Salvo Foti & Federico Graziani. L'anima della Muntagna

Salvo Foti & Federico Graziani. L'anima della Muntagna

Una grande serata con due assoluti protagonisti della vitivinicoltura dell’Etna: Salvo Foti e Federico Graziani

INFORMAZIONI

Monza e Brianza

mercoledì 15 gennaio 2025

Monza, Sede AIS Monza Brianza Via Borgazzi 83 (ingresso da via Gorizia)

Costo Soci AIS 70 euro

Orario
dalle 20:45

Per informazioni
E-mail: eventi@aismonza.it

Dopo il grande successo della serate tenutasi nel 2022 e 2023, ritorna nuovamente in AIS Monza e Brianza Federico Graziani, una vita dedicata al vino, professionista nella ristorazione, migliore sommelier d’Italia a soli 23 anni, tanto da poter lavorare al fianco di grandi nomi tra cui Gualtiero Marchesi, Carlo Cracco, Aimo e Nadia Moroni.

La sua passione lo porta oltre, laureandosi in Viticoltura ed Enologia e insieme all'amico, enologo e produttore Salvo Foti, dà vita ai "I Vigneri", fino a diventare lui stesso produttore, sull’Etna, sempre sotto la guida di Salvo.

Insieme a lui, questa volta, avremo l’onore e il piacere di ospitare anche il suo maestro, Salvo Foti.

Salvo Foti è l’uomo del vulcano, enologo e vignaiolo, deus ex-machina de I Vigneri, il nome della sua azienda vitivinicola e di un gruppo di viticoltori etnei.

Per descriverlo non c’è nulla di meglio che riportare stralci dell’articolo che su di lui ha scritto Sara Missaglia, pubblicato su ViniPlus on line a maggio 2021:

L’Etna è montagna e vulcano, un luogo di timore e mistero, il punto di contatto con il centro della Madre Terra. Con i suoi 3300 metri di quota e un cono di 45 km non solo è il vulcano attivo più alto d’Europa, ma rappresenta per la viticoltura siciliana un ambiente pedoclimatico unico. Salvo dentro ha la sua terra, e ha scelto come sistema di allevamento della vite non solo l’alberello, ma il coraggio e l’assoluta convinzione che questo territorio meriti di essere salvaguardato e valorizzato.

Classe 1962, ha la Sicilia nel sangue e la viticoltura etnea è il cuore che pulsa. «Sono nato in Sicilia e sull’Etna; i miei figli hanno studiato ma sono tornati qui per lavorare con me e, da padre siciliano, è una grande conquista»: sono queste le parole di Salvo, quasi a indicare che non esiste confine tra vita professionale e personale, che vigna, casa, famiglia e cantina siano un tutt’uno, non solo in senso fisico.

«Per molto tempo siamo stati considerati la parte povera dell’enologia, ma la povertà ci ha regalato una grande possibilità nel mantenimento delle vecchie vigne sull’Etna». Salvo Foti sottolinea quanto sia importante lavorare con qualcosa che è stato fatto da altri: «chi ci ha preceduto ha fatto selezione e conservazione della biodiversità, che è la cosa più importante che ci possa essere: è la speranza del nostro futuro». Un grande territorio, un grande vitigno e una grande civiltà, questo il paradigma. «Non sono stato bravo, sono stato fortunato a capire l’importanza delle vigne vecchie sull’Etna: la moda passa, il vigneto rimane».

Non deve essere semplice lavorare in presenza di un vulcano attivo, e vivere tra estremi: i vigneti invernali, perché le altitudini vanno da 400 a 1000 metri s.l.m. e le influenze del mare. È un Nord nel Sud, con un territorio etneo caratterizzato da suoli vulcanici e con differenti esposizioni e versanti. Le colate laviche danno nel tempo suoli molto diversi, e anche la variabilità climatica è importante: lungo la costa si coltivano avocado, agrumi, limoni, ulivi e, arrivati a Milo (a quota 750 metri s.l.m., nelle pendici orientali dell’Etna) dove ha sede l’azienda di Salvo, le temperature cambiano e si incontra il freddo: in 20 minuti cambia tutto. La variabilità è costante, ossimoro della viticoltura etnea. Nella parte Est c’è l’influenza del mare: si creano correnti ventilate che portano il vapore acqueo dal mare verso la montagna. Ma a quel punto la corrente si raffredda, torna indietro come un boomerang e si trasforma in acqua, generando piogge copiose fino a 2000 millimetri l’anno a fronte di una media annua regionale di 500. Cambiano le altitudini, cambia il clima, la variabilità estrema si registra ovunque: sabbie vulcaniche alternate a pietre anche di dimensioni importanti, dove troviamo suoli basaltici ma anche il ripiddu, ovvero i lapilli, la lava piovuta dal cielo che viene spinta dal vento anche a lunghissime distanze.

