Il cammino di Bordeaux in trenta tappe

Il cammino di Bordeaux in trenta tappe

Approfondimento Francia
di Marco Agnelli
25 gennaio 2021

Bordeaux attraverso le sue etichette. Un insolito e affascinante cammino con trenta storie bordolesi raccontate d’un fiato.

«Parlare per due ore di Bordeaux sarebbe come tenere una lezione dal titolo “Brevi cenni sull’Universo”».

Così Armando Castagno apre la serata dedicata alla realtà bordolese nell’ambito della rassegna Annessi e Connessi, mettendoci di fronte alla difficoltà di una trattazione esaustiva dedicata a una zona così complessa in così poco tempo. Per cercare di trovare un filo conduttore che possa fornirci una prima chiave di lettura del territorio, Castagno propone un viaggio nel territorio attraverso il racconto di 30 etichette significative.

La comunicazione che Bordeaux ha sempre fatto di sé è quasi sempre stata basata sull’intimidazione, laddove l’imponenza delle tenute, dei prezzi e il blasone dei vini hanno costituito la strategia. Vi è tuttavia un ambito in cui tutte le comunicazioni si sono sempre incontrate: l’etichetta del vino - semplice e al tempo stesso fondamentale - volta a raccontare il lavoro e l’estetica dell’azienda. Il panorama delle etichette bordolesi, da un punto di vista strettamente stilistico, è molto variegato; un vero e proprio luna park in cui si può trovare qualsiasi cosa, dall’estrema raffinatezza a elementi grafici al limite del naïf. Seguendo questa chiave di lettura Castagno decide così di accompagnarci attraverso trenta tappe e trenta etichette scelte in modo piuttosto fortuito, salvo il fatto di essere belle, in alcuni casi molto belle, e di avere una storia alle spalle da raccontare.

Le trenta etichette, presentate dalla meno significativa verso i vertici della classifica, ci ha letteralmente inchiodati allo schermo via via che le immagini scorrevano considerando, peraltro, che tale ordine non riflette assolutamente una classifica di merito relativa al vino, ma è semplicemente incentrata sull’estetica e sulla piacevolezza dell’impatto visivo. Perché, non dimentichiamolo, anche l’occhio vuole la sua parte!

Cercheremo qui di seguito di riprendere qualcuna delle storie più suggestive che sono state protagoniste della serata, secondo una suddivisione territoriale, riportando comunque la lista completa delle 30 etichette per chi volesse divertirsi a cercarle.

MEDOC

Il Médoc è il lembo estremo della penisola formata dall’estuario della Garonna a est e dall’Oceano Atlantico a ovest. L’AOC Médoc, sebbene teoricamente comprenda l’intera penisola, è di fatto confinata nella sola estremità settentrionale, dove non esiste alternativa a questa denominazione. Scendendo verso sud troviamo la grande e diseguale AOC Haut-Médoc e le sei denominazioni village Saint-Estéphe, Pauillac, Saint-Julien, Listrac-Médoc, Moulis-en-Médoc e Margaux.

Château Lanessan, AOC Haut-Médoc
60% cabernet sauvignon, 35% merlot, 4% petit verdot, 1% cabernet franc
Realizzato dall’architetto neobarocco Michel-Louis Garros, nella costruzione dello Château ci sono elementi di molti stili: comignoli simili a quelli di una villa rinascimentale, finestrone centrale da Secessione Viennese, volute barocche. Il vino è interessante, ma non ha alcuna classificazione poiché la produzione inizia a partire dal 1868, successivamente all’ordinamento del 1855. L’etichetta sulla bottiglia presenta un’incisione dello Château un po’ inquietante che ricorda “La casa sulla ferrovia” di Edward Hopper. Nonostante l’etichetta non proprio rassicurante, il vino è interessante, in particolare nelle annate 2005, 2008, 2010, molto classiche, e nella 2015, decisamente notevole.

Château Mouton-Rothschild AOC Pauillac, Premier Grand Cru Classé en 1855
80% cabernet sauvignon, 16% merlot, 4% cabernet franc
Per introdurre l’etichetta di questo vino partiamo dalla stupenda installazione “Albero porta-cedro” di Giuseppe Penone, uno dei più ispirati esponenti dell’arte povera, che si trova alla reggia di Versailles. L’artista, in questa opera, lavora sul concetto di tempo, di materia e di germinazione andando a scavare negli anelli del cedro primigenio e mettendo a nudo la forma dello stesso albero com’era appena nato. Moltissimi sono stati gli artisti che hanno prestato il pennello per disegnare la parte alta dell’etichetta di Mouton-Rothschild come Braque, Picasso, Mirò, Chagall, Dalì, Warhol, Bacon, Balthus, Koons. Per l’annata 2005 viene scritturato proprio l’artista italiano. Gli autori non vengono pagati in denaro per la loro prestazione, ma in una quantità di bottiglie di Mouton-Rothschild corrispondente al loro peso corporeo. Il leggendario vino qui trattato è il più potente del Médoc, molto compatto da giovane. In bottiglia, con gli anni acquisisce un’impensabile apertura aromatica.

