Cantina Quadra Franciacorta: un viaggio tra storia, territorio e innovazione

Nel cuore pulsante della Franciacorta, tra dolci colline moreniche che custodiscono memorie antiche e un paesaggio intriso di tradizione e innovazione, la Delegazione Cremona-Lodi ha avuto il privilegio di vivere un’esperienza che ha superato i confini della consueta visita in cantina, trasformandosi in un autentico viaggio nel tempo.

Maria Luisa Costa

A fare da cornice a questa straordinaria giornata, la cantina Quadra, incastonata nella pittoresca località di Sant’Eusebio, a Cologne. Accolti da Giovanni Felini, responsabile dell’accoglienza, guida esperta e appassionata, i soci di AIS Cremona-Lodi sono stati condotti lungo un percorso narrativo ricco di fascino: ogni parola, ogni gesto, ha saputo rendere la storia del territorio viva e coinvolgente, catturando l’attenzione e l’interesse di tutti i presenti.

Le radici di una rivoluzione enologica

«Sessant’anni fa il business qui in Franciacorta non era di certo il vino», esordisce Giovanni con il sorriso di chi conosce intimamente ogni pietra di questo territorio. «Quello che succedeva era un business legato più all'agricoltura di superficie, granaglia, bosco per fare mobili o legna da ardere».

Difficile immaginare che la Franciacorta, oggi emblema della spumantistica italiana di qualità, sia stata in passato una terra dedicata all’industria pesante. Una metamorfosi profonda, che contribuisce a rendere ancora più affascinante la storia di questo territorio che ha saputo reinventarsi con determinazione. Dopo la Seconda guerra mondiale, con le città del Nord devastate e da ricostruire, l’economia bresciana fu trainata dalla siderurgia. Il ferro, proveniente proprio da queste zone, fu la materia prima essenziale per la rinascita urbanistica ed economica del dopoguerra. Proprio da questa solida base industriale nacque, negli anni successivi, una nuova consapevolezza agricola, che avrebbe portato alla nascita di una delle più prestigiose denominazioni italiane.

La denominazione stessa affonda le radici nel catasto napoleonico del 1800, quando per la prima volta venne definito il toponimo Franciacorta, derivante dalle "curtes francae" le corti monastiche esenti da tasse che caratterizzavano la zona. Un legame indissolubile tra storia e territorio che ancora oggi si percepisce in ogni angolo di questa terra benedetta.

Il sogno francese che diventa realtà lombarda

Nel corso della visita, il racconto si è aperto con una domanda tanto semplice quanto significativa: perché proprio a Brescia nasce un vino come il Franciacorta? E perché richiama così da vicino lo champagne? La risposta affonda le radici nel secondo dopoguerra, in quel periodo di fermento economico e culturale che ha modificato profondamente i gusti e le ambizioni del Paese. L’Italia che rinasce guarda oltre i confini, desidera il meglio e aspira all’eleganza anche a tavola.

Il boom economico degli anni Sessanta porta sulle tavole italiane e del territorio bresciano nuovi ingredienti, come il pesce, considerato allora una scelta esotica e raffinata. E quale vino poteva accompagnare al meglio piatti tanto innovativi? Non più soltanto il Verdicchio, ma una bollicina capace di evocare i fasti delle corti reali europee, simbolo di prestigio e festa: lo champagne.

È in questo contesto che, nel 1961, Franco Ziliani firma per la prima volta un’etichetta con il nome "Franciacorta", dando forma a un’idea nata nel dopoguerra con un primo tentativo dei fratelli Ferlinghetti. Non si trattò di semplice emulazione, ma di visione: se la qualità dello champagne era indiscussa e se le condizioni pedoclimatiche della Franciacorta permettevano di coltivare uve eccellenti, perché non tentare di creare un metodo classico tutto italiano, capace di competere con i grandi nomi francesi?

