La Valtellina incontra il Trentodoc

Una serata spumeggiante quella organizzata dalla delegazione Ais di Sondrio, che nella sede del Grand Hotel della Posta, mercoledì 20 gennaio ha proposto una degustazione di 18 etichette di bollicine Trento Doc. Ospite d’onore la vice-presidente Ais Regionale del Trentino, Rosaria Benedetti, che alla presenza di oltre 60 partecipanti tra sommelier e produttori valtellinesi, ha svelato tutti i segreti delle bollicine trentine in una degustazione davvero entusiasmante.

Marco Bormolini

Non capita infatti tutti i giorni di avere la possibilità di degustare un panel così rappresentativo di aziende di spumante. Merito alla caparbietà del delegato Ais Sondrio Elia Bolandrini, che ha fortemente voluto questo evento. “Siamo davvero soddisfatti di aver organizzato una degustazione molto partecipata, con 18 etichette in assaggio promosse dal Consorzio Trento doc. La cosa più interessante oltre ai vini è stata vedere la partecipazione dei nostri soci ma anche dei produttori, che durante la giornata hanno accompagnato la relatrice in visita presso alcune cantine della Valtellina”.

Piccolo excursus a spasso tra i vigneti della Valtellina, prima di immergersi nelle bollicine del Trento doc, la relatrice Rosaria Benedetti è stata accolta dal Presidente del Consorzio Tutela Vini di Valtellina Mamete Prevostini e dal decano dei produttori, il conterraneo trentino Casimiro Maule, visitando alcune tra le cantine più rinomate della zona. Oltre a Mamete Prevostini, la casa vinicola Fay, Rainoldi e Ar.pe.pe, intervallata da un sopralluogo nelle vigne terrazzate e da un pranzo al Castel Grumello.

“In Valtellina ho trovato una serietà al lavoro profondamente innata, una similitudine con il Trentino anche se questa è una terra di grandi rossi - le parole della vice-presidente regionale Ais Trentino -. Sicuramente potremmo prendere come esempio dalla Valtellina la capacità di essere stati in grado di caratterizzare la propria zona a vocazione di grandi vini rossi, continuando la tradizione culturale, mantenendo un immenso patrimonio dei vigneti terrazzati, continuando anche in un processo di innovazione rispettoso”.

In una serata in cui si sono degustate ben 18 bollicine di montagna appartenenti al Consorzio Trento Doc, una storia centenaria nata da un’intuizione di Giulio Ferrari che nel 1902 aveva iniziato a produrre il primo metodo classico italiano con lo Chardonnay in Trentino, spontaneo interrogare i presenti se anche la Valtellina abbia le carte in regola per fare grandi spumanti. “Ogni territorio sa esprimere le caratteristiche migliori in grado di valorizzare al meglio i propri prodotti- spiega Rosaria Benedetti- se quello che è stato fatto in Trento doc è qualche cosa di unico, credo che in Valtellina si debbano concentrare sulla produzione dei vini rossi, non perché il mercato abbia identificato questa come una zona di grandi rossi ma perché ci sono delle caratteristiche uniche per il Nebbiolo”.

Sulla stessa lunghezza anche Casimiro Maule, trentino di origine ma ormai valtellinese di adozione. “Ogni volta che parlo e bevo trentino mi si apre il cuore, anche se ho sempre pensato che in Valtellina ci si debba concentrare sul Nebbiolo, un vitigno straordinario con delle caratteristiche uniche nel nostro terroir. Vanno bene le bollicine ma non credo potranno mai diventare il vino bandiera di questa zona”.

Esperienze di spumantizzazione in Valtellina ci sono, sin dagli anni ’80 era nata Drei Es, società spumantistica sondriese di cui ha ritirato il marchio la casa vinicola Fay. “Nella nostra azienda abbiamo sempre dedicato uno spazio allo spumante- chiosa Marco Fay- oggi con Drei Es prendiamo le basi in Trentino e vinifichiamo in Valtellina. Per il futuro credo che si possa destinare una piccola percentuale delle uve di Nebbiolo, quello delle vigne più alte, alla spumantizzazione, per acidità e struttura della buccia potrebbero adattarsi bene, oppure valutare l’innesto di vitigni nelle zone più alte come Pinot Nero, Pinot Bianco e Chardonnay”. 

