Bolgheri, l’eleganza e l’equilibrio dei grandi rossi di Poggio al Tesoro

Racconti dalle delegazioni
12 dicembre 2025

Bolgheri, l’eleganza e l’equilibrio dei grandi rossi di Poggio al Tesoro

Insieme a Christian Cocco e Federico Bovarini, miglior sommelier di Lombardia 2023, un viaggio attraverso l’evoluzione stilistica dell’azienda bolgherese.

Alessandro Gaboardi

AIS Como ha dedicato una serata di approfondimento all’azienda toscana Poggio al Tesoro, guidata da Christian Cocco, responsabile aziendale, e da Federico Bovarini, miglior Sommelier di Lombardia 2023. L’incontro ha unito storia e filosofia produttiva, raccontando come la famiglia Allegrini, uno dei simboli dell’enologia italiana, abbia scelto Bolgheri per dar vita a un progetto che oggi è riconosciuto a pieno titolo come una delle eccellenze della denominazione.

Bolgheri: territorio unico tra mare e colline

Il territorio di Bolgheri, nel comune di Castagneto Carducci, rappresenta un caso curioso nel panorama vitivinicolo italiano: un areale relativamente piccolo, 13 km in direzione nord-sud e 7 km est-ovest, capace però di racchiudere una varietà di suoli e condizioni pedoclimatiche tale da rendere possibile la produzione di vini che si sono guadagnati prestigio a livello mondiale.

Dal punto di vista geologico, Bolgheri ha origini differenti: sedimenti marini convivono con depositi alluvionali. La straordinaria variabilità dei suoli, molto spesso riscontrabile nell’arco di pochi metri, è uno dei motivi per i quali non è mai stato selezionato un vitigno dominante. Terreni sabbioso-argillosi, tendenzialmente alcalini, profondi e ricchi di scheletro, consentono alle piante di trovare acqua anche nelle annate siccitose, garantendo vini “ricchi ma equilibrati”, con un frutto maturo, una struttura elegante e una salinità distintiva.

La vicinanza al Mar Tirreno gioca un ruolo decisivo, le sue brezze, costanti sia di giorno sia di notte, garantiscono un effetto rinfrescante, contribuendo a mantenere la temperatura media annuale di Bolgheri più bassa rispetto ad altre zone della costa toscana. Le escursioni termiche, con notti fresche anche in piena estate, favoriscono una maturazione delle uve lenta e regolare, contribuendo allo sviluppo di aromi complessi e alla preservazione dell’acidità. 

La luminosità, amplificata dalla riflessione del mare, rende la fotosintesi particolarmente efficiente. Le precipitazioni, circa 600 mm annui, sono ben distribuite e aiutano a evitare gli stress idrici più severi.

Dalle origini ai Supertuscan: la nascita del mito di Bolgheri

Dalla fine del ‘600 fino alle rivoluzioni agronomiche dell’Ottocento e alla consacrazione del Novecento, Bolgheri si è affermata come territorio dall'identità complessa ma straordinariamente vocata. 

A trasformare per sempre la storia di Bolgheri fu il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, che volle provare a creare un nuovo tipo di vino, ispirato dal modello dei vini francesi. Egli impiantò negli anni ’40 alcune barbatelle di cabernet sauvignon in una zona protetta dal vicino mare, al quale si attribuiva, erroneamente, la colpa della cattiva riuscita dei vini locali.

Il vino del Marchese rimase un fenomeno limitato al consumo della famiglia e di pochi intimi amici fino alla fine degli anni ’60, nel 1972 fu commercializzata la prima annata di Sassicaia (vendemmia 1968), mentre nel 1985 Robert Parker rilasciò la sua leggendaria valutazione 100/100 sul suo Wine Advocate, 

Nel 1983 fu approvato il primo Disciplinare di tutela dei Vini Bolgheri che fece emergere due fenomeni distinti: i vini a denominazione di origine, bianco e rosato, protetti dalla denominazione che tuttavia non avevano caratteristiche tali da rendere riconoscibile e rinomato il territorio nel mondo, mentre eccellenze viticole toscane, spesso contenenti uvaggi a base cabernet e merlot, noti anche come Supertuscan denominati vini da tavola. La DOC Bolgheri Rosso, introdotta nel 1994, ha infine riconosciuto formalmente ciò che la qualità dei vini già raccontava da decenni.

