Un vino socialmente utile

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22 maggio 2008

Un vino socialmente utile

Un vino socialmente utile è quello che permette alla viticoltura ed ai viticoltori di sopravvivere e sta drammaticamente diventando una rarità, almeno nelle zone viticole meno famose o laddove strategie commerciali scellerate costruiscono bilanci a suon di bottiglie vendute a prezzi ridicoli, che si traducono poi in uve pagate sottocosto

Marco Tonni

Sempre più spesso a corollario della qualità organolettica dei vini vengono considerati aspetti della filiera produttiva che riguardano l’impatto ambientale diretto o indiretto, le risorse energetiche, l’utilizzo dell’acqua, le emissioni, gli inquinanti, la sicurezza sul lavoro e altro.

Si parla quindi di produzione sostenibile per indicare un processo produttivo rispettoso di tutti quei fattori esterni che dalla produzione sono coinvolti marginalmente ma in modo comunque ripetuto e decisivo.

Tuttavia, si parla poco di un aspetto del vino al quale ci è capitato di pensare anche in occasione dei recenti scandali sul vino adulterato, ossia della sostenibilità sociale del “sistema vino”. Se è vero, come è vero, che i delinquenti esistono in ogni ambiente, l’averli scovati fa onore al sistema dei controlli che, più attento per i vini DOC, è comunque efficiente anche per gli altri vini e ovviamente non è indice di un malcostume generale.

Ma è importante fare un altro genere di riflessione. Quando un “ignaro” consumatore compra ad occhi – e naso – chiusi un vino ad 1 Euro a bottiglia, dovrebbe quantomeno ascoltare una vocina dentro di sé: dentro quella bottiglia non può che esserci una speculazione, che per forza di cose si consuma alle spalle sue o, nel “migliore” dei casi, sulle spalle di un viticoltore, la cui uva viene pagata talmente poco da obbligarlo all’estirpazione del vigneto per evidente antieconomicità della produzione. Quindi, si dica e si ricordi che per ogni litro di vino venduto a prezzo stracciato, viene estirpata e persa per sempre una pianta di vite tra le colline Italiane. E l’utilità sociale del vino si manifesta sia sui diretti interessati (i viticoltori) che su tutti noi (gli operatori economici delle zone viticole importanti godono dell’indotto del vino, i turisti si beano dei suggestivi paesaggi viticoli, gli abitanti di zone viticole ben sanno cosa significherebbe l’abbandono delle colline).

Un vino socialmente utile è quello che permette alla viticoltura ed ai viticoltori di sopravvivere e sta drammaticamente diventando una rarità, almeno nelle zone viticole meno famose o laddove strategie commerciali scellerate costruiscono bilanci a suon di bottiglie vendute a prezzi ridicoli, che si traducono poi in uve pagatesottocosto. Ma, attenzione all’inghippo: la fase commerciale guadagna comunque, in percentuale sulle vendite, perché il peso di operazioni strategicamente “leggere” ricade sempre e solo sui produttori di uve; basta infatti comprare le uve a pochissimo, per riuscire a produrre un vino a poco e poter dimostrare che cantina e vendite sono in attivo.

Per giungere al concreto: produrre uva costa almeno 0,50-0,60 €/kg, in una realtà

“normale” di viticoltura di buon livello. Questo significa che il contenuto di una bottiglia di vino vale alla produzione oltre 0,50 €. Al valore dell’uva si devono aggiungere i costi di vinificazione, confezionamento (bottiglia, etichetta, tappo, imbottigliamento, cartone), commercializzazione, promozione e gli ammortamenti di queste fasi, nonché il ricarico prima della vendita al cliente finale. Più si aumentano i volumi

di produzione, più economie di scala ci sono, ma crediamo che sotto a € 1,70-2,00 sia

pressoché impossibile pagare tutti i fattori a sufficienza.

L’unica soluzione non può che essere innalzare il livello qualitativo, remunerando meglio

colore che fanno nascere l’uva migliore e permettono di conseguenza di produrre vini più

qualitativi (anche se poi questi vini si devono vendere a prezzi decenti, e ciò è sicuramente più difficile che vendere sottocosto…). Esistono Cantine Sociali, con alcune delle quali collaboriamo per il controllo agronomico dei vigneti dei soci, che, cercando di cambiare rotta, adottano un criterio remunerazione delle uve che porti a pagare di più chi produce meglio, non chi produce di più a prescindere dalla qualità, ma questo metodo è, nella grande maggioranza dei casi, sconosciuto o inviso.

È un sistema di consulenza e controllo impegnativo, che fornisce ai viticoltori le informazioni tecniche per migliorare la qualità delle loro uve e alle Cantine gli strumenti per monitorare e accertare la maggior qualità consegnata in vendemmia. Anche senza entrare nei dettagli delle operazioni consigliate in vigneto e che concorrono alla determinazione del prezzo delle uve, ad integrazione della misura dei parametri classici già normalmente considerati in Cantina quali sanità e maturità delle uve, possiamo tuttavia accennare al ragionamento di fondo. Così come non vi sono analisi che dicano se un vino è migliore di altri, ma deve essere il degustatore che ne sancisce il valore, allo stesso modo non possiamo pretendere di catalogare le uve solo con pochi controlli analitici alla ricezione.



Dobbiamo sempre ricordare che il vigneto è il fulcro della produzione e va controllato durante tutta la stagione, impostato fin dalla potatura, seguito durante lo sviluppo vegetativo, si deve verificare ed eventualmente ridurre il carico produttivo ad inizio maturazione, si devono adottare strategie idonee a mantenere qualità e sanità delle uve, avendo ben presente gli obbiettivi enologici.

In questo modo, si possono differenziare i pagamenti delle uve non di pochi centesimi al chilo, ma anche triplicare o quadruplicare il pagamento delle partite migliori, che saranno ovviamente destinate alla produzione di vini che, a loro volta, potranno ambire a essere

venduti a prezzi almeno tripli rispetto ai vini base di gamma. E se si ragiona su base di 2,50 €, il vino di gamma alta, ottenuto con uve eccezionali, potrà essere venduto – facendo guadagnare tutti – già da soli 8,00 €!

Questi concetti non sono utopia e questi problemi non devono cadere inascoltati, altrimenti in pochi anni assisteremo ad una corsa al massacro, peraltro già iniziata, in cui i carnefici possono essere molti, ma le vittime saranno solo le viti ed i viticoltori.

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