Bordeaux: l'eleganza e l'intesità dei sapori

Il racconto della serata dedicata a Bordeaux organizzata da Ais Lodi e condotta da Massimo Castellani, delegato Ais di Firenze

Marzia Pinotti

Per far sì che una serata sia ben riuscita ci vogliono almeno due ingredienti: vini eccellenti e un bravo relatore. Ma se il relatore in questione è Massimo Castellani (delegato AIS di Firenze) la serata non può che essere memorabile. Dopo la degustazione dedicata al sangiovese (gennaio 2007) è tornato a raccontarci il mondo complesso del Bordeaux attraverso cinque vini e un’unica annata – il 2003 – riconosciuta da tutti come la più calda degli ultimi cinquant’anni e caratterizzata da vini con masse coloranti e gradazioni alcoliche alquanto insolite per la zona (13, 14, persino 14.5 contro gli 11, 11.5, massimo 12 gradi alcolometrici).



Come sapientemente illustrato da Castellani, i protagonisti di questa storia sono molti. Innanzi tutto due fiumi navigabili che a un tratto confluiscono in uno, l’oceano poco distante che mitiga il clima e le numerose foreste che proteggono dalle piogge e dai venti marini. In secondo luogo il territorio, alluvionale e rigorosamente privo di alture (salvo la “montagna” di St Emilion alta ben 150 metri slm), tutto un susseguirsi imprevedibile di sabbie, ghiaie e argille che mutano composizione di continuo. Infine i due vitigni simbolo, internazionali ovunque tranne che qui, finalmente autoctoni e liberi di esprimere qui e qui soltanto la loro tipicità: il Cabernet Sauvignon e il Merlot, ovvero la potenza e l’eleganza, sorretti e accompagnati in proporzioni variabili dal Cabernet Franc, la spalla vegetale, e dal Petit Verdot, la nota tannica.



In degustazione sono stati presentati tre Cabernet Sauvignon provenienti rispettivamente da Margaux, St Julien e Pauillac e due Merlot targati St Emilion e Pomerol. Ciò che colpisce di questi vini è che, pur provenendo da vigneti distanti al massimo 40 chilometri uno dall’altro, in realtà sono espressione precisa e peculiare di territori molto diversi tra loro. Unica nota comune l’eleganza e il fatto (per noi italiani curioso) che lì molto di rado si sente parlare di enologi e winemakers. In Francia il grande vino lo fa il vigneto, l’uomo si limita a interpretare ciò che il vigneto produce.



“Un grande vino deve vedere l’acqua” recita un detto bordolese e qui infatti l’acqua non manca a cominciare dall’etimologia che vuole Medoc derivante dal latino “medio aquae”. Proprio in mezzo alle acque sono state piantate negli anni le vigne vecchie, proprio lì, lungo i fiumi sui terreni poco profondi, ghiaiosi e molto permeabili di Margaux, dove i vini hanno minor struttura ma grande finezza e sono caratterizzati da tannini eleganti e ampi profumi; sui suoli medio-ghiaiosi e molto drenanti di St Julien, dove la sabbia si mescola a substrati ferrosi e a ghiaia e i vini si presentano con maggior struttura; sui suoli argillosi di Pauillac, dove i vini sono ancora più strutturati e in assoluto i più longevi e conosciuti al mondo; e infine sui terreni argilloso-calcarei di St Emilion e di Pomerol, dove le temperature sono più fredde e il merlot, con la sua grande forza e unicità, la fa da padrone.



DEGUSTAZIONE



CHATEAU FERRIERE – MARGAUX 2003.

8 ha. Vigneti di 35 anni. Vendemmia manuale, vinificazione in acciaio, macerazione di 20 gg, malolattica in barrique, affinamento tra i 16 e i 18 mesi in barrique, di cui il 60% nuove.

Gr. 13%. Vitigni: 80% Cabernet Sauvignon, 15% Merlot, 5% Petit Verdot.




Colore quasi impenetrabile con cupe trasparenze di granato. Al naso colpisce subito una nota prepotente di cacao che sfuma in sentori di ribes e cassis molto maturi. Come sempre nei Margaux, non ci sono note vegetali molto vistose e i profumi sono evoluti e di grande impatto. Anche in bocca il vino crea il medesimo effetto, esprimendo una forza iniziale che, dopo un ingresso da prima donna, a poco a poco si attenua e scivola nell’eleganza, dimostrando una maturità piena e rotonda sebbene i tannini lascino sul finale un leggero strascico verde. Il vino è comunque elegantissimo e si apre al palato con una piacevolezza davvero notevole. Non è un vino muscolare, ma dimostra a ogni assaggio grande linearità e coerenza.