Poggio al Tesoro: la visione di Marilisa Allegrini

Il progetto Poggio al Tesoro nasce alla fine degli anni ’90, quando Marilisa e Walter Allegrini, già produttori di riferimento in Valpolicella, intuiscono il potenziale di Bolgheri, in un momento in cui la denominazione stava emergendo come nuovo polo internazionale del vino. Essere “i primi della seconda generazione” ha permesso loro un privilegio raro: scegliere i terreni. I primi 5 ettari acquistati, nel 2001, si trovavano nella prestigiosa area della “vigna sopra strada”, impiantata nel 1994 ad alta densità (10.000 ceppi/ha) secondo il modello bordolese. Da lì l’azienda è cresciuta fino agli attuali 70 ettari, distribuiti in appezzamenti distinti, ognuno con caratteristiche proprie.

L’eredità di Walter, scomparso prematuramente appena prima della prima vendemmia, è presente in ogni scelta aziendale, dalla sensibilità agronomica, alla passione per il cabernet franc e soprattutto la convinzione che Bolgheri fosse il luogo ideale per costruire un progetto di respiro internazionale.

Una filosofia produttiva ispirata alla modernità

Per Poggio al Tesoro il concetto di “modernità” non coincide con mera tecnica, ma con definizione, pulizia espressiva e riconoscibilità dello stile aziendale. Christian Cocco ha sottolineato spesso l’importanza di eliminare i “rumori di fondo”, per arrivare all’obiettivo secondo cui il vino deve esprimere un’identità coerente anno dopo anno pur nel rispetto dei ritmi imposti dal ciclo naturale. La gestione dei diversi appezzamenti, con terreni complessi e variegati, consente coltivare varietà che offrono diverse sfumature utili a modulare i blend con l’obiettivo di mantenere equilibrio e integrità stilistica.

La vendemmia, condotta in regime biologico, è il momento in cui culminano mesi di attenzione e osservazione continua, viene articolata in fasi, grazie alla capacità di “indirizzare” ogni vigneto verso il vino più adatto.

  • rosati: merlot e cabernet franc raccolti precocemente per privilegiare freschezza e acidità.
  • vermentino: vendemmie scalari, da raccolte notturne per la componente più floreale a raccolte tardive con macerazioni per struttura e complessità. Pur producendo un’unica etichetta, di fatto è un “blend di lavorazioni”.
  • rossi: syrah e merlot nelle zone argillose e fresche, cabernet sauvignon e cabernet franc sulla via Bolgherese, dove i terreni più aridi portano maturazioni anticipate, per finire con petit verdot e seconde raccolte di cabernet nei vigneti delle Sondraie.

La degustazione

Toscana IGT Mediterra 2023
Syrah 40%, merlot 30%, cabernet sauvignon 30%

Al primo sguardo Mediterra svela la sua natura solare: un colore rubino intenso e luminoso, attraversato da riflessi vividi che ne esaltano la giovinezza. Il profilo aromatico si apre su note balsamiche di erbe officinali che preparano il terreno a sensazioni più scure e profonde. Il profilo floreale è delicato su sfumature da pot-pourri, a cui fanno seguito liquirizia, pepe nero e un leggero accenno di incenso.  Gli aromi di frutta matura, mora, prugna e susina nera, si intrecciano a quelli di macchia mediterranea, origano, timo e una punta di alloro. 

In bocca il vino conferma il suo stile: attacco morbido e arrotondato, tessitura vellutata e tannino docile. La vivace freschezza sostiene un sorso scorrevole, mentre la sapidità dona profondità e dinamismo. La progressione è continua e armoniosa: dal frutto al balsamico, fino a un finale succoso, piacevole e pulito, di buona persistenza, agile e appagante.

Bolgheri Rosso DOC Il Seggio 2023
Merlot 50%, cabernet sauvignon 20%, cabernet franc 20%, petit verdot 10%

Si presenta con un colore rubino fitto e brillante con leggere sfumature granato. All’aspetto olfattivo racconta fin da subito complessità e impatto. Note di frutta scura polposa, amarena croccante, mora, ribes nero, accompagnate da sentori più morbidi e dolci derivanti dal passaggio in legno. Le spezie, vaniglia, cardamomo, cannella sono ben integrate, sono in sottofondo. Un profilo aromatico ampio, orizzontale, profondo e avvolgente.

All'assaggio emerge immediatamente un equilibrio assoluto. Il centro bocca è pieno, avvolgente ma mai pesante; il tannino è soffice ma presente, centrato e proporzionato. Le componenti fresche e morbide si intrecciano con grande naturalezza, sostenute da un'acidità che allunga il sorso e dona slancio. La persistenza è articolata, corposa, con un finale fruttato e speziato che rimane deciso, ma elegante. Armonioso, preciso, profondo senza mai perdere bevibilità.