La nascita del Franciacorta fu dunque un gesto di audacia e di fiducia nel potenziale di un territorio ancora poco conosciuto fuori dai confini locali. L’imprenditorialità di quegli anni, unita al desiderio di affermazione culturale, ha dato origine a un vino che oggi rappresenta una delle punte di diamante dell’enologia italiana.

Un territorio che è un libro aperto di geologia

Una passeggiata tra i vigneti che si trasforma in una vera e propria lezione di geologia applicata alla viticoltura. Con uno sguardo che abbraccia l’orizzonte, ha tracciato con precisione la mappa naturale che ci circonda: «Siamo a sud del Monte Orfano – ci spiega ancora Giovanni –, alle nostre spalle si estende la grande pianura padana per 85 chilometri, mentre il lago di Iseo è poco oltre quella collina, a soli 15 chilometri». Il terreno su cui poggiamo i piedi racconta una storia antichissima: «25 mila anni fa qui c’era un ghiacciaio – prosegue Giovanni –. Sciogliendosi ha trascinato con sé detriti e sedimenti per millenni, formando questi suoli così unici». A testimonianza, ci mostra un sasso raccolto da terra: «Vedete? Non ha spigoli vivi, è completamente arrotondato. È l’acqua che ha fatto questo».

Ma il vero fascino della Franciacorta risiede nella sua sorprendente complessità pedologica. Basta infatti spostarsi di poco per notare cambiamenti radicali: «Un chilometro più avanti i sassi cambiano forma e composizione, e la terra si fa più scura, più rossa, segno di una maggiore presenza di ferro». Questa eterogeneità, a lungo percepita dagli operatori del territorio, oggi è finalmente riconosciuta anche dal punto di vista ufficiale. Dal 2024, grazie al meticoloso lavoro di mappatura condotto da Alessandro Masnaghetti, sono state introdotte le UGA, Unità Geografiche Aggiuntive, strumenti fondamentali per valorizzare la diversità della Franciacorta. «Qui siamo nella UGA di Sant’Eusebio», precisa Giovanni. «Attraversando la strada, entriamo in Santa Maria, mentre poco più avanti si passa a Zocco. E sotto il Monte Orfano, quella zona si chiama semplicemente 'Il Monte'. Cento passi, e tutto cambia».

La filosofia Quadra: dove l'uomo fa la differenza

«Quando parliamo di Franciacorta, parliamo di una formula magica: 33% clima, 33% territorio, 34% uomo», sottolinea Giovanni con convinzione. E questo 34% rappresentato dall'uomo è ciò che caratterizza profondamente la filosofia di Quadra.

La famiglia Ghezzi arriva nel 2003 e dà vita a questa realtà che oggi conta 10-12 persone, tutte rigorosamente del territorio. »Siamo in via Sant'Eusebio a Cologne, una ex colonia romana fondata nel 246 a.C. I Romani erano soliti dividere i territori in castrum o quartieri che venivano definite quadra, e questa era l'ultima parte di una quadra, ecco perché è rimasto questo nome», racconta Giovanni, rivelando l'origine del nome aziendale.

«La qualità la diamo per scontata, lavoriamo sull'interpretazione, sull'identità, questo è quello che fa la differenza nel mondo enologico», racconta con passione. L'approccio è quello di un'agricoltura sostenibile consapevole: «Lavoriamo in organico finché possiamo e poi utilizziamo prodotti di sintesi che agiscono in maniera precisa, solo sul grappolo, senza interferire con quello che c'è intorno».

La gestione del vigneto rivela un'attenzione maniacale per ogni dettaglio. «Oggi come media siamo intorno alle 5.000-5.500 piante per ettaro, in modo tale che l'aria passi in mezzo e asciughi le foglie e il cordone speronato garantisce una produzione controllata» rivela Giovanni mentre camminiamo tra i filari perfettamente allineati. 

