Alla scoperta della Sardegna con i vini di Argiolas
La storica azienda sarda Argiolas protagonista di una serata organizzata dalla delegazione Ais di Mantova. Il racconto nelle parole di Bonesi e Mirandola...
RUBRICHE
Nonostante la recentissima commercializzazione dei primi frutti della vendemmia 2007, invece dei novelli ci siamo affidati ai ben più collaudati (e premiati….) prodotti della storica Cantina ARGIOLAS di Serdiana (CA) a cui si deve buona parte della rinascita dell’enologia sarda.
Certamente gran parte del merito di questa ripresa la si deve alla preziosa collaborazione con Giacomo Tachis, considerato a ragione il padre della moderna enologia italiana, e all’abile lavoro del Dr. Mariano Murru, enologo dell'azienda che sfortunatamente non è riuscito a presenziare alla serata a causa dell’infernale giornata di scioperi aerei.
La mancanza è stata tuttavia brillantemente colmata dal Delegato Provinciale Luigi Bortolotti, aiutato dalla grandiosa espressività di questi splendidi portabandiera isolani. Già, la cosa che ha maggiormente impressionato “noi del continente” è stata proprio la capacità di questi vini di trasmettere magicamente il sole, il calore e la vicinanza al mare tipici dell’isola, direttamente nei bicchieri senza filtro alcuno.
Come è possibile giungere ad un simile traguardo se non interpretando magistralmente le potenzialità del territorio innovandosi di anno in anno nella costante e “cocciuta” ricerca dell’eccellenza?
La storia degli Argiolas inizia negli anni '20 con Antonio e con una ventina di ha; oggi l'azienda si estende in 4 zone diverse (più di 60 ha in un territorio nel Comune di Serdiana, in zona collinare, a 300-350 mt di altitudine; 60 ha sulle colline poco distanti dal Comune di Siurgus dove si trova la Fattoria di Sisini su un terreno marnoso e calcareo; 140 ha nella zona di Selegas ed una nuova acquisizione più a sud, 15 ha di terreno arenario che si affaccia sul golfo di Palmas….per un totale di più di 260 ha!). I vigneti in genere godono di un’ottima esposizione sud, sud ovest , di una mite e favorevole condizione pedoclimatica con sbalzi termici ottimali per lo sviluppo ed il mantenimento delle sostanze coloranti ed aromatiche. Alla fine degli anni '70, quando la politica comunitaria invitava agli espianti e diversi produttori abbandonarono la viticoltura, i figli Franco e Giuseppe fecero la scelta coraggiosa (rivelatasi poi vincente!) di investire nella ristrutturazione dei vigneti e di riqualificare l'intera filiera produttiva, mutando la produzione da vino sfuso in vino di alta qualità, con l'aiuto di Tachis e Murru.
La sfida vinta da questa azienda è stata quella di riuscire a modernizzare l’enologia sarda, in passato legata alla vecchia impostazione grossolana basata sulla surmaturazione delle uve, sulla mancanza del controllo della temperatura (tipico problema anche della Sicilia) e che portava i vini ad avere sì grande struttura e potenza (come ad es. il Cannonau) ma anche scarse eleganza e finezza. I mosti non a caso venivano esportati nel nord del Paese e anche all'estero, in Francia soprattutto, per “tagliare” ed irrobustire i prodotti locali
Si parte ovviamente con i bianchi, ed i primi 2 vini che ci apprestiamo a degustare hanno prezzi veramente competitivi (6/7 €) in rapporto alla notevole qualità che emerge nei calici:
Nuragus 2006 ( nuragus 100%): colore paglierino dai riflessi dorati, al naso si mostra intenso e ricorda fiori e frutti bianchi (banana, pera, mela), salvia e macchia mediterranea. Aromatico e persistente in bocca, con un' ottima sapidità che torna nel retrogusto ricordando il salmastro marino, di buona morbidezza e corrispondenza gusto olfattiva; intenso,persistente, discreta PAI. Si tratta di un vino dal rapporto qualità /prezzo eccezionale dovuto in gran parte alla generosità del territorio argilloso,calcareo più che a particolari attenzioni in vigna.
