9° Notte in Bianco a Magenta

Una serata di festa che, come da tradizione, ha chiuso la stagione di AIS Milano nella sede di Magenta prima della pausa estiva. Ripercorriamola attraverso il “fil rouge” del vino bianco, il tema scelto da Guido Invernizzi con sei vini bianchi provenienti da altrettante regioni italiane.

Danilo Nervetti

Una festa. Quaderni e penne sono rimasti a casa. Sui tavoli unicamente i calici che serviranno, sì, a degustare i sei vini bianchi che ci attendono, ma soprattutto a brindare alla stagione della sede di Magenta che si è appena conclusa. Conduce la serata Guido Invernizzi che, con la sua consueta capacità oratoria, ci condurrà in giro per l’Italia. Il clima è rilassato. Siamo a luglio e c’è voglia d’estate.

Si parte dal Veneto con il Prosecco. Siamo a Treviso, nella zona del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG. Grazie alla zonazione e a studi approfonditi sull’interazione tra vigne e territorio, è stata introdotta nel disciplinare della DOCG la menzione comunale “Rive” che identifica i terreni più scoscesi e ripidi, di non facile coltivazione, nei quali vengono prodotte uve di particolare qualità.

I vini sono soggetti a forti restrizioni: le uve devono provenire da uno dei 12 comuni menzionati nel disciplinare, raccolte rigorosamente a mano, per produrre unicamente la versione Spumante; deve essere sempre riportato in etichetta l’anno di produzione mentre la resa è ridotta a 13 tonnellate per ettaro. Proviene da San Pietro di Barbozza il vino che ci apprestiamo a degustare.

Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut Rive di San Pietro di Barbozza 2021 - Val D’Oca
100% glera - Fermentazione in acciaio e rifermentazione in autoclave secondo il Metodo Charmat.
Alla vista si presenta con un colore giallo paglierino leggero e un perlage fine e persistente. Al naso i profumi sono principalmente di fiori e frutta impreziositi da un tocco vegetale di felce. In bocca una buona acidità rinfrescante, sapido e di grande piacevolezza.
 

E ora tutti al lago. Quello di Garda. La DOC Lugana ricade al confine tra la Lombardia e il Veneto e comprende le province di Brescia e Verona. Duemila anni fa la zona del Lugana si chiamava Selva Lucana, a ricordare un foltissimo bosco acquitrinoso. Qui il vino si produce da secoli. Ne raccontava Catullo; nel XVI secolo Sante Lancerio, - bottigliere e sommelier di Papa Paolo III -, e Andrea Bacci parlavano di un vino “gaudete et soave”. Il terreno è morenico con combinazioni di argille, calcare, sali minerali e conchiglie fossili. Qui l’uva turbiana (o trebbiano di Soave) raggiunge la sua perfetta e particolare maturazione.

Lugana DOC Conchiglia 2021 – Citari
100% turbiana - Vinificazione in acciaio inox e affinamento in acciaio su fecce fini.
Colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Bellissimo naso di frutta matura a polpa gialla che tende al tropicale. Sul finale sentori agrumati impreziositi da una leggera nota di idrocarburo. Al palato elegante, strutturato e di discreta morbidezza.
 

Ci dirigiamo verso l’Emilia-Romagna e ci ritroviamo sui Colli Piacentini. Il territorio è composto da zone vitivinicole molto diverse tra loro. Il territorio è suddiviso in quattro valli: Val D’Arda, Val Trebbia, Val Nure e Val Tidone. Quest’ultima la più vocata. Qui la viticoltura ha origine millenaria. La produzione attuale della Colli Piacentini DOC rispecchia la tradizione storica, documentata sin dall’epoca romana, di vini di qualità. Il vino che andiamo a degustare è ottenuto esclusivamente da malvasia di Candia aromatica che trova un perfetto abbinamento con i salumi di produzione locale.