Di particolare rilievo è il progetto di sperimentazione legato all'erbamat, il quarto vitigno oggi autorizzato nella produzione del Franciacorta. Questo vitigno autoctono, storicamente radicato nel territorio ma a lungo dimenticato, può concorrere fino a un massimo del 10% nel blend, con l’eccezione del Satèn, dove non è ammesso. Attualmente è in corso una sperimentazione che potrebbe prevedere l’utilizzo dell’erbamat in purezza, una strada ancora non giunta al prodotto finito ma che potrebbe rivelarsi una scoperta sorprendente. Un’iniziativa che testimonia come l’innovazione possa dialogare armoniosamente con la tradizione, valorizzando la biodiversità e la storia enologica locale.

La visita prosegue nella cantina ipogea, scavata a 28 metri di profondità, «un unico rettangolo perfetto» come la descrive Giovanni. Qui la tecnologia moderna si sposa con il rispetto della tradizione centenaria del Metodo Classico. Vengono utilizzate due tipologie di pressatura: la vasca a polmone per il 90%, e la cocarde, un sistema francese dedicato al metodo classico, chiarisce mostrando i macchinari.

La filosofia produttiva privilegia la pulizia del mosto 48 ore di sedimentazione e una chiarificazione vegetale, scelta non per motivi etici ma per una questione stilistica e tecnica. «La chiarificazione vegetale ha un rilascio ossidativo inferiore, quindi un mosto più versatile e più verticale», precisa Giovanni con competenza tecnica.

La vendemmia avviene in modo rigorosamente manuale, con l’impiego di piccole cassette e una selezione meticolosa dei grappoli. A sottolineare l’importanza di questa fase è Giovanni, che non ha dubbi: «Chi seleziona i grappoli svolge un ruolo cruciale, perché è dalla qualità delle uve che tutto ha origine». Ogni passaggio del processo produttivo, spiega, è determinante per il risultato finale. «Lavoriamo con attenzione e passione - prosegue – ognuno mette a disposizione le proprie competenze, contribuendo con dedizione a un obiettivo comune: dare espressione all’identità e all’interpretazione del nostro vino».

I vini in degustazione

La visita si conclude con una degustazione che rappresenta il coronamento di questa esperienza formativa. Ogni etichetta racconta una parte della storia e della filosofia aziendale, permettendo di assaporare concretamente ciò che durante la visita è stato narrato con tanta passione.

Franciacorta - QSatèn Brut Millesimato 2021

Esordisce in degustazione la tipologia più suadente della Denominazione: il Satèn, interpretato da Quadra con eleganza e precisione. Prodotto con chardonnay (70%) e pinot bianco (30%), è il risultato di una presa di spuma a pressione ridotta che dona al vino una sensazione tattile vellutata, cremosa, quasi setosa.

Il colore è giallo paglierino brillante con riflessi dorati, accompagnato da un perlage fine e persistente che testimoniano un'eccellente presa di spuma e un affinamento sui lieviti di qualità superiore. All’olfatto il profilo aromatico rivela un'elegante complessità, caratterizzato da note di fiori bianchi, principalmente acacia e biancospino, seguite da scorza di agrume candito, nocciola fresca, crema al limone e delicate sfumature di zabaione e pandoro. Il gusto conquista con la sua morbidezza elegante, una partenza vellutata e avvolgente bilanciata da una freschezza ben calibrata e un finale sapido e armonico, che invita al secondo sorso. È un Satèn che sa farsi ricordare, con una piacevolezza che non scade mai nella prevedibilità.

Franciacorta - Quadra EretiQ dosaggio zero visione 2018

Seconda referenza in assaggio l’EretiQ come suggerisce il nome è un vino “eretico”, che rompe le regole con stile. La sua nascita è frutto di una visione controcorrente: un progetto che si è posto fin dall’inizio l’obiettivo di rompere gli schemi e offrire qualcosa di distintivo. La vendemmia 2018 ha fornito le basi per questa espressione innovativa, giocata sull’equilibrio e sulla purezza, attraverso l’eliminazione completa del dosaggio zuccherino e una vinificazione quasi priva di legno. Il vino è composto in parti uguali da pinot nero (50%) e pinot bianco (50%), e affina sui lieviti per 50 mesi. Il risultato è un vino schietto, essenziale, che si propone come esperienza sensoriale fuori dagli schemi.

