Monferrato Casalese: la tradizione che si rinnova, tra storia e giovani produttori

Racconti dalle delegazioni
13 novembre 2025

Monferrato Casalese: la tradizione che si rinnova, tra storia e giovani produttori

Insieme a Daniele Guaschino, delegato AIS di Casale Monferrato e al sommelier Pier Francesco Cervino, andiamo alla scoperta del Monferrato Casalese e delle sue due anime: Grignolino e Barbera.

Alessia Figini

«Se siete già stati in Monferrato, fate finta di non conoscerlo!», così ci accoglie, con un sorriso, Daniele Guaschino, delegato AIS di Casale Monferrato. È il suo modo per invitarci a guardare questa terra con occhi nuovi, liberi dai preconcetti, pronti a riscoprirla.

Negli ultimi anni sono nate nuove aziende, sono arrivati investitori alloctoni che collaborano con i produttori locali, e soprattutto si è affermato un cambio generazionale che porta entusiasmo, formazione e professionalità. Molti giovani vignaioli sono enologi di formazione, preparati e curiosi.

Alla guida della serata c’è Pier Francesco Cervino, che ci introduce a questo mosaico di paesaggi che si stende dal Po fino ai confini con la Liguria e le Alpi.
Tre gli areali principali ci sono il Basso Monferrato, o Casalese, l’Alto Monferrato, verso le montagne e l’Astigiano, con le sue dolci colline.

Parlare del Monferrato Casalese significa parlare delle sue terre antiche e uniche al mondo.
Il sottosuolo è un vero archivio geologico: sabbie e conchiglie, madreperla, pietra da cantoni e marne compatte che risalgono a 33 milioni di anni fa, quando qui c’era un fondale marino.

La pietra da cantoni, tipica solo di questa zona, è friabile e malleabile: un materiale affascinante, usato per costruire le case e gli “infernot”, vani ipogei scavati a mano direttamente nella roccia. In queste piccole cattedrali sotterranee, prive di aperture, venivano conservati vino e derrate alimentari. Le pareti, levigate e scolpite, spesso formano nicchie, panche, tavoli, veri capolavori artigianali nati dall’abilità contadina.
Dal 2014, gli infernot del Monferrato sono entrati a pieno titolo tra i patrimoni UNESCO, simbolo di una cultura del vino che affonda le radici nella pietra.

Ma non si può parlare di Monferrato senza evocare la leggenda di Aleramo, il nobile al servizio dell’imperatore Ottone I che conquistò il cuore di sua figlia Adelasia.
Si racconta che, dopo una fuga d’amore e un perdono, Ottone concesse ad Aleramo tutte le terre che fosse riuscito a percorrere in tre giorni di cavalcata. Durante il viaggio, il cavallo perse un ferro e Aleramo lo riferrò con un mattone: “mon” e “ferrato”. Così, narra la tradizione, nacque il nome Monferrato.

Storia o mito, poco importa: da allora questa terra è rimasta sinonimo di nobiltà, inclusione e cultura. Dalla Basilica di Crea alla sinagoga di Casale, fino al teatro municipale del Seicento, ogni pietra racconta secoli di intrecci e civiltà.

A fine Ottocento, il Monferrato entra nella modernità: nel 1895 Federico Martinotti brevetta il metodo che darà vita alla spumantizzazione moderna, un’invenzione piemontese che cambierà la storia del vino in Italia e nel mondo.

Pochi decenni dopo, un altro nome di Casale Monferrato segna la storia del vino italiano: Paolo Desana, politico italiano nato proprio qui, è colui che porterà a compimento la legge istitutiva delle DOC. 

Ma parliamo di vini, e se ce n’è un vitigno che incarna davvero lo spirito del Monferrato Casalese, è il grignolino, identità e bandiera del territorio. Dà un vino di grande bevibilità, capace di sorprendere per la sua versatilità. Le versioni affinate in acciaio sono fresche, immediate, perfette per il consumo quotidiano; quelle che riposano in legno, invece, si avvicinano ai grandi rossi per complessità e profondità. La sua storia è antichissima: nel 1246 appare già con il nome di Barbesino, poi lo ritroviamo nei documenti dei Paleologi, dei Gonzaga e persino tra i vini serviti alla corte sabauda, accanto a barolo e barbaresco.

