Alla scoperta dei vini della Nuova Zelanda
Una terra tutta da scoprire, che in pochi decenni ha scalato le graduatorie mondiali del vino. Una serata di grande approfondimento nella sede di AIS Brescia, grazie alla conduzione di Guido Invernizzi.
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La leggenda narra che l’indomito Maui creò un amo (c’è chi dice con la mandibola della povera nonna) e che, per sfida con i fratelli, carenato sotto le assi del fondo della loro imbarcazione, giunto di soppiatto al luogo adatto per la pesca, con gran furore estrasse dalle acque non un pesce bensì un pezzo di terra immersa nell’Oceano che divenne poi l’isola settentrionale della Nuova Zelanda. Da allora, la popolazione Maori chiamò questa terra “te ika a Maui”, ovvero “il pesce di Maui”.
Non è forse questo il modo più consueto di iniziare la recensione di una serata della delegazione AIS di Brescia, tuttavia, questo è stato l’incipit di un bellissimo appuntamento di approfondimento sui vini della Nuova Zelanda, condotto dell’eclettico Guido Invernizzi.
La Nuova Zelanda è una terra lontana da noi, distante dalle atmosfere europee, eppur capace di regalarci tra i più grandi vini del mondo, in grado di competere, alla cieca, con nomi blasonati dell’enologia mondiale e di sorprendere per territorialità ed espressività.
Guido Invernizzi ci accompagna alla scoperta di una terra magica fatta di accoglienza e di eccellenza. Tra i tanti aneddoti che Invernizzi racconta, anche uno relativo alla fine degli anni ’60. Allora il vino in Nuova Zelanda non godeva del prestigio attuale e fino al 1967, era in vigore il famoso “six o’clock swill” che regolamentava rigidamente il consumo di alcolici nei pub solo fino alle 18.00, ora di chiusura degli stessi.
Nuova Zelanda, un terra molto “giovane”
Dal punto di vista geologico, i terreni e le rocce del territorio neozelandese non sono tra i più antichi del mondo. Essi risalgono infatti “solo” a 500 milioni di anni fa, ma nonostante questo sono caratterizzati da r una straordinaria complessità, determinata anche dal fatto che la Nuova Zelanda si trova nel bel mezzo di due placche tettoniche, quella australiana e quella pacifica, che spostandosi costantemente l’una sull’altra si “mescolano” tra loro dando vita ad una grandissima diversificazione geologica e a una vera e propria commistione di terreni. L’isola Nord e alcune parti dell’isola Sud, si trovano, infatti, sulla placca australiana, mentre il resto dell’isola del Sud si trova su quella del Pacifico.
Invernizzi sottolinea una peculiarità nella viticoltura neozelandese: nessun vigneto si trova a più di 120 km dall’oceano e, per lo più, ha una collocazione sulle coste orientali. L’espressione geologica, pertanto, si esprime in modo unico e variegato nel territorio. In particolare, tra i terreni dell’isola del Nord troviamo: Northland, Auckland, Bay of plenty, Gisborne, Hawke Bay e Wairarapa. Tra quelli dell’isola del Sud : Malborough, Nelson, Canterbury e Otago.
La produzione del vino in Nuova Zelanda
Nel recentissimo “Wineyard Register Report 2022” emergono alcune interessanti informazioni che ci aiutano a fotografare meglio il territorio e il mondo della viticoltura neozelandese.
L’area di produzione si estende oggi per 41.603 ettari, con un incremento del 2% rispetto al 2021. Netta è la prevalenza nella produzione di vino bianco. Malborough si conferma come la regione più vocata, con il 71% della produzione totale e il sauvignon blanc la fa da padrone con il 64%. Il pinot noir, tuttavia, resta il vitigno a bacca rossa più significativo occupando il 14% dell’area di produzione totale.