GRAVES

Il territorio delle Graves è quello che si colloca a sud della città di Bordeaux. Prende il nome dal termine locale che indica i ciottoli. Comprende la AOC Pessac-Leognan, in parte inclusa nel tessuto urbano di Bordeaux, istituita solamente a partire del 1987, e poi le tre denominazioni del Sauternais, Cérons, Barsac e Sauternes.

Château d’Yquem, AOC Sauternes, Premier Cru Supérieur
75% semillon, 25% sauvignon blanc
La narrazione si apre su una stupenda sequenza fotografica di un cavaliere in corsa verso lo Château d’Yquem, campagna promozionale realizzata qualche anno fa. Eppure, lo Château, seppur meraviglioso, non compare sull’etichetta, molto semplice ed essenziale. Sulla medesima, da qualche anno non è più compreso neppure il cognome dei Lur Saluces, la famiglia storica franco-italiana il cui patriarca, Louis-Amèdèe fu colui che ricevette lo Château in dono come dote della sua sposa. Rimasto per 214 anni di proprietà dei Lur Saluces, nel 1999 Yquem venne venduto al gruppo LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE.
È il prototipo del grande vino dolce, prodotto in un luogo toccato dalla grazia, ove per tre mesi l’anno salgono le nebbie e stimolano la formazione abbondante di Botrytis Cinerea. Il naso di Yquem è stato definito “uno psichedelico prodigio”. E ben lo sapevano gli estimatori storici di questo vino, da George Washington a Napoleone Bonaparte.


Il relatoreChâteau Haut-Brion, AOC Pessac-Léognan, Premier Grand Cru Classé en 1855
42% cabernet sauvignon, 46% merlot, 11% cabernet franc, 1% petit verdot
L’etichetta più ipnotica, semplice e geniale al tempo stesso. L’unico Premier Grand Cru del 1855 che non fosse nel Médoc. Nel XIX secolo fu proprietà del ministro Talleyrand, poi divenne importante polo di ricerca scientifica contro la fillossera, ma soprattutto un avamposto di resistenza delle vigne urbane d’Europa. Letteralmente assediato dall’edilizia residenziale, minacciato dai piani regolatori, Haut-Brion riesce sempre e comunque a mettere i brividi a chi se lo trova davanti. È un cru di 51,4 ettari dal clima piuttosto caldo, che si stende su uno strato di ghiaie e argille e che dà origine a uno dei vini rossi più prestigiosi del mondo. Haut-Brion, ora gestito tecnicamente da Jean-Philippe Delmas, sintetizza perfettamente l’attitudine classica di Bordeaux e ne può rivendicare il carisma per intero. Le annate mito sono tantissime: tra le più antiche la 1926 e la 1945, poi la 1986, la 1989 e, più recentemente, la 2009. L’etichetta è un capolavoro di eleganza, di una semplicità quasi sconcertante, eppure non si può fare a meno di rimanere fissi a guardarla, preludio di un momento speciale che questa bottiglia saprà regalarci.

LA RIVE DROITE

La riva destra comprende i territori a est rispetto al fiume Dordogne. Procedendo da nord-ovest verso sud-est, troviamo l’area intorno alle cittadelle medievali di Blaye e Bourg, e poi il Libournais, ossia l’entroterra della città di Libourne. Il Libournais comprende a sua volta la zona con le denominazioni Fronsac, Canon-Fronsac e la celeberrima Pomerol, e quella di Saint-Émilion con una serie di denominazioni satellite all’interno.