Nel calice si presenta giallo paglierino arricchito da riflessi verdolini, che riflette visivamente la sua freschezza e giovinezza. Il profilo olfattivo è intrigante, con sentori di frutta tropicale, piccoli frutti rossi, zenzero e fieno secco, quasi a evocare un’aria da mercatino speziato d’autunno, mentre sullo sfondo si percepiscono delicate fragranze floreali. Tutto è orchestrato con una leggerezza consapevole e mai banale, quasi a voler trasmettere visivamente e olfattivamente l’idea di libertà e rottura con la tradizione, in perfetto stile “eretico”. Al gusto l’esperienza è complessa e coinvolgente. L’assenza di zucchero si traduce in precisione espressiva e si alternano sensazioni fresche e sapide a quelle morbide e avvolgenti, è vivace, equilibrato e persistente. Ha un gioco armonico che conquista tutti. 

Franciacorta - QZero dosaggio zero 2018

Ancora una volta un “non dosato”, ma qui con una visione diversa. Il QZero 2018 si distingue per la sua natura senza compromessi, per potenza, verticalità e complessità, grazie a un assemblaggio ben bilanciato: 50% chardonnay, 30% pinot nero, 20% pinot bianco e ai suoi 57 mesi sui lieviti.

Il vino si presenta con un colore giallo paglierino brillante con sfumature dorate, il perlage è fine e persistente. Emerge un bouquet complesso e affascinante con note agrumate all’olfatto, fiori secchi, panificazione delicata, intrecciate a sentori vegetali e iodati che evocano il mare. Al gusto il QZero è teso, deciso, sapido, con una struttura lunga e profonda, culminante in una piacevole nota balsamica che dona freschezza e pulizia. È il vino della purezza e della chiarezza, un Franciacorta rigoroso ma comunicativo, un vino elegante ma deciso, capace di catturare l’attenzione con la sua personalità e che affascina anche il neofita.

Franciacorta - QZero riserva dosaggio zero 2016 

Con la Riserva 2016 si sale di intensità. Vino di struttura e meditazione, è ottenuto da 100% pinot nero vinificato in bianco, senza dosaggio, con un lungo affinamento sui lieviti di oltre 60 mesi come previsto da disciplinare. Questo Riserva rappresenta un’espressione audace e senza compromessi del vitigno.

All’esame visivo si mostra giallo dorato pieno, luminoso. Il profilo aromatico è ricco, intenso e austero, all’olfatto note di frutta matura, crosta di pane, mandorla tostata, erbe officinali e accenti iodati che conferiscono un’ottima complessità. Al gusto è verticale, di grande spessore e lunghezza. La bocca è accarezzata da una trama sapida e da una freschezza incisiva. Un Franciacorta Riserva di rara coerenza e personalità, che incarna la filosofia dell’essenzialità più autentica ed esprime ancora un notevole potenziale evolutivo.

Franciacorta - ControcchiO extra brut 2017

Un vino nato da un’annata difficile, segnata da una gelata primaverile (19 aprile 2017) che ha decimato la produzione. Ciò che è rimasto è stato selezionato con cura e vinificato con sensibilità per dare origine a questo Extra Brut che porta nel nome la sua eccezionalità. Un vino formato per l’80% chardonnay e 20% pinot bianco.

Visivamente si presente con un colore giallo paglierino con riflessi dorati, grana fine e numerosa. Intenso l’olfatto, emergono note di frutta croccante, un importante bouquet floreale, spezie fini e pietra focaia. Ha una buona qualità olfattiva. Al gusto il sorso è deciso, secco e asciutto, buona acidità e sapidità con una lunghezza sorprendente e una personalità elegante e sobria, il tutto corollato da un buon equilibrio e una distinta qualità complessiva. Un Franciacorta che dimostra come spesso dalle difficoltà nascano le espressioni più pure e sincere.