400 circa gli ettari vitati nella zona dell’Etna caratterizzata da una profonda verticalità: le radici delle viti coltivate ad alberello raggiungono anche la profondità di tre metri, arrivando a toccare la lava nel sottosuolo che spesso è caldo. La terra è la protagonista: uno scheletro importante, formato da pietre generate dalla disgregazione della lava, che spesso ha origine antichissima. Il terreno cambia: profondo e fertile in alcuni punti, poco profondo e con roccia vulcanica affiorante anche a breve distanza.
Con orgoglio Salvo parla della biodiversità in vigna: minnella nera e minnella bianca, vitigni quasi estinti che continua ad allevare, e fanno parte della biodiversità in vigna. L’alberello etneo è «etica, bellezza, eccellenza», così lo definisce Salvo. Arrivato nel Mediterraneo con i Greci, migliorato dai Romani con il sistema del quincunx, è da sempre ritenuto il modo migliore di disporre le piante. Le viti sono allineate e la bellezza è anche nella linearità, nell’ordine.

La vite ad alberello, circondata da pali in castagno, è un sistema tridimensionale verticale, ottimale per la buona maturazione delle uve. La densità è di 8-900 viti per ettaro, interessante anche dal punto di vista quantitativo: ma un vigneto di questo tipo non può essere meccanizzato, tutto deve essere fatto a mano, con impiego di manodopera elevata e specializzata.

«In Sicilia non ci sono scuole che insegnano a fare i muretti a secco: dietro tutto questo c’è una grande storia, una grande tradizione, un grande passato». Per conquistare porzioni di terreno sul vulcano l’uomo ha costruito i terrazzamenti, utilizzati per contenere la sabbia: nel muro l’acqua passa, ma il terreno rimane. In questo modo l’uomo ha costruito dei paesaggi. «Fare la terrazza vuol dire preservare chi c’è sotto», commenta Salvo, sottolineando che la volontà di ridisegnare il profilo del vulcano ha anche un senso profondamente etico volto al benessere e alla tutela della comunità.

Infine, Salvo ci parla del palmento, una costruzione in pietra lavica antichissima che è il cuore della viticoltura etnea. Il vino prodotto in palmento è il vero vino dell’Etna, come l’anfora per i vini georgiani. In passato ce n’erano a migliaia, oggi sono quasi scomparsi. I Vigneri portano avanti questa tradizione: «fare i vini etnei e non fare i vini sull’Etna, facendo i vini con il palmento, è espressione dell’originalità di questo territorio, soprattutto nella vinificazione». Il palmento è un sigillo, a garanzia del rapporto viscerale tra uomo e terra: qui l’uva, senza ricorso a macchine o a pompe, viene pigiata e diventa mosto in un unicum straordinario e profondo di connessione tra uomo e frutto. È un modo di produrre il vino antico e geniale al tempo stesso, perché su tre livelli viene sfruttata la forza di gravità in una sorta di liturgia della vinificazione.
«Il palmento ci fa vivere insieme, è il miracolo della vite e della vita insieme, è un modo di condividere una trasformazione quasi misteriosa». Flussi di energia, scambi di positività, con la gioia di partecipare. «Cerchiamo di essere quanto più integralisti possibile», conclude Salvo.

Vini in degustazione

I vini di Federico Graziani

  • Mareneve 2022
  • Rosso di mezzo 2022
  • Rosso di mezzo 2018
  • Etna rosso 2017
  • Profumo di Vulcano 2019

I vini di Salvo Foti

  • Vinudilice 2023
  • VignadiMilo Etna bianco superiore caselle 2020
  • Palmento caselle Etna bianco Superiore 2019
  • I Vigneri 2023 (vino rosso prodotto in palmento)
  • Vinupetra Etna rosso 2014

La prenotazione è impegnativa e vincolante. L’eventuale rinuncia non darà diritto ad alcun rimborso.
Al rinunciante è consentito far partecipare in sua sostituzione altro socio regolarmente iscritto ad Ais per l’anno in corso, previa comunicazione ad eventi@aismonza.it