Oggi, il Grignolino del Monferrato Casalese DOC, insieme al Barbera del Monferrato Superiore DOCG e a due tra le più piccole denominazioni italiane, il Rubino di Cantavenna DOC e il Gabiano DOC, rappresenta la punta di diamante di un territorio piccolo, ma di grande personalità.

Il grignolino non si lascia domare facilmente. Il grappolo è piccolo e compatto, la buccia ricca di pruina, le “grignole” – da cui deriva il nome, vale a dire i vinaccioli - grossi, che regalano tannini vivaci e struttura. È un vino che riflette la vigna, fragile e affascinante allo stesso tempo. 

Dalla vendemmia 2024 è anche rivendicabile la denominazione Grignolino del Monferrato Casalese Spumante Rosè DOC, grazie alla modifica del disciplinare di produzione propiziata da una tradizione risalente al XX secolo: è di fine ‘800, infatti, il ritrovamento di un’etichetta riportante la dicitura “Vignale spumante”, riferita a un vino imbottigliato con indicazione spumante, denominazione di origine e parcella.

Accanto al grignolino, il Barbera del Monferrato Superiore DOCG continua a confermare il suo ruolo di protagonista del Piemonte. Rispetto alla barbera d’Asti, quella casalese si distingue per finezza e snellezza: un vino più agile, fresco, di grande equilibrio. Il grappolo è medio, ricco di zuccheri, ma povero di tannini, e la produttività è alta. Le versioni in acciaio offrono un profilo nitido e fragrante; quelle affinate in legno esprimono profondità e calore.

La degustazione

La degustazione si è svolge in due batterie di vini: sette grignolino e cinque barbera del Consorzio Colline del Monferrato Casalese.


Grignolino del Monferrato Casalese DOP - L’Avgnot 2024 - Cantina San Giorgio

Da questa cantina cooperativa nel cuore del Monferrato nasce un vino dal colore ramato, intrigante, luminoso, di buona consistenza, al naso spicca per intensità floreale e poi arriva il pepe sfumato. In bocca ritroviamo freschezza e un tannino con note verdi che descrive bene la semplicità di un piacevole vino da pasto.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC - Altromondo 2023 - Hic et Nunc
Macerazione 5 giorni, maturazione 6 mesi in acciaio, affinamento in bottiglia.

Un progetto imprenditoriale all’avanguardia, una cantina sostenibile che sorge a Vignale, zona ad alta produzione vinicola, e un grignolino che è un simbolo della filosofia enologica della cantina: questo rosso racconta perfettamente la tipicità del vitigno, a partire dal colore rubino con riflessi amaranto, passando per un naso in cui emergono la base floreale, i frutti di bosco, l’erba, il timo e una speziatura bianca leggera, per terminare con un tannino presente, ma non invadente, che dona linearità, finezza ed eleganza al vino.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC - La Capletta 2022 - Casalone
Macerazione 7-10 giorni, maturazione in cemento.

La famiglia Casalone, giunta alla nona generazione, produce vino dal 1734 nella omonima cantina che cresce all’interno del paese, allevando viti radicate su marne calcaree. Le uve di questo vino nel calice regalano un colore granato, molto luminoso quasi cristallino che riflette la luce. Al naso protagonista è una mora leggermente pigiata, con sentori di sottobosco, all’esame gustativo troviamo freschezza e vigorosa acidità che puliscono la bocca, ma anche tannino e sapidità che creano l’impatto ancora più piacevole.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC - Monte della Sala 2021 - Gaudio 
Macerazione 21 giorni, maturazione 18 mesi in botte da 700 l, affinamento 6 mesi in bottiglia.

Gaudio, famiglia storica di Vignale Monferrato usa legno in botte grande per affinare e smussare questo vino dal colore granato luminoso di media fittezza, dal profilo olfattivo caratterizzato da sentori di lampone, viola e rose secche e da una nota di pepe. Al palato è morbido, con un tannino che sostiene senza prepotenza, regalando invece una buona persistenza

Grignolino del Monferrato Casalese DOC - Monferace 2020 - Liedholm
Macerazione 60 giorni con cappello sommerso, maturazione in acciaio e 26 mesi in botte rovere, affinamento 6 mesi in bottiglia.

