La Loira dei castelli e il naturale incontro con vini da favola
Apprezzata mondialmente per le peculiarità paesaggistiche e per i suoi castelli, la Loira, pur rimanendo all’ombra dei giganti del vino d’oltralpe, è culla di vini di qualità immensa e custode di tipicità uniche.
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Nessuno può mettere in discussione la grandezza dei vini che nascono in territori ormai leggendari che portano il nome di Bordeaux, Borgogna e Champagne. Allo stesso tempo è difficile non farsi attirare dall’indiscutibile fascino che esercitano i vini della Loira. Grazie al percorso virtuale orchestrato da Luisito Perazzo, abbiamo cercato di rendere giustizia a una regione inconfondibile, dove tradizionalmente trovano spazio tutte le tipologie di vino, dal più semplice bianco frizzante, al passito impreziosito dalla muffa nobile.
Lungo il fiume più lungo di Francia e che dà il nome alla regione, dalla costa atlantica procedendo verso l’interno della Francia, troviamo i Pays Nantes, zona tipicamente vocata per vini bianchi dalla forte impronta marina. Il clima marittimo, caratterizzato da inverni freddi ed estati umide, e i terreni ricchi di rocce ignee e graniti, offrono ai vitigni melon de Bourgogne e folle blanche la base ideale per esprimere profumi intensi e marcata mineralità al sorso. Le AOC più importanti dove trovare tali espressioni sono: Muscadet Coteaux de la Loire, Muscadet Sèvre-et-Maine e Muscadet Cotes de Grand-Lieu.
Più a est si incontra la zona dell’Anjou Saumur. I vitigni più diffusi sono chenin blanc tra i bianchi e cabernet franc tra i rossi. La produzione inizia a essere variegata includendo vini rosè a base di cabernet franc e grolleau, vini frizzanti e spumanti. Significativa, in queste zone, la presenza di pratiche di viticoltura biodinamica che, scevra da ogni moda passeggera, rappresenta quanto rispetto vi sia tra l’uomo e la terra che lo ospita. Tra le denominazioni più significative ricordiamo Savennieres, Bonnèzeaux e Quarts-de-Chaume note per i muffati a base di chenin blanc, Saumur e Saumur-Champigny per i rossi di alta classe.
Giungiamo nella Touraine dove chenin blanc e cabernet franc, localmente chiamato breton, risultano essere i vitigni predominanti mentre i terreni calcareo-silicei, ricchi di tufo, conferiscono alle uve grande acidità ed eleganza. Denominazioni di grande rilievo sono: Vouvray, in cui lo chenin blanc eredita dai terreni personalità uniche declinate in vini dalle versioni secche, abboccate e dolci; Chinon e St. Nicholas de Bougueil per vini rossi, anche da affinamenti importanti.
Preseguendo ancora verso est si trova la regione vitivinicola della Loira Centrale, la più piccola in termini di superficie ma che include le denominazioni più note che fungono da benchmark a livello planetario per quanto riguarda i vini a base sauvignon blanc: Sancerre e Poully-Fumé. I primi, molto freschi e dai profumi vivaci di agrumi e note di gesso; i secondi più intensi, distinti da toni di muschio e sbuffi affumicati. Altro vitigno a bacca bianca diffuso nella zona è lo chasselas dai caratteri di frutta a pasta bianca, di selce e burro. Tra i rossi sono presenti il pinot noir e il gamay vinificati, anche in uvaggio, per dare vini freschi, fruttati e dalla piacevole sapidità.
Il clima della Loira Centrale è semicontinentale, con elevate escursioni termiche giorno-notte, inverni freddi e secchi ed estati miti. Si trovano quattro tipologie sedimentarie che contraddistinguono la zona: calcareo-gessose(les Cailottes) che offre vini immediati dai profumi delicati; silicee e argillose per vini raffinati e complessi con note di roccia, frutta tropicale e sottobosco; marnose (marne del Kimmeridgiano) per vini di maggior struttura e profumi molto floreali; terreni ghiaiosi e sabbiosi per vini con aromi erbacei e frutta a pasta gialla.
Affianchiamo alla teoria la pratica, con i vini in degustazione.
Si inizia con il Muscadet Sevre et Maine Granite 2013 prodotto da Domaine de l’Ecu da vigne coltivate in regime biodinamico. Paglierino, di buona luminosità, dal discreto impatto olfattivo con toni di sale marino, floreale deciso, mela matura e un dettaglio ossidativo. Sorso schietto e tagliente grazie all’evidente connubio di freschezza e sapidità. Performante in tutta la sua considerevole durata.
Secondo assaggio, da uve chasselas in purezza, Pouilly sur Loire La Centenaire 2016, Domaine Serge Dagueneau et Filles. Dal calice tinto di giallo paglierino fitto emergono profumi di mango, agrumi maturi, pepe rosa e zenzero. Sensazioni palatali avvolgenti e rotonde accompagnano il lungo finale. Inevitabile l’accostamento a chardonnay da terreni calcarei.
Proseguiamo con il Menetou-Salon Clos du Pressoir 2015 del produttore Joseph Mellot, sauvignon blanc in purezza da terreni calcareo-marnosi. Colore tendente al dorato, al naso esprime frutta esotica, spezie dolci, noce moscata, profumi di salicornia e indizi tostati del passaggio in legno. Ingresso in bocca vitale, energico, fresco e minerale. Finale sapido, con sferzate fruttate e di spezie orientali.
Nell’interpretazione del produttore biodinamico Domaine Huet con il suo Vouvray Sec Le Clos du Bourg 2005, lo chenin blanc, nobile vitigno in purezza, è splendido a partire dall’aspetto dorato e brillante. Raggiunge e stimola l’olfatto con vigore mostrando un profilo maturo: vaniglia, pesca, torroncino, agrumi, fiori essiccati e grafite. Si dona all’assaggio con opulenza, perfettamente integrato e dai lunghissimi echi gusto-olfattivi.
La degustazione continua con l’unico rosso della batteria, il Saumur Champigny La Folie 2014 di Château Yvonne, un cabernet franc non filtrato, dal tannino leggermente spigoloso ma dotato di notevole spalla acida che rende la beva gradevole. Aromi di piccoli frutti rossi, marasca, pepe, menta e viola essiccata si protraggono nel dissetante finale.
Il nostro viaggio in Loira volge al termine, non prima di concedere una dolce chiusura con il Quarts de Chaume Quintessence 1997. Lo storico produttore Château Bellerive ci dona un passito di chenin blanc di colore ambrato, luminoso, dal profumo ricco ed espressivo: fichi secchi, mandorle tostate, caramelllo, cenni balsamici, tamarindo e the nero. Morbido, dolce e avvolgente ma anche fresco e saporito. Ci saluta con un lungo e affettuoso “au revoir”.