Il Piemonte in bianco. Alla scoperta dell’Erbaluce

Non solo rossi, ma terra di grandi bianchi. Insieme al sommelier e relatore Francesco Ferrari. AIS Sondrio ha ospitato una serata di approfondimento dedicata all’erbaluce.

Laura Giovanazzi

Il Piemonte non è soltanto terra di grandi rossi. Inizia così il racconto di Francesco Ferrari, sommelier e relatore di AIS Lombardia, che ha condotto la serata del 13 ottobre presso il ristorante Campelli di Albosaggia, dedicata all’Erbaluce di Caluso. Anche i bianchi, infatti, hanno qualcosa di interessante da raccontarci, basti pensare all’incredibile successo che ha incontrato negli ultimi anni il timorasso sui Colli Tortonesi.

L’Erbaluce di Caluso – DOC dal 1967 e DOCG dal 2010 – nato dalle lacrime della leggendaria ninfa Albaluce e storicamente prodotto nel Medioevo dai canonici locali -, si produce con l’omonimo vitigno, probabilmente autoctono, a bacca bianca, diffuso solo nella zona d’origine, situata nel Canavese e nel territorio tra Ivrea, Novara e Biella.

È connotato da una spiccata acidità, specialmente se allevato a topia (la locale pergola), con un grappolo grande a buccia spessa che lo rende idoneo all’appassimento. Infatti, nel XIX secolo veniva comparato al Sauternes. Dopo il successo degli anni Settanta del ‘900, quando i vini bianchi sono stati sdoganati come vini da aperitivo da bere fuori pasto, viene oggi prodotto su una superficie vitata di circa 250 ettari.

Cosa dobbiamo aspettarci dall’Erbaluce? 

Sicuramente un vino connotato da grande sapidità e freschezza, la cui acidità è ideale sia per l’appassimento che per la spumantizzazione, con profumi fini e delicati principalmente floreali (acacia, gelsomino), fruttati (mela, pera, susina) e agrumati (cedro, pompelmo), con note di frutta secca (mandorle soprattutto), talvolta balsamico (menta, eucalipto) e vegetale (erbe aromatiche), di marcata mineralità (gesso, selce).

La nostra degustazione ha abbracciato le tre diverse tipologie in cui l’Erbaluce, secondo disciplinare, può essere vinificato: bianco secco, spumante metodo classico (con permanenza di almeno 15 mesi sui lieviti), passito.

La Degustazione

Caluso Spumante DOCG “1968” 2015 – Orsolini

Riposa per 60 mesi sui lieviti e fermenta in legno e acciaio. Di colore giallo paglierino, presenta un fine perlage. Al naso sono netti i sentori floreali (note di camomilla), fruttati (pesca gialla, frutta secca), balsamici (menta) e note fragranti di biscotto. Al gusto è fresco, sapido e persistente, con un tipico retrogusto ammandorlato.

Colline Novaresi Bianco DOC “Lucino” 2021 - Az. Barbaglia
Prodotto fuori zona di disciplinare non può usare la denominazione Erbaluce, bianco di straordinaria morbidezza.
Di colore giallo paglierino, al naso risulta fine, con sentori fruttati di mela e susina, floreali ed erbacei.

Caluso DOCG “Primavigna” 2020 - Cantina Crosio
Prodotto da criomacerazione per 8 giorni in cella frigo e fermentazione/affinamento in acciaio. Di colore giallo paglierino, con sentori fruttati (pera – susina - agrumi), floreali (erbe aromatiche), al gusto si presenta di notevole freschezza e sapidità, abbastanza morbido, con note agrumate e gessose.

Caluso DOCG “13 mesi” 2020 - Cantina Benito Favaro
La fermentazione e l'affinamento avvengono in parte in acciaio e in parte in legno. Di coloro giallo dorato, al naso presenta sentori fruttati maturi, floreali, aromatici e con una leggera nota vanigliata, balsamici. Al gusto è fresco e sapido.

Caluso DOCG “Vigna Misobolo” 2019 - Az. Cieck
Affinamento 12 mesi in acciaio e 6 in bottiglia, dal colore giallo dorato, di notevole freschezza, sapidità e persistenza, al naso si caratterizza per le sue note fruttate (mele renette), floreali (mimosa – ginestra), aromatiche, con una sfumatura mielata (miele di castagno) e di frutta secca. Il finale presenta il caratteristico ammandorlato.

Caluso DOCG “Autochton” 2018 - Cantina Bruno Giacometto
Prodotto con criomacerazione a grappolo intero per 4/5 giorni, con fermentazione spontanea, affinamento sulle fecce con batonnage. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati, si caratterizza per sentori principalmente balsamici, di erbe officinali, fruttati (frutta gialla – cedro), floreali (camomilla), con una nota gessosa. Al gusto fresco, sapido e morbido.

Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, del nostro inconsueto viaggio alla scoperta di un vitigno molto peculiare dell’alto Piemonte, abbiamo degustato anche la versione passita, con il Caluso Passito DOC 1994, Az. Carlo Gnavi, prodotto dopo appassimento di 6 mesi, fermentazione in acciaio e ben 15 anni di evoluzione in cemento e legno. Vino di eccezionale longevità, dal colore giallo ambrato, di notevole consistenza e con un residuo zuccherino ben calibrato dalla freschezza, presenta intense e marcate note fruttate (frutta passita e secca, caramello e amaretto).