Vermentino Costamolino 2006 (vermentino 95%, malvasia 5%): è il Vermentino di punta della Cantina ed è quello che ha fatto veramente comprendere ai sardi il valore di questo vitigno; giallo paglierino con fitti archetti che denotano una robusta alcolicità che però non viene percepita al gusto. Olfatto rapito da delicatissime sfumature di agrumi, pera (tipica)e ananas mentre, rispetto al precedente, si percepiscono meno le note salmastre. Al gusto ritroviamo le note olfattive in una perfetta fusione di frutta esotica e ci colpiscono l’ottimo equilibrio e la grande eleganza. L'accentuata freschezza fa tornare al retrogusto quanto percepito al naso. Rispetto al Nuragus sembra più caldo nonostante la simile gradazione alcolica mentre è sicuramente maggiore la PAI. Vista la notevole sapidità, sono ottimi entrambi in abbinamento con crostacei e primi piatti con erbe aromatiche.
E’ poi la volta del Vermentino riserva Is Argiolas 2006 (vermentino 100%) che già dai fitti riflessi dorati lascia presagire una maggiore complessità rispetto ai campioni assaggiati in precedenza. Grande intensità olfattiva con sentori di fiori gialli, melone e acacia perfettamente integrati con le note delicate di agrumi; l’equilibrio non è tuttavia perfetto a causa della sfumatura vanigliata che tradisce la giovinezza e ci autorizza a credere che tra qualche anno sarà perfetto. Al gusto è meno immediato dei precedenti ma sicuramente più complesso e rimaniamo del parere che pecchi di gioventù. Questa riserva è destinata all’alta ristorazione ed il prezzo sale di conseguenza. A nostro avviso la piacevolezza del Nuragus e del Costa Molino è superiore, appaiono piu' “allegri” , freschi, immediati. Questo invece ha la vera struttura da grande vino, complessa ma ancora in crescita.
Ci vengono serviti superbi “gnocchetti di patate con pancetta stufata con erba cipollina e ricotta affumicata” abilmente preparati dallo Chef Matteo del Ristorante Edelweiss di Castel d’Ario. L’abbinamento è perfetto soprattutto con i primi due vini dove la notevole sapidità ben contrasta la tendenza dolce di patate, pancetta e ricotta presenti nel piatto.
Giusto il tempo di “svuotare” i calici per far posto alla seconda parte di questo incontro con l’enologia sarda: i rossi da vitigni autoctoni dell’isola.
Il Korem 2005 (Bovale 55%, Carignano 35%, Cannoanu 10%), è il vero “pilastro” commerciale dell’azienda in quanto viene prodotto in grandi quantità. Apre le danze e si impone per il bel rubino con riflessi granati, impenetrabile. Al naso emergono i dodici mesi in barrique con intensi nuance di spezie dolci, caffè, argilla, carruba, sottobosco verde e prugna secca. Di grande espressività. Gusto quasi balsamico non appena si apre, nota pseudo calorica e buon equilibrio solo leggermente “sporcato” dagli irruenti tannini. Tra un paio d'anni sarà perfetto. Sul finale, di buona persistenza, ritornano i frutti rossi e le note balsamiche. Adattissimo all’abbinamento con cosciotto di agnello al mirto.
Is Solinas 2005 (95% Carignano , Bovale 5%) è stato commercializzato per la prima volta in aprile di quest’anno. Colore granato intenso; naso rapito dalle note terziarie di pepe nero e liquirizia perfettamente fuse con ciliegia, more e mirtilli. Bocca maggiormente elegante rispetto al Korem ma anche qui i tannini sono “ruspanti”; comunque di buona struttura e notevoli complessità e Pai. Assaggiato dopo qualche minuto lascia trasparire evidenti sentori di goudron e sembra più equilibrato, molto buona la mineralità.
Viene servita poi la seconda portata: Stinco di maiale arrosto alle erbe aromatiche, la cui notevole succulenza è perfettamente domata dai robusti tannini dei primi due rossi oltre ad esserci una perfetta corrispondenza tra l’aromaticità del piatto e l’intensità dei vini.
Veramente squisito! Non ci dimentichiamo mai di lodare l’abilità dello Chef Matteo nella preparazione dei piatti e quella del titolare Paolo Pergher nel consigliarli, ma lasciateci dire che questa volta si sono davvero superati con entrambe le portate come sottolineato dal lungo applauso dei presenti.
