Castello delle Regine protagonista a Mantova
Il racconto della serata dedicata all'azienda umbra di Paolo Nodari organizzata dalla delegazione Ais di Mantova
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Il giorno dopo S. Valentino l’Ais di Mantova ha fatto a noi innamorati del nettare di Bacco uno splendido regalo organizzando una degustazione dei vini dell’azienda umbra “Castello delle Regine di Amelia (TR).
Il titolare dell’azienda, l’Avvocato Paolo Nodari, a causa del traffico autostradale intenso è giunto al Ristorante Edelweiss di Castel d’Ario con qualche minuto di ritardo, ma ci hanno pensato il Delegato Provinciale Luigi Bortolotti e il famoso enologo Franco Bernabei ad introdurne la filosofia aziendale.
Quest’ultimo ci spiega come “Castello delle Regine” non sia una semplice cantina bensì una vera e propria tenuta agricola, dove negli oltre 400 ettari in proprietà (di cui ca. 100 vitati), si è voluto ricostruire un vero e proprio angolo di paradiso dove trovano dimora 7000 piante di olivo (di cui molte ultracentenarie…), ampi boschi, un allevamento di bovini della razza Chianina dove le pregevoli carni vengono poi servite all’interno del ristorante abbinate ai prestigiosi vini prodotti.
Bernabei ha voluto inizialmente comprendere prima di tutto la natura dei suoli, operando profondi scalzi di oltre un metro per analizzare a fondo i terreni, per poi creare una vera e propria zonazione con l’obiettivo di individuare quali vitigni potessero meglio esprimersi.
Detta così sembra una cosa scontata ma, purtroppo, molto spesso le aziende non rispettano la natura dei suoli ma rincorrono piuttosto i vitigni di moda in quel momento anche se non particolarmente adatti al terreno a cui sono destinati.
Lo staff del Ristorante Edelweiss ha voluto omaggiare l’origine mantovana dell’Avv. Nodari proponendo un menù tipico delle nostre zone iniziando con un antipasto di Cicciole pressate e Grana Padano dei prati alti che hanno accompagnato i primi quattro vini serviti.
Bortolotti conduce la degustazione cominciando ovviamente dal “Bianco delle Regine 2006” (Chardonnay 30%, Sauvignon 30%, Riesling 30%, Pinot Grigio 10%) che già dal colore paglierino carico denota un bel caratterino…al naso poi esprime l’intensità di un mazzo di fiori bianchi appena colti (gelsomino, mughetto, acacia) per poi lasciar trasparire sentori fruttati di bergamotto, ananas e banana. In bocca colpiscono la notevole freschezza e sapidità che fanno salivare abbondantemente (o forse si tratta dell’acquolina in bocca che ci viene pensando a come ben si sposerà con i dolci tortelli di zucca che ci arriveranno da lì a poco?), ma non da meno sono la struttura e l’equilibrio che stupiscono anche perché la maturazione si è protratta solo in acciaio.
Interviene nuovamente Bernabei soffermandosi su questo prodotto che ritiene una dimostrazione di come anche in questa regione (oggi famosa più per i rossi) si possano fare ottimi bianchi in risposta alla crisi dell’Orvieto, magari puntando sull’autoctono Grechetto o sugli internazionali.
Tocca poi al “Rosso di Podernovo 2004” (Sangiovese 80%, Syrah 10%, Montepulciano 10%) che a discapito del lignaggio dei vitigni che lo compongono, si dimostra un vino non particolarmente complesso e di pronta beva adatto alla cucina di tutti i giorni. Nel bicchiere si mostra con un bel rubino e al naso esprime note di frutti e fiori rossi (ciliegia e iris), per poi chiudere con note erbacee di pomodoro e terziarie (un anno di barrique) di pepe nero. Discretamente lunga la Pai.
