Slovenia delle meraviglie: quando il vino si fa identità di un popolo

Racconti dalle delegazioni
26 novembre 2015

Slovenia delle meraviglie: quando il vino si fa identità di un popolo

I vini della Slovenia uniscono la vivacità e il brio di una nuova scoperta all’essenza profonda di una storia millenaria. Nicola Bonera si avventura nel verde paese, nel cuore dell’Europa, per esplorarne i misteri enologici

Anna Basile

Il risultato? Una degustazione che è una scoperta continua: la Slovenia, con il suo importante ma scarsamente conosciuto background enologico, riesce a stupire.

Otto i vini proposti da Wine Project per i soci di AIS Milano, otto vini che sanno parlare del territorio, della lavorazione, dei produttori e dei vitigni, zelen in primis, coltivato nella Valle del Vipacco, ma anche pinela, furmint, frankinja e tocai. 

La serata comincia con Šipon 2012, Dveri Pax, furmint in purezza, paglierino delicatissimo, olfatto giocato su sentori floreali e fruttati, in bocca la nota di agrume si accosta ad una mineralià esuberante. 
Lo Šipon 2012 è un vino che rappresenta bene la zona da cui proviene perché la identifica nelle sue caratteristiche principali: sottile, profumato, fresco, «un vino quasi nudo» dice Bonera, la finezza delle sensazioni si esalta in un finale tagliente. Sorpresa: annata 2012. 
Dveri PaxTutto sembrava condurre a un vino più giovane, un 2014 per esempio, ma lo Šipon è vino stabile, sempre disponibile, immediato nella sua sincera semplicità. 

Una semplicità che ritroviamo nello Zelen 2013, Guerila, zelen in purezza, uno dei vitigni simbolo della tradizione slovena. 
Giallo leggermente più vivo, segno dell’invecchiamento di sei mesi in cisterne d'acciaio su lieviti esausti. Al naso è piacevolissimo: bouquet di fiori bianchi, puliti, freschi, in più nella nota erbacea si riconosce un tocco di cespuglio, lavanda, e poi una sensazione croccante che ricorda il finocchio. L’impatto olfattivo vince la gara con il gusto: acidità poco pungente, eccessiva la nota di vaniglia. 

Un naso così intrigante è sicuramente il punto forte di questo vino, qualità che invece non ritroviamo nel Pinot grigio 2013, Pulec, terzo vino in degustazione. 
Luminosità intensa, impatto olfattivo debole: mela golden, erba falciata, fieno, tenui note di fiori bianchi. Al palato però ci attende una sorpresa: morbido, appena oleoso, finale ammandorlato e intrigante: «questo è un pinot grigio magistrale»! 

Il quarto vino è uno zelen in una versione più ricercata: Zelen 2011, Štemberger, di produzione biodinamica.
Naso particolarissimo, misterioso, su tutto emerge un’essenza di noce moscata, poi il bouquet si amplia: aroma vegetale, tè verde, camomilla, erba macerata, un ricordo di profumo di castagne; al palato carattere, freschezza e morbidezza: «questo zelen è una rarità». 

PulecSegue il tocai friulano Jakot 2012, Pulec, «un vino che piace a tutti, un vino che tutti possono capire», dice subito Nicola Bonera. 
Luminosità elegante, al naso sentori di erbetta tipici del tocai. Fresco e immediato in bocca, gusto diretto e intenso: è facile aspettarsi che questo Jakot 2012 abbia una lunga vita d'avanti a sé. 

Caratteristica che ritroviamo nel Sauvignon 2012, Zanut. Verdolino cangiante con riflessi giallo carico, profumi inconfondibili: note di mentuccia rincorrono essenze di basilico e melissa per sfociare in sfumature di agrume e pera matura. 
Un sauvignon classico, elegante ed equilibrato, croccante nei profumi e all’assaggio. 

Un vino gradevole che ci introduce all’opulenza di Gredi? Belo 2008, Dolfo, un caleidoscopio di mutevoli sensazioni; pinot grigio, chardonnay, sauvignon, pinot bianco, sauvignonasse si combinano in un giallo aranciato con riflessi ramati, animati da una luminosità eclettica. 
Al naso è intenso, complesso, in continua evoluzione: le prime sensazioni conducono a una sinuosa e calda nota di vaniglia seguita da una speziatura non invadente e da arancia candita; miele, caramello, legno, un vago sentore che ricorda la birra: sono profumi di macerazione che non hanno tramortito il vino e all’assaggio l’equilibrio è perfetto. Acidità intatta, sfumatura polverosa, resina. Un vino ammaliante che ha classe e potenza e che rivela magnificamente tutte le qualità dei prodotti della Slovenia. 

La chiusura spetta a Modra Frankinja 2009, Dveri Pax, modra frankinja in purezza. 
Rosso rubino vivido, l’impatto olfattivo parla chiarissimo: ciliegia e prugna. Poi arrivano altri profumi: caffè, legno, carruba. 
Al palato sorprende il carattere vinoso: «è del 2009 ma sembra un ragazzino», commenta Nicola Bonera, piacevole piccantezza legata alla speziatura decisa, vino caldo e soprattutto fresco. Finezza, eleganza dei profumi, immediatezza del gusto, ma anche una complessità che parla di un mondo antico che sussulta nel bicchiere e che riporta l’eco di storie lontane nel tempo: ecco l’identità dei vini sloveni.

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