Tutte le sfumature del Soave

Tutte le sfumature del Soave

Territori
di Marco Agnelli
25 agosto 2021

«Life is Soave!». Così recita il sito del Consorzio Tutela Vini Soave. All’interno del ciclo di incontri de “Il Ritrovino” di AIS Lombardia, andiamo alla scoperta di questo affascinante territorio in compagnia di Artur Vaso.

Ci troviamo in Veneto, vicino alla città di Verona, in un’area molto vocata dove da sempre si produce e si beve vino. La storia del nettare di Bacco inizia qui, molti secoli indietro, a partire dagli antichi Romani. Testimonianze di epoca medioevale riportano che, nel 1200, i feudatari dei conti di San Bonifacio iniziarono a piantare vigne in questo territorio. Facendo un balzo in avanti sino al XIX secolo, nel 1805 Pier de’ Crescenzinominò per la prima volta il garganega, vitigno principe del territorio, mentre nel 1816 il catasto napoleonico definì la prima mappa del territorio di Soave. Nel 1924 nacque il Consorzio e nel 1968 arrivò il primo disciplinare che, attraverso alcune modifiche, vide la versione definitiva nel 2002, attualmente in vigore e che prevede un minimo di 70% di garganega e il rimanente 30% massimo di trebbiano di Soave e chardonnay, con una tolleranza fino al 5% di altre uve bianche tradizionalmente coltivate in zona.

Zona di produzioneL’area del Soave comprende in tutto tredici comunidistribuiti su quattro valli: la Val d’Alpone, la Val Tramigna, la Val d’Illasi e la Val di Mezzane.

Da un punto di vista geologico, 220 milioni di anni fa l’area era tutta una piana paludosa e, a partire da 90 milioni di anni fa, una lenta trasformazione geologica ha portato alla definizione di quattro differenti matrici.

Le colline vulcaniche si trovano nella zona centrale a est della Lessinia dove vi fu un’intensa attività vulcanica sviluppata attraverso più ere geologiche originando una serie di esplosioni marine. Ciò ha dato luogo alla formazione di terreni di colore variabile, dal grigio al giallo e al rossastro, con diversi livelli di ossidazione. Da qui si ottengono vini fragranti, freschi, tendenzialmente caratterizzati da maggiore acidità.

Le colline calcaree sono collocate nella zona occidentale. I terreni tendono a essere poco profondi con un substrato di roccia. Scendendo verso la valle, il suolo aumenta di profondità. La variabilità di questa matrice crea condizioni eterogenee che si riflettono in risultati molto interessanti. Alcuni dei Soave più eleganti provengono proprio da queste colline e sono noti per la loro complessità aromatica.

Le pianure di origine vulcanica si collocano principalmente nella Valle di Monteforte. Il suolo ha un elevato contenuto di argilla e di detriti vulcanici ed è più resistente alla siccità grazie all’elevata permeabilità, conferendo ai vini freschezza ed equilibrio.

La pianura calcarea è costituita da terreni alluvionali frutto dei depositi portati a valle come effetto delle intense precipitazioni. Il suolo ha una trama fine, anche se nelle zone dei torrenti può presentarsi piuttosto sabbiosa e rocciosa. I vini che ne derivano possono vantare finezza aromatica, con un’intensità e una persistenza difficile da trovare in altre zone della denominazione.

Il teritorioLe tipologie e le denominazioni del Soave sono tre, caratterizzate dalla stessa base ampelografica: Soave DOC, Soave Superiore DOCG e Recioto di Soave DOCG.

Ma diamo ora la parola agli entusiasti partecipanti della serata, con i vini da loro portati in degustazione, magistralmente moderati da Artur Vaso.

Apre la degustazione Stefania che ci propone un Soave DOC Monteceriani 2018 diTenuta Sant’Antonio, 100% garganega. Proveniente da un’azienda a conduzione familiare, il vino descritto dalla collega fa solo affinamento in acciaio dopo una macerazione a freddo di un paio d’ore, e batonnage. Colore paglierino luminoso, frutto maturo al naso, e a seguire agrumi ed erbe aromatiche, e ricordi balsamici. Assaggio iniziale marcato da freschezza, con una conferma in retrolfazione della componente di balsamicità e un finale declinato sulla mandorla.

Il vino più gettonato è stato il Soave Classico DOC Monte Carbonare di Suavia, 100% garganega, presentato nelle annate 2016, 2017 e 2018 rispettivamente da Vinicio, da Luca e da Alessia. Colore lucente non particolarmente carico in nessuna delle tre vendemmie raccontate, profumi floreali di glicine, gelsomino per poi sfumare sulle conifere. Frutto giallo, pompelmo, erba bagnata e mineralità sassosa, sottolineata in modo concorde da tutti e tre i colleghi. Erbe di montagna, calendula, malva, erbe aromatiche e nota burrosa, probabilmente conferita dai 15 mesi sulle fecce fini. Molto succoso in bocca, di debordante sapidità (“saporito”, come suggerisce Artur).

Paolo porta il Soave Superiore DOCG Il Casale 2017 di Agostino Vicentini, 100% garganega. Vino di un’azienda con un paio di decenni di attività alle spalle collocata nel comune di San Zeno, a cavallo tra la Val d’Illasi e Soave. La vinificazione di questo Soave Superiore prevede l’impiego del solo acciaio. Nel calice il colore è paglierino intenso e luminoso, consistente, che lascia presagire un buon contenuto alcolico. Al naso il vino rivela frutto giallo, soprattutto pesca, e poi macchia mediterranea, profumi di pineta ed erba macerata tendente al fieno. La nota alcolica si avverte più al naso che in bocca, dove all’assaggio si integra perfettamente regalando una piacevole morbidezza. Anche la sapidità è piuttosto evidente, tanto da rendere il vino quasi salato.

Passando all’ultima tipologia, Claudio ci parla del Recioto di Soave Classico DOCG Poesie, Cantina di Soave, 100% garganega. Prodotto con uve garganega lasciate in appassimento, il collega ci descrive un vino consistente nel bicchiere, in cui la morbidezza zuccherina e glicerica si rivelano immediatamente alla vista. L’impatto olfattivo si gioca su fiori macerati, erba bagnata, resina. In bocca Il residuo zuccherino è piacevole e molto composto, mai debordante, tanto che lo stesso Claudio ci svela che si sarebbe atteso un vino molto più declinato sulla dolcezza, ma che invece è dotato di un piacevole finale ammandorlato. Anche la spinta alcolica è abbastanza contenuta, coerente con quanto è riportato in etichetta: 12.5% vol.

 Insomma, il Soave non è altro che «vino che riluce come lattea bevanda, di chiara purità […], di gioviale candidezza e di soavità incredibile».

(Cassiodoro)