Non solo Amarone: alla scoperta del Valpolicella d’annata e del Ripasso

Non solo Amarone: alla scoperta del Valpolicella d’annata e del Ripasso

Degustando
di Daniela Recalcati
22 luglio 2021

Con la rassegna “Il Ritrovino. Incontri e confronti“ siamo andati in Valpolicella guidati da Artur Vaso, esperto conoscitore e innamorato di questo territorio. Ci siamo confrontati e abbiamo condiviso l’assaggio di vini appartenenti alle tipologie Valpolicella DOC e Valpolicella Ripasso DOC.

Negli ultimi decenni, la produzione vinicola in Valpolicella è migliorata sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo. L’Amarone ha reso famoso questo territorio nel mondo, ma i vini della tradizione sono quelli di cui ci occupiamo questa sera.

C’è incertezza sull’origine del nome Valpolicella. Per alcuni deriverebbe dal latino Vallis–polis–cellae, cioè ”valli dalle molte cantine“; per altri, dall’abitudine dei funzionari del comune di Verona che, nel XII secolo, giungevano fino al Pol  (corrispondente a Santa Lucia di Pescantina) per poi proseguire in direzione dei paesi limitrofi, da cui deriverebbe il nome Valpolesela. Più fantasiosa è la derivazione dal termine greco polyzelos, cioè terra “dai molti frutti“. Verosimilmente, l’ipotesi più accreditata è quella che rimanda al nome Pulicella a pullus, termine usato - assieme ai suoi derivati - per descrivere luoghi con caratteristiche tipiche del paesaggio fluviale.

La Valpolicella si estende dal fiume Adige a ovest, fino ai territori vulcanici della zona di produzione del Soave a est. Attualmente consta di 7800 ettari vitati circa, per un totale di 2347 aziende iscritte all’albo e 388 fruttai per l’appassimento dell’uva.

È suddivisa in tre zone: la Classica (3497 ha vitati), che è la più antica, con le vallate di Sant’Ambrogio, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Negrar; la Valpantena (464 ha vitati); la DOC (3907 ha vitati) che  comprende la Valle di Cazzano, la Vallata di Illasi e la Valle di Mezzane. Si estende su 19 comuni, 5 nella zona Classica e 14 nella zona allargata, a nord di Verona.

È situata a un’altitudine fra i 120 e i 600 metri s.l.m., ai piedi della catena dei Monti Lessini che la protegge dai venti freddi invernali. Anche il lago di Garda, che dista circa 20 km in linea d’aria, contribuisce ad addolcire il clima. Le Valli di Fumane e di Marano sono le più fresche durante il giorno, mentre la temperatura permane più alta la notte per l’effetto mitigante del lago; le zone di San Pietro in Cariano e di Negrar sono le più piovose.

Il terreno è molto variegato: il basalto prevale nella valle di Marano; il calcare e la Pietra di Prun nella valle di Negrar; l’arenaria calcarea e il biancone in quella di Fumane; la scaglia rossa a Sant’Ambrogio di Valpolicella.

La Pergola Veronese è il sistema di allevamento più diffuso (75%), con più di 2000 anni di storia. L’apparato fogliare protegge i grappoli dal sole e l’altezza degli impianti (160–170 cm) riduce i possibili danni legati all’umidità, garantendo una perfetta ventilazione. La resa è di 120 q/ha e la raccolta esclusivamente manuale. Tipiche del territorio sono le marogne, muretti a secco usati per i terrazzamenti.

Vitigni della Valpolicella

Corvina GentileDiversi sono i vitigni che compongono l’uvaggio del Valpolicella. La corvina gentile è la varietà più importante che conferisce struttura, scheletro e longevità al vino. La rondinella è il vitigno coadiuvante, molto resistente alle malattie e dotato di un grappolo più piccolo e spargolo. Il corvinone, con grappolo e acini più grandi rispetto a quelli della corvina è anch’esso uno dei tre vitigni principali che compongono il tipico uvaggio, ma è fra questi quello più sensibile alle malattie. Altri vitigni minori contribuiscono in piccole percentuali all’uvaggio. La molinara, un vitigno difficile, dà poco colore e conferisce al vino eleganza e sapidità; l’oseleta, dal 2010, è una delle uve facoltative complementari; la forsellina; la dindarella, che viene vinificata anche in purezza con ottimi risultati in affinamento; la cabrusina.

Tecnica di vinificazione

Tecnica di vinificazionePer il Valpolicella Classico Base la tradizione prevede l’affinamento solo in acciaio anche se alcuni produttori utilizzano un passaggio in legno, come avviene per il Valpolicella Classico Superiore. Il Ripasso prevede che il Valpolicella resti in contatto con le vinacce dell’Amarone o del Recioto per circa 15–20 giorni. L’affinamento avviene in barrique o in botte per un periodo variabile dai 6 mesi ai 3 anni.

