Marche e Sardegna. Due regioni nel bicchiere

Due filosofie, quattro vini a confronto. La serata di martedì 23 marzo è stata il racconto appassionato di due realtà vitivinicole totalmente diverse, quelle di Marche e Sardegna, che hanno espresso nel bicchiere la loro storia e le caratteristiche dei loro terroir.

Giordana Talamona

Mattatore della serata è stato Luciano Merlini che ha spiegato, dopo l’intervento dei produttori di Croce del Moro e Cantina Giogantinu, la realtà delle due zone commentando i vini in degustazione.

Tra i presenti anche il vice presidente Antonello Maietta, intervenuto a inizio serata. “È la prima volta che riesco a partecipare a una manifestazione di Ais Milano – ha ironicamente dichiarato –, quando cerco di prenotare, infatti, non trovo mai posto!” E non è stata una battuta come un’altra, perché più di 120 persone sono rimaste fuori dalla serata che ha registrato, nuovamente, il tutto esaurito.

Due zone dicevamo, due produzioni e due aziende diverse, una marchigiana, Croce del Moro, e una sarda, Cantina Giogantinu. La prima, Croce del Moro di proprietà della famiglia Cavallaro, si trova nel comune di Rosora in provincia di Ancona, a pochi chilometri da Jesi e Senigallia. Un paesaggio montano, a 450 m s.l.m. che, già dalla fine di agosto, registra sensibili escursioni termiche tra il giorno e la notte.

“Vivo e lavoro a Milano, ma sono finito nelle Marche – ha raccontato Bruno Cavallaro, proprietario del rinomato Pierre, Hotel Cinque Stelle di Milano – perché mia madre era originaria di quella regione e passavamo le vacanze a Serra dei Conti, un paesino a sette chilometri da Rosora.” Alla fine degli anni Sessanta la famiglia ne acquista il podere e nell’arco di quarant’anni lo trasforma da residenza estiva ad azienda agricola. “La prima vigna è stata piantata nel 1970 – ha continuato Cavallaro –, abbiamo iniziato a vendere il vino sfuso, poi abbiamo imbottigliato e successivamente, per un periodo, abbiamo sospeso l’attività dando l’uva a una cantina sociale. Nel 2001 abbiamo ripreso a lavorare e a produrre il nostro vino.” La cantina si avvale della collaborazione di due enologi, tra cui Umberto Trombelli, assistente del noto Giacomo Tachis.

Secondo ospite della serata è stato Sergio Crasta della Cantina Giogantinu, situata nel nord-est della Sardegna, in Gallura, a metà strada tra la Marina di Olbia e il monte Limbara. I vigneti sono ubicati in media-bassa collina, con sfaldamento granitico e superficie sabbiosa. “La nostra società cooperativa agricola è stata fondata nel 1955 – ha spiegato Crasta, amministratore delegato dell’azienda –. Oggi siamo 280 soci, con un ettaro di terreno, in media, a testa. La produzione principale è quella del Vermentino, che definisco un vitigno bizzarro. È scorbutico, difficile da governare e, spesso, fa il contrario di quello che uno si aspetterebbe. D’altra parte il Vermentino è anche un vitigno versatile, che ci sta dando grandi soddisfazioni.” Non a caso, attraverso un piano di zonazione, l’azienda ha selezionato il territorio in tre fasce (A, B, C) e ha sviluppato studi sulla fase fenologica di maturazione del vitigno, arrivando a mettere in produzione due tipologie diverse di Vermentino, una secca e una vendemmia tardiva.

Istrionico relatore dell’evento è stato Luciano Merlini che ha degustato i vini e relazionato le valutazioni scritte dal gruppo dei Sommelier di Milano prima dell’inizio della serata.



I vini degustati:



Crocetta 2008 - Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Riserva – Azienda Croce del Moro, Marche.

Vitigno principe delle Marche, il cui nome ricorda il colore verde dell’uva, copre il 60% della produzione a denominazione di origine della regione. La menzione Classico è riservata alla zona più antica di produzione, compresa tra il fiume Esino e il fiume Misa. Le uve sono selezionate dalla parte più alta della vigna, a 480 m s.l.m. e raccolte il 15 ottobre con 235 g di zucchero (che darà un titolo alcolometrico volumico di 14%). Il vino subisce la malolattica e si affina per 18 mesi (12 in vasche di cemento interrate e 6 mesi in bottiglia).

