"Herzlich willkommen in Südtirol"

Racconti dalle delegazioni
20 dicembre 2018

La rassegna Vinovagando continua il viaggio tra le eccellenze vitivinicole italiane e fa tappa in Alto Adige. È questa volta la Sommelier e Degustatrice Sara Missaglia a condurci tra i vini di questo angolo vitato del nord Italia

Alessio Di Paola

Capocordata della spedizione tra le alte vette enogastronomiche della regione è Sara Missaglia che, con la vitalità che la contraddistingue, ci ha fatto piacevolmente errare, con l’immaginazione e con i calici, attraverso un territorio forse ancora non troppo noto al resto d’Italia. 

Scopriamo così che l’Alto Adige è la terra con il maggior numero di castelli d’Europa, ricca di tradizioni e lingue che vengono orgogliosamente perpetuate dai suoi abitanti. Una terra di campioni dello sport, di favole e leggende, di feste popolari legate a gesti antichi come la transumanza, di mercatini da sempre simbolo del Natale che scalda il cuore tra le fredde alture. Una terra che ha accolto artisti come Goethe, Kafka, Moravia, Pasolini e molti altri, richiamati dalle salubri acque termali e dalla bellezza del suo paesaggio, musa ispiratrice delle loro opere. Una terra di pregevoli vini che Pierluigi Gorgoni, giornalista, enologo e docente della scuola Alma di Colorno, ha definito «vini alpini dal fascino mediterraneo» per i suoi vigneti ad alta quota che donano nettari dal calore e dalle fragranze caratteristici di una tradizione enoica più meridionale.

La relatrice Sara Missaglia

Attualmente l’Alto Adige conta 5400 ettari vitati suddivisi tra circa 5000 produttori, molti dei quali conferiscono le loro uve alle 155 cantine riunite nel Consorzio Vini Alto Adige. Oltre il 65% della produzione proviene da cantine sociali, ben distanti dallo stereotipo che vuole queste realtà dedicate a una produzione di grandi quantità senza qualità. Le uve coltivate sono per il 60% a bacca bianca, anche se il vitigno maggiormente presente è la schiava, da cui si ricava il vino altoatesino quotidiano per antonomasia, seguito da pinot grigio, gewürtztraminer, chardonnay, pinot bianco, lagrein, pinot nero, etc..

Il 99% della superficie vitata è soggetta a disciplinare DOC, la percentuale più alta d’Italia, e le denominazioni di origine, per cui è prevista in etichetta la doppia dicitura in italiano e tedesco, sono tre: Valdadige (Etschtaler) condivisa con Trentino e Veneto, Lago di Caldaro o Caldaro (Kalterersee o Kalterer) condivisa con il Trentino e Alto Adige(Südtirol) o dell’Alto Adige(Südtiroler) che, con le sue 7 sottozone, copre quasi tutto l‘areale viticolo della provincia autonoma di Bolzano.

Proprio quest’ultima denominazione sarà meta della nostra escursione virtuale.

Partiamo quindi dalla Bassa Atesina, la zona più estesa e più calda dove il clima viene mitigato dalla Ora che soffia dal lago di Garda e che permette la coltivazione della vite fino a 1000 m s.l.m., dove sono collocate le vigne più alte dell’intera regione. Qui il vitigno principe è il gewürtztraminer, seguito da cabernet sauvignon nelle zone più temperate e dal müller thurgau, arrampicatore nei vigneti più elevati e anche primo assaggio di questa degustazione.

Alto Adige Müller Thurgau Caprile 2016 di Peter Zemmer: profilo olfattivo sfacciatamente fruttato, tra il bergamotto e la pesca, con virate verso fiori ed erbe di campo che ricordano i profumi di pascoli montani che riaffiorano ai primi caldi di primavera, allo sciogliersi delle nevi. Al palato è generoso, fresco, di gustosa mineralità. Lo immaginiamo in abbinamento a Schüttelbrot (tipico pane di segale duro aromatizzato con cumino e semi di finocchio) e ai formaggi Graukäse e Sextner Almkäse.

Proseguiamo il tragitto verso Bolzano, zona valliva molto soleggiata nota per i rossi autoctoni schiava e lagrein. Di questo areale assaggiamo il Weissburgunder 2016 di Rottensteiner: elegante, dai soavi profumi di mela, limone, fiori bianchi, nocciola e un soffio minerale ferroso. Carezzevole e caldo in bocca, sostenuto da buona acidità, accompagnatore ideale per i canerderli (knödel) allo speck.

Si passa al Sauvignon 2016 della cantina Tramin (Termeno) che ci accoglie con profumi intensi e fini di ortica, pompelmo e mela, una leggera speziatura e un tocco minerale di grafite. Acidità e mineralità spiccano il volo e la lunga planata rende il sorso appagante, ancor più se lo pensiamo abbinato a un piatto di asparagi con salsa bolzanina.

Giungiamo all’ultimo bianco della rassegna, un pinot bianco della Valle dell’Adige, area di Terlano: Terlaner Weissburgunder Pratum 2015 dell’azienda Castel Salegg. Un terzo del vino affina in tonneaux e al naso si presenta deciso su note di pesca e pera, con accenni di burro, vaniglia e frutta secca. La calda avvolgenza è bilanciata da una buona spalla acida che culmina in un lungo commiato. Ottimo in abbinamento a importanti grigliate di pesce.

Proseguiamo con l‘Alto Adige Pinot Nero 2016 Palladium dell‘azienda K. Martini & Sohn. Un pinot nero che fonda la sua piacevolezza sull’eleganza dei profumi: confettura di ciliegia che si apre al pepe nero, una leggera affumicatura e cenni di pellame. Il palato viene stuzzicato da un delicato tannino e da una dissetante freschezza. Un durevole equilibrio di sensazioni che possiamo immaginare accompagnato a un arrosto di maiale ripieno di mele e prugne.

Per l’ultimo assaggio torniamo a Terlano con l‘Alto Adige Pinot Nero Riserva 2015 Monticol della cantina Terlan. Un vino di struttura, ottenuto da viti che affondano le radici nel porfido rosso caratteristico della zona, dal lungo affinamento in legno. Non è difficile definire il Monticol “selvaggio“, con fragranze che si avvicendano tra cuoio e pepe bianco, funghi e humus, ribes e fondi di caffè. Un sorso imponente, tannico, fresco e salmastro che evidenzia quanto il vino sia ancora lontano dal raggiungere la piena maturità ma che, appaiato alla succulenza di un arrosto di scamone con purea di sedano e finferli, potrebbe risolvere faide secolari.

Qui si conclude la nostra eroica missione di vinovaganti in terra altoatesina. Un percorso che ci ha avvicinato a una regione culturalmente diversa dal resto d’Italia ma di cui possiamo dire: «lasciate spazio, per conoscere la sua storia, i suoi costumi, i suoi vini… ma non distanza».