Danzando sulla vertigine: il vino funambolo delle Cinque Terre
Racconti dalle delegazioni
21 luglio 2025

Un angolo incantato della Liguria dove la vite non è solo una scelta, ma un atto di resistenza. Tra il mare impetuoso e le vigne che sfidano la verticalità, il lavoro eroico di chi, ogni giorno, continua a credere in un equilibrio fragile tra uomo e paesaggio.
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«Qui i vigneti illuminati dall’occhio benefico del sole e dilettissimi a Bacco si affacciano su Monte Rosso e sui gioghi di Corniglia, ovunque celebrati per il dolce vino». Così Francesco Petrarca celebrava le Cinque Terre all’interno del suo poema «Africa» scritto tra il 1338 e il 1339.
Unicamente con versi poetici potevamo aprire il sipario sulla serata in scena presso la sede di Magenta di AIS Milano. A condurre la degustazione Alessandra Marras, Sommelier, Degustatore Ufficiale e Relatore AIS.
«Coltivare la vite qui non è solo una scelta, ma un atto di resistenza». Queste le parole di esordio scelte da Alessandra. Sullo sfondo immagini di terrazzamenti strappati alla montagna e muretti a secco che sostengono filari. «Questa sera porto con me il ricordo di gambe pesanti e dolori alla schiena». Prima di essere con noi Alessandra ha vissuto in prima persona la fatica e la resistenza di una terra che non si concede facilmente, inerpicandosi su sentieri a picco sul mare a volte impetuoso e lavorando in vigne che sfidano la verticalità. Le sue parole volano a quei momenti, ai volti di chi, ogni giorno con lavoro eroico, continua a credere in un equilibrio fragile tra uomo e paesaggio. L’alchimia tra parole, immagini, suoni e ricordi rende la serata memorabile e magica.
Perché i vini delle Cinque Terre sono così speciali?
Alessandra prova a sintetizzare la risposta in quattro punti principali: 1) i terreni sono poveri, ma ricchi di minerali; 2) l’influenza del mare; 3) l’esposizione solare eccezionale; 4) il lavoro artigianale. Il clima è di tipo mediterraneo temperato con inverni miti ed estati calde mitigate da brezze marine costanti che riducono il rischio di muffe e malattie fungine. Le importanti escursioni termiche tra giorno e notte giocano un ruolo fondamentale nel determinare la qualità del profilo aromatico dei vini. Il terreno, particolarmente drenante, e le pendenze, superiori al 30%, evitano ristagni d’acqua e riducono i problemi di marciume radicale.
Nonostante la limitata estensione del territorio, le caratteristiche pedoclimatiche possono cambiare radicalmente. Percorrendo sulla cartina i circa 7.000 chilometri di muretti a secco, Alessandra sosta su ognuno dei borghi che compongono le Cinque Terre tratteggiandone la tipologia dei terreni e le caratteristiche dei vini.
Monterosso
Si distingue per la presenza di arenarie e suoli relativamente profondi e fertili. I vini bianchi tendono a essere morbidi e rotondi con la parte acida non particolarmente tagliente. Si distinguono per intensità fruttata grazie alla disponibilità idrica moderatamente superiore rispetto agli altri borghi.
Vernazza
Dominano le rocce metamorfiche, soprattutto scisti argillosi e filladi (rocce metamorfiche a grana fine caratterizzate dalla capacità di rompersi in lamine o strati sottili). I vini risultano maggiormente sapidi con note minerali accentuate e un carattere marino più spiccato. L’acidità risulta più marcata e la struttura più affilata rispetto ai vini di Monterosso.
Corniglia
Poggia su una piattaforma di calcare e arenarie. I suoli tendono a essere drenanti e poveri di sostanze organiche creando condizioni di stress per la vite. I vini hanno maggiore finezza e persistenza e sono caratterizzati da note agrumate e floreali più delicate. La sensazione di mineralità risulta essere più sottile rispetto ai vini di Vernazza, ma sono dotati di maggiore longevità.
Manarola
È dominata da scisti ricchi di quarzo e feldspati alternati da fasce di arenarie più compatte. La roccia si sfalda facilmente creando terreni estremamente poveri e difficili da lavorare. I vini hanno un profilo teso e vibrante e sono caratterizzati da grande sapidità e persistenza. I sentori sono di erbe mediterranee, fiori bianchi e agrumi, con un tocco iodato distintivo.