Ci arrivano poi i due “Princeps” da uve Cabernet Sauvignon (60%), Sangiovese (20%) e Merlot (20%) proposti nelle annate 2002 e 2003 e serviti proprio in quest’ordine contrariamente alla regola classica di degustare prima i vini più giovani, poiché il 2003 secondo Bortolotti mostra una personalità più spiccata. Si presentano di un rubino intenso e all’olfatto lasciano percepire entrambi una perfetta fusione tra le note fruttate (ribes, mirtillo) e quelle vegetali quasi balsamiche d'erba medica e spezie. In bocca sono diversi con tannini ancora leggermente ruspanti per il 2002 e più setosi nel 2003, che dimostra un equilibrio maggiore dovuto forse all’alcolicità tipica del millesimo caldo. Maturano un anno in botte piccola e due in bottiglia.
Poco prima che vengano serviti i primi piatti: Tortelli di zucca fatti rigorosamente in casa e l’immancabile Risotto alla Pilota con Puntel di costine di maiale, arriva l’Avv. Nodari che con la sua coinvolgente simpatia saluta i presenti scusandosi per il ritardo e dicendosi molto felice di poter tornare a degustare i mai dimenticati sapori della grande cucina mantovana.
Spiega che la tenuta Castello delle Regine rappresenta il realizzarsi di un sogno costato molto tempo, denaro e fatica che si concretizza in una vera azienda agricola dove si è voluto ricreare l’archetipo classico di fattoria umbro-toscana (siamo nel sud dell’Umbria al confine con il Lazio) dove nei terreni di proprietà vengono allevate numerose chianine (immancabili in una fattoria che sì rispetti…). Dice di aver trovato in Bernabei la persona ideale per dare vita a quest'ambizioso progetto in quanto ritiene che “ sa far bene l’enologo come io faccio l’avvocato”.
Ovviamente non è bastata l’intesa professionale per sviluppare una realtà così importante, ma sono serviti ingenti capitali, tenacia e lungimiranza uniti alla consapevolezza che un ambiente cocciutamente integro e naturale rivela in alcuni casi situazioni antieconomiche (come per esempio i cinghiali che scorrazzano liberamente nei boschi adiacenti arrecando molti danni a colture e vigne).
Dopo l’assaggio dei prelibati piatti è il momento di degustare i vini in purezza prodotti dalla cantina: i Merlot proposto nelle annate 2004 e 2003 e Sangiovese Selezione del Fondatore 2001. Prende la parola Bernabei spiegando che crede ciecamente nelle grandi potenzialità del Merlot coltivato in questo lembo d’Umbria tanto da sbilanciarsi nell’ambizioso progetto di voler dimostrare come tra qualche anno possa addirittura sfidare il mitico Chateau Petrus!.
Anche per il Sangiovese del Fondatore ha parole d’elogio perché crede che il vitigno possa esprimersi splendidamente anche al di fuori della Toscana. Ci ha svelato di averlo portato all’insaputa dei presenti ad una degustazione alla cieca di Brunelli dove si è classificato terzo su dieci…
Andiamo quindi ad assaporare i Merlot 2004 e 2003 (riposano un anno in barrique e quindici mesi in bottiglia) che si mostrano di un rubino compatto dalla trama fittissima; incantano l’olfatto con sentori d'amarena, resina, tabacco e cioccolato fondente. In bocca sono entrambi complessi, morbidi e caldi (soprattutto il 2003) con tannini dolci che si fondono con note balsamiche. Pronto il 2003 mentre il 2004 può forse migliorare con qualche anno di riposo in cantina. Per entrambi Pai molto lunga e ricca di note vegetali e terziarie.
E’ la volta del Sangiovese Selezione del Fondatore 2001 a cui ci avviciniamo con grosse aspettative dopo il preambolo di Bernabei. In questo caso il colore è più tendente al granato (un anno di barrique e tre in bottiglia) ed al naso emergono nettamente note di humus, rabarbaro, china e fiori rossi. Rispetto ai Merlot, in questo caso la personalità del vitigno emerge nella notevole acidità che gli permetterà una lunga vita in cantina e nell’equilibrio più spostato verso le durezze. E’ sicuramente più scontroso e cerebrale non concedendosi così facilmente al primo assaggio, ma poi ripaga il fortunato di turno con una lunga persistenza dove si rincorrono note di sottobosco, humus, caffè e tartufi che incantano il palato.
Grandi prodotti quindi che ci fanno ancor di più apprezzare l’opera dell’Avvocato Nodari che, spinto dalla grande passione per la cultura rurale umbra, ha da poco terminato la nuova cantina di 1200 mq che dovrà lavorare a pieno regime per soddisfare le numerose richieste che stanno arrivando da tutto il mondo.
