Dopo un’annata complicata, la Valtellina del vino guarda avanti con ottimismo

Dopo un’annata complicata, la Valtellina del vino guarda avanti con ottimismo

Territori
di Sara Missaglia
16 febbraio 2021

Le incertezze causate dalla pandemia e un duro lavoro di selezione in vigna. Il 2020 si è rivelato un anno ricco di insidie e complessità, ma il nuovo anno si è aperto all’insegna della fiducia. Parola d’ordine: enoturismo.

Che la Valtellina sia un territorio complesso è innegabile: un ambiente apparentemente inadatto alla viticoltura, addomesticato dall’uomo con il lavoro di millenni, ridisegnando il profilo della montagna per riuscire ad allevare la vite. Quando le annate sono difficili, soprattutto per via delle condizioni climatiche, in Valtellina lo sono ancora di più: ma la viticoltura valtellinese, che gli stessi produttori amano definire coraggiosa, è abituata ad affrontare le salite, e quando intorno tutto è complicato, riesce a dare il meglio di sé. 

“Non eravamo preparati ad affrontare l’emergenza pandemica. La seconda ondata per certi versi è stata ancora più pesante della prima, soprattutto per il contraccolpo psicologico, quando nutrivamo speranze di uscita”. Danilo Drocco, dal 2018 Direttore della cantina Nino Negri, è approdato in Valtellina dopo una lunga militanza nelle Langhe. “La pandemia ha tentato di mettere alla prova anche le nostre uve – continua Drocco – mettendo i bastoni tra le ruote: nel periodo vendemmiale abbiamo registrato piogge oltre i 100 millimetri. E se il carattere dei valtellinesi si fa vedere nei momenti difficili, le uve non sono state da meno: il nebbiolo delle Alpi, già abituato a climi estremi, ha ben fronteggiato queste avversità. La vendemmia ci ha obbligato a fare molta selezione per togliere quella parte di acini che non avevano maturazione idonea, ma, con questi interventi abbiamo portato in cantina un’uva eccellente. Questo nebbiolo non esprime valori alcolici elevati, con gradazioni tornate a livelli idonei intorno ai 13 gradi, e si caratterizza per freschezza ed equilibrio tipici di questo vitigno dalle potenzialità straordinarie”. Secondo Drocco dal 2020 è lecito aspettarsi fragranza, eleganza e freschezza. “Al palato tannini setosi e di buona densità. Vini croccanti, che danno il senso della montagna e che ci daranno grandi soddisfazioni, vere espressioni del carattere valtellinese”.

Alfio Mozzi è titolare dell’omonima cantina nel cuore della Sassella, in conversione biologica. Come ama raccontare “le vigne sono il giardino dove giocano i miei figli: anche in una vendemmia complessa come quella del 2020, il biologico ha tenuto molto bene, e la qualità delle uve non è diversa da cantine che hanno invece fatto ricorso a trattamenti chimici e antibotritici. La Sassella è stata più volte colpita dalla grandine, che favorisce la spaccatura degli acini e aumenta il rischio marciume: abbiamo dovuto fare molta selezione, ma il vantaggio del biologico è che lavora sull’intera campagna agraria, in pratica a 360 gradi sull’ambiente e per tutti i mesi dell’anno. Cambia così tutto il sistema della pianta: hai meno vegetazione, hai grappoli più piccoli, bucce più spesse: l’andamento di una sola stagione non fa la differenza. Non si concentra tutto alla fine, e si sopportano meglio anche le avversità climatiche a ridosso della vendemmia”. 

Giorgio Gianatti è l’uomo del Grumello, con la sua Vigna Sassina, vigna storica e vero e proprio cru di Valtellina: a fine estate 2020 la sottozona è stata più volte colpita dalla grandine, spesso in piena notte: “siamo abituati a convivere con le avversità meteorologiche, ma la grandine della scorsa estate, abbinata alle abbondanti piogge, sembrava aver compromesso la vendemmia. Ci sono stati giorni in cui in vigna avevamo presenze infestanti pericolose. Per ottenere uve di qualità in questi casi l’unica soluzione percorribile è la selezione quasi maniacale: un grande e accurato lavoro di cernita prima in vigna e poi in cantina, per consentire solo ai grappoli idonei di arrivare a maturazione e di essere vinificati. Quantità di uva più limitate in fase di raccolta, che penalizzeranno il conto economico, ma solo così la qualità non è stata compromessa, e il mio Grumello mi darà soddisfazione”. 

Pietro Bettini con le sorelle Ornella e Cinzia, è il titolare della cantina Fratelli Bettini nella Valgella: “dopo un settembre 2020 difficile, ottobre ci ha dato una mano. La fascia dei nostri vigneti, che ricomprende l’areale da Teglio a Tirano, non è stata fortunatamente colpita dalla grandine, e ci ha dato una vendemmia di qualità. Non ci avrei scommesso un euro! Una vendemmia di soddisfazione, caratterizzata da una buona mineralità e dall’eccellente equilibrio tra acidità e alcol: un rapporto che fa del Valtellina Superiore 2020 un Valtellina vero, con le caratteristiche tipiche del nebbiolo di montagna”. 

