Château Musar: la resilienza nel settore vinicolo
Racconti dalle delegazioni
11 marzo 2025

La più importante cantina libanese, fondata quasi cento anni fa, ancora oggi contribuisce a scrivere una pagina importante di storia enologica in una realtà per nulla semplice. AIS Brescia ha proposto due verticali sotto la guida esperta di Mariano Francesconi.
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Ci sono cantine che diventano importanti grazie alla posizione favorevole in cui si trovano o alla fama di cui gode il territorio e poi ci sono quelle che invece devono lavorare sodo per valorizzare, attraverso il loro operato, il terroir in cui insistono nonostante ci siano situazioni non facili da gestire. Château Musar è sicuramente fra le seconde.
Il nome, Musar, deriva dall’arabo e sta ad indicare un luogo che mette insieme bellezza e sacralità, un binomio importante anche quando si parla di vino. «La prima volta che ho sentito parlare di Château Musar è stato diversi anni fa da un produttore di Borgogna a cui i proprietari della cantina avevano chiesto una consulenza; mi ha raccontato di questa esperienza con grande entusiasmo, tanto da incuriosirmi» ci rivela Mariano Francesconi; a fine degustazione gli chiedo qual è la loro annata più “vecchia” degustata, mi risponde: «1971, parecchi anni fa» a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, del grande bagaglio di conoscenza acquisito su questa realtà vinicola.
La storia della cantina
Fondata nel 1930 in Libano da Gaston Hochar, capostipite di una famiglia di origine francese, sarà il figlio Serge a prenderne le redini dopo alcuni anni: a 29 anni diventerà infatti il responsabile della produzione dopo aver svolto un percorso di studi in Enologia e un periodo di formazione a Bordeaux, maturando importanti esperienze in diversi Château. Sarà lui a scegliere e dettare le linee guida per le diverse produzioni, a seguito di varie sperimentazioni, sino a dare vita alla propria “formula” per i suoi vini, delineando così lo stile dell’intera linea produttiva di Château Musar.
Il suo impegno e la sua dedizione saranno tali che la cantina inizierà ad avere un risalto non soltanto nazionale, valicherà i confini e nel 1984 Decanter eleggerà Serge Hochar uomo del vino dell’anno, come a voler gratificare il suo poderoso impegno nel fare vino, farlo conoscere e apprezzare e far scoprire al Mondo il territorio da cui nasce.
Insieme a lui nella gestione della cantina ci sono il fratello Ronald e i rispettivi figli ma nessuno di loro si occupa della parte enologica. Su questo fronte dagli anni ’90 gli si affianca - fino a prendere il suo posto a seguito della sua scomparsa avvenuta nel 2021 - Tarek Sakr, enologo con una storia particolare che vale la pena di raccontare: Tarek vede per la prima volta la pubblicità dei vini di Château Musar a 14 anni e da quel momento riceve una sorta di “vocazione”. Studierà Agraria, grazie al suo impegno e la sua determinazione vincerà una borsa di studio a Montpellier, effettuerà uno stage presso Château Lafite Rothschild e rientrando in Libano, grazie al suo curriculum e alla sua tenacia, realizzerà il suo sogno: diventare l’enologo di Château Musar, ruolo che ricopre dal 1992. “Occorre creare un legame fra viticoltura e vinificazione e non considerare mai il vino come una semplice bevanda ma come un essere vivente. Nel 2021 ho festeggiato la mia trentesima vendemmia, in tutti questi anni ho allenato il mio gesto al fine di ottenere un vino puro, profondo, perché per me Château Musar non è un vino, è uno stile di vita”. Queste le parole di Tarek Sakr che diventano quasi una sorta di Manifesto.
Resilienza enologica in Libano
Quasi un secolo di storia per questa realtà che ha dovuto affrontare il conflitto mondiale, la guerra civile e adesso anche la nuova fase complicata che coinvolge il Medio Oriente.
Nonostante tutto Château Musar è sempre andata avanti, continuando imperterrita il proprio operato in cantina e nei vigneti per fare quello che le riesce meglio: il vino.
