Itinerario vinoso nei Barolo di Castiglione Falletto: alcune riflessioni
Il racconto della serata dedicata ai Barolo di Castiglione Falletto oraganizzata da Ais Lecco in un articolo di Franco Ziliani di "Vino al vino"
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Tratto dal Blog di Franco Ziliani Vino al vino
Ho già raccontato, per sommi capi, in un precedente post (leggi) l’eccellente svolgimento della serata dedicata al viaggio vinoso nei terroir del Barolo dell’amatissima Castiglione Falletto, che si è svolta la scorsa settimana, a cura e per la perfetta organizzazione della delegazione A.I.S. di Lecco ben guidata da Fabio Folonaro, presso il sorprendente (e accogliente) Ristorante Passone di Montevecchia (sito Internet).
Resta ora di dire, ricordando che i vini in degustazione erano i seguenti, ovvero:
Barolo 2003 Sobrero
Barolo Rocche di Castiglione 2003 Sordo
Barolo Rocche di Castiglione 2003 Poderi Oddero
Barolo Castiglione 2003 Vietti
Barolo Bricco Boschis 2003 Cavallotto
Barolo Monprivato 2000 Giuseppe Mascarello
Barolo Villero riserva 2001 Livia Fontana
Barolo Rocche 2001 Brovia
qualche parola su come i vini si sono mostrati e proposti nel corso della degustazione (cui hanno partecipato circa 90 persone, attente e appassionate, alcune provenienti dalle province vicine, Como, Milano e Sondrio) e ricordare in che cosa consista la specificità di questo villaggio che storicamente esprime alcuni dei cru più prestigiosi del Barolo.
Per farlo, ricorrerò, proprio come ho fatto a Montevecchia, ad alcuni riscontri statistici.
Su 1786 ettari complessivi che costituiscono, dati dicembre 2006, l’area di produzione del “Re dei Vini”, abbiamo questa distribuzione: La Morra 436 ettari, Monforte d’Alba 350, Serralunga d’Alba 311, Barolo 239, Novello 137, Castiglione Falletto 135, Verduno 90, Grinzane Cavour 47, Roddi 21, Diano 14, Cherasco 2 ettari.
Come si vede con soli 135 ettari vitati Castiglione Falletto è il sesto comune, per estensione, nella zona del Barolo ed il suo sviluppo come terra di produzione del Barolo é stato sostanzialmente equilibrato negli ultimi 25-30 anni. Gli ettari vitati a Nebbiolo da Barolo che erano 97 nel 1977 salgono a 155 nel 1980, per scendere a 101 nel 1990 e poi conoscere una crescita progressiva sino ai 135 ettari di oggi.
Castiglione Falletto, oltre che sugli ettari vitati di Nebbiolo da Barolo conta naturalmente anche su altre superfici vitate: Barbera d’Alba 27, Dolcetto d’Alba 34, Langhe Chardonnay 10, Langhe bianco 0,60, Langhe Freisa 2, Langhe Nebbiolo 5,5, Langhe Rosso 4,3, Piemonte Grignolino 0,3.
Ciò che costituisce la sua particolarità e la sua assoluta importanza nello studio del fenomeno Barolo è il fatto che Castiglione è posto esattamente al centro della zona di produzione del sommo vino base Nebbiolo albese, ed è di gran lunga il paese con più ricchezza ed eterogeneità dei suoli nella zona di produzione del Barolo, con parecchie sottozone dotate di caratteristiche che variano in funzione della struttura geologica, il che porta ad un particolare equilibrio tra profumi, eleganza e struttura. E conduce ad una particolare situazione dove il concetto di terroir inevitabilmente varia sia a livello di villaggio, che di singolo vigneto.
Sarebbe lungo, e l’ho già fatto, lo scorso anno, in un ampio articolo pubblicato sulla rivista inglese The Word of Fine Wine (sito Internet), raccontare in dettaglio le specificità geologiche, microclimatiche, di tessitura dei terreni, che rendono “speciale” Castiglione Falletto.
