.

Ikaria IGP, Litani 2017 - Cantina Afianès – Ikaria

begleri 100%

Ikaria è un’isola poco nota e poco frequentata, a metà strada fra Samos e Myconos, ma la cui coltura della vite è anche qui millenaria. Molto montuosa e con pochi porti e baie naturali, gode di un clima mediterraneo con estati calde, secche e aride, inverni e primavera ventosi, umidi e piovosi. È molto ricca di falde acquifere sotterranee e ha terreni complessi dal punto di vista geologico: a occidente granitico mentre a est si trovano gneiss, scisto e marmo. Il vino che assaggiamo è ottenuto da un vitigno rarissimo, di origine siriana, coltivato ancora a piede franco: il begleri. Dal colore paglierino carico, il naso è fine e delicato: fiori, anice stellato, molto minerale. In bocca è floreale, da caramelline alla violetta, note di agrumi e kiwi, con sapidità e acidità ben bilanciate. Fresco e immediato, rispecchia il luogo da cui arriva. Da bere entro i 3 anni.

Petrolanos n.7, 2016 - Cantina Stratigos – Kythera (Citèra)

petrolanos 100%

Citèra, dalle cui acque si narra sia nata Afrodite/Venere, dea della bellezza e dell'amore, è un'isola che si trova tra il Peloponneso e Creta, all’incrocio di tre mari: lo Ionio, il Cretese e l’Egeo. I terreni rocciosi e calcarei, collocati a una altezza massima di 500 m s.l.m., sono adatti a vitigni che non si trovano altrove, come il petrolanos, autoctono dell’isola, e coltivato rigorosamente a piede franco. Da viti di età variabile tra i 50 e i 100 anni, prodotto in sole 800 bottiglie, subisce una fermentazione controllata in botti grandi di rovere francese. Giallo paglierino abbastanza intenso, di buona consistenza, esprime all’olfatto frutta matura, ananas e cedro, sentori balsamici e minerali, note quasi sulfuree e una leggera speziatura dolce. In bocca è opulento, dalla lunga persistenza, dove il frutto maturo cede il passo alle sensazioni minerali, salmastre, di alga. Potenzialità di invecchiamento fino ad almeno 5 anni.

Kyklades IGP, Aidani 2017 – Cantina Sigalas - Santorini

aidani 100%

Santorini è l’isola più famosa dal punto di vista vitivinicolo, insieme a Creta. Nota per essere presa d’assalto dai turisti, è vulcanica in tutti i sensi. I suoli sono perlopiù sabbiosi, ricchi di lapilli, pomici e rocce di pietra lavica, privi di azoto, argilla e di sostanze organiche. Questo ha permesso di preservare la viticoltura dal flagello della fillossera e di avere la stragrande maggioranza delle viti a piede franco. Il clima mediterraneo, caldo e arido, reso ancora più secco nei mesi estivi dallo spirare del vento, ha fatto in modo di sviluppare delle strategie per combatter la carenza idrica. Le viti sono allevate a canestro, posate in buche di circa 30 cm scavate nel terreno, per riuscire a catturare in modo efficiente la condensa mattutina che si forma a seguito dell’evaporazione diurna dell’acqua di mare, creando una nebbiache sale fino a 300 metri d’altezza. Anche le caldere piene di acque sulfuree sotterranee contribuiscono a creare quell’umidità di cui la vite ha bisogno.

Autoctono di Santorini, l’aidani in degustazione si presenta alla vista di un colore giallo carico che promette bene. Note fruttate, erbacee, medicinali e una mineralità gessosa, quasi polverosa. In bocca dà il suo meglio: fiori gialli, frutta gialla matura, tropicale; balsamico e salato. Opulento e lunghissimo malgrado la salinità. Bella spalla acida e buona potenzialità di invecchiamento.

Creta IGP, Ocean 2016 - Cantina Idaia - Creta

thrapsathiri 100%

A Creta è stato trovato torchio più antico del Mediterraneo e il codice di Gortina, il più antico testo legale in Europa, che comprende la prima serie di regole sulla viticoltura. Ventosa, dalle alte altitudini, è la zona vitivinicola più a sud d’Europa. Il thrapsathiri è un vitigno autoctono di Creta e nel calice è paglierino, dalla buona consistenza, con un naso stupefacente di pera grattugiata, mela matura e grande mineralità. E ancora, note marine, quasi di petrolio e tartufo di mare. In bocca è muscoloso, sapido, rotondo e persistente. Fine ed elegante, ha la stoffa per poter evolvere ulteriormente negli anni.

Versanti del monte Enos IGP, Orgeion secco 2015 – Cantina Sclavos - Cefalonia

mavrodaphne 100%

A Cefalonia incontriamo il primo vino rosso, biologico e biodinamico, ottenuto dal vitigno autoctono mavrodaphne. Insieme a questo sono coltivati nell’isola altri vitigni autoctoni come la robola (la nostra ribolla), il moscato di Cefalonia, il vostilidi ed altri ancora. I terreni sono poveri, calcarei e le viti a piede franco. Prodotto in sole 1000 bottiglie, maturato in botti di rovere francese da 300-500 litri, merita davvero il nome che gli è stato dato: da mavro = nero. Ricco di colore, dall’intensità e finezza olfattiva innegabile, si arriva addirittura a percepire lucido da scarpe, cera, incenso e una nota eterea di radici, della genziana su base fruttata. In bocca buona acidità, un tannino levigato e una piccante percezione amaricante. Da comprare e dimenticare in cantina per 10 anni.

Kyklades IGP, Apiliotis 2017 – Cantina Sigalas – Santorini

mandilarià 100%

Per concludere degnamente la serata, un vino da dessert, l’Apiliotis che significa “dalla parte del sole”. Anche in questo caso un vitigno autoctono, dell’Egeo, a bacca rossa, allevato a piede franco: il mandilarià. Uve appassite al sole, vino maturato in botte di rovere, 9% in volume di alcool. Cupo, rubino che tende al granato; all’olfatto torta sacher, tabacco, spezie, frutta sotto spirito, marmellata. Ha dei richiami con il nostro Sagrantino di Montefalco passito. Sicuramente da abbinare al cioccolato. È un vino dolce con una acidità impressionante e una potenzialità di invecchiamento infinita.

La degustazione finisce qui, ma attendiamo Guido Invernizzi con la prossima sorpresa!