Ci invita per una visita e noi…. lo accontenteremo!!!!
Il titolare dell’azienda, l’Avvocato Paolo Nodari, a causa del traffico autostradale intenso è giunto al Ristorante Edelweiss di Castel d’Ario con qualche minuto di ritardo, ma ci hanno pensato il Delegato Provinciale Luigi Bortolotti e il famoso enologo Franco Bernabei ad introdurne la filosofia aziendale.
Quest’ultimo ci spiega come “Castello delle Regine” non sia una semplice cantina bensì una vera e propria tenuta agricola, dove negli oltre 400 ettari in proprietà (di cui ca. 100 vitati), si è voluto ricostruire un vero e proprio angolo di paradiso dove trovano dimora 7000 piante di olivo (di cui molte ultracentenarie…), ampi boschi, un allevamento di bovini della razza Chianina dove le pregevoli carni vengono poi servite all’interno del ristorante abbinate ai prestigiosi vini prodotti.
Bernabei ha voluto inizialmente comprendere prima di tutto la natura dei suoli, operando profondi scalzi di oltre un metro per analizzare a fondo i terreni, per poi creare una vera e propria zonazione con l’obiettivo di individuare quali vitigni potessero meglio esprimersi.
Detta così sembra una cosa scontata ma, purtroppo, molto spesso le aziende non rispettano la natura dei suoli ma rincorrono piuttosto i vitigni di moda in quel momento anche se non particolarmente adatti al terreno a cui sono destinati.
Lo staff del Ristorante Edelweiss ha voluto omaggiare l’origine mantovana dell’Avv. Nodari proponendo un menù tipico delle nostre zone iniziando con un antipasto di Cicciole pressate e Grana Padano dei prati alti che hanno accompagnato i primi quattro vini serviti.
Bortolotti conduce la degustazione cominciando ovviamente dal “Bianco delle Regine 2006” (Chardonnay 30%, Sauvignon 30%, Riesling 30%, Pinot Grigio 10%) che già dal colore paglierino carico denota un bel caratterino…al naso poi esprime l’intensità di un mazzo di fiori bianchi appena colti (gelsomino, mughetto, acacia) per poi lasciar trasparire sentori fruttati di bergamotto, ananas e banana. In bocca colpiscono la notevole freschezza e sapidità che fanno salivare abbondantemente (o forse si tratta dell’acquolina in bocca che ci viene pensando a come ben si sposerà con i dolci tortelli di zucca che ci arriveranno da lì a poco?), ma non da meno sono la struttura e l’equilibrio che stupiscono anche perché la maturazione si è protratta solo in acciaio.
Interviene nuovamente Bernabei soffermandosi su questo prodotto che ritiene una dimostrazione di come anche in questa regione (oggi famosa più per i rossi) si possano fare ottimi bianchi in risposta alla crisi dell’Orvieto, magari puntando sull’autoctono Grechetto o sugli internazionali.
Tocca poi al “Rosso di Podernovo 2004” (Sangiovese 80%, Syrah 10%, Montepulciano 10%) che a discapito del lignaggio dei vitigni che lo compongono, si dimostra un vino non particolarmente complesso e di pronta beva adatto alla cucina di tutti i giorni. Nel bicchiere si mostra con un bel rubino e al naso esprime note di frutti e fiori rossi (ciliegia e iris), per poi chiudere con note erbacee di pomodoro e terziarie (un anno di barrique) di pepe nero. Discretamente lunga la Pai.
Ci arrivano poi i due “Princeps” da uve Cabernet Sauvignon (60%), Sangiovese (20%) e Merlot (20%) proposti nelle annate 2002 e 2003 e serviti proprio in quest’ordine contrariamente alla regola classica di degustare prima i vini più giovani, poiché il 2003 secondo Bortolotti mostra una personalità più spiccata. Si presentano di un rubino intenso e all’olfatto lasciano percepire entrambi una perfetta fusione tra le note fruttate (ribes, mirtillo) e quelle vegetali quasi balsamiche d'erba medica e spezie. In bocca sono diversi con tannini ancora leggermente ruspanti per il 2002 e più setosi nel 2003, che dimostra un equilibrio maggiore dovuto forse all’alcolicità tipica del millesimo caldo. Maturano un anno in botte piccola e due in bottiglia.
