Terre Lariane. Anche Lecco e Como hanno la loro IGT

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15 settembre 2008

Terre Lariane. Anche Lecco e Como hanno la loro IGT

La lunga e storica tradizione della vigna e dei vini
delle provincie di Lecco e Como...

Riccardo Modesti

La vitivinicoltura lombarda è così ricca di eccellenze che sovente ci si dimentica, quando proprio addirittura non le si conosce, di alcune realtà piccole e marginali dove da pochi anni alcuni produttori stanno ottenendo risultati interessanti. Si tratta di territori dove la viticoltura c’è sempre stata, quindi dalla lunga e storica tradizione, ma che per diversi motivi è stata a lungo trascurata, se non quasi completamente abbandonata. La storia di cui vi vogliamo parlare è quella che riguarda le vigne e i vini delle province di Como e Lecco, prendendo spunto dal recente riconoscimento della Indicazione Geografica Tipica Terre Lariane, un momento importante per portare sulla carta geografica del vino che conta il lavoro di centinaia di viticoltori e di un pugno di aziende con buone e motivate ambizioni. Il decreto sulla Gazzetta Ufficiale è di fine luglio, ma è da tre anni che si lavora intorno al progetto, fortemente voluto dalle istituzioni e che ha avuto il supporto tecnico della Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio. Il territorio interessato ricopre dunque quasi interamente quello delle due province, sebbene la viticoltura più

importante sia presente in tre specifiche zone: Montevecchia, in provincia di Lecco, Domaso e Ceresio, in provincia di Como, per un totale di una quarantina di ettari in tutto trenta dei quali nella sola provincia di Lecco, con cinque aziende che ne controllano metà circa.

La frammentazione, tolte alcune aziende da qualche ettaro ciascuna, è comunque

molto elevata: sono infatti una novantina i viticoltori nella provincia di Lecco e circa

140 nella provincia di Como. Le vigne sono prevalentemente terrazzate, e quindi

ricalcanti le tipiche atmosfere e difficoltà della viticoltura di montagna. Terre

Lariane dovrebbe portare anche un po’ di ordine nella piattaforma ampelografica

del territorio, dove si è piantato un po’ di tutto, puntando a una definizione di

riconoscibilità del prodotto.

Come ci ha spiegato infatti Italo Bruseghini, Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Lecco, l’Igt non nasce solo come una sigla, ma porta sul territorio anche un disciplinare con le sue regole, con l’obiettivo di valorizzare e identificare un potenziale vitivinicolo che non ha nulla da invidiare ad altre terre del vino lombarde. Avere un’Igt significa anche potere accedere ai diritti di impianto, il che permetterà anche di ampliare la superficie vitata nonché di recuperare aree destinate al degrado certo. Bruseghini vede inoltre nel vino un’opportunità di ampliamento del paniere di prodotti offerti dal territorio, pensando anche e soprattutto alle opportunità legate al turismo.

Quali le tipologie previste da Terre Lariane Igt? Sia vini da monovitigno - minimo 85% - dai vitigni verdese, chardonnay, pinot bianco, riesling, sauvignon, trebbiano, barbera, cabernet sauvignon, merlot, croatina, sangiovese, marzemino e schiava: sia vini in “blend”, un bianco - anche frizzante e passito -, un rosso - anche frizzante, novello e passito, e un rosato - anche frizzante e novello -. Claudia Crippa, titolare dell’azienda La

Costa di Montevecchia, valuta l’Igt come un traguardo importante, soprattutto perchè ha riunito intorno a un tavolo le aziende a discutere di tematiche attuali e a cercare soluzioni condivise: avere un Igt potrà inoltre permettere di coinvolgere in maniera più autorevole istituzioni come le Università per realizzare progetti di ricerca.

Daniele Travi, titolare dell’azienda Sorsasso di Domaso - nell’Alto Lario -, è pure soddisfatto, poiché in etichetta la menzione “Vino da tavola” non viene sempre considerata positivamente dal mercato. Travi, che punta molto sulla varietà autoctona a bacca bianca verdese, considera anche Terre Lariane come un primo passo per il conseguimento di una denominazione d’origine.

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