In visita da Montelio
Per il ciclo di eventi “Incontri, vini e storie”, questa volta AIS Pavia è stata ospite dall’azienda agricola Montelio. Guidati dall’enologo Edoardo Scanavino abbiamo ripercorso, passo dopo passo e secolo dopo secolo l’evoluzione di questa importante realtà oltrepadana.
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Situata nella parte occidentale dell’Oltrepò Pavese, nel comune di Codevilla, l’azienda agricola Montelio vanta almeno due secoli di storia. Inizialmente era la grangia di un monastero di suore benedettine, ma quando nel 1800 Napoleone vinse la battaglia a Montebello si appropriò di tutte le strutture clericali, poi vendute per stipendiare il suo esercito. Inizia da qui la nostra storia, perché il 7 maggio 1803 Angelo Domenico Mazza acquista questo stabile, ma è poi suo figlio, Domenico Mazza, ingegnere e grande appassionato di enologia, a dare vita all’attuale realtà, iniziando a vinificare non solo per l’auto consumo ma soprattutto per l’imbottigliamento, commercializzando i suoi prodotti, tanto che le prime bottiglie risalgono al 1848. Domenico Mazza progetta anche una bottiglia in grado di “contenere” le alte pressioni degli spumanti e disegna l’etichetta dello “Champagne Montelio”, all’epoca talmente in voga che nel 1886 fu scelto dal Principe Luigi di Savoia per il varo della nave Vesuvio della Regia Marina Militare.
Con otto generazioni alle spalle, oggi la cantina è gestita dalle sorelle Caterina e Giovanna Brazzola, affiancate dai loro rispettivi figli Roberto, Arianna, Edoardo e Irene.
La visita
Accolti nel cortile interno della dimora storica, ci siamo spostati nel vigneto dove ci ha accolti un panorama suggestivo. Nel mezzo dei loro 25 ettari colpisce immediatamente la vista di un edificio esagonale situato sulla punta più alta della collina. Pare risalga agli inizi del 1800 e fosse di proprietà degli antenati del cantautore Bruno Lauzi, Lauzi de Rho, borghesi di Lungavilla. Inutile dire che Domenico Mazza si innamorò a prima vista, perché da questa piccola dimora è possibile vedere sia il Monviso che parte dell’Adamello e del Monte Rosa. E fu proprio lui che le diede il nome di Montelio, dal greco Elios, ovvero “colle del sole”.
Edoardo Scanavino ci spiega le peculiarità della coltivazione. Essendo situata in un territorio di confine, chiamato ancora oggi “antico Piemonte”, Montelio vanta diverse influenze a livello viticolo: dalla presenza dell’uva cortese a un piccolo appezzamento di riesling renano, dallo chardonnay alla malvasia aromatica di Candia. E ancora il moscato fior d’Arancio fino ad arrivare al müller thurgau, impiantato dal bisnonno negli anni ’50 grazie a delle barbatelle arrivate direttamente dal Trentino.
Per quanto riguarda le varietà a bacca nera, invece, non possono mancare le tre storiche uve oltrepadane: barbera, croatina e uva rara. Sono presenti, sebbene in piccole quantità, anche merlot, freisa, dolcetto e nebbiolo. Il fiore all’occhiello dell’azienda, però, è indubbiamente il pinot nero, vinificato sia in rosso che per la base spumante del Metodo Classico; Costarsa è il nome del suo vigneto, impiantato nel 1982 già con approccio innovativo.
L’uva della Cascina
Da Montelio è presente anche una rarità: l’uva della Cascina. Vitigno autoctono della Valle Staffora, quasi abbandonato a causa della sua difficile gestione – bassa produttività e germogliamento precoce che la rende sensibile alle gelate tardive – , è stata riscoperta grazie alla collaborazione con il centro sperimentale Riccagioia dell’Università di Milano e il Professor Scienza. È stato impiantato un vigneto sperimentale con tutte le uve autoctone dell’Oltrepò Pavese e tra tutte quella che si è meglio ambientata, tuttora vinificata in purezza, è proprio l’uva della Cascina.
