I Premier Cru Classé di Bordeaux: Château Haut-Brion

Racconti dalle delegazioni
25 settembre 2019

I Premier Cru Classé di Bordeaux: Château Haut-Brion

Al via il grande tour di incontri organizzato da AIS Brescia alla scoperta dei Premier Cru Classé di Bordeaux. Cinque tappe entusiasmanti con la guida di Nicola Bonera.

Elisa Inselvini

La passione per le grandi tematiche e il grande approfondimento sono ciò che contraddistingue le serate organizzate, proposte e meticolosamente studiate da AIS Brescia. Obiettivo: offrire ai propri associati delle occasioni di apprendimento e approfondimento. E, osservando l’adesione massiccia dei Soci, l’obiettivo sembra sia stato, come di consueto, raggiunto.  

La prima delle cinque serate interamente dedicate ai Premier Grand Cru di Bordeaux è partita con Château Haut-Brion. Il comunicatore di queste importanti serate non può che essere il nostro Nicola Bonera che già in questo primo appuntamento ha contribuito in modo incisivo ad ancorare gli aspetti più nozionistici e di approfondimento con una narrazione aneddotica e di vita vissuta del territorio bordolese che hanno creato un clima di piacevole condivisione.

Non è compito semplice, né scontato, infatti, quello di affrontare i grandi vini del panorama mondiale senza ripetersi e cadere in nozionismi e concetti già sentiti innumerevoli altre volte.

Château Haut-Brion è l'unico Premier Cru proveniente dalla zona delle Graves, fuori quindi dal Medòc, ed è anche Cru Classé de Graves nella classificazione del 1959. La maison nasce nel 1525, quando Jean de Pontac acquisisce le terre di Haut-Brion e vedrà il passaggio tra diverse proprietà fino all’acquisizione di Clarence Dillon nell’anno 1935. Attualmente il proprietario è il pronipote di Clarence, il Principe Robert de Luxembourg. 

Haut-Brion è situata nel cuore dell’agglomerato di Pessac, alle porte di Bordeaux, con un vigneto che copre un'area di 51 ettari di cui 48 sono coltivati prevalentemente a merlot (44%) e cabernet sauvignon (42%), e in misura minore a cabernet franc(13%) e petit verdot (1%). Alle uve a bacca bianca è dedicata solo una piccola superficie di circa 3 ettari, coltivata a sémillon e sauvignon.

Entrando nel vivo della serata è stato subito evidente come, introducendo la descrizione di questo territorio, non si possa prescindere da alcuni elementi essenziali che fanno dei vini bordolesi un unicum all’interno della produzione mondiale. Primo tra tutti il terreno, o meglio “i terreni”, che imprimono un carattere decisivo e riconoscibile ai vini.

Siamo in presenza di un suolo relativamente giovane che risale a “solo” 50 milioni di anni fa, con la componente calacarea che caratterizza tutta la zona e che si differenzia poi nella sua associazione con le marne nella zona nord-est, e con una mescolanza con sabbie silicee nelle Graves.

La maggior parte dei Cru Classé si trova su depositi alluvionali ghiaiosi e sabbiosi, di origine quaternaria, ricchi di quarzo, caratterizzati da scarsa ritenzione idrica e mantenimento di una temperatura ottimale, ideale per la maturazione di un vitigno tardivo come il cabernet sauvignon. Troviamo esempi in Haut Medoc, Graves, Saint Emilion e Pomerol.

Analizzando le caratteristiche dei vitigni che hanno reso celebre in tutto il mondo Bordeaux – in primis merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc e poi petit verdot, malbec e carmenère – è stato interessante scoprire come anche in questo territorio i cambiamenti climatici in atto siano ormai un dato di fatto con il quale tutti i produttori della zona stanno cercando di convivere trovando delle contromisure. Dal punto di vista della base ampelografica questo si sta traducendo anche nella crescita degli ettari allevati con il petit verdot. Quest’ultimo, infatti, è un vitigno a maturazione tardiva e dà ottimi risultati in zone caratterizzate da un clima caldo, soleggiato, ventilato e anche in scarsità di precipitazioni durante la fase vegetativa: tutti elementi noti come conseguenza del surriscaldamento globale.