Quadra UG1941+81 ST 2011

Parte della collezione "Raccolto", questa etichetta commemorativa celebra gli 80 anni del fondatore Ugo Ghezzi. Si tratta di un Satèn di alta gamma, blend di chardonnay (70%) e pinot bianco (30%), con dosaggio di 5 g/l e lungo affinamento. Questo vino si distingue per la sua armonia e delicatezza, frutto di un’annata eccezionale (2011, considerata tra le migliori degli ultimi 15 anni) e di un affinamento prolungato.

Alla vista è giallo paglierino con riflessi dorati, accompagnato da un perlage fine e persistente che sottolinea la qualità del Franciacorta. L’esame olfattivo offre un bouquet complesso e invitante con frutta croccante, camomilla, erbe officinali, petali di zagara, scorza di agrume, in una composizione olfattiva delicata e avvolgente che invita all’assaggio. Al gusto è armonico, fresco e leggermente sapido. Raffinato e misurato, rappresenta il lato più classico e contemplativo della gamma Quadra.

Pinot nero IGT Sebino 2011 - Acchiappa Sogni 

Chiusura in rosso, con un’etichetta fuori dal tempo e fuori dalla categoria. L’Acchiappa Sogni in versione magnum di pinot nero vinificato fermo, vendemmia 2011, espressione rara in una terra di bollicine.

All’esame visivo si presenta di un rosso granato limpido, colore evoluto ma di grande pulizia e luminosità. Il profilo olfattivo è da manuale: rosa appassita, ciliegia sotto spirito, pepe nero, cuoio e legno nobile perfettamente integrato. Un bouquet maturo ma ancora vivace e in evoluzione. Il gusto e armonico, struttura media con acidità viva e un tannino ben domato e perfettamente integrato con una finezza elevata. Un vino che parla di tempo, pazienza e ambizione: un vero acchiappa-sogni in bottiglia.

Sette vini, sette voci, sette storie. La degustazione da Quadra non è stata solo una rassegna di stili, ma un viaggio nella diversità interpretativa del Franciacorta, dove ogni scelta dal vitigno all’affinamento, dalla zonazione all’assenza di dosaggio racconta un’identità forte, consapevole e moderna. Un’esperienza che i presenti della delegazione Cremona-Lodi ricorderanno a lungo, come tappa fondamentale di formazione e passione.

Un'esperienza che va oltre la degustazione

«Quando ci soffermiamo troppo su clima e territorio, finiamo per parlare soltanto della cornice e della tela», osserva Giovanni, con una metafora che racchiude l’essenza della Franciacorta. «È l’interpretazione dei colori su quella tela, dentro quella cornice, a fare davvero la differenza».

Parole che hanno accompagnato un incontro ricco di contenuti e suggestioni, capace di arricchire le conoscenze dei presenti e di ribadire quanto la Franciacorta continui a rappresentare un'eccellenza enologica dove tradizione e innovazione si intrecciano in armonia. Un equilibrio raro, che riesce a trasformare l’uva in emozione e la terra in poesia.

In questo scenario, la Franciacorta ha saputo scrivere alcune delle pagine più significative della storia del vino italiano, dimostrando come la visione dell’uomo possa plasmare un territorio e generare eccellenze riconosciute a livello internazionale.

La visita alla cantina Quadra si è rivelata molto più di un semplice momento formativo: è stata un’esperienza autenticamente immersiva, che ha permesso ai partecipanti di comprendere da vicino come passione, competenza e rispetto per l’ambiente possano dare vita a prodotti di altissimo livello. Un luogo dove la voce della terra trova piena risonanza nelle parole e nei gesti di chi ogni giorno la vive e la coltiva.

La Franciacorta, oggi come ieri, continua a crescere, spinta da scelte coraggiose e da visioni lungimiranti. «Qui non produciamo soltanto vino: costruiamo cultura», conclude Giovanni. E noi, con il calice in mano, non possiamo che condividerne pienamente il senso.