Riomaggiore
Qui si trovano scisti argillosi e filladici con una componente maggiore di argille rispetto a Manarola. Ne risultano vini più avvolgenti con maggiore struttura e corpo. L’acidità è ben presente ma è meno tagliente, con aromi che spaziano dalla frutta bianca alle erbe aromatiche.
Volastra
È una frazione collinare del comune di Riomaggiore, collocata sopra Manarola, che si sviluppa su suoli scistosi e arenacei con intrusioni di marne calcaree. Trovandosi a circa 300 metri s.l.m. gode di un microclima fresco e ventilato con marcate escursioni termiche. I vini si distinguono per eleganza e verticalità con acidità spiccata e note agrumate intense. L’altitudine favorisce una maturazione più lenta delle uve garantendo finezza aromatica e maggiore longevità.
Prima di entrare nel vivo della degustazione, Alessandra ci mostra una serie di numeri che evidenziano la dimensione della produzione vitivinicola delle Cinque Terre. Sono circa 100 il totale degli ettari vitati suddivisi tra 27 aziende, con 11.000 particelle catastali (in media 15 per azienda) che si estendono da un massimo di 180 m2 a un minimo di 5 m2. Dimensioni e frazionamenti così piccoli sono difficilmente riscontrabili in altre zone vitivinicole. Da qui la raccomandazione di Alessandra: «Non fate come me che ho chiesto a un produttore quanti ettari di vigna possedesse. Sareste guardati malissimo!».
La degustazione
L’azienda agricola CheO, i cui vigneti si trovano in località Vernazza, è stata fondata nel 2004 da Lise Bertram e Bartolomeo Lercari. Entrambi agronomi, hanno abbandonato l’insegnamento universitario per dedicarsi alla viticoltura restituendo circa due ettari delle tradizionali terrazze, abbandonate o a rischio di abbandono, alla coltivazione dei vigneti.
La fermentazione avviene in acciaio. Il vino matura in parte in carati di rovere francese e in parte in acciaio per 12 mesi. Segue l’affinamento in bottiglia per un minimo di 4 mesi.
Colore rosso rubino molto intenso. Fresco al naso con esordio di frutta matura (visciola). A seguire profumi di macchia mediterranea, nello specifico mirto ed elicriso. In bocca è teso: acidità e salinità la fanno da padrone. Concepito come vino semplice e fresco è ideale da gustare nel periodo estivo.
Capellini è una cantina istituzionale nel panorama vitivinicolo delle Cinque Terre. Oggi, Luciano rappresenta la settima generazione di una famiglia dedita alla viticoltura nel territorio di Volastra. Due gli ettari di proprietà con una produzione annuale di 11.000 bottiglie.
Il vino in degustazione è ottenuto da una macerazione a freddo di 24 h dei grappoli diraspati e successiva pressatura con torchio a polmone a pressione controllata. Il mosto viene poi lasciato fermentare senza aggiunta di lieviti e verso giugno, dopo fermentazione malolattica naturale, si procede all’imbottigliamento.
Bellissimo alla vista con sfumature d’oro ereditate dal vitigno bosco. Complesso il ventaglio aromatico. Come per il vino precedente in evidenza i profumi di macchia mediterranea di elicriso. Il frutto risulta maturo, di pesca e albicocca. Forti richiami di camomilla e mentuccia ricordano il profumo di una tisana. Sullo sfondo note di zenzero e pepe bianco. Incisivo e strutturato in bocca dove emerge la parte agrumata di pompelmo giallo. Notevole la sensazione di freschezza e sapidità. Lunga la persistenza. Vino giovane con una buona longevità davanti a sé.
Cantine BarCa è una giovane azienda agricola con sede a Volastra fondata nel 2018 da Andrea Barrani. Incantevole la terrazza di degustazione situata su di un ciglio a strapiombo sul mare. Un ettaro l’estensione complessiva dei vigneti e la produzione è di circa 3.000 bottiglie all’anno.
Macerazione a freddo per 20 h e successiva pressatura leggera. Fermentazione a temperatura controllata con continui bâtonnage e rimontaggi.
Lucente, di media fittezza. Portato il calice al naso, il vino evidenzia subito un chiaro respiro salmastro e di forte mineralità. Il frutto è agrumato di scorza di cedro. Sullo sfondo note di fiori bianchi di mughetto e gelsomino. In bocca stupisce. È elegante, raffinato e pulito. Sapori che rimandano al mare e alla roccia con una parte sapida preponderante. Grande vino da avere nella propria cantina.