CHATEAU TALBOT - ST JULIEN 2003

Azienda fondata nel 1500. 102 ha. Enologo: Ribeareau-Gayon. Uso di tini troncoconici e di barriques nuove per il 50 %.

Gr. 13%. Vitigni: 66% Cabernet Sauvignon, 26% Merlot, 5% Petit Verdot, 3% Cabernet Franc.




Ancor più impenetrabile del precedente, al naso si rivela più complesso, una nota fruttata netta e molto intensa, una speziatura elegante e toni boisé molto discreti. Nessun aspetto vegetale emerge nel bicchiere. Se al naso è potente, in bocca lo è ancora di più, meravigliosamente tannico e così persistente da far impallidire il precedente. Questo è un vino che esplode e resta potente fino alla fine senza mai deludere. La nota vegetale si sente appena nel suo finale di caffè, mentre i tannini sono maturi, morbidi, grassi, in perfetto equilibrio tra loro. E’ un vino di grande eleganza, forza ed equilibrio che si lascia bere anche da solo.



CHATEAU PONTET CANET – PAUILLAC 2003

Gr. 13%. Vitigni: 62% Cabernet Sauvignon, 32% Merlot, 5% Cabernet Franc, 1% Petit Verdot.



Colore impenetrabile, simile all’inchiostro, che solo a guardarlo promette una grande struttura. Al naso risulta crudo, involuto, con note di frutta fresca e qualche sentore vegetale che sembrano evolvere con una certa lentezza. Il Cabernet Sauvignon si fa sentire con le sue note giovanili e i profumi più freschi, specialmente il floreale che pare ancora un po’ verde. Al contrario il legno si fa sentire un po’ troppo e le sue note di cacao e liquirizia finiscono per sovrastare gli altri sentori anziché fondersi con essi. In bocca è grande e molto persistente ma al tempo stesso è acerbo e sgraziato con i tannini che abbondano e spingono, decisi, quasi aggressivi lasciando però presagire una certa eleganza. Non è un vino imperfetto. E’ solo un vino che ha bisogno di fare ancora molta bottiglia per potersi esprimere al meglio.



CHATEAU LA DOMINIQUE – ST EMILION 2003

18.5 ha. Enologo: Michel Rolland. Fermentazione in tini troncoconici e barriques nuove. Affinamento di 18 mesi.

Gr. 14%. Vitigni: 80% Merlot, 15% Cabernet Franc, 5% Cabernet Sauvignon.




Colore intenso, cupo e denso, al naso rivela note tostate piuttosto aggressive tra cui prevale il tabacco e un insolito sentore di finocchietto selvatico che richiama il legno americano. Qui il legno prevale sul vino per scelta – una scelta discutibile ma non tacciabile di inesperienza vista la fama dell’enologo (Michel Rolland). In bocca è caldo, morbido, piuttosto tannico, con una buona struttura e una bella persistenza, giocato più sulla potenza che sull’eleganza, tutte le carte in regola, niente da dire, ma ciò nonostante questa libera interpretazione del merlot non convince, non cattura l’attenzione, né tanto meno suscita entusiasmi. E’ un vino che osa ma chissà perché alla fine risulta comunque poco interessante, come qualcosa di già visto e già assaggiato.



CHATEAU GAZIN – POMEROL 2003

26ha più 24ha a vigneto. 5500 piante/ha, di cui le piante più giovani 35 anni. 20/30 giorni di macerazione a 25-30°C in acciaio e cemento. Malolattica in barrique. 18 mesi di affinamento.

Gr. 13,5%. Vitigni: 90% Merlot, 7% Cabernet Sauvignon, 3% Cabernet Franc.




Grande colore, molto importante, a metà tra il rubino e il granato. Al naso si rivela più tenue degli altri ma anche più elegante, con sentori dolci di frutta rossa e una nota boisé molto piacevole che ben si armonizza nel bicchiere. Unica asperità la liquirizia, che a differenza dei toni affiatati di cacao, cuoio e caffè si erge simile a un controcanto; è un’asperità che può anche sembrare sconcertante ma che in realtà ne esalta l’equilibrio e l’estrema eleganza. In bocca poi è entusiasmante, fresco, morbidissimo, sontuosamente tannico e molto persistente. E’ un vino davvero strepitoso.

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