Maso Toresella, Cavit e il progetto PICA
Sabato 6 ottobre la delegazione AIS Mantova ha fatto visita al Maso Toresella, stupenda villa ottocentesca sulle rive del lago di Toblino e sede di rappresentanza della cantina Cavit.
RUBRICHE
A guidare la Delegazione all’interno del percorso degustativo è stato l’enologo Andrea Faustini, responsabile del PICA (Piattaforma Integrata Cartografica AgriVitivinicola), progetto iniziato nel 2010, molto costoso e all’avanguardia in Europa, attraverso l’incrocio di numerosissimi dati tecnici di campagna e di cantina, l’impiego di 19 agronomi ed enologi e la collaborazione di due Enti di ricerca prestigiosi come la Fondazione Edmund Mach e la Fondazione Bruno Kessler. Obiettivo: puntare alla ricerca della massima qualità possibile per i vini trentini. AIS Mantova ha avuto il privilegio di poter apprezzare il successo di questo progetto attraverso la qualità dei vini che sono stati proposti durante tutto l’arco della giornata.
La degustazione
Prima batteria
La prima batteria è stata composta da 3 spumanti Trento DOC “Altemasi” ed impreziosita da 2 Riserve Graal. Per quanto riguarda i primi due spumanti, abbiamo potuto apprezzare la delicatezza ed eleganza dello Chardonnay proposta con gli Altemasi Brut millesimati 2014 e 2013, i prodotti “base” della Cantina, ma non per questo meno affascinanti rispetto ai vini. Grandissima fragranza olfattiva legata ad un fresco sentore di pesca, mela e grande vivacità gustativa che nel secondo spumante ha raggiunto espressioni terziarie accentuate dai 5 anni di permanenza sui lieviti.
Il successivo Altemasi Pas Dosé 2009 ha regalato sensazioni più asciutte e dirette vista l’assenza di dosaggio zuccherino. Grazie all’apporto di una buona percentuale di Pinot Nero, si sono potute apprezzare anche sfumature di nocciola e frutta secca che si sono riproposte gradevolmente anche al gusto. Gli ultimi due spumanti serviti sono stati le due riserve Altemasi Graal 2010 e 2006. L’affinamento di 72 mesi sui lieviti, la qualità dei vitigni e del territorio di coltivazione coniugata alla sapiente mano dell’enologo hanno portato alla creazione di due vere opere d’arte. Profumi fruttati di pesca, agrumi e sentori erbacei con la salvia a fare da protagonista, sbuffi di the verde e menta fino all’evoluzione portata dalla presenza di profumi di nocciola, arachidi tostate e pasticceria. Persistenza gustativa infinita ed appagante con una bollicina setosa a pulire gradevolmente il palato.
Seconda Batteria
La seconda batteria ha riguardato le selezioni aromatiche IGT Vigneti delle Dolomiti relative al progetto PICA eseguite utilizzando esclusivamente le uve prodotte nelle zone limitrofe al Maso Toresella.
I 4 vini bianchi proposti sono stati ottenuti utilizzando lo Chardonnay (almeno il 60%), il Sauvignon Blanc (30%), il Riesling (8-9%) ed una pennellata di Traminer aromatico.
Le prime due cuvée aromatiche 2016 e 2015 ci hanno sorpreso per il la loro intensità olfattiva in cui il bagaglio sensoriale del Sauvignon ne faceva da padrone con intrigranti sensazioni di agrumi e bosso legate comunque ad un delicata scia di rose bianche. Ottima la freschezza gustativa e la struttura dei vini supportati da un buon grado alcolico.
I successivi 2012 e 2010, grazie anche all’ulteriore affinamento in bottiglia, sono riusciti ad interpretare con sapienza tutte le uve utilizzate. Vista la qualità dell’annata 2010, l’ultima selezione aromatica ha potuto assimilare le aristocratiche qualità del Traminer aromatico rese ancor più esuberanti dalla vendemmia tardiva.
Terza Batteria
La terza batteria è stata rappresentata da una selezione di Teroldego Rotaliano Trentino superiore “Maso Cervara” con le annate 2015, 2009, 2005 e 2004. Qui l’analisi sensoriale dei vini si è ancor più addentrata nella scoperta di sensazioni che questo vitigno può conferire ad un vino anche nel lungo affinamento in bottiglia. Lamponi, ciliegie e prugne mature sono le sensazioni fruttate che hanno legato i 4 vini. Viola appassita, pepe nero e qualche nota di vaniglia sono andati a corredare il bagaglio dei terziari ancora più marcati nel 2005 e 2004 con note di fungo e sottobosco. Incredibile la freschezza gustativa nonostante il lungo affinamento.
Aperitivo e pranzo sono stati un’ottima occasione non solo per apprezzare la cucina proposta dal ristorante “Prime Rose” (Prosciutto di cervo con composta di mirtilli e crostoni abbinato a Trentodoc Altemasi Rosè, Panzerotti di patate della Valdigresta con porcini e fonduta abbinato a Rulendis Pinot grigio Trentino doc superiore 2016, Filetto di manzo con salsa bordolese abbinato con Magnum 4 Vicariati Rosso Trentino doc Superiore 2008, contorni misti e infine Strudel di mele abbinato ad Arele vino santo DOC Trentino Superiore 2001), ma anche per soffermarci, grazie al Delegato Luigi Bortolotti, su alcuni vini come il Magnum 4 Vicariati 2008 - un taglio bordolese estremamente piacevole ed elegante - o il Vino Santo Arele che, nonostante i suoi 17 anni sulle spalle, con la sua freschezza gustativa ha reso il matrimonio con lo strudel ancora più riuscito.
Nel pomeriggio ci siamo recati direttamente alla Cantina Altemasi e dopo una breve visita della cantina e della bottaia, ci siamo diretti nella sala degustazione per un approfondimento sul Pinot Nero con le annate 2015, 2014, 2009, 2006 e 2003.
Le prime due - 2015 e 2014 - legate al progetto PICA, fanno parte della linea “Brusafer”, nome che deriva dal vecchio fortino austriaco che sorge lungo il pendio meridionale della Marzola, sul versante destro della Valsorda, e denotano già delle espressioni degustative notevoli che nell’affinamento in bottiglia porteranno a risultati importanti nei prossimi anni. I successivi tre vini si sono differenziati dai primi due per un maggiore sviluppo dei profumi terziari legati al pepe nero, cacao e spezie. Ottima la pienezza degustativa con una nota di merito per la morbidezza dei tannini che hanno reso il sorso più elegante e coinvolgente.
Al termine della degustazione ci siamo complimentati con Andrea per il grande lavoro svolto da lui e da tutti coloro che lavorano al progetto PICA e ci siamo accomiatati con un bagaglio sensoriale ulteriormente affinato grazie alla qualità del territorio trentino ed alla competenza di chi sa sfruttarlo al meglio.