Colore paglierino con riflessi verdolini, profumi di acacia, tiglio, biancospino, camomilla, mughetto, ginestra, pesca bianca, mela renetta, ritorni di mandorla. In bocca è scorrevole con ritorni minerali, corpo burroso con appagante chiusura. Si abbina a carpaccio di polpo, zuppa di telline, frittata di cipolle, astice in bellavista, sushi, calamari ripieni, spigola in guazzetto, spaghetti allo scoglio, insalata di porcini, cannelloni di ricotta e spinaci.



Karenzia 2007 – Vermentino di Gallura Doc Superiore – Cantina Giogantinu, Sardegna.

Vitigni ad alberello di 70 anni, inseriti nel territorio “A” dell’azienda, alcuni a piede franco. I terreni sono basaltici, in assoluto i più caldi della spianata. Intorno al 15 di settembre il grappolo viene pinzettato, con apposito attrezzo, al fine di rompere i fasci della linfa che alimentano gli acini. Il prodotto, così, mantiene il proprio tenore acidofilo e la concentrazione degli zuccheri avviene solo per evaporazione dell’acqua di vegetazione. Grazie a questa pratica e ai venti provenienti dal mare che spirano sin dall’inizio di settembre, si produce un appassimento naturale delle uve, senza l’utilizzo di graticci. Quando ai primi di ottobre si coglie l’uva, il 1 % dei grappoli è già infavato grazie al clima freddo-umido di notte e caldo-ventilato di giorno. Il vino termina la fermentazione lenta verso la metà di gennaio. Non viene attivata la malolattica e per sei mesi si movimentano i lieviti nelle vasche di acciaio (batonnage). Il vino viene filtrato grossolanamente e messo in vasche d’acciaio pulite dove termina l’affinamento.

Colore paglierino con riflessi dorati. Intense note di zafferano, sambuco, pera, note di agrumi, note di origano e rosmarino, cedro candito, ritorni di selce e idrocarburi. Al palato ritorna piacevolmente la nota minerale che richiama il territorio, finale leggermente amarognolo. Ben si abbina all’orata alla brace, riso venere con gamberi di fiume, seppie ai piselli, paranza, rombo al curry, ravioli di pesce, pasta al forno con melanzane, aragosta alla catalana.



Furtarello 2005 – Rosso Piceno Doc – Azienda Croce del Moro, Marche.

70% di Montepulciano che dona dolci morbidezze e struttura, 15% di Sangiovese che dona sentori di frutta, 15% di Merlot gli permette un miglior passaggio in legno conferendogli quel piccolo tocco di internazionalità. I vitigni vengono fatti fermentare separatamente e subiscono la malolattica, poi si assemblano e vengono messi in legno per sei mesi di cui, un terzo in botte nuova, due terzi in botti già utilizzate. Si assembla e si lascia affinare per sei mesi in acciaio e sei mesi in bottiglia.

Colore rubino cupo con riflessi granati. All’esame olfattivo risulta abbastanza complesso con note floreali di peonia, rosa rossa e viola appassita che virano verso sentori di sottobosco (funghi e humus). In bocca ha ritorni di chiodi di garofano, pepe con chiusura un po’ scorbutica per lo spessore tannico sostenuto da un alcol ben dimensionato. Si abbina con pecorino semistagionato, fritto misto all’ascolana, fagiano arrosto, fusilli con ragù di castrato, timballo di maccheroni, bucatini all’amatriciana.



Lughente 2005 – Colli del Limbara Igt – Vermentino Vendemmia tardiva – Cantina Giogantinu, Sardegna.

I vigneti sono gli stessi della versione secco e, per gli stessi motivi, si pinzettano le uve che vengono lasciate in vigna fino ai primi di novembre. La botrytis in quel periodo è infavata in tutti gli acini. Anche in questo caso non viene fatta la malolattica per mantenere integra l’acidità del vino. Non c’è alcun passaggio in legno e viene sottoposto a batonnage.

Colore brillante di oro antico con lampi ambrati luminosi. Al naso è complesso ed elegante con profumi di zafferano, fiori di camomilla, frutta gialla matura, mango, papaia, melone, miele di castagno, caramella d’orzo e mela cotogna. In bocca ha ritorni di frutta esotica con chiusura di cera d’api e amaretto sbriciolato. Questo vino trova il suo giusto abbinamento con la pasticceria secca, la zuppa inglese, la crostata di ricotta, i sospiri sardi, la torta con le noci.

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