Elia Bolandrini e Rosaria Benedetti 

Passiamo ora al tema vero della serata, ovvero la super degustazione di metodo classico trentino. Rosaria Benedetti, davvero encicopledica la sua preparazione sul territorio e sulla zona del Trentino, ha guidato i presenti alla scoperta delle bollicine di montagna. Prima un ripasso, evidenziando le differenze tra la scritta Trento doc staccata, che identifica la denominazione a metodo classico nata nel 1993, poi Trentodoc scritto per intero, un marchio registrato che raccoglie 43 produttori.

Tra rispetto del disciplinare e denominazioni che geograficamente si sovrappongono, la relatrice ha ricordato di come Trento doc sia stata la prima denominazione con rifermentazione in bottiglia riconosciuta nel 1993. Una zona vocata allo chardonnay, al pinot bianco, pinot nero e pinot meunier, vinificati in blend o in purezza, con risultati alti sui livelli di spumantizzazione. Impossibile riportare una descrizione dei diciotto vini degustati, cercheremo di fare solamente una sintesi degli assaggi guidati da Rosaria Bendetti, che da ex insegnante di tedesco ha tenuto a bada la platea come se fosse una scolaresca. In cattedra il Trento doc, con la sua immediatezza, la sua freschezza, in alcuni casi anche la sua evoluzione, con quasi tutti i vini che legno ne hanno visto poco.

Livello qualitativo medio alto della degustazione, con tutti i prodotti che si sono assomigliati per pulizia e bevibilità. Sapidità e mineralità non sono mancate, sono emerse delle differenze tra le varie zone, da una Val di Cembra ad una Vallagarina, tutte i territori ampiamenti rappresentati con i loro profumi, i loro aromi, e le note caratteristiche in bocca. Dalle mode degli extra- brut, ai pas-dosè, si è parlato anche di cucina da accostare alla bollicina di montagna, con i vigneti coltivati con la classica pergola trentina sino ad un’altitudine di 800 metri sul livello del mare. Ma più che di mare, per un vino che come abbinamenti si sposa alla grandissima a tutto pasto con la cucina di pesce ma non solo, sarebbe il caso di fare un accenno a quel micro-clima garantito tutto l’anno dalla sponda trentina del lago di Garda, e dalla sua “ora”, quella dolce brezza che si alza nel pomeriggio che anche nelle calde giornate estive porta ossigeno alle viti trentine garantendo la sanità delle uve. La delegazione Ais di Sondrio, sempre attiva e tesa ad allargare il proprio raggi di azione e promuovere parnership interessanti, non ha fatto mancar davvero nulla, se non la parola champagne, segno che si possono fare ottime bollicine anche senza scomodare i cugini francesi.

I vini degustati
  • SIMONCELLI ARMANDO Trentodoc Simoncelli brut
  • CANTINA ROTALIANA DI MEZZOLOMBARDO Trentodoc Redor Brut
  • MOSER Trentodoc 51,151
  • CANTINA ALDENO Trentodoc Brut Altinum 2011
  • REVI Trentodoc Brut Millesimato 2011
  • ABATE NERO Trentodoc Domini millesimato 2009
  • BELLAVEDER Trentodoc Bellaveder Brut Nature Riserva 2011
  • ENDRIZZI srl Trentodoc Brut Riserva Piancastello 2011
  • MASO POLI Trentodoc Brut Riserva 2010
  • ZENI Trentodoc Maso Nero Riserva 2010
  • ROTARI Trentodoc AlperegisPas Dosè 2009
  • LETRARI Trentodoc Letrari Riserva 2009
  • ALTEMASI Trentodoc Altemasi Riserva Graal 2008
  • F.lli PISONI Trentodoc Pisoni riserva 2007
  • FERRARI F.LLI LUNELLI Trentodoc Riserva Lunelli 2007
  • CANTINE MONFORT Trentodoc Monfort Rosè
  • BALTER Trentodoc Balter Rosé
  • MASO MARTIS Trentodoc Maso Martis Riserva 2008