D’altronde il Libano ha una storia vinicola che risale già a 5000 anni fa, ancor prima che in tutti i contesti europei. Già nel Medioevo ci sono riscontri di scambi commerciali che riguardavano il vino dolce di Tyro ma è con il mandato francese di metà 900 che la viticoltura tornerà a rivestire un ruolo importante: vengono impiantati diversi vitigni francesi e anche i consumi si dimostrano significativi. La guerra civile distruggerà tutto ma la cantina non si è mai fermata tranne in un paio di annate in cui non è riuscita ad effettuare la produzione. Tutto ciò è stato possibile, oltre che per la perseveranza dimostrata dalla famiglia Hochar, anche per merito della posizione strategica della cantina: Gaston Hachar aveva voluto che la tenuta venisse realizzata a Ghazir, distante dal centro di Beirut circa 25 km, scelta che si è rilevata vincente.
Ad oggi in tutta la Nazione ci sono soltanto 24 produttori per un totale di 7.000 ettari vitati con bassissime rese. La Valle della Beqaa è la zona dove si concentrano maggiormente le produzioni.
Territorio, suoli e sistema di allevamento
La superficie vitata di Château Musar è di circa 180 ettari – gli ultimi in ordine di tempo sono stati acquistati nel 2018, aggiungendo circa 40 ettari alla proprietà - alcuni dei quali si trovano ancora su piede franco e con viti che raggiungono anche i 90 anni.
I vigneti si trovano nella zona della Beqaa, (paragonabile alle nostre Marche come estensione) a Kefraya e Aana, sull’Altopiano di Ksara, a mille metri sul livello del mare, godendo di 300 giorni di Sole l’anno e beneficiando di un clima fresco in fase di maturazione delle uve. Si tratta della regione più montuosa dell’intero areale, tra le due catene montuose parallele del Monte Libano e l’Anti-Libano il che permette di godere di una discreta escursione termica nei mesi più caldi e di piovosità molto contenuta. I suoli sono principalmente terre rosse su calcari e basalti, il sistema di allevamento utilizzato è simile all’alberello - ma con la pianta più esposta e meno interrata rispetto all’alberello di Pantelleria - e prende il nome di Sistema Gobelet.
Vitigni a bacca rossa e vitigni a bacca bianca
I vitigni che portano alla realizzazione di Château Musar rosso sono il cabernet sauvignon, il cinsault e il grenache, tutti e tre utilizzati in parti uguali. Il cabernet sauvignon si distingue per la sua presenza cromatica, l’olfatto dipende molto dal tipo di vinificazione e dal varietale ma generalmente è riconoscibile per i profumi di spezie, ciliegie mature, legno di cedro, grafite ed erbette aromatiche; una buona struttura e la presenza di tannini lo rendono longevo sino a 30 anni. Il grenache ha un colore con sfumature più evolute, caratteristica che si nota anche nei sentori: principalmente confettura, cuoio ed erbe secche; è un vitigno che conferisce buona struttura ma soprattutto alcolicità mentre l’acidità e il tannino sono contenuti così come lo è il potenziale evolutivo che generalmente non va oltre i 15 anni. Il cinsault è un vitigno un po' scarico di colore, un po' come il nostro Pinot Nero; l’olfatto offre note aspre (lampone e violetta generalmente) poca la struttura e il tannino con un potenziale evolutivo dai 5 agli 8 anni.
Ogni vitigno fermenta con i propri lieviti in vasche di cemento per circa 6 mesi; una volta stabilizzato matura per un anno in botti di rovere francese. Segue la fase di assemblaggio e stabilizzazione per altri 12 mesi in acciaio per poi concludere la fase produttiva con l’affinamento in bottiglia, nella cantina di Ghazir, per almeno 4 anni.
I due vitigni a bacca bianca utilizzati sono invece l’Obaideh e il Merwah - entrambi autoctoni - con una percentuale di circa 60’% del primo e il restante 40% del secondo; fino a qualche anno fa entrambi facevano passaggio in legno, nelle ultime annate l’obaideh a volte fermenta anche in acciaio mentre il mervah fermenta e affina in rovere francese per almeno 9 mesi. Segue la fase di assemblaggio e l’affinamento in bottiglia per almeno 6 anni.