Voglio limitarmi a citare il punto di vista, esemplificativo, di un paio di produttori, Alfio Cavallotto, secondo il quale “l’esposizione ha un ruolo non secondario, perché le Rocche guardano principalmente ad est verso Serralunga o Perno di Monforte, e tutto quello che guarda La Morra e Barolo è ad ovest. Ci sono poi alcuni vigneti che guardano a sud, anche se la maggior parte dei vigneti di Castiglione Falletto giocano sui due versanti est ed ovest”. Cavallotto ricorda come un grande studioso come Vignolo Lutati abbia individuato “in Castiglione Falletto la linea di separazione tra terreni elveziani e terreni tortoniani: c’è un misto con una presenza di sabbia e di marne dovuta a cataclismi che nelle lontane ere geologiche hanno investito queste zone. Ci sono zone miste di sabbia e marna e Castiglione, che rientrerebbe nei terreni elveziani di Serralunga, si scosta un po’ per questa sua posizione centrale e affina caratteristiche di finezza a caratteristiche di profondità e di struttura e tannicità”. Enrico Scavino, invece, individua “due zone, ad esempio le Rocche, che guarda verso Serralunga e Perno, con un terreno più sabbioso e leggero, e quindi spicca per eleganza, immediato profumo, ampiezza e forse nelle annate più asciutte e secche i vigneti soffrono di mancanza di acqua ed i vini rimangono più leggeri, meno strutturati. C’è poi l’altra zona, che guarda verso La Morra, e ha terreno più compatto e più argilloso, con tannini più forti e aggressivi, più stile “Barolo” se si vuole, con maggiore durata nel tempo ed esprime vini che hanno bisogno di più tempo per esprimersi, con profumi, corpo e struttura”.
Una cosa è certa, e la degustazione di Montevecchia l’ha confermato: equilibrio e complessità costituiscono un tema chiave, come l’eleganza, che si può dire ne sia un carattere distintivo, dei vini di Castiglione Falletto, spesso caratterizzati da una spiccata mineralità, da un equilibrio tra profumi, eleganza e struttura assolutamente peculiare. Per la degustazione avevo scelto, privilegiando come sempre, com’è mio gusto e sensibilità, i Barolo d’impostazione tradizionale, Barolo di stile, provenienza e carattere diversi.
Un solido Barolo “annata” o base, come lo si voglia definire, come il Barolo 2003 di Sobrero (piccola aziendina da tenere d’occhio, come ho già più volte scritto, anche per l’eccellente rapporto prezzo-qualità: ma per le varie guide, assurdamente, è sconosciuta…), sintesi di uve di vigneti diversi a Castiglione Falletto, un Barolo di stile moderatamente moderno, come il Castiglione di Vietti (più nota per i grandissimi cru Rocche, Villero, Brunate e Lazzarito, gli ultimi due da vigneti in La Morra e Serralunga d’Alba), mix di uve di vigneti diversi situati in Castiglione Falletto, ma anche a Monforte, La Morra e Novello, affinato sia in botti di Slavonia che in barrique, e poi tutti Barolo cru, da singoli vigneti in Castiglione Falletto.
In sequenza due Rocche di Castiglione, quello più severo e dal tannino mordente, come il vino dell’azienda Sordo, vino di stampo classico ancora bisognoso di tempo per aprirsi, e quello più morbido e femminile nel suo porsi, con un ché di dolce nei profumi e nel gusto (fattore dovuto anche all’uso di botti nuove di rovere francese da venti ettolitri e di barrique in affinamento) come il vino dei Poderi Oddero di La Morra.
Abbiamo poi proseguito, in un crescendo di struttura, complessità e carattere, con il classico Barolo Bricco Boschis di Cavallotto, affinato in tradizionali botti di rovere di Slavonia di 80 e 100 ettolitri, un vino di grande stoffa e spiccato carattere terroso, quindi, passando dall’annata 2003 alle precedenti annate, 2001 e 2000, uno dei miei Barolo prediletti in assoluto, il magico Monprivato, annata 2000, di Giuseppe (Mauro) Mascarello, colore più scarico rispetto agli altri vini, ma un tesoro di delicatezze e sfumature aromatiche varianti dal lampone alla rosa al rosmarino al cacao, e un tannino incredibilmente morbido e setoso in bocca, con un finale lungo, vivo, nervoso, di assoluta freschezza, vino tradizionale quant’altri pochi, ma esempio paradigmatico di quali vertici di eleganza possa raggiungere un Barolo a Castiglione Falletto.
Infine, veramente dulcis in fundo, due grandi Barolo da grandi cru annata 2001: il Villero riserva di Livia Fontana, ottimo mix di salda struttura e di finezza, dovuta ai terreni più sciolti e sabbiosi del vigneto Villero, vino in splendida forma, fresco, vivo, scattante, saldo nella sua struttura tannica, e ancora con un bel potenziale d’evoluzione davanti a sé, ed il Rocche dei Brovia dell’azienda omonima guidata dal grande Giacinto Brovia (e dalle figlie Elena e Cristina, nonché dal simpaticissimo genero spagnolo Alex Sanchez), per il mio personale gusto il vino più straordinario della serata, un Barolo dotato di tutta l’eleganza e la finezza aromatica di Castiglione Falletto con una struttura salda, terrosa, importante, di grande soddisfazione e pienezza al gusto, largo, terroso, di estrema sapidità e consistenza terrosa, che annuncia quasi la potenza e l’esuberanza tannica, da addomesticare nel tempo, dei Barolo di Serralunga d’Alba.
