Normativa: nasce il Comitato della sostenibilità vitivinicola

Normativa: nasce il Comitato della sostenibilità vitivinicola

Diritto diVino
di Paola Marcone
14 luglio 2021

Con l’istituzione del CoSVi, Comitato della sostenibilità vitivinicola, l’Italia ha segnato il primo importante passo verso una certificazione “green” uniforme per l’intera filiera del vino.

Nell’ultimo numero della rivista Viniplus, il n.20/2021, si è posto l’accento sulla sostenibilità del vino lombardo, dandosi anche puntuale riscontro dei diversi protocolli di certificazione attualmente esistenti (nazionali e non) che danno vita a un panorama frammentato di regole.

In simili circostanze spesso accade che la reale efficacia del sistema sia indebolito dalla parzialità degli ambiti presi in considerazione dalle singole certificazioni e proprio per far fronte a queste problematiche l’Italia, che ha nel vino una delle eccellenze del comparto agroalimentare, negli ultimi anni ha dedicato ampi sforzi per raggiungere una regolamentazione incisiva sul tema della sostenibilità della filiera vitivinicola.

Con il Decreto Rilancio del 2020, così, si era iniziato a dettare un’apposita norma generale, che individuando i punti cardine della sostenibilità nelle varie fasi del processo produttivo, prevedeva un sistema di certificazione unico, basato su regole e buone pratiche, da definirsi in uno specifico disciplinare, redatto e aggiornato annualmente da un Comitato tecnico.

L’obiettivo dichiarato era (ed è) di recepire tutte le più attuali innovazioni in materia di sostenibilità – economica, ambientale e sociale – per fornire ai produttori vitivinicoli adeguate indicazioni esecutive e gestionali, da monitorare con idonee valutazioni di impatto e capaci di raggiungere lo scopo di ottenere vini effettivamente rispettosi dei principi di sostenibilità, come declinati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi.

In questo documento, infatti, sono stati individuati 5 concetti chiave che ai prefiggono l’ambizioso impegno di realizzare 17 obiettivi strategici, tutti basati sulla necessità di superare l’attuale modello di sviluppo sia in termini ambientali che economici e sociali.

L’impianto normativo introdotto dal Legislatore italiano nel settore vitivinicolo, quindi, costituisce una novità assoluta nel panorama comunitario e anche se oggi si è ancora nelle prime fasi di attuazione, il sistema consentirà presto alla produzione nazionale di beneficiare di protocolli e linee guida uniformi sul tema della sostenibilità.

L’istituzione del Comitato della sostenibilità vitivinicola (CoSVi) con il decreto ministeriale del 23 giugno 2021 è proprio il primo passo verso il completamento del processo, dal momento che all’Organismo spetterà il fondamentale compito di definire il disciplinare della sostenibilità vitivinicola, curarne i successivi aggiornamenti oltre che individuare gli indicatori necessari alle valutazione di impatto della sostenibilità della filiera, determinando anche i criteri per l’individuazione del campione delle aziende su cui condurre l’indagine di monitoraggio.

Quanto ai tempi di conclusione del lavoro del Comitato, poi, sembra che voglia viaggiarsi su ritmi piuttosto serrati se già il 6 luglio 2021, nel corso dell’annuale assemblea generale di Unione italiana vini (Uiv) dedicata a “Sostenibilità, la transizione del Pnrr e obiettivi del vino”, l’attuale Ministro delle Politiche Agricole ha dichiarato che il decreto attuativo della norma dettata dal Decreto Rilancio, dedicato appunto al disciplinare della sostenibilità, verrà sottoscritto entro fine settembre.

Per quella data, auspicabilmente, l’Italia potrà essere, dunque, il primo Paese a dotarsi di una legislazione che regolamenti espressamente la sostenibilità dell’intera filiera vitivinicola mediante una certificazione che permetta ai consumatori di individuare, attraverso un apposito logo di “vino sostenibile”, quei prodotti ottenuti con specifiche e virtuose regole di produzione, valutate nella loro efficacia attraverso un adeguato monitoraggio. 

L’iniziativa italiana, tra l’altro, costituisce un concreto impegno del mondo vitivinicolo non solo verso la realizzazione degli orientamenti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ma rappresenta anche la volontà di dare piena attuazione ai principi comunitari che attribuiscono alla Politica Agricola Comune un ruolo determinante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Nella Comunicazione della Commissione Europea dell’11 dicembre 2019 dall’eloquente titolo “Il Green Deal europeo”, infatti, viene espressamente sottolineata l’importanza del ruolo degli agricoltori dell’Unione nello sforzo di affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità, e così anche nella Comunicazione del 20 maggio 2020, la Commissione ha sottolineato come i rapporti dal produttore al consumatore debbano trovare un giusto punto di equilibrio tra sistemi alimentari, biodiversità, salvaguardia della salute e benessere delle persone.

Si tratta, naturalmente, di considerazioni di indirizzo politico tutte pienamente condivisibili e che ognuno vorrebbe vedere totalmente realizzate.

Fintanto, però, che i Singoli Stati membri dell’Unione Europea non decideranno di intraprendere concrete azioni legislative, volte a rendere effettivi i principi generali enunciati in materia di sostenibilità, il percorso virtuoso così sperato rischia di rimanere solo sulla carta.

Per questo motivo il progetto normativo che l’Italia sta sviluppando nel settore vitivinicolo, al di là delle possibili criticità che materie complesse come quella della sostenibilità inevitabilmente offrono e che devono essere messe in conto, rappresenta un’autorevole presa di posizione che mantiene alta l’attenzione su temi non più procrastinabili e che richiedono il contributo consapevole di tutti, a cominciare dalle istituzioni fino ai produttori e ai consumatori.