J. Charpentier: la Champagne meno conosciuta


Quando si parla di Champagne c’è sempre grande fermento, e non solo nel senso letterale del termine! Con il prezioso supporto di Nicola Bonera, AIS Brescia ha proposto una degustazione di sei etichette della Maison J.Charpentier per apprezzarne sfumature e particolarità. Ecco com’è andata

Angela Amoroso

Raccontare e degustare Champagne dando spazio a realtà meno note rispetto alle super blasonate ma non per questo meno intriganti; subentra anzi, in questi casi, la voglia di scoprire nuovi angoli di quell’areale così speciale che è la Champagne, la curiosità verso possibili chicche, l’interesse verso realtà produttive ancora da conoscere e bollicine ancora da provare. Ais Brescia ha permesso tutto ciò organizzando un incontro, lo scorso 4 aprile,dedicato alla maison J.Charpentier. A condurlo, in maniera come sempre magistrale, arricchendo gli interventi con interessanti approfondimenti, c’era il sommelier e degustatore Nicola Bonera.

Champagne tra numeri e cambiamenti

Da qualche anno a questa parte, questo celeberrimo angolo di Francia è in preda ad un cambio di passo, una sorta di inversione di tendenza che potrebbe stupire; i cambiamenti, in parte, sono dovuti ad esigenze commerciali e di conseguenza anche economiche. Un dato importante che emerge in tal senso è una leggera flessione nelle vendite degli ultimi anni, dal 2002 ad oggi, sia nel mercato interno che nel settore export, che incide maggiormente sulle maison rispetto alle cooperative. Non si tratta di un calo considerevole ma i francesi con il loro savoir faire tentano sempre di correggere il tiro, onde evitare possibili conseguenze negative. Non è un caso infatti che, già da qualche anno, molti produttori hanno iniziato ad optare per nuove scelte stilistiche di produzione: la fermentazione malolattica,  quasi sconosciuta sino a qualche tempo fa, è diventata  una condizione “sine qua non” per quasi tutte le maison che in questo modo dimezzano i tempi di maturazione e quindi anche l’ingresso sul mercato, abbattendo costi di cantina e stoccaggio; altra tendenza che si sta diffondendo, che va incontro anche a nuove esigenze di mercato, è la riduzione del dosaggio, prediligendo versioni brut ma anche extra brut con sempre maggiore frequenza.

Storia della Maison

Tutto ha inizio nel 1874 con Leonidas Charpentier che inizia la sua carriera di viticoltore ma è nel 1920 che il progetto trae nuova linfa dall’incontro di due famiglie di vigneron, i Claisse e gli Charpentier. Nel 1969 Jacky Charpentier diventa l’enologo ufficiale della maison e nel 1971, con solo mezzo ettaro di vigneto, realizza la sua prima bottiglia di Champagne. Oggi a dirigere l’azienda ci sono i figli di Claudine e Jacky Charpentier: Jean Marc e Marie-Pierre.

Vigneti e territorio

L’azienda ha sede a Villers sous Châtillon e possiede 38 parcelle nella Valle della Marne e in parte nella Montagna di Reims, per un totale di 17 ettari disposti su più cru intorno a diversi villaggi in circa 10 comuni. In questo areale è il pinot menieur a giocare in casa e infatti regna sul 90% dei vigneti di J.Charpentier; il restante 10% dei vigneti è allevato con chardonnay - varietà insolita per questa Valle - e pinot noir. La produzione annua è di circa 170 mila bottiglie.

J. Charpentier può vantare nelle sue etichette, oltre alle due diciture Vigneron Indipendent e Champagne de vigneron, un terzo riconoscimento: Haute Valeur Environnementale il quale certifica il grande lavoro, l’attenzione e la cura non soltanto nei confronti dei vigneti ma anche  verso tutto ciò che si trova all’interno della tenuta per una sostenibilità globale e generale; se volessimo rapportarla ad una certificazione italiana, potrebbe essere simile alla SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata).  

La degustazione

Per conoscere meglio l’azienda, inizia il nostro percorso di degustazione fra alcune tipologie di Champagne J. Charpentier che ci permetterà di tracciarne caratteristiche e peculiarità.
Tutte le etichette in degustazione svolgono una prima fermentazione alcolica in vasche termoregolate seguita da fermentazione malo lattica.

Champagne Brut Tradition
Ampia maggioranza di pinot meunier ma non vengono specificati gli altri uvaggi. L’assemblaggio viene realizzato con due diverse vendemmie di vino di riserva, affina poi sui lieviti dai  18 ai 24 mesi; il dosaggio zuccherino è di 7.5 g/l.
Di un bel paglierino vivace e con bollicine fini e persistenti, al naso emergono sentori agrumati e di frutta candidata, presente anche una leggera nota tostata. Una buona rotondità e una buona freschezza per questo champagne che si dimostra piacevole e di buona beva.