Bolgheri Superiore DOC Sondraia 2020
Cabernet sauvignon 65%, merlot 25%, cabernet franc 10%

Nel calice emerge un colore rubino fitto, di grande concentrazione, preludio a un naso ricco e stratificato. L’impatto aromatico è potente e composto: note balsamiche, frutta nera matura e succosa, accenni di ribes e mirtillo, seguiti da liquirizia, pepe, e nuances minerali quasi ferrose. Sensazioni nitide e ben integrate, il legno dialoga con le note fruttate senza minimamente sovrastarle: cioccolato bianco, vaniglia, un tocco di noce di cocco, mandorla e nocciola dolce.

Al palato mostra vigore ed equilibrio. La struttura è importante, piena, ma sostenuta da una freschezza mirata che previene ogni possibile pesantezza. Il sorso è continuo, profondo, sapido e vibrante. Il finale è lungo, ricco, elegante, in cui la persistenza è giocata su una trama di balsamico, frutto e una leggerissima dolcezza speziata. Un vino che pur essendo pronto suggerisce un potenziale evolutivo affascinante.

Bolgheri Superiore DOC Sondraia 2009
Cabernet sauvignon 65%, merlot 25%, cabernet franc 10%

Il naso è profondamente diverso rispetto ai calici precedenti, i profumi sono fatti più ampi e complessi, virando su tonalità evolutive. Confettura di prugna, ciliegia sotto spirito, fico disidratato, note marine e iodate, racchiuse in una cornice delicata che richiama note smaltate, di ceralacca e di tabacco. Gli aromi di cacao si sono evoluti, sono diventati più scuri, più amari, mentre le note balsamiche virano verso aromi evoluti di sottobosco. Armonico, stratificato, di grande fascino.

Il sorso è compatto, denso, poderoso, con un tannino presente ma perfettamente integrato nel corpo del vino, più potente rispetto all’annata 2020. La struttura è più ampia e più setosa, pur mantenendo una freschezza sorprendente. Nel finale emergono profondità e salinità, insieme a una chiusura lunga, asciutta, elegante. Un vino che invita a riflettere sul tempo.

Bolgheri Superiore DOC Dedicato a Walter  2020
Cabernet franc 100%

Vino dal colore rubino, concentrato, che al naso si presenta con una straordinaria pienezza aromatica: frutti rossi e neri compatti, spezie delicate, nota balsamica intensa ed elegante, pot-pourri, corredati da una componente vegetale dolce, indizio di un cabernet franc particolarmente maturo. Il passaggio in legno è presente come sfumatura: vaniglia, cacao seguiti da delicati cenni tostati.

Il sorso è equilibrato, cremoso, armonico, distribuito impeccabilmente tra frutto, acidità, tannino e sapidità che si esprime in una lunga e lineare progressione con un finale persistente e tridimensionale, di rara precisione gustativa. Un vino complesso, ma sorprendentemente immediato nella beva.

Bolgheri Superiore DOC Dedicato a Walter 2009
Cabernet franc 100%

Si presenta in una veste granato fitta, con un naso decisamente evoluto: note terziarie marcate, frutto in confettura, sotto spirito, accenni balsamici più scuri, sensazioni iodate. L’invecchiamento ha arricchito il quadro aromatico con spezie, tabacco biondo, cacao amaro, e delicate note di cuoio.

In bocca il vino è vigoroso, deciso, con un tannino muscolare, ma perfettamente coerente con la fase evolutiva. Il sorso è profondo, di grande ampiezza e struttura. Il finale è molto lungo, persistente, complesso: un vino che oggi mostra la sua maturità senza rinunciare alla freschezza, un racconto della verticalità del cabernet franc.

Eleganza, equilibrio e longevità: il filo rosso della serata

La selezione di Poggio al Tesoro ha evidenziato un fil rouge distintivo: vini moderni, profondi, di grande equilibrio e straordinaria longevità. In particolare, le annate 2020 hanno stupito per freschezza ed eleganza, mentre le 2009 hanno mostrato come stile, territorio e mano del produttore possano evolvere mantenendo identità e finezza.

Una serata che ha unito tecnica, storia e passione, confermando la grandezza di Bolgheri e la personalità dei vini di Poggio al Tesoro.