Château Valandraud, AOC Saint -Émilion Premier Grand Cru Classé
90% merlot, 10% cabernet franc
La storia del primo grande vin de garage a Bordeaux, ossia un vino prodotto in quantità “confidenziali” e commercializzato a prezzi molto elevati. Il fenomeno vin de garage nasce a tutti gli effetti con Valandraud, Château sorto nel 1991. Sull’etichetta, piuttosto semplice, compaiono i cognomi dei proprietari Thunevin e di sua moglie, Andraud. Il nome dello Château non è altro che la storpiatura di quest’ultimo. Jean-Luc Thunevin era un impiegato di banca che, dopo avere tentato con alterne fortune di intraprendere svariate attività, decise di acquistare due lotti di terreni a Saint- Émilion, per un totale di meno di due ettari. Dalla prima vendemmia, quella del 1991, ricavò 1200 bottiglie realizzando tutto il processo produttivo esclusivamente a mano, con il fondamentale supporto di un consigliere d’eccezione che lo assistette nei primi anni di quell’avventura, Alain Vauthier, di Château Ausone. Le annate immediatamente successiva alla prima non furono soddisfacenti, finché non arrivò una sorprendente 1995. Il punteggio che Robert Parker diede al vino fu talmente sbalorditivo che accese prepotentemente le luci della ribalta su Valandraud! La ricetta si rivelò vincente. Rese ridottissime, utilizzo di legno nuovo e salasso pesante furono gli ingredienti per dare alla luce un vino tutto potenza e forza d’impatto. Da lì in poi fu un grande successo, tanto che gli ettari ora sono saliti a 11. A Valandraud il concetto di vin de garage è anche stato ripensato negli ultimi tempi svelando una finezza nuova e per certi versi inaspettata.

Petrus, AOC Pomerol
100% merlot
Di realizzazione architettonica recente, questo Château rappresenta uno dei picchi mondiali della qualità del vino, del prestigio e del prezzo.  Petrus è senza ombra di dubbio una delle più grandi leggende che si possano trovare nell’universo enoico, una delle più stupefacenti concentrazioni di fascino e di bellezza in un solo luogo. L’etichetta rappresenta un’edicola per preghiere con un’effige di San Pietro. Già sui catasti napoleonici Petrus si chiamava così. Ma l’origine del nome non risale a San Pietro, ma va invece cercata nella parola latina “petra”, ossia pietra, roccia. Qui il terreno è composto da materiale ciottoloso su un cemento di argille particolari: un’asola di argille azzurre (boutonnière de Petrus). È un terroir originalissimo, perfetto per il merlot. Il terreno ha una ritenzione idrica straordinaria, tale per cui anche nelle annate più calde e siccitose le piante non vanno mai in stress idrico.

Di seguito sono riportate le “magnifiche 30”, in ordine di apparizione dall’ultima alla prima:

Château de Camensac, AOC Haut-Médoc, Cinquième Grand Cru Classé en 1855
Château Talbot, AOC Saint-Julien, Quatrième Grand Cru Classé en 1855
Château Desmirail, AOC Margaux, Troisième Grand Cru Classé en 1855
Château Lafite-Rothschild, AOC Pauillac, Premier Grand Cru Classé en 1855
Château Léoville-Barton, AOC Saint-Julien, Deuxième Grand Cru Classé en 1855
Château Latour-Martillac, AOC Pessac-Léognan, Cru Classé de Graves
Château Falfas, AOC Côtes de Bourg
Château Kirwan, AOC Margaux, Troisième Grand Cru Classé en 1855
Château Belair-Monange, AOC Saint-Émilion, Premier Grand Cru Classé
Château Pape Clément, AOC Pessac-Léognan, Cru Classé de Graves
Château Trotte Vieille, AOC Saint-Émilion, Premier Grand Cru Classé
Château La Tour Blanche, AOC Sauternes, Premier Cru Classé
Château Beychevelle, AOC Saint-Julien, Quatrième Grand Cru Classé en 1855
Château Guiraud, AOC Sauternes, Premier Cru Classé
Château Valandraud, AOC Saint-Émilion, Premier Grand Cru Classé
Château Lanessan, AOC Haut-Médoc
Château Angélus, AOC Saint-Émilion, Premier Grand Cru Classé «A»
Château Bel Air-Marquis d’Aligre, AOC Margaux
Château L’Evangile, AOC Pomerol
Château Gillette, AOC Sauternes
Château Gazin, AOC Pomerol
Château d’Yquem, AOC Sauternes, Premier Cru Supérieur
Château Calon-Ségur, AOC Saint-Estéphe, Deuxième Grand Cru Classé
Petrus, AOC Pomerol
Château Latour, AOC Pauillac, Premier Grand Cru Classé en 1855
Château Malartic-Lagraviére, AOC Pessac-Léognan, Cru Classé de Graves
Château Cos d’Estournel, AOC Saint-Estéphe, Deuxième Grand Cru Classé
Château Mouton-Rothschild, AOC Pauillac, Premier Grand Cru Classé en 1855
Château Palmer, AOC Margaux, Troisième Grand Cru Classé en 1855
Château Haut-Brion, AOC Pessac-Léognan, Premier Grand Cru Classé en 1855