Il Pinot Nero di J. Hofstätter: le radici di una famiglia nella storia di Mazon
Racconti dalle delegazioni
17 novembre 2025
Andiamo a esplorare un territorio baciato da Bacco grazie alla lungimiranza dei suoi pionieri, sotto la sapiente guida di Niklas Foradori, quinta generazione della famiglia Foradori-Hofstätter, e di André Senoner, Master del Pinot Nero 2021.
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Ci troviamo sull’altopiano di Mazon, frazione del comune di Egna, nella Valdadige. La sorprendente combinazione di favorevoli condizioni pedogeoclimatiche rende questo uno dei territori vitivinicoli più vocati d’Italia alla coltivazione del pinot nero, qui chiamato blauburgunder come nella vicina Germania. I vigneti, posti a un’altitudine tra i 300 e i 440 m s.l.m, subiscono un’escursione termica che consente il lento sviluppo e la conservazione dei livelli di zuccheri e di acidità nelle uve. Circondati dalle Alpi e protetti dalle correnti ventose più fredde dal Monte Corno, vengono puntualmente mitigati, ogni pomeriggio, dall’Ora del Garda durante la stagione di crescita. L’insolazione sulle vigne si protrae fino a sera, allungando le ore di luce preziose per la maturazione e la fissazione delle componenti aromatiche. Nei solchi del terreno roccioso e stratificato, frutto di rimodellamenti avvenuti in milioni di anni, le radici delle esigenti piante del nobile vitigno possono spingersi in profondità e trarre il nutrimento necessario.
Il pinot nero è di antica origine: si attestano citazioni sin dal XI secolo e si trova per la prima volta nominato “Pinot” dall’imperatore Costantino, nel XII secolo. Secondo le recenti analisi del DNA, sembra derivare dall’incrocio tra traminer e meunier, ed è inoltre uno dei capostipiti di molti altri vitigni internazionali, come chardonnay, cabernet sauvignon e syrah.
Nel mondo le sue coltivazioni coprono circa 112000 ettari: è la Francia ad avere la maggior estensione, con i suoi circa 35000 ettari tra Borgogna e Champagne. Seguono l’Oregon (USA), la Germania con 12000 ettari, la Moldavia con 7000 ettari, la Nuova Zelanda con 6000 ettari e infine l’Italia con i suoi 5800 ettari situati per la maggior parte nell’Oltrepò Pavese e in Alto Adige.
Nel XVIII secolo, fu il fratello di Francesco a intravedere la potenzialità del territorio altoatesino e a importarvi le prime barbatelle di blauburgunder, gettando così le basi per lo sviluppo di una promettente storia enologica del luogo. Nel 1869, Gustav von Gasteiger, proprietario di due masi adiacenti all’attuale proprietà Foradori-Hofstätter, parlerà nel proprio diario di un «buon vino» prodotto dai vigneti di pinot nero a Mazon. Spinto dalla fama del territorio, sebbene agli albori, sarà Ludwig Bart von Barthenau, professore di chimica a Vienna, a comprare l’anno successivo alcuni terreni a Mazon, e a piantarvi alcune barbatelle del nobile vitigno.
La cantina Hofstätter nasce nel 1907 con l’acquisto del maso Barthenau da parte di Josef e Maria Hofstätter. La seconda generazione vede la nipote di Maria, Luise Haller, e suo marito Konrad Oberhofer compiere una svolta iniziando a imbottigliare il proprio vino, anziché venderlo in botti, esplicitando anche, per la prima volta, la sua origine specifica: nasce così il Kolbenhof Vernatsch dove Kolbenhof è una delle tenute più storiche di Termeno e il vernatsch la schiava.
Nel 1959 la figlia di Luise e Konrad, Sieglinde, sposa l’enologo Paolo Foradori unendo così, simbolicamente, i due lati della vallata. È Paolo a dare la vera svolta alla storia vitivinicola non solo dell’azienda, ma anche dell’intera regione: nel 1987, ispirato dai modelli francesi, produce il primo vino da singolo vigneto dell'Alto Adige, il Barthenau Vigna S. Urbano Pinot Nero. Grazie a lui, l'altopiano di Mazon e il Pinot Nero dell'Alto Adige ottengono fama e riconoscimenti in tutto il mondo.
Il grande impatto che tali pionieristici capostipiti hanno esercitato sull’attuale dirigenza dell’azienda rappresentata oggi da Martin e Beatrix Foradori Hofstätter, si riflette nel costante stimolo al miglioramento, alla continua ricerca e innovazione. Martin porta avanti la vinificazione separata del gewürztraminer proveniente dalla vigna Kolbenhof, del weißburgunder (pinot bianco) dalla vigna San Michele e del pinot nero dalle vigne il Roccolo e Herbsthöfl.
L’eredità spirituale della famiglia si estende anche alla ricerca scientifica volta alla profonda conoscenza del proprio territorio e a un suo più sapiente utilizzo. La collaborazione con il dottor Carlo Ferretti, ecogeologo di Bolzano, ha dato vita al Progetto Nuove Frontiere: grazie all’uso incrociato delle analisi del sottosuolo con i dati riguardanti le diverse maturazioni e le pratiche di coltivazione dei vari vigneti dell’azienda, si sono potute paragonare le diverse parcelle tra loro e confrontarle con altre vigne nel mondo - già studiate in precedenza dal dottor Ferretti - famose per la qualità dei loro frutti. Le analisi hanno condotto alla rilevazione delle formazioni di Werfen, depositi dell’antico gruppo vulcanico atesino lasciati dall’antico mare lagunare. Dai 30000 ai 10000 anni fa l’ultimo ghiacciaio sciolto fece mescolare più di 250 tipi di roccia: sotto i vigneti si trovano ora diversi substrati, ognuno dei quali dà nutrienti alle radici della pianta sottoforma di materiali biostimolanti e argille nobili.
