L'aglianico del Vulture nelle declinazioni di Basilisco

È un Sud che parla di montagne, di paesaggi verdeggianti e laghi nati dal cratere del vulcano spento, una zona dove il terreno cambia metro dopo metro donando sfaccettature inaspettate ai frutti di questa terra. Sono passati ben 130.000 anni dalla sua ultima eruzione, eppure il Vulture rievoca tutta la sua autorevolezza e vigoria nelle uve di un vitigno che, qui, sa dare risultati eccellenti.

Fabio Pozzi

Siamo in Basilicata, a Barile precisamente, uno dei quindici comuni dove l’aglianico ricade sotto le denominazioni Aglianico del Vulture DOC e, nella sua versione superiore, DOCG.

La storia vitivinicola di questa zona è inevitabilmente legata al suo vulcano, il Vulture, la cui attività esplosiva si è interrotta migliaia di anni fa: il suo lascito? Suoli, rocce e paesaggi unici, dove un vitigno, l’aglianico, trova una delle sue massime espressioni.

A condurci in questo viaggio è Viviana Malafarina, energica e tenace Direttrice Tecnica di Basilisco. Ligure di nascita, approda al mondo del vino nel 2011 grazie all’incontro con Feudi di San Gregorio che ha acquisito la proprietà di Basilisco. Con lei Antonio Erba, degustatore AIS, ad accompagnarci nell’assaggio dei vini proposti dalla cantina. 

 

Sophia 2017, vino bianco da uve fiano 100%

È il modo più immediato che abbiamo per fotografare il territorio di cui vi voglio raccontare”. Motiva così, Viviana Malafarina, la scelta di vinificare un bianco in una zona dove la storia parla di rossi potenti e strutturati. Lo fa con un 100% fiano, coltivato nella parte centrale del monte Vulture. Sophia ci racconta un Sud diverso, fatto di altitudine, di acidità e di mineralità, di quei suoli basaltici che le colate laviche hanno lasciato in eredità. Al naso emerge forte la nota varietale accompagnata da un bouquet di fiori bianchi e di erbe aromatiche, confermata al palato da un vino giovane, fresco e molto sapido.

Teodosio 2015, Aglianico del Vulture DOC

La carta d’identità dell’azienda”. Con le sue 30.000 bottiglie annue, ovvero la metà di tutta la produzione aziendale, è il vino che veicola la cantina. Le uve provengono da vigneti tutti locati a Barile, ma da sottosuoli diversi: vulcanico, tufaceo e argilloso. La ricchezza del frutto e la nota balsamica importante sono aspetti del suo potenziale evolutivo, ma il tannino gentile e l’equilibrio già raggiunto non impongono un affinamento ulteriore. 

Se Teodosio rappresenta un sapiente assemblaggio dei diversi vigneti aziendali, con i suoi cru Basilisco vuole portare in bottiglia le peculiarità delle diverse stratificazioni laviche. Tre attualmente i cru aziendali, più uno in anteprima per la degustazione, tutti esposti a sud-est, tutti radicati su terre vulcaniche e tutti distanti non più di qualche centinaio di metri. 

Fontanelle 2015, Aglianico del Vulture Superiore DOCG

Suolo puramente lavico. Il più giovane dei cru con vigne di 15 anni di età, giovinezza che si riflette nel bicchiere con un naso di timida frutta rossa unita ad una nota vegetale e una bocca in cui spiccano subito marasca e sottobosco, arricchita in chiusura da sentori di spezie dolci e liquirizia.

Cruà 2015, Aglianico del Vulture Superiore DOCG

Una vigna piccola, poco più di un ettaro in contrada “Piano di Croce”, da qui il nome Cruà, con suolo più grasso, grandi quantitativi di calcare e viti più mature, trent’anni d’età. Rispetto al Fontanelle questa maturità si caratterizza subito al naso con note più balsamiche, erbe aromatiche e fiori secchi. Inaspettata delicatezza al palato, grazie a tannini vivaci, note mentolate e di liquirizia che spostano questo vino più sull’eleganza che sulla concentrazione strutturale. 

Vigne di Mezzo su Marna 2015, Aglianico del Vulture Superiore DOCG:

Marna con infiltrazioni di arenaria. Questa la composizione del terreno da cui nascono le uve della vendemmia 2015, imbottigliata ma ancora senza etichetta. “Lo trovo molto severo, arriverà sul mercato, ma non subito”. Al naso è evoluto e volge all’etereo mentre all’assaggio richiama sentori di sottobosco scuro con viola e rosa. Molto tannico e molto sapido. 

Basilisco 2012, Aglianico del Vulture Superiore DOCG

Se ogni vigneto aziendale fosse una nota musicale, Basilisco 2012 è la migliore musica che si può suonare in quell’annata”. Viviana Malafarina presenta così il vino selezione dell’azienda. Blend delle migliori uve provenienti dai diversi terreni del Vulture: lavico che libera il frutto, argilloso che dà potenza e terrosità e marnoso che compensa l’austerità, apportando mineralità e freschezza. L’annata è sicuramente potente, con molto tannino, ma la balsamicità alleggerisce la beva. Una cuvée ben riuscita che rispecchia l’eccellenza del territorio. 

Storico 2012, Aglianico del Vulture Superiore DOCG

 Un museo a cielo aperto di viticultura europea”, due ettari di viti ultraottantenni a piede franco circondati da alberi da frutto e allevati su tre piedi di canne in un sistema detto “capanno”, da cui i greci battezzarono la regione “Enotria”. Un vino intenso, intrigante al naso dove i piccoli frutti rossi si uniscono a una sfumatura di pepe verde, tratto caratteristico della vigna. In evoluzione porta con sé note di incenso.  

Basilisco 2005, Aglianico del vulture DOC

Esclusiva della degustazione, è un’annata non più in commercio che Basilisco ci propone per capire il potenziale evolutivo dell’aglianico. Al naso è pienamente percepibile il frutto che incontra il cacao e le spezie: grande complessità d’insieme senza che una nota che prevalga sulle altre. Al sorso la grande struttura si fa subito largo tra un tannino molto ben integrato e note balsamiche.