Finalmente giunge il momento dei fuoriclasse di Argiolas, i Turriga proposti nelle annate 2000 e 2003, blend di Cannonau 85%, Bovale 5%, Carignano 5% e Malvasia nera 5% . Le rese sono bassissime, la vendemmia avviene di primo mattino, le temperature severamente controllate. Ci vengono serviti insieme ad ottimi ed intensi pecorini isolani (due puri ed uno con l’aggiunta di latte vaccino) e ad un caprino stagionato otto mesi in grotte del Gennargentu dall’azzeccatissimo nome “Selvaggio”, tutti forniti dal Caseificio “Aresu-Sapori di Sardegna”.
Il 2003 è molto piacevole ed avvolgente al naso con sentori di frutto rosso, mora, erbe mediterranee, bacche di mirto, nonostante la sua giovinezza (questi tipi di vini “reggono” perfettamente invecchiamenti di oltre vent’anni!); raffinato, morbido, equilibrato, con tannino di ottima fattura che si esprimerà al massimo in futuro .. diamogli un pò di tempo(anche se i 5 grappoli li ha già conquistati!). Chiude con note minerali e molto lungo.
La versione del 2000, pur se più equilibrata della precedente, mostra ampi margini di miglioramento, e risulta sicuramente più morbido al palato e nei tannini, le note terziarie di cacao, vaniglia, liquirizia sono predominanti su quelle di prugna e mora.
Numerosissimi premi anche per la gemma finale, per quello che è riconosciuto come uno dei passiti migliori d'Italia: l' Angialis 2004 da uve Nasco e piccola percentuale di Malvasia di Cagliari portate a surmaturazione. Dorato, con brillanti riflessi ambra. Si apre lentamente un bouquet inebriante di fico secco, uva passa, miele, albicocca , scorza d'agrumi, ma poi si sviluppano delicate note salmastre, balsamiche e profumi del legno del mirto, che tendono a prendere il sopravvento.. Prezioso e straordinario anche in bocca dove si rivela morbido, polposo, ben equilibrato con un ritorno di frutta secca e miele nell'interminabile Pai.
Grazie all'Ais ancora una volta abbiamo avuto l'opportunità di conoscere grandi prodotti iscritti al registro dell'eccellenza nell'ambito dell'enologia italiana e che addirittura possono competere per classe, eleganza, finezza e qualità con i top-wines di tutto il mondo.
Certamente gran parte del merito di questa ripresa la si deve alla preziosa collaborazione con Giacomo Tachis, considerato a ragione il padre della moderna enologia italiana, e all’abile lavoro del Dr. Mariano Murru, enologo dell'azienda che sfortunatamente non è riuscito a presenziare alla serata a causa dell’infernale giornata di scioperi aerei.
La mancanza è stata tuttavia brillantemente colmata dal Delegato Provinciale Luigi Bortolotti, aiutato dalla grandiosa espressività di questi splendidi portabandiera isolani. Già, la cosa che ha maggiormente impressionato “noi del continente” è stata proprio la capacità di questi vini di trasmettere magicamente il sole, il calore e la vicinanza al mare tipici dell’isola, direttamente nei bicchieri senza filtro alcuno.
Come è possibile giungere ad un simile traguardo se non interpretando magistralmente le potenzialità del territorio innovandosi di anno in anno nella costante e “cocciuta” ricerca dell’eccellenza?
La storia degli Argiolas inizia negli anni '20 con Antonio e con una ventina di ha; oggi l'azienda si estende in 4 zone diverse (più di 60 ha in un territorio nel Comune di Serdiana, in zona collinare, a 300-350 mt di altitudine; 60 ha sulle colline poco distanti dal Comune di Siurgus dove si trova la Fattoria di Sisini su un terreno marnoso e calcareo; 140 ha nella zona di Selegas ed una nuova acquisizione più a sud, 15 ha di terreno arenario che si affaccia sul golfo di Palmas….per un totale di più di 260 ha!). I vigneti in genere godono di un’ottima esposizione sud, sud ovest , di una mite e favorevole condizione pedoclimatica con sbalzi termici ottimali per lo sviluppo ed il mantenimento delle sostanze coloranti ed aromatiche. Alla fine degli anni '70, quando la politica comunitaria invitava agli espianti e diversi produttori abbandonarono la viticoltura, i figli Franco e Giuseppe fecero la scelta coraggiosa (rivelatasi poi vincente!) di investire nella ristrutturazione dei vigneti e di riqualificare l'intera filiera produttiva, mutando la produzione da vino sfuso in vino di alta qualità, con l'aiuto di Tachis e Murru.