Parlare di Bordeaux significa anche affrontare, ovviamente, il sistema delle classificazioni che, tendenzialmente, si ripartiscono tra quelle considerate “intoccabili”, o quasi, e quelle rettificabili in annate specifiche. Ed è proprio l’intoccabilità della classificazione ufficiale dei Premier Cru, operata in occasione dell’Exposition Universelle del 1855 e voluta dallo stesso Napoleone III, che ha contribuito in modo determinante alla nascita del “mito” dei vini di Bordeaux e di Châteaux diventati poi noti in tutto il mondo: Château Lafite (ora Château Lafite Rothschild), Château Latour,  Château Margaux, Haut-Brion (ora Château Haut-Brion), Mouton (ora Château Mouton Rothschild) – l’annessione  di quest’ultimo è avvenuta nel 1973.

La degustazione

CHÂTEAU LA LOUVIERE 2014

70% cabernet franc, 30% merlot

Un vino che potremmo definire “regolare”, che non sorprende al naso al primo impatto. Al naso si presenta dolce attraverso la sua componente fruttata, richiami speziati e una delicata nota tostata di legno. Lo stile è elegante. Continua nei suoi caratteri moderati anche al palato, senza una struttura massiccia e con componenti fisiche non tattili dal carattere crudo. Il tannino si fa sentire ma non è, tuttavia, troppo asciutto. La gustosità della beva è molto presente, sostenuta da un’ottima sapidità.

CHÂTEAU DE FIEUZAL 2015

75% cabernet sauvignon, 10% merlot, 10% cabernet franc, 5% petit verdot

Al naso si presenta subito come profondo ed incisivo. L’inchiostro e la grafite lo declinano nell’impatto, e a seguire la frutta, non nella sua giovinezza ed asprezza, bensì nella sua versione cotta. La speziatura a seguire è importante. La componente balsamica fornita dal legno, poi, contribuisce ad amalgamare e coprire la nota vegetale. All’assaggio la massa è notevole e le sue note sono quelle aromatiche delle erbe in tisana. Un vino che si esprime su caratteri di moderazione, tranquillità e senza debolezze. Il finale, mediamente lungo, è controbilanciato dalla ricchezza e dalla decisiva sapidità.

DOMAINE DE CHEVALIER 2015

65% cabernet sauvignon, 30% merlot, 5% petit verdot

La grande speziatura aromatica che marca il naso è quella dell’anice e del finocchietto, che ne determinano anche il carattere balsamico. Ben presente anche la nota tostata e quella vegetale pungente. Prosegue nella nota di speziatura scura del pepe. Al palato ha una componente fisica importante e tannini percettibili . L’alcol si presenta in bocca in modo delicato, quasi a ricordare un liquore ai frutti neri, per poi rimanifestarsi nel finale.

CHÂTEAU HAUT-BAILLY 2011

46% cabernet sauvignon, 35% merlot, 19% cabernet franc

Al naso è dolce e cremoso, ma anche scuro, spesso e maturo. Le note sono quelle intense del cuoio, del pellame e del tabacco. Un rosso che si può considerare di gran classicismo con note salate e di terra nei funghi, trifolati e porcini. La bocca è “arcigna” e con note che richiamano nuovamente foglie e funghi. Un assaggio che si mantiene, tuttavia, rinfrescante e leggero. Grande il potenziale di sfruttamento gastronomico del tannino. Lungo e sostenuto il finale di bocca.

CHÂTEAU HAUT-BRION 2011 PREMIER CRU CLASSÉ

46% cabernet sauvignon, 35% merlot, 19% cabernet franc

Al naso è penetrante e caratterizzato da toni pungenti. Fresco, profumato e fine. Ai frutti rossi maturi seguono le note affumicate e di liquirizia. Potente nei toni di resina, ferro e ruggine. Alla bocca la nota verde è quella linfatica del latte di fico. Il tannino si stratifica nei successivi assaggi e contribuisce a definire un finale lunghissimo.