Addio Sergio Bassoli

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22 febbraio 2021

Addio Sergio Bassoli

Venerdì 19 febbraio ci ha lasciato Sergio Bassoli, delegato di AIS Monza e Brianza dal 2010 al 2012. AIS Lombardia porge le sue più sentite condoglianze alla moglie Elena e ai figli Carlo, Arturo e Gaia. Il ricordo del nostro collaboratore Simone Savoia.

Simone Savoia

Un messaggio sul telefonino nel cuore della mattina, è un collega e amico di Mediaset, Salvatore Sanna: “Hai saputo di Sergio Bassoli?”. Non ho avuto bisogno di proseguire nella lettura. Perché era destino che questo periodo amarissimo, di infiniti lutti collettivi, venisse reso ancor più cupo da lutti privati, laceranti di tante comunità, non importa quanto grandi o quanto piccole.

Ho fatto così in tempo a dare l’ultimo saluto a Sergio Bassoli, che se né andato venerdì 19 febbraio 2021 nella sua casa di Muggiò. In tanti amici e conoscenti hanno voluto dargli l’ultimo saluto nella Parrocchia di San Biagio a Monza. Era diventato delegato dell’Associazione Italiana Sommelier per Monza e Brianza nel 2010, Sergio Bassoli. Era succeduto a Pietro Milo, con cui aveva fatto i corsi da sommelier. Sarebbe rimasto in carica fino al 2012, entrando nel cuore di molti. Perché con Sergio potevi parlare di tutto: di birre artigianali, di arte, di mare, di montagna, di storia (da milanese doc mi aveva raccontato la storia dei “piccoli angeli di Gorla”, un ricordo della guerra che i suoi coetanei nati sul finire degli anni Cinquanta conoscono bene).

Lo avevo incontrato per la prima volta nel novembre 2010, era diventato delegato da poco tempo. Si trattava di una visita didattica di AIS Lombardia a un’azienda dell’Oltrepò Pavese, il presidente regionale Fiorenzo Detti aveva scelto quell’occasione per la prima uscita ufficiale del nuovo referente brianzolo dei tastevin. Mi aveva colpito per il suo sorriso accogliente, per nulla affettato, naturale. Un eloquio calmo, tranquillo, figlio di una curiosità vorace di vita e di mondo.

I primi tempi per organizzare il lavoro di delegazione aveva trasformato la sua casa di Muggiò in una sorta di sede brianzola dell’AIS. C’erano Stefano Balconi, Paola Pozzoli, Paola Brambillasca, Paolo Arensi e altri amici. Ricordo bene la moglie Elena, squisita padrona di casa che oggi ho rivisto con addolorato trasporto e i figli Carlo, Arturo e Gaia. Ricordavo due ragazzini e una bambina piccolissima e dal sorriso solare. Al funerale di Sergio ho dovuto per forza farmeli indicare da chi li conosceva: davanti avevo due giovani uomini più alti di me e una ragazza adolescente.

Il delegato Sergio l’ho conosciuto soprattutto in occasioni non ufficiali. Era un piacere frequentarlo da amico, per la qualunque. Con Sergio e Fabio Mondini nel luglio 2012 andai alla festa della birra a Kulmbach, in Alta Baviera. Esperienza davvero “piena” e divertente, Sergio aveva portato il figlio Arturo, io mia sorella Serena (che parla tedesco e ci fece da interprete in molte occasioni). Sergio era la chioccia del gruppo e se qualcuno esagerava subito riusciva a riportarlo sui binari giusti con la sua affabilità.

Una sera mi disse: “Andiamo a Campione d’Italia?”. Lo guardai stralunato, per me era come sentire nominare Marte. E che era Campione d’Italia? Andammo nel buoi fino a Campione ed entrati nel Casinò capii che a lui del gioco interessava poco o nulla. Lui era curioso in maniera autentica e genuina delle persone, dei mondi che s’incrociavano a quei tavoli, dei tic e delle manie di quelle persone, dei codici linguistici e muti di quell’ambiente. Ma, ripeto, era curioso di tutto, incuriosito da tutto. Un’altra volta ci trovammo a bere insieme in uno di quei posti aperti fino a tardi da qualche parte nella Brianza profonda (ne era conoscitore vero, rielaboratore dell’anima collettiva di questa Lombardia che cambia come poche dal giorno alla notte); gli dissi di una ragazza che mi piaceva, gli chiesi consigli. Mi disse di mandarle un messaggio e quando gli chiesi il testo mi rispose, con un gesto della mano che diceva dell’improvvisazione, del momento colto là per là: “Son le tre e penso a te”. Ci guardammo seri per un secondo e poi scoppiammo a ridere fino alle lacrime, non so se più io o lui.

Negli anni successivi ci saremmo incontrati a qualche evento, lui sempre gentile e squisito, ma come sa esserlo un amico. Avremmo continuato a sentirci anche nei mesi recenti, con le comuni maledizioni su quest’epoca nera che il Covid ci ha piombato addosso. Mi parlava del suo albergo in Liguria, gestito assieme alla moglie Elena. Del mare. Davanti a quel mare mi piace immaginarlo oggi, con il suo sorriso accogliente, mentre versa un calice di bianco per gli amici.
 
Ciao Sergio. Alla tua.