La sfida vinta da questa azienda è stata quella di riuscire a modernizzare l’enologia sarda, in passato legata alla vecchia impostazione grossolana basata sulla surmaturazione delle uve, sulla mancanza del controllo della temperatura (tipico problema anche della Sicilia) e che portava i vini ad avere sì grande struttura e potenza (come ad es. il Cannonau) ma anche scarse eleganza e finezza. I mosti non a caso venivano esportati nel nord del Paese e anche all'estero, in Francia soprattutto, per “tagliare” ed irrobustire i prodotti locali
Si parte ovviamente con i bianchi, ed i primi 2 vini che ci apprestiamo a degustare hanno prezzi veramente competitivi (6/7 €) in rapporto alla notevole qualità che emerge nei calici:
Nuragus 2006 ( nuragus 100%): colore paglierino dai riflessi dorati, al naso si mostra intenso e ricorda fiori e frutti bianchi (banana, pera, mela), salvia e macchia mediterranea. Aromatico e persistente in bocca, con un' ottima sapidità che torna nel retrogusto ricordando il salmastro marino, di buona morbidezza e corrispondenza gusto olfattiva; intenso,persistente, discreta PAI. Si tratta di un vino dal rapporto qualità /prezzo eccezionale dovuto in gran parte alla generosità del territorio argilloso,calcareo più che a particolari attenzioni in vigna.
Vermentino Costamolino 2006 (vermentino 95%, malvasia 5%): è il Vermentino di punta della Cantina ed è quello che ha fatto veramente comprendere ai sardi il valore di questo vitigno; giallo paglierino con fitti archetti che denotano una robusta alcolicità che però non viene percepita al gusto. Olfatto rapito da delicatissime sfumature di agrumi, pera (tipica)e ananas mentre, rispetto al precedente, si percepiscono meno le note salmastre. Al gusto ritroviamo le note olfattive in una perfetta fusione di frutta esotica e ci colpiscono l’ottimo equilibrio e la grande eleganza. L'accentuata freschezza fa tornare al retrogusto quanto percepito al naso. Rispetto al Nuragus sembra più caldo nonostante la simile gradazione alcolica mentre è sicuramente maggiore la PAI. Vista la notevole sapidità, sono ottimi entrambi in abbinamento con crostacei e primi piatti con erbe aromatiche.
E’ poi la volta del Vermentino riserva Is Argiolas 2006 (vermentino 100%) che già dai fitti riflessi dorati lascia presagire una maggiore complessità rispetto ai campioni assaggiati in precedenza. Grande intensità olfattiva con sentori di fiori gialli, melone e acacia perfettamente integrati con le note delicate di agrumi; l’equilibrio non è tuttavia perfetto a causa della sfumatura vanigliata che tradisce la giovinezza e ci autorizza a credere che tra qualche anno sarà perfetto. Al gusto è meno immediato dei precedenti ma sicuramente più complesso e rimaniamo del parere che pecchi di gioventù. Questa riserva è destinata all’alta ristorazione ed il prezzo sale di conseguenza. A nostro avviso la piacevolezza del Nuragus e del Costa Molino è superiore, appaiono piu' “allegri” , freschi, immediati. Questo invece ha la vera struttura da grande vino, complessa ma ancora in crescita.
Ci vengono serviti superbi “gnocchetti di patate con pancetta stufata con erba cipollina e ricotta affumicata” abilmente preparati dallo Chef Matteo del Ristorante Edelweiss di Castel d’Ario. L’abbinamento è perfetto soprattutto con i primi due vini dove la notevole sapidità ben contrasta la tendenza dolce di patate, pancetta e ricotta presenti nel piatto.
Giusto il tempo di “svuotare” i calici per far posto alla seconda parte di questo incontro con l’enologia sarda: i rossi da vitigni autoctoni dell’isola.