Poco prima che vengano serviti i primi piatti: Tortelli di zucca fatti rigorosamente in casa e l’immancabile Risotto alla Pilota con Puntel di costine di maiale, arriva l’Avv. Nodari che con la sua coinvolgente simpatia saluta i presenti scusandosi per il ritardo e dicendosi molto felice di poter tornare a degustare i mai dimenticati sapori della grande cucina mantovana.
Spiega che la tenuta Castello delle Regine rappresenta il realizzarsi di un sogno costato molto tempo, denaro e fatica che si concretizza in una vera azienda agricola dove si è voluto ricreare l’archetipo classico di fattoria umbro-toscana (siamo nel sud dell’Umbria al confine con il Lazio) dove nei terreni di proprietà vengono allevate numerose chianine (immancabili in una fattoria che sì rispetti…). Dice di aver trovato in Bernabei la persona ideale per dare vita a quest'ambizioso progetto in quanto ritiene che “ sa far bene l’enologo come io faccio l’avvocato”.
Ovviamente non è bastata l’intesa professionale per sviluppare una realtà così importante, ma sono serviti ingenti capitali, tenacia e lungimiranza uniti alla consapevolezza che un ambiente cocciutamente integro e naturale rivela in alcuni casi situazioni antieconomiche (come per esempio i cinghiali che scorrazzano liberamente nei boschi adiacenti arrecando molti danni a colture e vigne).
Dopo l’assaggio dei prelibati piatti è il momento di degustare i vini in purezza prodotti dalla cantina: i Merlot proposto nelle annate 2004 e 2003 e Sangiovese Selezione del Fondatore 2001. Prende la parola Bernabei spiegando che crede ciecamente nelle grandi potenzialità del Merlot coltivato in questo lembo d’Umbria tanto da sbilanciarsi nell’ambizioso progetto di voler dimostrare come tra qualche anno possa addirittura sfidare il mitico Chateau Petrus!.
Anche per il Sangiovese del Fondatore ha parole d’elogio perché crede che il vitigno possa esprimersi splendidamente anche al di fuori della Toscana. Ci ha svelato di averlo portato all’insaputa dei presenti ad una degustazione alla cieca di Brunelli dove si è classificato terzo su dieci…
Andiamo quindi ad assaporare i Merlot 2004 e 2003 (riposano un anno in barrique e quindici mesi in bottiglia) che si mostrano di un rubino compatto dalla trama fittissima; incantano l’olfatto con sentori d'amarena, resina, tabacco e cioccolato fondente. In bocca sono entrambi complessi, morbidi e caldi (soprattutto il 2003) con tannini dolci che si fondono con note balsamiche. Pronto il 2003 mentre il 2004 può forse migliorare con qualche anno di riposo in cantina. Per entrambi Pai molto lunga e ricca di note vegetali e terziarie.
E’ la volta del Sangiovese Selezione del Fondatore 2001 a cui ci avviciniamo con grosse aspettative dopo il preambolo di Bernabei. In questo caso il colore è più tendente al granato (un anno di barrique e tre in bottiglia) ed al naso emergono nettamente note di humus, rabarbaro, china e fiori rossi. Rispetto ai Merlot, in questo caso la personalità del vitigno emerge nella notevole acidità che gli permetterà una lunga vita in cantina e nell’equilibrio più spostato verso le durezze. E’ sicuramente più scontroso e cerebrale non concedendosi così facilmente al primo assaggio, ma poi ripaga il fortunato di turno con una lunga persistenza dove si rincorrono note di sottobosco, humus, caffè e tartufi che incantano il palato.
Grandi prodotti quindi che ci fanno ancor di più apprezzare l’opera dell’Avvocato Nodari che, spinto dalla grande passione per la cultura rurale umbra, ha da poco terminato la nuova cantina di 1200 mq che dovrà lavorare a pieno regime per soddisfare le numerose richieste che stanno arrivando da tutto il mondo.
Ci invita per una visita e noi…. lo accontenteremo!!!!
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