La mia impressione è che questo viaggio nei Barolo di Castiglione Falletto ai partecipanti alla serata non sia dispiaciuto affatto, ma personalmente a quanti altri itinerari vinosi del genere mi piacerebbe ancora partecipare! Perché il Barolo è Barolo e Castiglione Falletto è il suo cuore, sensibile, generoso, ricco di classe e naturalmente elegante, come un vero signore…
Ho già raccontato, per sommi capi, in un precedente post (leggi) l’eccellente svolgimento della serata dedicata al viaggio vinoso nei terroir del Barolo dell’amatissima Castiglione Falletto, che si è svolta la scorsa settimana, a cura e per la perfetta organizzazione della delegazione A.I.S. di Lecco ben guidata da Fabio Folonaro, presso il sorprendente (e accogliente) Ristorante Passone di Montevecchia (sito Internet).
Resta ora di dire, ricordando che i vini in degustazione erano i seguenti, ovvero:
qualche parola su come i vini si sono mostrati e proposti nel corso della degustazione (cui hanno partecipato circa 90 persone, attente e appassionate, alcune provenienti dalle province vicine, Como, Milano e Sondrio) e ricordare in che cosa consista la specificità di questo villaggio che storicamente esprime alcuni dei cru più prestigiosi del Barolo.
Per farlo, ricorrerò, proprio come ho fatto a Montevecchia, ad alcuni riscontri statistici.
Su 1786 ettari complessivi che costituiscono, dati dicembre 2006, l’area di produzione del “Re dei Vini”, abbiamo questa distribuzione: La Morra 436 ettari, Monforte d’Alba 350, Serralunga d’Alba 311, Barolo 239, Novello 137, Castiglione Falletto 135, Verduno 90, Grinzane Cavour 47, Roddi 21, Diano 14, Cherasco 2 ettari.
Come si vede con soli 135 ettari vitati Castiglione Falletto è il sesto comune, per estensione, nella zona del Barolo ed il suo sviluppo come terra di produzione del Barolo é stato sostanzialmente equilibrato negli ultimi 25-30 anni. Gli ettari vitati a Nebbiolo da Barolo che erano 97 nel 1977 salgono a 155 nel 1980, per scendere a 101 nel 1990 e poi conoscere una crescita progressiva sino ai 135 ettari di oggi.
Castiglione Falletto, oltre che sugli ettari vitati di Nebbiolo da Barolo conta naturalmente anche su altre superfici vitate: Barbera d’Alba 27, Dolcetto d’Alba 34, Langhe Chardonnay 10, Langhe bianco 0,60, Langhe Freisa 2, Langhe Nebbiolo 5,5, Langhe Rosso 4,3, Piemonte Grignolino 0,3.
Ciò che costituisce la sua particolarità e la sua assoluta importanza nello studio del fenomeno Barolo è il fatto che Castiglione è posto esattamente al centro della zona di produzione del sommo vino base Nebbiolo albese, ed è di gran lunga il paese con più ricchezza ed eterogeneità dei suoli nella zona di produzione del Barolo, con parecchie sottozone dotate di caratteristiche che variano in funzione della struttura geologica, il che porta ad un particolare equilibrio tra profumi, eleganza e struttura. E conduce ad una particolare situazione dove il concetto di terroir inevitabilmente varia sia a livello di villaggio, che di singolo vigneto.
Sarebbe lungo, e l’ho già fatto, lo scorso anno, in un ampio articolo pubblicato sulla rivista inglese The Word of Fine Wine (sito Internet), raccontare in dettaglio le specificità geologiche, microclimatiche, di tessitura dei terreni, che rendono “speciale” Castiglione Falletto.
Voglio limitarmi a citare il punto di vista, esemplificativo, di un paio di produttori, Alfio Cavallotto, secondo il quale “l’esposizione ha un ruolo non secondario, perché le Rocche guardano principalmente ad est verso Serralunga o Perno di Monforte, e tutto quello che guarda La Morra e Barolo è ad ovest. Ci sono poi alcuni vigneti che guardano a sud, anche se la maggior parte dei vigneti di Castiglione Falletto giocano sui due versanti est ed ovest”. Cavallotto ricorda come un grande studioso come Vignolo Lutati abbia individuato “in Castiglione Falletto la linea di separazione tra terreni elveziani e terreni tortoniani: c’è un misto con una presenza di sabbia e di marne dovuta a cataclismi che nelle lontane ere geologiche hanno investito queste zone. Ci sono zone miste di sabbia e marna e Castiglione, che rientrerebbe nei terreni elveziani di Serralunga, si scosta un po’ per questa sua posizione centrale e affina caratteristiche di finezza a caratteristiche di profondità e di struttura e tannicità”. Enrico Scavino, invece, individua “due zone, ad esempio le Rocche, che guarda verso Serralunga e Perno, con un terreno più sabbioso e leggero, e quindi spicca per eleganza, immediato profumo, ampiezza e forse nelle annate più asciutte e secche i vigneti soffrono di mancanza di acqua ed i vini rimangono più leggeri, meno strutturati. C’è poi l’altra zona, che guarda verso La Morra, e ha terreno più compatto e più argilloso, con tannini più forti e aggressivi, più stile “Barolo” se si vuole, con maggiore durata nel tempo ed esprime vini che hanno bisogno di più tempo per esprimersi, con profumi, corpo e struttura”.