Abbiamo il privilegio di degustare un’anteprima assoluta non ancora in commercio la cui produzione è di sole 240 bottiglie. Ulteriore particolarità è l’immersione in mare delle uve per 40 ore in appositi contenitori. L’acqua di mare ha l’effetto di eliminare la pruina e, una volta messa l’uva ad asciugare al sole, l’appassimento risulta più rapido con maggiore concentrazione di gusto.
Come per il vino precedente il naso evidenzia un chiaro respiro salmastro. Il frutto è di pera Williams. I profumi di lime e succo di limone richiamano il cocktail Margarita. Il sorso è sapido, quasi salato. Lungo e persistente il finale.
Fermentazione alcolica con le bucce per 14 giorni e successiva fermentazione malolattica. Imbottigliamento dopo un anno in acciaio.
Alla vista colore paglierino e brillante. Profilo olfattivo meno esuberante rispetto ai vini precedenti. Il frutto è esotico. Forti sono i richiami di camomilla che ricordano il profumo di una tisana alle erbe. Sul finale una nota fumé. Al sorso perde le caratteristiche classiche dei vini delle Cinque Terre avvicinandosi ai tratti dei vini di Borgogna. Risulta morbido, rotondo e avvolgente. Lunga la persistenza che si chiude con una nota burrosa. Vino che ha bisogno di ulteriore tempo per trovare tutta la sua forma. Sicuramente un’espressione molto interessante: da provare.
L’azienda vitivinicola Cantine Litàn, i cui vigneti si trovano in località Riomaggiore, è stata fondata nel 2006 da Francesco e Orlando Cevasco insieme al cugino Luigi Andreotti. Il lavoro di recupero dei vigneti è iniziato nel 2000 e la prima vinificazione nel 2006. 1,5 gli ettari di proprietà complessivi e una produzione annuale di 7.000 bottiglie.
Macerazione fermentativa per 4 giorni a 20-21 °C. Successiva separazione delle bucce e fermentazione del mosto fiore a 19 °C per 5-6 giorni. Maturazione in acciaio inox per non meno di 7 mesi. Affinamento in bottiglia per 12 mesi.
Vino raffinato e più strutturato rispetto ai vini precedenti grazie al tipo di esposizione, alle temperature più elevate e a un suolo più ricco. Al naso più floreale che fruttato. È in bocca che dà il meglio di sé. Raffinato, elegante e di lunghissima persistenza. In evidenza una nota di liquirizia dolce che invita continuamente al sorso.
Terra di Bargòn, una piccola azienda familiare arrampicata sui rilievi di Riomaggiore, si dedica unicamente alla produzione dello Sciacchetrà. Si estende per 2.100 m2 più altri 700 m2 in località Sera. Nasce dall’incontro di due mondi: quello di Roberto, che coltiva da sempre la vigna con i suoi fratelli a Riomaggiore, e quello di Alessandra, prima architetto milanese, poi compagna di vita di Roberto con il quale, da 26 anni, condivide questo magnifico progetto vitivinicolo.
Le uve vengono subito stese al vento di Bargòn in un accastellamento di graticci. Dopo due mesi, i grappoli appassiti sono sgranati a mano, chicco per chicco, in cantina. Gli acini vengono pigiati e poi lasciati fermentare nel mosto per circa due settimane prima della torchiatura. Il passito si affina sui propri lieviti, in acciaio, per circa 20 mesi.
Splendido giallo ambrato dai luminosi riflessi dorati. Complesso il ventaglio aromatico. Si susseguono note di miele, albicocca disidrata, fichi secchi, dattero e di frutta secca tostata. In evidenza una parte agrumata di cedro candito. Ogni qualvolta si porta il bicchiere al naso si scoprono nuovi profumi. In bocca entra dolce ma è subito seguito dalla sapidità che fa da contrappunto. La pulizia di bocca è strepitosa. Si potrebbe dedicare un’intera serata alla degustazione di questo magnifico vino.
Al termine delle degustazioni, prima di gustarci la consueta cena a base di piatti tipici liguri, vogliamo lasciare spazio alle parole conclusive di Alessandra che racchiudono perfettamente l’anima e lo spirito di questo territorio: «La viticoltura da queste parti non è banalmente eroica ma coraggiosa. Solo i coraggiosi vogliono realizzare i propri sogni e viverli. Non è eroismo, ma amore sconfinato. Non parliamo più di fatica, ma solo di bellezza. Quando fai una cosa con amore e passione non farai mai fatica».