Ventidue sfumature di Nebbiolo. Viaggio in Valtellina

È una delle prime vere mattine di primavera, risalendo la valle verso est percorriamo la statale 38, destinazione Chiuro, in provincia di Sondrio: il sole ci accompagna rinfrancandoci dalla levataccia e dalle precedenti fredde ed umide giornate. Siamo già in fermento per la degustazione, il tema di oggi sarà “sua maestà” il Nebbiolo.

Ezio Gallesi

Degustatori Ais Lombardia in Valtellina - Azienda NeraArriviamo in perfetto orario presso la Casa Vinicola Nera, ci accoglie Stefano Nera enologo e direttore della produzione. Poco dopo arrivano gli ospiti della giornata che ci accompagneranno, insieme a Stefano Nera, nella degustazione alla cieca dei campioni: Claudio Alongi, enologo della Casa Vinicola Nino Negri, Aldo Rainoldi, proprietario ed enologo dell’omonima cantina e Sonia Savio, responsabile degli eventi per le Cantine Triacca. 

Luigi Bortolotti ci illustra il programma: degusteremo ventidue campioni suddivisi in cinque batterie, omogenei per tipologia con successione di servizio per annata (iniziando dalla più recente) e grado alcolico; per rendere paragonabili le batterie sono stati scelti produttori che privilegiano l’affinamento in botti grandi.

La prima batteria è composta da 4 campioni di Valtellina Superiore Sassella Docg. Gli enologi presenti ci illustrano questa prima sottozona della denominazione: «Il Sassella nasce nella zona direttamente a ovest di Sondrio (da Castione Andevenno fino al capoluogo) e con 130 ettari è la seconda per estensione delle quattro sottozone del Valtellina Superiore Docg. Il nome deriva dalla chiesetta del santuario mariano della Sassella (da sasso, rupe) sita ai piedi dell'omonimo promontorio, in una zona tra le più impervie, ma anche fra le più solatie della costa retica. Nel degustare un Sassella, quanto meno nelle migliori annate, dovremmo trovare a livello olfattivo sentori di lampone, piccoli frutti di bosco  e con l’età germoglio di ribes nero, spezie, una nota amaricante di scorza d’arancia, prugna essiccata, viola, rosa appassita e note di liquirizia». Caratteristica generale del Nebbiolo della Valtellina è anche una buona sapidità.

I campioni che andiamo ad analizzare rispecchiano le caratteristiche descritte con peculiarità gusto-olfattive più accentuate a seconda del produttore. Punteggio medio compreso nella fascia che va dagli 80 agli 85 punti.

Prima di passare alla seconda batteria Luigi consiglia di conservare i campioni che più ci hanno colpito per una successiva comparazione, cosa che si rivelerà molto utile ed interessante.   

Passiamo alla seconda sottozona, il Valtellina Superiore Inferno Docg. L'Inferno, con i suoi 55 ettari, è la più piccola delle quattro sottozone, comprende una dozzina di comuni della valle e corrisponde al tratto delimitato dai comuni di Poggiridenti e Tresivio, a est di Sondrio.

Il singolare nome "Inferno" deriva probabilmente dalle temperature molto elevate che d'estate, ma anche in autunno, si raggiungono nei piccoli terrazzi vitati siti negli anfratti rocciosi, temperature che consentono alle uve una completa maturazione nonostante che alcuni filari si trovino anche oltre gli 800 metri di altezza. Da ciò si arguisce che si tratta di una delle più difficili, nel senso di impervie, zone del Valtellina Superiore. I vigneti godono di una forte insolazione che garantisce ricchezza di zuccheri assieme ad una notevole maturità fenolica. La mancanza d’importanti escursioni termiche danno vita alla produzione di vini di minore acidità rispetto ai Sassella.

A livello visivo i campioni hanno un colore rubino un po’ più intenso rispetto alla batteria precedente. A livello olfattivo abbiamo un fruttato maturo di prugna, mora, amarena, sentori floreali di rosa e viola ed ancora note speziate di cannella, pepe nero, note eteree ed un finale balsamico.

In bocca più concentrazione, struttura ed una “rotondità” diversa rispetto ai Sassella.

Punteggi medi nella fascia che va dagli 83 agli 87 punti.

Aldo Rainoldi, sottolinea cosa significa tradizione in Valtellina: «Lavorare in montagna, con un vitigno difficile come il nebbiolo, questa per noi è la tradizione». Il giornalista Paolo Monelli scrisse nel suo O.P. ossia il vero Bevitore, che la qualità eccelsa del vino non si deve al terreno, che sarebbe lo stesso del fondovalle (misto di silice e argilla), ma al calore del sole, delle rocce, delle pietre che sono scaldate dal sole e che cuociono il terreno di riporto. In ogni caso o per il terreno o per il sole o per tutti e due, il vino di montagna è il migliore. 

La terza batteria è composta da 4 campioni di Barbaresco. Le terre di Langa ci donano vini dal colore rosso rubino con tenui sfumature granate. Particolare finezza al naso, equilibrio e complessità, sensazioni olfattive di frutta rossa matura (lampone), di spezie (cannella in primis), di viola, rosa appassita, sottobosco, nuance di liquirizia, grafite, fresche note balsamiche. In bocca maggiore struttura rispetto ai vini precedenti, tannini presenti ma ben maturi, un frutto dolce con ritorni terrosi e minerali. Vini eleganti e di buona complessità. Punteggi sempre nella fascia da 83 ad 87 punti.

Quarta batteria composta da 4 campioni di Barolo da “barolisti tradizionalisti”.

I vini si contraddistinguono per il colore tipico del nebbiolo e profumi inconfondibili di fiori appassiti (rosa, viola e geranio). Naso assai gradevole, intenso ed etereo, molto persistente, ciliegia e prugna mature, spezie (cannella, noce moscata), con sentori di tartufo, liquirizia, cacao, sensazioni balsamiche (menta, eucalipto), sottobosco, cuoio. Vini di struttura con tannini eleganti, bocca di buona freschezza e sapidità, ritorni minerali e balsamici, lunghissima la persistenza gusto-olfattiva.

Fascia di punteggio tra gli 88 ed i 93 punti.

Nell’ultima batteria 5 campioni di Sfursat. Sonia Savio spiega che bisogna ricercare nella concentrazione il vitigno: «tutto dipende dalla scelta delle uve, dal favorevole andamento climatico e dalla zona d’origine. L’appassimento nei fruttai è il vero genius loci per la qualità». Così facendo si ottengono vini di carattere, molto fini e complessi. 

In linea generale i campioni denotano un colore granato, all’olfatto profumi intensi, speziati (chiodo di garofano, cannella), con sentori di frutta (prugna) sotto spirito e con note di caffè, cacao, nocciola tostata ed uva appassita. Vini di grande struttura, robusti, di grande morbidezza e buona persistenza gusto-olfattiva. Fascia di punteggio tra gli 85 ed i 90 punti.

La giornata finisce con un pranzo conviviale a base di sciatt, pizzoccheri di Teglio fatti a mano, salumi e formaggi artigianali. Lasciando la Valtellina ci sovviene l’articolo di fondo di Indro Montanelli dopo l’alluvione del 1987: “..mi è venuto fatto di pensare quanto ci piacerebbe sentirci italiani se l’Italia fosse, anche sommersa, tutta Valtellina”. 

Credits: foto Magro

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