Una cosa è certa, e la degustazione di Montevecchia l’ha confermato: equilibrio e complessità costituiscono un tema chiave, come l’eleganza, che si può dire ne sia un carattere distintivo, dei vini di Castiglione Falletto, spesso caratterizzati da una spiccata mineralità, da un equilibrio tra profumi, eleganza e struttura assolutamente peculiare. Per la degustazione avevo scelto, privilegiando come sempre, com’è mio gusto e sensibilità, i Barolo d’impostazione tradizionale, Barolo di stile, provenienza e carattere diversi.
Un solido Barolo “annata” o base, come lo si voglia definire, come il Barolo 2003 di Sobrero (piccola aziendina da tenere d’occhio, come ho già più volte scritto, anche per l’eccellente rapporto prezzo-qualità: ma per le varie guide, assurdamente, è sconosciuta…), sintesi di uve di vigneti diversi a Castiglione Falletto, un Barolo di stile moderatamente moderno, come il Castiglione di Vietti (più nota per i grandissimi cru Rocche, Villero, Brunate e Lazzarito, gli ultimi due da vigneti in La Morra e Serralunga d’Alba), mix di uve di vigneti diversi situati in Castiglione Falletto, ma anche a Monforte, La Morra e Novello, affinato sia in botti di Slavonia che in barrique, e poi tutti Barolo cru, da singoli vigneti in Castiglione Falletto.
In sequenza due Rocche di Castiglione, quello più severo e dal tannino mordente, come il vino dell’azienda Sordo, vino di stampo classico ancora bisognoso di tempo per aprirsi, e quello più morbido e femminile nel suo porsi, con un ché di dolce nei profumi e nel gusto (fattore dovuto anche all’uso di botti nuove di rovere francese da venti ettolitri e di barrique in affinamento) come il vino dei Poderi Oddero di La Morra.
Abbiamo poi proseguito, in un crescendo di struttura, complessità e carattere, con il classico Barolo Bricco Boschis di Cavallotto, affinato in tradizionali botti di rovere di Slavonia di 80 e 100 ettolitri, un vino di grande stoffa e spiccato carattere terroso, quindi, passando dall’annata 2003 alle precedenti annate, 2001 e 2000, uno dei miei Barolo prediletti in assoluto, il magico Monprivato, annata 2000, di Giuseppe (Mauro) Mascarello, colore più scarico rispetto agli altri vini, ma un tesoro di delicatezze e sfumature aromatiche varianti dal lampone alla rosa al rosmarino al cacao, e un tannino incredibilmente morbido e setoso in bocca, con un finale lungo, vivo, nervoso, di assoluta freschezza, vino tradizionale quant’altri pochi, ma esempio paradigmatico di quali vertici di eleganza possa raggiungere un Barolo a Castiglione Falletto.
Infine, veramente dulcis in fundo, due grandi Barolo da grandi cru annata 2001: il Villero riserva di Livia Fontana, ottimo mix di salda struttura e di finezza, dovuta ai terreni più sciolti e sabbiosi del vigneto Villero, vino in splendida forma, fresco, vivo, scattante, saldo nella sua struttura tannica, e ancora con un bel potenziale d’evoluzione davanti a sé, ed il Rocche dei Brovia dell’azienda omonima guidata dal grande Giacinto Brovia (e dalle figlie Elena e Cristina, nonché dal simpaticissimo genero spagnolo Alex Sanchez), per il mio personale gusto il vino più straordinario della serata, un Barolo dotato di tutta l’eleganza e la finezza aromatica di Castiglione Falletto con una struttura salda, terrosa, importante, di grande soddisfazione e pienezza al gusto, largo, terroso, di estrema sapidità e consistenza terrosa, che annuncia quasi la potenza e l’esuberanza tannica, da addomesticare nel tempo, dei Barolo di Serralunga d’Alba.
La mia impressione è che questo viaggio nei Barolo di Castiglione Falletto ai partecipanti alla serata non sia dispiaciuto affatto, ma personalmente a quanti altri itinerari vinosi del genere mi piacerebbe ancora partecipare! Perché il Barolo è Barolo e Castiglione Falletto è il suo cuore, sensibile, generoso, ricco di classe e naturalmente elegante, come un vero signore…
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