La sostenibilità
La cantina ha sempre avuto un occhio di riguardo per quanto riguarda la sostenibilità. Da qualche anno possiede la certificazione biologica, ma già a partire dagli anni ’80 ha adottato la pratica della lotta integrata, introducendo pionieristicamente anche il concetto di “inerbimento permanente”, in un epoca in cui l’erba veniva considerata antagonista della vite. L’azienda collabora anche con SATA, studio franciacortino che offre consulenza vitivinicola ed enologica, che ha il compito di ispezionare precise porzioni di terreno per tenere sotto controllo la biodiversità del suolo.
D Montelio la vendemmia è fatta manualmente utilizzando, per la base spumante e per le uve rosse atte a riserva, cassette da 15 kg. Dopodiché è importante separare il mosto fiore, ottenuto dalla prima spremitura, dal resto: per far questo viene utilizzata una pressatura soffice che permette all’enologo di calcolare tutti i passaggi. Una volta ottenuto il mosto, viene inserito nelle vasche di acciaio termocondizionate facendolo decantare una notte, in seguito vengono aggiunti lieviti selezionati e si fa partire la fermentazione a temperatura controllata.
Molto utile e istruttiva è stata la possibilità di degustare il Pinot Nero Riserva prelevato sia dalle vasche d’acciaio che dalla barrique, analizzando le differenze sia al naso che al palato. Le sorprese non sono finite, grazie alla visita di un luogo dall’atmosfera mistica ed imponente, l’Infernot: un tempo utilizzato come ghiacciaia, ora è usato dalla famiglia come caveau per conservare bottiglie storiche che vanno dagli inizi del ‘900 fino ai giorni nostri. Così inebriati dalla storia e dalle teante informazioni, ci siamo è iniziata la degustazione nell’agriturismo.
La degustazione
Oltrepò Pavese Metodo Classico Extra Brut 2019
100% pinot nero
Paglierino impreziosito da un elegante perlage. Il naso risulta essere fresco e fragrante con note di lieviti e crosta di pane, subentrano poi sentori di frutta croccante e fragolina di bosco, chiudono il bouquet la liquirizia e le erbe balsamiche. Il sorso è cremoso ed elegante, freschezza e sapidità dominano supportate da un’ottima morbidezza. In chiusura ripropone fedelmente i sentori balsamici palesati all’olfatto.
Provincia di Pavia IGT Müller Thurgau “Nulla Hora” 2021
Giallo paglierino vivace e luminoso. Naso intrigante, salvia, gelso bianco, maracuja, agrumi dolci, alchechengi e gesso sono i protagonisti della narrazione olfattiva. In bocca è immediato, spicca la mineralità, ma non manca né la freschezza né la parte delle morbidezze. Perfetta la corrispondenza tra naso e palato.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese “Costarsa” 2021
Limpido rosso rubino impreziosito da riflessi porpora. Al naso si percepiscono freschi profumi di piccoli frutti rossi, fragolina di bosco, lampone, violetta, pepe nero e cardamomo. Il sorso risulta dinamico, con un’ottima acidità che invoglia la beva e un tannino setoso, esibisce un finale avvolgente con sensazioni già trovate al naso di fragolina di bosco e radice liquirizia.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese “Costarsa” 2019
Rosso rubino luminoso. Olfatto declinato su profumi di frutta nera matura, arancia sanguinella, radice di liquirizia, vaniglia, sottobosco e cacao amaro. Il sorso è immediatamente segnato da un tannino importante ed elegante supportato comunque da una buona acidità e struttura, ritorna l’arancia sanguinella e la speziatura dolce.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese “Costarsa” 2010
Tenue rosso granato luminoso. Naso ricco ed intrigante, si palesano profumi di viola e rosa secche, crisantemo, frutta rossa lavorata, rosmarino, erbe officinali, sottobosco, vaniglia, pepe nero, piacevole nota ematica sul finale. Sorso elegante e rotondo, con tannino avvolgente ed intrigante freschezza. Finale persistente con ottima corrispondenza naso/bocca.
Provincia di Pavia bianco passito IGT “Noblerot” 2018
Malvasia aromatica di Candia 50%, moscato fior d’arancio 50%
Giallo dorato con riflessi ambrati. Si apre con un bouquet aromatico, miele di zagara e arancia candita, prosegue con sentori di caramella mou, resina di pino, rosa gialla e sbuffi eterei. All’assaggio risulta morbido e perfettamente bilanciato grazie alla sua straordinaria componente fresca che lo rende di ottima beva, contrastando la dolcezza. Persistono le note agrumate di arancia candita