Il Korem 2005 (Bovale 55%, Carignano 35%, Cannoanu 10%), è il vero “pilastro” commerciale dell’azienda in quanto viene prodotto in grandi quantità. Apre le danze e si impone per il bel rubino con riflessi granati, impenetrabile. Al naso emergono i dodici mesi in barrique con intensi nuance di spezie dolci, caffè, argilla, carruba, sottobosco verde e prugna secca. Di grande espressività. Gusto quasi balsamico non appena si apre, nota pseudo calorica e buon equilibrio solo leggermente “sporcato” dagli irruenti tannini. Tra un paio d'anni sarà perfetto. Sul finale, di buona persistenza, ritornano i frutti rossi e le note balsamiche. Adattissimo all’abbinamento con cosciotto di agnello al mirto.
Is Solinas 2005 (95% Carignano , Bovale 5%) è stato commercializzato per la prima volta in aprile di quest’anno. Colore granato intenso; naso rapito dalle note terziarie di pepe nero e liquirizia perfettamente fuse con ciliegia, more e mirtilli. Bocca maggiormente elegante rispetto al Korem ma anche qui i tannini sono “ruspanti”; comunque di buona struttura e notevoli complessità e Pai. Assaggiato dopo qualche minuto lascia trasparire evidenti sentori di goudron e sembra più equilibrato, molto buona la mineralità.
Viene servita poi la seconda portata: Stinco di maiale arrosto alle erbe aromatiche, la cui notevole succulenza è perfettamente domata dai robusti tannini dei primi due rossi oltre ad esserci una perfetta corrispondenza tra l’aromaticità del piatto e l’intensità dei vini.
Veramente squisito! Non ci dimentichiamo mai di lodare l’abilità dello Chef Matteo nella preparazione dei piatti e quella del titolare Paolo Pergher nel consigliarli, ma lasciateci dire che questa volta si sono davvero superati con entrambe le portate come sottolineato dal lungo applauso dei presenti.
Finalmente giunge il momento dei fuoriclasse di Argiolas, i Turriga proposti nelle annate 2000 e 2003, blend di Cannonau 85%, Bovale 5%, Carignano 5% e Malvasia nera 5% . Le rese sono bassissime, la vendemmia avviene di primo mattino, le temperature severamente controllate. Ci vengono serviti insieme ad ottimi ed intensi pecorini isolani (due puri ed uno con l’aggiunta di latte vaccino) e ad un caprino stagionato otto mesi in grotte del Gennargentu dall’azzeccatissimo nome “Selvaggio”, tutti forniti dal Caseificio “Aresu-Sapori di Sardegna”.
Il 2003 è molto piacevole ed avvolgente al naso con sentori di frutto rosso, mora, erbe mediterranee, bacche di mirto, nonostante la sua giovinezza (questi tipi di vini “reggono” perfettamente invecchiamenti di oltre vent’anni!); raffinato, morbido, equilibrato, con tannino di ottima fattura che si esprimerà al massimo in futuro .. diamogli un pò di tempo(anche se i 5 grappoli li ha già conquistati!). Chiude con note minerali e molto lungo.
La versione del 2000, pur se più equilibrata della precedente, mostra ampi margini di miglioramento, e risulta sicuramente più morbido al palato e nei tannini, le note terziarie di cacao, vaniglia, liquirizia sono predominanti su quelle di prugna e mora.
Numerosissimi premi anche per la gemma finale, per quello che è riconosciuto come uno dei passiti migliori d'Italia: l' Angialis 2004 da uve Nasco e piccola percentuale di Malvasia di Cagliari portate a surmaturazione. Dorato, con brillanti riflessi ambra. Si apre lentamente un bouquet inebriante di fico secco, uva passa, miele, albicocca , scorza d'agrumi, ma poi si sviluppano delicate note salmastre, balsamiche e profumi del legno del mirto, che tendono a prendere il sopravvento.. Prezioso e straordinario anche in bocca dove si rivela morbido, polposo, ben equilibrato con un ritorno di frutta secca e miele nell'interminabile Pai.
Grazie all'Ais ancora una volta abbiamo avuto l'opportunità di conoscere grandi prodotti iscritti al registro dell'eccellenza nell'ambito dell'enologia italiana e che addirittura possono competere per classe, eleganza, finezza e qualità con i top-wines di tutto il mondo.
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui
I commenti dei lettori