Colli Piacentini DOC Malvasia Boccadirosa 2021 – Luretta
100% malvasia di Candia aromatica - Vinificazione con lieviti indigeni in vasche d'acciaio inox.
Alla vista giallo dorato tendente all’ambrato. Naso complesso con note di frutta secca disidratata, miele, torrone e acacia. Con l’aumento della temperatura nel calice si percepisce una nota eterea. In bocca fresco, sapido e di lunga persistenza. Nel finale arriva una nota di candito.
 

Scendiamo al sud e ci fermiamo in Campania, nella provincia di Caserta. Qui gli Etruschi inaugurarono l’alberata Aversana, viti arrampicate sui pioppi fino a un’altezza di 20 metri da terra. Siamo nella zona prettamente calcarea del Marsico (che prende il nome dall’omonima montagna). La DOC è Falerno del Marsico e il vino che andiamo a degustare è prodotto vicino al vulcano estinto di Roccamonfina. Il terreno è pertanto prettamente vulcanico, ricco di fosforo, potassio e microelementi. Il vitigno è la falanghina (il più coltivato in Campania) che prende il nome dal latino “falanga”, ovvero il palo su cui viene fatta attorcigliare la vite.

Falerno del Massico Bianco DOP 2021 - Villa Matilde
100% falanghina – Criomacerazione, pressatura soffice e fermentazione in acciaio per 20 giorni. Affinamento di 3 mesi in acciaio. 
Colore giallo paglierino. Pulizia di naso bellissima: nessuna nota fuori posto, ed è quanto si pretende dalla falanghina. Si avvertono note di albicocca, pesca, fiori gialli e di felce. In bocca è fresco ma soprattutto sapido con note minerali di pietra focaia. Lunga persistenza. Abbinamento ideale con pizza e fritti.
 

Risaliamo l’Italia e ci fermiamo in Toscana, in provincia di Pisa. Siamo a Castellina Marittima, in una di quelle zone «benedette da Dio», come asserisce Guido. I terreni collinari, ben ventilati, sono composti da galestro, marne e ricchi di oligoelementi. Qui troviamo l’azienda vinicola Castello del Terriccio esperta nella coltivazione di vitigni internazionali. Oltre a produrre il Lupicaia, uno dei Supertuscan più rinomati, questa sera degustiamo un interessante blend di viognier e sauvignon blanc, due vitigni all’opposto: il primo morbido e rotondo mentre il secondo con le caratteristiche e inconfondibili note verdi delle pirazine.

Toscana Bianco IGT Con Vento 2021 - Castello del Terriccio
viognier e sauvignon blanc - Criomacerazione per 24 ore, fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, affinamento di 6 mesi in acciaio sulle fecce fini.
Alla vista colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso arrivano subito le note vegetali del sauvignon blanc. Si susseguono note di frutta tropicale (maracuja e mango). In bocca è fresco, sapido e piacevolmente aromatico. Arrivano chiare le note di peperone, sedano e finocchio. Abbinamento ideale con i crostacei.
 

Il giro d’Italia si conclude in Lombardia sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Ci troviamo nella porzione più a sud della provincia di Pavia, tra Emilia-Romagna e Piemonte, fin quasi a lambire il Mar Ligure. Tra queste colline appenniniche di conformazione calcarea e con suoli argillosi, passa il 45° parallelo, posizione ideale per la viticoltura. La spumantizzazione in Oltrepò fa parte da sempre della tradizione locale. La famiglia Giorgi, della quale degustiamo l’ultimo vino, già nel ‘800 vendeva vino sfuso a livello locale. All’inizio degli anni ’70, in contemporanea con la costruzione della cantina, ha voluto credere alle potenzialità del territorio e del vitigno pinot nero.

Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG Pinot Nero Brut Giorgi 1870 Gran Cuvée Storica 2014 – Giorgi
100% pinot nero – 60 mesi sui lieviti, sboccatura 2019.
Colore giallo paglierino con perlage fine. Al naso estremamente piacevole con note tostate di evoluzione, amaretto, frutta secca e caramello. In bocca buona acidità e note di torrefazione. Vino maturo che ha mantenuto piacevolezza di beva. Profumi e aromi decisamente interessanti.