La serata è proseguita con la degustazione di tre annate di Château Musar rosso e tre annate di Château Musar bianco, partendo prima dai rossi e a seguire i bianchi.
La degustazione
Château Musar rosso 2000 - 13.5%
È bello fermarsi a guardare questo vino che presenta una buona vivacità cromatica seppur abbia già un quarto di secolo: le sfumature granate, tendenti all’aranciato ci raccontano l’evoluzione che ha avuto questo vino il quale presenta un normale pulviscolo sul fondo del calice. Il naso impatta molto sulla nota alcolica con i suoi sentori di frutta macerata, pellame, rosa essiccata, legno di cedro ma anche erbe officinali e spezie orientali per una grande ricchezza di sfaccettature; in bocca l’ingresso è molto morbido con i tannini addolciti dagli anni trascorsi in bottiglia, restano comunque l’acidità e la rotondità che invogliano ad un nuovo sorso. Il ritorno aromatico è lungo e persistente.
Château Musar rosso 2016 – 14%
Il colore si presenta più fitto rispetto al precedente, virando su sfumature carminio con riflessi granati. Al naso è molto diverso e non potrebbe essere altrimenti avendo parecchi anni di differenza: i sentori sono di cioccolato, frutta scura e carnosa ma pur sempre dolce. In bocca c’è grande pienezza ma contrastata dall’acidità; non presenta ancora segnali di evoluzione, c’è piuttosto una piacevolezza che induce alla beva.
Château Musar rosso 2018 – 14%
L’annata in degustazione è l’ultima entrata in commercio. Il colore rubino con leggere sfumature violacee lascia percepire la sua giovane età e ne troviamo riscontro anche al naso: la componente speziata e fruttata sono in perfetto equilibrio tra note di mirto e cioccolato, sentori floreali e nessuna predominanza dei sentori terziari che derivano dall’uso del legno. In bocca c’è una sensazione di freschezza; rispetto ai due precedenti l’alcolicità ha la meglio sull’acidità – considerando anche che si è trattata di un’annata parecchio calda - presentando comunque una grande eleganza.
Château Musar bianco 2018 – 12%
Il primo bianco della batteria si presenta di un giallo paglierino con leggere sfumature d’oro pallido, al naso lascia percepire l’uso del legno dalle spezie dolci come la vaniglia ma anche percezioni burrose di pasticceria, presenti anche una componente vegetale e la parte floreale di fiori essiccati; la frutta tropicale ma anche le percezioni agrumate di mandarino lo rendono particolarmente elegante, una leggera presenza sulfurea lo rende ancora più accattivante. L’impatto gustativo è ricco e pieno, si percepisce appena la componente tannica che comunque non disturba lasciando anzi la bocca pulita; salinità e persistenza completano le sensazioni gustative offrendo piacevoli sensazioni.
Château Musar bianco 2016 – 12%
Annata più fresca che si riflette anche sul colore che risulta meno concentrato e con riflessi lievemente verdolini. Al naso spicca maggiormente la nota vegetale con sentori vegetali di rosmarino, fruttati di susine e mele renetta, floreali di lavanda e speziate di liquirizia. In bocca domina l’acidità sulla componente salina che comunque è presente e palpabile; la chiusura è leggermente amarognola e più asciutta rispetto al precedente. Un vino che incuriosisce e appassiona.
Château Musar bianco 2013 – 11,5%
Di questo vino non è stato possibile svolgere una degustazione ottimale in quanto le bottiglie aperte presentavano una componente gusto olfattiva che lasciava intendere un’anomala evoluzione del vino. Preferiamo quindi non esprimere giudizi che potrebbero falsificare il vero valore di questa annata e delle sue reali caratteristiche.
Nel complesso possiamo esprimere un giudizio più che positivo sulla cantina e sulle sue espressioni in bottiglia, dando il merito alla famiglia Hochar di aver creato un progetto enologico longevo, avanguardistico e proiettato nel futuro in una terra assai complicata, a dimostrazione di quanto il concetto di resilienza ben si addica a questa realtà.