Le tipologie di vino prodotte sono il Valpolicella DOC, il Valpolicella Ripasso DOC, l’Amarone della Valpolicella DOCG e il Recioto della Valpolicella DOCG.

La degustazione

Dopo l’interessante introduzione, Artur ha dato il via alle degustazioni.

Ha iniziato la carrellata Lorena con un Valpolicella Ripasso Classico Superiore Seccal 2017 – Nicolis. Azienda di 50 ha, di stampo rurale, situata a San Pietro in Cariano.  Corvina 70%, rondinella 20%, molinara 5%, croatina 5%. Alcol 13,5%. Colore rubino di media compattezza. Naso pulito, definito ed elegante con sentori di succo di amarena e mora, spezia dolce, tabacco da pipa dolce e cacao. In bocca è succoso, morbido, con buona freschezza e tannino setoso.

Marco ha proseguito con un Valpolicella Superiore Campo Lavei 2017 – Ca‘ Rugate. Azienda sita sull’omonima collina di origine vulcanica nella zona del Soave Classico. Corvina 45%, corvinone 40% e rondinella 15%. Alcol 14,5%. Colore rosso rubino acceso. Profumi di frutti a bacca piccola non dolci, note speziate di pepe e vaniglia e sentori erbacei. Al palato è secco, morbido con una sapidità che prevale sulla freschezza, una buona tannicitá e persistenza.

Io ho degustato due vini. Il primo è stato un Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2011 – Tommasi. Azienda sita a San Pietro in Cariano. Corvina 70%, rondinella  25%, corvinone 5%. Alcol 13%. Colore rosso granato con qualche riflesso aranciato. Al naso è complesso, con sentori di frutta matura, balsamici (mentolati), tabacco dolce e cuoio. In bocca entra morbido e avvolgente, ma subito dà una sferzata acida che pulisce e invita nuovamente alla beva.

Il secondo è stato un Valpolicella Classico Superiore MontePiazzo 2017 - Serego Alighieri. La Serego Alighieri, sita a Sant’Ambrogio, è la tenuta con la più lunga tradizione storica, culturale e vitivinicola: oltre 650 anni. Dal 1973 fa parte del gruppo Masi. Corvina, rondinella e molinara clone Serego Alighieri. Alcol 13,5%. Colore rosso rubino intenso. Al naso note fruttate di ciliegia e mora, erbacee, balsamiche e di radice di liquirizia. In bocca ha un ingresso morbido seguito da piacevole freschezza e sapidità. Tannino moderato e lunga persistenza.

Luca ci ha raccontato il Valpolicella Ripasso Classico Superiore Lena di Mezzo 2018 – Monte del Frà. Azienda radicata alla tradizione e proprietaria di una tenuta nel comune di Fumane lungo il piccolo torrente Lena. Corvina, corvinone e rondinella. Colore rosso rubino intenso. Al naso profumi fruttati di ciliegia, prugna e piccole bacche rosse, floreali di viola e speziati di pepe, chiodi di garofano e liquirizia. Al palato si presenta morbido e sapido con buona persistenza.

Paolo ci ha presentato il Valpolicella Cà Fiui 2019 – Corte Sant’Alda. Azienda artigianale sita a Mezzane di Sotto. Corvina 40%, corvinone 40%, rondinella 15%, molinara 5%. Alcol 12,5%. Colore rosso rubino vivo con riflessi violacei. Al naso è intenso, con note prevalentemente speziate e agrumate. Al palato è secco, abbastanza morbido, succoso e scorrevole, fresco e minerale con tannino lieve. Media persistenza.

Per concludere Alessandro ci ha raccontato due vini dell’azienda Ca’ La Bionda: il Valpolicella Superiore 2011 e il 2018. L’azienda si trova nella zona di Marano. Corvina 70%, corvinone 20%, rondinella e molinara 10%. Il 2018 al naso è complesso e, al di là dei sentori tipici, spiccano lampone, note balsamiche e una speziatura di pepe e cannella. Al palato è fine, elegante, di corpo, equilibrato, piuttosto verticale con una chiusura ammandorlata e un sentore finale di rabarbaro. Lunga persistenza. Nel 2011 al naso emergono molti sentori terziari come il cacao, il rabarbaro, la grafite, il cuoio, sempre accompagnati dalla balsamicità. In bocca il vino è più orizzontale rispetto al 2018, molto elegante e con un finale molto lungo ammandorlato in cui ritornano cacao e rabarbaro.