Luca Gasparotti è il titolare di Contadi Gasparotti, cantina emergente nella zona del tiranese: a gennaio ha pigiato le uve dello Sforzato, che ha lasciato appassire nel fruttaio secondo disciplinare e tradizione. “è incredibile come l’uva 2020 abbia tenuto molto bene, nonostante le difficoltà climatiche a ridosso della vendemmia: l’acino lasciato in appassimento, quando l’uva non è perfetta, non arriva a completare il processo nelle migliori condizioni, sviluppando muffe e anomalie. Nonostante l’annata complessa per via del covid (la cantina gestisce l’Agribar, un wine bar costruito sopra la cantina di vinificazione, che è punto di ritrovo per appassionati e soprattutto per i giovani, rimasto chiuso per via delle norme di contenimento) sono rimasto sorpreso dal livello qualitativo delle uve, dall’integrità degli acini e dalle sfumature espressive che abbiamo già verificato in sede di pigiatura”. 

[Nella galleria fotografica: Alfio Mozzi, Luca Gasparotti, Mamete Prevostini, Danilo Drocco, Giorgio Gianatti]

Alfio MozziLuca GasparottiMamete PrevostiniDanilo DroccoGiorgio Gianatti

Accoglienza in cantina e in vigna. Ecco da dove ripartire

“Per il 2021 si punta alla ripartenza, in attesa che l’emergenza sanitaria possa dirsi rientrata: stiamo preparando l’accoglienza dei turisti a partire, speriamo, dalla primavera”, co Danilo Drocco. “Il nostro obiettivo è di mostrare la Valtellina enologica da un altro punto di vista, dando sempre più spazio alle visite nei vigneti: per rispondere al desiderio di tutti di poter stare finalmente all’aria aperta, ci focalizziamo sull’incremento dell’offerta sui nostri terrazzamenti, con visite, degustazioni ed eventi all’esterno. Nella zona Inferno nel nostro cru di Cà Guicciardi abbiamo realizzato una location dove abbiamo pianificato di realizzare incontri, momenti di conoscenza e approfondimento della nostra realtà e dei nostri vini, in collaborazione con i ristoratori della zona: vogliamo lavorare sulla grande materia prima oltre all’uva: farina, carni, formaggi. Degustare la biodiversità naturale della Valtellina come primo obiettivo”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda Sonia Savio, Responsabile delle Relazione Esterne di Triacca Vini: da anni lavora con Giovanni e Luca Triacca, pianificando gli eventi in particolare presso la nota e affascinante Tenuta La Gatta a Bianzone: “da quando è scattato il cartellino giallo ed è stata consentita la mobilità anche al di fuori del Comune di residenza, lavoriamo intensamente ogni fine settimana. La Tenuta verrà aperta ufficialmente a maggio, ma da diverse settimane l’accoglienza è su prenotazione. L’estate 2021 sarà l’estate dei piccoli nuclei, l’anno della famiglia, dei gruppi di amici, con visite e degustazioni a numero limitato all’insegna della gradualità. Puntiamo sull’esterno, sulle visite in vigna, mettendo a frutto gli splendidi terrazzamenti e i filari a giropoggio che circondano la Tenuta La Gatta: intensificheremo i percorsi outdoor, anche con forme di trekking da realizzare in autonomia. Aria buona, paesaggi alpini, vegetazione mediterranea: per la primavera immaginiamo un’estate da “lombardi”, con i fine-settimana all’insegna delle camminate: stiamo studiando un percorso che partirà da Tirano con destinazione la nostra cantina, lungo i sentieri del Valtellina Wine Trail”. 

La cantina di Mamete Prevostini è a Mese, in direzione Val Chiavenna, lungo l’asse che porta dalla Valtellina alla Svizzera, con i vigneti negli areali più vocati della valle: la cantina storica è nel crotto che rappresenta il nucleo originario del Crotasc, il ristorante di famiglia: “per qualificare meglio l’accoglienza in cantina, abbiamo integrato la ristorazione con il pernottamento, dotandoci di una struttura di tre camere con alloggi adiacenti la cantina. Contiamo di organizzare degustazioni a piccoli gruppi, con l’offerta di soggiorno per fidelizzare il turista e consentirgli di rimanere con noi per un intero weekend. Vino e cibo continuano ad essere l’abbinamento vincente, ma anche storia, cultura e escursioni, alla scoperta di angoli in valle ancora sconosciuti”. 

Ottimismo, efficacia comunicativa e accoglienza, per conquistare nuovi mercati e far conoscere i propri prodotti. La nuova sede di Palazzo Martinengo nel centro storico di Sondrio, fortemente voluta dal Consorzio grazie all’intervento del Comune, ha questa funzione.