Champagne Brut Blanc de Blancs s.a
100% chardonnay che proviene da 5 Cru: Le Breuil, Châtillon sur Marne, Verneuil e Avenay Val d’Or.
L’assemblaggio è con 2/3 vendemmie diverse, l’affinamento sui lieviti avviene per almeno 30 mesi, il dosaggio è di 5,7 g/L di zucchero.
Dal colore appare ancora qualche riflesso verdolino ma presenta una bella lucentezza e una buona vivacità; al naso emerge bene la parte fruttata che ci permette di ricondurlo al suo vitigno d’origine: note di pera e di mela, un floreale sottile, delicato ed elegante  legato soprattutto a fiori bianchi. In bocca si presenta molto armonico ed equilibrato, succoso e con una piacevole freschezza. 

Champagne Brut Reserve s.a.
80% pinot meunier e 20% pinot nero provienenti da 7 Cru: Reuil, Binson-Orquigny, Châtillon sur Marne, Villers sous Châtillon, Le Breuil, Neuville sur Seine e Ludes. L’assemblaggio è con almeno due vendemmie diverse di cui una parte proviene da barrique di rovere. Affina sui lieviti per almeno 30-36 mesi, il dosaggio zuccherino è pari a 5,7 g/L.
Il suo giallo paglierino è brillante con bollicine numerose, fini e persistenti. Al naso presenta un sentore molto spiccato di panificazione e pasticceria, dal sapore quasi vintage; emerge anche un bel bouquet floreale delicato, note di frutta gialla e spezie. In bocca la percezione cambia e diventa quasi tendente al salino; chiude un po’ trigeminale, a tratti leggermente aspro, anche per via del basso dosaggio presente in questo blanc de noir. 

Champagne Brut Prestige s.a.
60% pinot nero, 20% pinot meunier e 20% chardonnay da 6 Cru: Reuil, Le Breuil, Neuville sur Seine, Verneuil, Châtillon sur Marne e Avenay Val d’Or. L’assemblaggio è con 2/3 vendemmie diverse provenienti di cui una parte proviene da barrique, l’affinamento è più lungo: dai 36 ai 44 mesi sui lieviti; diminuisce la presenza di zucchero con un dosaggio di 4,9 g/L.
Il colore diventa più intenso per il maggiore periodo di affinamento: ci sono dei bei riflessi dorati, una buona vivacità cromatica e una buona presenza di bollicine fini. Al naso emerge l’uso del legno con intense note di tostatura, cereali e malto soprattutto, ma anche di meringa e croccante alle nocciole; presente anche una componente agrumata in cui prevale il pompelmo. Al palato è lungo e ricco con un tannino presente che rilascia quasi una nota minerale; di buona struttura, molto piacevole.

Champagne Brut Nature Origine s.a.
45% pinot meunier e 55% pinot nero da 4 Cru: Villers sous Châtillon, Le Breuil, Reuil, Binson-Orquigny. Affinamento sui lieviti per 48-54 mesi. Dosaggio zero.
Di un bel giallo paglierino vivace con bollicine fini e numerose, al naso presenta sentori fruttati di pera e melone giallo – tipici del pinot menieur – ma anche una nota vegetale di anice e finocchietto. Ampio, pieno,  carnoso con una buona freschezza e un tocco salino sul finale. Un vino senza alcuna aggiunta di zucchero, magari di difficile approccio ma che rappresenta uno stile ben preciso.

Champagne Extra Brut Millesime 2018
44% chardonnay, 28% pinot nero e 28% pinot meunier da 3 Cru: Avenay Val d’Or, Le Breuil, Ludes. Unico millesimato della degustazione con uve del 2018. La sboccatura è del 2023, il dosaggio zuccherino è 4,4 g/L.
Anche in questo caso la vista ci regala una bella lucentezza, le bollicine diventano quasi evanescenti; al naso è un po’ più fine rispetto agli altri con una nota vanigliata di confetto e sentori sia vegetali che floreali. In bocca ha una buona freschezza: piacevole e maturo con la dose zuccherina ben bilanciata che lo rende ben equilibrato e invoglia a berne ancora.

Considerazioni finali

La nota comune riscontrata in tutti gli assaggi è data dalla continua evoluzione a livello olfattivo dello stesso calice a distanza di pochi minuti, fattore che potrebbe indicare una bassa presenza di solfiti: sono vini che interagiscono con l’ossigeno.
Gli ultimi due champagne hanno fatto emergere una componente vegetale che è risultata piacevole, soprattutto nell’ultimo calice, il blanc de blanc è stata una sorpresa interessante così come il Prestige.