Il sauvignon blanc compare per la prima volta nel 1973 a Malborough ed è divenuto una vera superstar in soli due decenni. I motivi risiedono nel fatto che questo vitigno ha potuto esprimersi in modi peculiari e riconoscibili nelle due isole della Nuova Zelanda. Se a Nord, infatti, il clima più caldo e le condizioni di crescita più miti hanno determinato un’espressione più matura e ricca – , qui spiccano note di melone, pesca noce e altri “stonefruits” –, al contrario, le condizioni di crescita più fresche dell’isola del Sud hanno favorito sapori di frutta più vivaci, con livelli di acidità più elevati. Nel sud, pertanto, il sauvignon blanc si esprime con note che ricordano il frutto della passione, la frutta tropicale, gli agrumi e l’uva spina.
A Malborough l’abbondanza di sole, le temperature moderate e le forti variazioni climatiche sono le motivazioni che fanno sì che i vini abbiano un corredo aromatico intenso, che le note fruttate siano penetranti, così come la forte espressione varietale e l’elevata acidità. Non meno determinante per Malborough è anche il suo profondo ed antico terreno sassoso, sabbioso e fluviale di origine glaciale.
La degustazione
Saint Clair Vicar’s choice Sauvignon blanc Bubbles 2018
Questo spumante metodo Charmat ha un perlage fine, con un tono di colore tenue che dal verdolino vira verso i toni del giallo. All’esame olfattivo emergono note di pompelmo e frutta tropicale, con sentori di uva spina, asparago, frutto della passione e mango. All’assaggio la bollicina è fine e la nota agrumata è predominante rispetto al sentore tropicale. Grande bevibilità data da acidità, effervescenza e sapidità.
Saint Clair Sauvignon blanc Wairau Reserve 2021
Alla vista cristallino e di tono paglierino. Al naso esprime note classiche del sauvignon blanc di questo territorio. L’impatto è fruttato e vegetale, per poi aprirsi su note di pompelmo, frutti tropicali, creando un connubio perfetto agrumato-vegetale. A seguire emerge anche una nota minerale. All’assaggio ritorna la nota agrumata di lunga persistenza e quella vegetale del finocchio, del sedano e delle olive verdi.
Ohau Woven stone pinot gris 2018
Il vino si presenta di un colore dorato carico e vivo. Al naso emergono nitidamente note fruttate che richiamano la mela grattugiata e la pera matura, e a seguire il quadro si arricchisce con sentori di miele, spezie e di frutta secca. All’attenta olfazione segue, sul finale, una delicata nota fumé, di idrocarburo, carbonatico e minerale. In bocca il vino si esprime più diretto, secco e verticale.
Amisfield dry riesling Central Otago 2019
Il vino si mostra subito cristallino, paglierino e consistente. Al naso colpisce per i sentori minerali e di idrocarburo, le note spiccatamente vive di trielina, cherosene e naftalina. La frutta è quella matura della pesca noce. All’assaggio si sviluppa principalmente in piacevoli aromi di agrume.
Saint Clair Chardonnay Reserve Omaka Valley 2019
Anche questo vino manifesta perfezione nella pulizia visiva. Al naso si esprime in due direzioni, quella del frutto e quella del legno. Il frutto è quello della banana per poi evolvere nella florealità e nelle note di vaniglia. L’espressione del legno si declina nella nota tostata, leggermente boisé, spicy e di leggera torrefazione. L’assaggio colpisce per l’opulenza e la persistenza.
Saint Clair pinot noir Block 10 Cru 2019
All’accostamento visivo il vino è granato vivo e piacevole. Al naso si percepisce la sua permanenza in legno ma in modo pulito ed elegante, lasciando ampio spazio al frutto del lampone e del ribes. A seguire una croccante e leggera nota di pepe e cannella. All’assaggio risulta quasi piccante, di equilibrata acidità e persistenza.
Bel Canto Riesling 2017 Pegasus Bay
Alla vista un vino brillante di vasta scala cromatica che dai riflessi verdolini si esprime già in un bel colore dorato. Al naso una bellissima nota muffata che si caratterizza per la grandissima pulizia olfattiva. Un vino secco, con naturale pétillante che all’assaggio si sviluppa ed esprime in una nota di carbone, di idrocarburo e muffa.