Alla scoperta dei Brunello di Castello Banfi

Un altro grande appuntamento di Ais Cremona quello ospitato a Ca’ Barbieri di Levata il 27 novembre 2013 e che ha visto protagonista il Brunello di Montalcino di Castello Banfi. In compagnia del Brand Ambassador Yoshi Miyajima, abbiamo scoperto storia e caratteristiche dell’azienda e degustato più annate dei Brunello firmati dalla famiglia Mariani.

Daniela Guaragni

La scelta del locale non poteva essere diversamente dato che il sommelier e patron Dino Barbieri è anche il distributore dell'azienda Banfi a Cremona. Presente all'evento, oltre al Delegato Fabio Bagno e al degustatore Foglio Zaccaria, anche il sommelier di Castello Banfi Yoshi Miyajima, rappresentante ufficiale nel mondo dell'azienda, che ha illustrato gli aspetti storici e produttivi di Castello Banfi.

L'azienda è di proprietà della famiglia Mariani, i fratelli italoamericani Harry e John (il nome Banfi era della zia), già distributori di vini sul mercato americano.  Con il loro arrivo a Montalcino nel 1978 fecero  di fatto esplodere il fenomeno Brunello. In quegli anni, infatti, gli ettari a vitigno sangiovese atti a produrre Brunello erano circa 60, le aziende produttrici una ventina e le bottiglie prodotte non più di 150.000. È proprio grazie alle capacità commerciali e alle dimensioni dell'azienda dei fratelli Mariani che si deve lo sviluppo economico del borgo di Montalcino, facendo del Brunello il motore trainante delle forti richieste sul mercato internazionale.

Attualmente gli ettari iscritti all'albo atti a produrre Brunello sono 2.000, le aziende più di 200, le bottiglie prodotte più di 7 milioni. A Castello Banfi, continua Yoshi, si è lavorato molto sullo studio dei terreni, dei vitigni e dei legni. È stata la prima azienda in Italia ad effettuare ricerche sulla selezione clonale del sangiovese. Nel 1982 inizia, in collaborazione con l'università di Milano, la ricerca sulla zonazione dalla quale scaturisce l'identificazione di 29 unità cartografiche classificate in base alle caratteristiche del terreno. Gli studi sulla selezione clonale del vitigno Sangiovese hanno portato alla scoperta di oltre 600 piante diverse di sangiovese: si è cercato di trovare un "superclone" unico che desse al vino le migliori proprietà organolettiche possibili. Da questa filosofia nasce la riserva di Poggio all'Oro. Negli anni Novanta subentra la filosofia del blend da cloni selezionati, in modo da avere caratteristiche diverse e complementari e che unite vanno a formare un vino completo e complesso. Questa ulteriore ricerca ha, invece, portato alla selezione dei cloni per il Brunello Poggio alle Mura, creato appunto con il blend di tre cloni di sangiovese, che donano ognuno caratteristiche differenti: struttura, acidità, colore. Esordì nel 1997 dando subito risultati soddisfacenti.

L'ultima ricerca, continua ancora Yoshi, è il progetto Horizon, vale a dire lo studio sui legni. Si tratta di fermentini compositi con un tronco di rovere, con un fondo e un tetto in acciaio, che combinano insieme i vantaggi del legno e dell'acciaio donando, secondo l'azienda, un miglioramento delle qualità organolettiche dei vini. Il progetto è interamente sviluppato all'interno dell'azienda: Il legno viene scelto direttamente nelle foreste francesi e viene lasciato maturare nel cortile del Castello. I fermentini sono assemblati direttamente in azienda e anche il tipo di tostatura delle botti viene scelto internamente. Castello Banfi è proprietario di 2830 ettari, di cui più di  800 a vigneto nel comune di Montalcino e 80, invece, in Piemonte.  

Degustazione Brunello di Montalcino Castello Banfi - Ais Cremona

La degustazione

Brunello Montalcino 1999

Si presenta nel bicchiere con un colore rosso rubino dai riflessi aranciati.  Al naso spiccano note terziarie e balsamiche, seguono profumi tostati, di cioccolato e spezie quali pepe nero, poi toni di frutta matura di ciliegia e prugna. Al sorso mette in mostra la frutta percepita al naso. È caldo, con tannini evoluti e un'equilibrata freschezza. Buona la  persistenza.

 

Brunello Montalcino 1996  

Dal colore granato con tendenza all'aranciato ma con buona vivacità, al naso evidenzia note di humus e fieno bagnato, frutta matura. Al palato è caldo, con tannini eleganti. Media la persistenza.

 

Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2008

Rosso rubino intenso, al naso ha profumi complessi di frutta quali prugna, ciliegia e ribes. Si uniscono sentori di cioccolato, vaniglia, liquirizia e note speziate. L'entrata in bocca è fresca, segnata da legno e tannino ruvido ma non invadente. Buona Pai.

 

Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 1999

Rubino tendente al granato, al naso si rivela ampio e intenso nella sua ricca gamma di profumi che vanno dal fruttato di ciliegia e prugna molto mature, seguite da sottobosco e da note di stampo floreale di viola appassita. Poi note terziarie, balsamiche e speziate come noce moscata, cannella, caffè, rabarbaro e liquirizia. Al gusto si rivela di grande struttura, caratterizzata da tannini importanti ma non aggressivi. Si confermano le note speziate e balsamiche percepite al naso. Finale elegante, ottima Pai.

 

Brunello di Montalcino Riserva Poggio all'Oro Riserva 2007

Prodotto solo nelle annate migliori, la prima uscita è del 1985. Nasce dai vigneti delle zone più vocate e da una moltitudine di cloni. Dal colore rubino vivo, al naso si avverte un profumo intenso, floreale e fruttato, nonché speziato con sentori di tabacco, cioccolato, viola, mora e cuoio. In bocca è fresco, con tannini ben presenti, buona Pai  e finale amaricante.

 

Brunello di Montalcino Riserva Poggio all'Oro Riserva 1995

Colore granato con note aranciate, esibisce un olfatto vario e complesso. Colpisce immediatamente con note eteree di smalto e acetone. Spiccano poi note floreali appassite e secche e a seguire quelle minerali, sentori di frutta rossa sottospirito, toni terziari di tabacco, vaniglia, noce moscata, seguite da terra bagnata, humus. Con l'ossigenazione si aggiungono note di caffè e cioccolato. Al palato l'entrata è caldo e morbida, con tannini vellutati.  Il finale è lungo e rimanda agli aromi olfattivi. Si percepisce qualche crudezza dovuta all'alcolicità.

A fine degustazione grande soddisfazione sia per i vini degustati che per la cucina di Cà Barbieri, che ha proposto un menu composto da petto d'oca affumicato e crostini, risotto al taleggio e aceto balsamico, hamburger di fassona alla piastra , provolone di 11 anni con miele e mostarda di cipolla, torta al cioccolato.

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