Barolo. Tradizione. Storia. Cultura. Terroir.

Racconti dalle delegazioni
20 dicembre 2006

Barolo. Tradizione. Storia. Cultura. Terroir.

Sono i cardini principali della filosofia di una delle cantine più rinomate delle Langhe, l'azienda F.lli CAVALLOTTO di Castiglione Falletto (Cn) che ultimamente ha presenziato ad una serata-degustazione organizzata dall'Ais di Mantova presso il ristorante “Edelweiss” di Castel d'Ario.

Andrea Bonesi e Monica Mirandola

Giuseppe Cavallotto presenta la cantina: centomila bottiglie annue ottenute da 23 ettari di vigneto allocati in una delle zone più vocate per la produzione del Barolo. La conduzione è prettamente familiare ed orientata ai metodi di lavorazione tradizionali e biologici (lunghe macerazioni e fermentazioni, utilizzo di grandi botti di rovere al posto delle barrique) ma con un occhio sempre attento alle innovazioni tecnologiche. Dalle sue parole emerge la tradizione contadina piemontese fatta di orgoglio per il proprio lavoro, burbera concretezza ed autenticità reale. Non quelle apparenze che, purtroppo, al giorno d'oggi sempre più spesso vengono ostentate anche a discapito o in sostituzione della qualità.

Vengono portati in tavola i vini: si inizia con dei Dolcetto d'Alba, il “Vigna Scott” annata 2005 e il “Vigna Melera” del 2004. Già dall'attenta analisi dei colori (rubino con sfumature violacee il primo e tendente al granato il secondo) si possono dedurre le differenze tra i due: più tradizionale il Vigna Scott ,che emerge per la buona freschezza ed aromaticità che lo confermano come vino d'uso quotidiano ,splendidamente abbinabile ad esempio con il più classico dei piatti della tradizione piemontese, la Bagnacauda; più corposo il secondo , che esprime al naso sentori di frutta nera, spezie, cuoio, tabacco e corteccia ed al gusto si presenta con una buona struttura e complessità “nebbioleggiante” ,più che da Dolcetto, come conferma il produttore, spiegando che Vigna Melera gode di una favorevole esposizione a sud ovest solitamente destinata al più pregiato Barolo.

Si passa poi al Langhe Nebbiolo Riserva 2004, il quale mostra un colore leggermente mattonato e fitti archetti che denotano una buona alcolicità; il profumo è quello tipico con sentori di viola, frutti di bosco e spezie dolci così come il gusto, dove emergono tannini vigorosi ma eleganti. Nonostante la notevole struttura secondo molti dei presenti è quello che meglio si accompagna con la prima portata servita, maccheroncini mantovani allo stracotto d'asino.

E' poi la volta del vero protagonista della serata,il valido motivo che ha fatto accorrere alla degustazione una settantina di persone! Il ”Re del Vino e Vino dei Re”, il Barolo, presentato in ben 4 versioni: il “Bricco Boschis “ 2001 Docg che alla vista si presenta con un bel colore rubino mattonato dato dall'invecchiamento per tre anni in grandi botti di rovere di Slavonia, mentre al naso risulta abbastanza chiuso e necessita di “respirare” alcuni minuti negli ampi bicchieri prima di esprimere le consuete note di viola accompagnate da evidenti sentori di cuoio, mineralità, vegetale secco, pepe e cannella.
In bocca mostra qualche peccato (veniale) di gioventù evidenziando tannini leggermente ruvidi ed invadenti che invitano a tenerlo in cantina ancora qualche anno.

Successivamente viene servito il pluri premiato “Vignolo Riserva” 2000 che già dal colore manifesta evidenti riflessi aranciati che fanno presagire un maggior equilibrio poi confermato all'assaggio; al naso lascia trasparire note di frutta nera e poi viola, rosa appassita,corteccia, tabacco e soprattutto sontuose note balsamiche di eucalipto e menta. In bocca è caldo ed avvolgente,i tannini sono equilibrati e maturi, con grande finale lungo e persistente;un'eccellente interpretazione del territorio, un vero fiore all'occhiello.

Grande finezza ed eleganza si riscontrano successivamente nel “Bricco Boschis Vigna San Giuseppe Riserva” 2000, che appaga fin dalla vista con il bel colore rosso rubino con riflessi aranciati , e si distingue al naso per un marcato profumo di ginestra; al palato denota una vellutata morbidezza e complessità sorretta da tannini evidenti (come un vero Barolo deve sempre avere) ma non invadenti,che lasciano presagire ottime potenzialità di invecchiamento.

Per ultimo viene servito il prestigioso “Bricco Boschis Vigna S. Giuseppe Riserva” 1997 che si dimostra pronto alla degustazione esibendo suadenti note terziarie accompagnate da sentori di funghi e tarfufo. All'assaggio esprime una notevole armonia e complessità, eccezionali la persistenza e l'intensità : adeguato simbolo di quello che per molti rimane il vino italiano maggiormente rappresentativo al mondo.

Insieme a questi eccellenti rappresentanti dell'enologia nazionale viene servito un invitante Stinco di vitello glassato agli aromi che, nonostante la notevole finezza e struttura, regge a fatica il confronto con i superbi Barolo degustati che fanno la gioia degli amanti del vitigno Nebbiolo da molti considerato come il più ricco di personalità tra gli autoctoni d'Italia.

Tra torta sbrisolona e caffè, il Presidente della sezione Ais di Mantova, Luigi Bortolotti, invita i presenti ad esprimere liberamente i propri pareri anche se discordi, visto che solo dal sano confronto possono emergere spunti fondamentali per crescere; tutti sono comunque d'accordo nel lodare il buon lavoro svolto dalla Cantina Cavalloto nella creazione di vini caratteristici e rispettosi delle tradizioni; valori sempre più difficili da trovare in molti dei Barolo in commercio, nati spesso per assecondare l'attuale richiesta di vini facili, omologati e di pronta beva.

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