Queste ricerche hanno portato anche qui il concetto di zonazione, ben noto da tempo in Francia e di più recente acquisizione in alcuni territori italiani: dal 2024 l’Alto Adige conta 86 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), divise in tre areali produttivi che vedono quello più a sud di maggiore rilevanza. A fine anni Ottanta, Paolo Foradori, fu il primo ad aggiungere sull'etichetta dei vini il nome del cru di riferimento, tanto da essere considerato l'artefice del riconoscimento della menzione “vigna”, e Vigna San Urbano ne è un esempio: per dare questa informazione in modo immediato l’etichetta contiene un pittogramma.
Tutti i vini da vigneti senza la menzione “vigna”, invece, vanno nella riserva Mazon (per un totale di circa 20 ettari) secondo un’Appellation Village.
La famiglia porta avanti anche un progetto allo scopo di lanciare vini dealcolati prodotti dalle uve coltivate nelle proprietà dell’azienda in Mosella, offrendo un’alternativa di alta gamma, come il Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling ottenuto da un Riesling Kabinett.
La Degustazione
In cantina, vinificazione e maturazione sono condotte con le stesse modalità per ogni vino da pinot nero: la fermentazione avviene in cemento con lieviti indigeni, per mantenere l’intervento umano al minimo; l’elevage si compone di un anno di maturazione in barrique francesi (25-30% delle quali sono di primo passaggio, tostate con il vapore) e di un anno in cemento con successivo affinamento in bottiglia.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Pinot Nero BARTHENAU Vigna HERBSTHÖFL 2022
Di un elegante color rubino mediamente scuro, troviamo un’ottima definizione negli aromi di melagrana, di frutti rossi freschi e fragranti, delle note floreali di viola e iris. Un naso attraente, con l’elegante e delicata riconoscibilità del pinot nero. Al sorso, la morbidezza si lega a un alcol ben integrato nonostante l’annata molto calda; il tannino in evoluzione, con effetto quasi adesivo su gengive e palato, è amalgamato con sapidità e freschezza. 91/100 secondo Senoner.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Blauburgunder/Pinot Nero RISERVA MAZON 2021
Il vino appare di un rosso rubino vivo e intenso. All’olfazione spiccano note empireumatiche, fumé, di fiori appassiti e di spezia dolce. Contraddistinto da attraenza ed eleganza, al sorso percepiamo anche una piacevole lunghezza, minor sapidità bilanciata da maggior freschezza, che di nuovo creano un effetto gancio con il tannino e che rendono il vino più maturo. 89/100.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Blauburgunder/Pinot Nero RISERVA MAZON 2013
Servito in magnum, dalla riserva privata della famiglia a Barthenau, riscontriamo una maggior evoluzione già dal color carminio. L’analisi gusto-olfattiva richiama note di china, incenso, resina; è empireumatico, quasi cioccolato, con ricordi di sottobosco, foglie bagnate, funghi. Si profila comunque un naso non “vecchio”. Ancora abbastanza fresco, di bella tensione e pimpante, con un tannino educatissimo e setoso, bella spinta sapida, ma non lunghissimo. 90-91/100 merito anche della buona annata.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Pinot Nero BARTHENAU Vigna San Urbano 2020
All’esame olfattivo il vino pare quasi timido: percepiamo erbe officinali di montagna, sottobosco, foglie secche. Al palato è moderatamente morbido, con una sapidità evidente, il tannino quasi masticabile e un frutto rosso croccante che persiste anche dopo deglutizione, donando equilibrio e coerenza tra olfazione e sorso. 87-88/100.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Pinot Nero BARTHENAU Vigna San Urbano 2016
Prodotto in una delle annate più soddisfacenti degli ultimi decenni contraddistinta da un autunno d’oro. Notiamo subito un color carminio più scuro dei precedenti, ma caldo. L’olfatto ci trasmette subito note di resina, di spezia dolce, di erbe aromatiche fresche, pepe verde e ribes rosso. Una vispa acidità dà vita al sorso. È evidente una fase di elevage in bottiglia durata a lungo: il tannino è ben presente e ancora in fase di integrazione per dare rotondità del sorso.
Niklas, da amante di questa bottiglia, suggerisce di goderne al meglio come vino da meditazione davanti al fuoco di una tipica Stube. 93-94/100.
ALTO ADIGE/SÜDTIROL DOC Pinot Nero BARTHENAU Vigna San Urbano 2011
Naso sinuoso, che rimanda a un frutto più maturo, ma con una certa croccantezza, come ciliegia nera e mirtillo rosso disidratato. Un elegante pot-pourri di fiori secchi è reso sempre fresco dal marchio delle erbe aromatiche che contraddistinguono tutti i vini dell’azienda. Note scure di tè nero, china, inchiostro, grafite e incenso. Il sorso è contraddistinto da una freschezza notevole considerato l’anno di vendemmia. Fil rouge che riscontriamo in ogni calice è la pulizia del tannino, nonché la vivace percezione di erbe aromatiche e di montagna. Il vino ha una bevibilità gastronomica e, secondo André, sarebbe perfetto con un piatto che innalzi ancor di più la qualità del vino, come ad esempio una sella di vitello con pangrattato, funghi champignons e pistacchi. 90/100 anche per merito della grande tenuta durante gli anni.