Nel 1973 Nils Liedholm, celeberrimo calciatore ed allenatore, si ritira dalla carriera e acquista una tenuta a Cuccaro in Monferrato e dal 1977 inizia a produrre vino, piantando viti di pinot nero e merlot, ma anche vitigni autoctoni. Adesso l’azienda è passata a una holding che continua a prestare estrema attenzione all’aspetto qualitativo dei suoi prodotti.

Nel bicchiere il vino è di un bel granato fulgido con riflessi aranciati luminosi, al naso arrivano immediatamente netti sentori di viola, rosa, frutti di bosco, erba secca, fieno, foglia di tabacco, menta e pepe, al palato c’è freschezza, struttura, tannino elegante, corpo e persistenza.

Grignolino del Monferrato Casalese Riserva DOC - Bricco del Bosco Vigne Vecchie 2019 - Accornero
Macerazione 40 giorni, maturazione 30 mesi tonneau rovere, affinamento 24 mesi in bottiglia.

Nel 1957 Giulio Accornero inizia a vinificare le uve che furono piantate dal fondatore Bartolomeo. Vigne Vecchie sono un unico antico clone che cresce a 230 m slm, esposto a sud-est. Alla vista il vino è cristallino, di color granato con riflessi aranciati, di delicata fittezza. Al naso è moderatamente intenso, fine, con sentori di mora e viola appassita accompagnati di note di cuoio, balsamiche, di menta fresca. La sosta in botte grande fa emergere note di cioccolato, arancia rossa e tabacco. In bocca è tannico, moderatamente sapido, di grande corpo ed equilibrio.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC - Primo Canato 2017 - Canato
Macerazione 15-20 giorni in cemento, maturazione 36 mesi in tonneau, affinamento 24 mesi in bottiglia.

Marco Canato, produttore presente alla serata, ci racconta la storia della sua storica azienda, giunta quest’anno alla 69esima vendemmia. La famiglia negli anni ‘50, trasferitasi dal Veneto al Monferrato, acquista la tenuta che fu prima delle suore benedettine di Casale e poi del Vescovo, ed inizia a coltivare le uve e lavorarle fino ad invecchiamento nell’ infernot. Primo Canato è un vino dedicato al padre di Marco, il terreno in cui nasce è marna di Sant’Agata fossili, ricco di sedimenti e sabbia di conchiglie che donano un carattere importante e balsamicità unica. Il sorso è gentile, il tannino è ben integrato, elegante. 

Barbera del Monferrato DOC - Evoè 2022 - Beccaria
Macerazione 8-10 giorni, maturazione in acciaio, affinamento 4 mesi in bottiglia.

La famiglia Beccaria, di origine genovese, si trasferisce ad Ozzano Monferrato e inizia a produrre vino piantando viti su un terreno con forte presenza sabbiosa e di acqua. Questa barbera non è classificata DOCG perché non ha fatto affinamento in legno, come previsto da disciplinare. Questo vino, il cui nome rappresenta un antico inno al dio Bacco, si presenta rubino con riflessi amaranto, dalla fittezza impenetrabile, all’olfatto percepiamo mora, lampone, nota speziata dolce, viola. Al palato è goloso, con tannino moderato e una freschezza che porta piacevolezza e voglia di convivialità.

Barbera del Monferrato DOC - Ettore 2022 - Tenuta Genevrina
Macerazione 7 giorni, maturazione in acciaio e 18 mesi in barrique.

Dall’automotive alla viticoltura il passo è breve, questo ci racconta Luca Bogliotti, giovane imprenditore che con la sua famiglia, e affiancato da un enologo illustre come Donato Lanati, ha deciso di investire in Monferrato e iniziare a produrre barbera in chiave moderna, con il chiaro intento di creare un prodotto internazionale che possa competere con più blasonati vitigni. Ettore, dedicato al nonno ex pugile, è un vino vigoroso e lungo, di color rubino dal riflesso luminoso, al naso un caleidoscopio di profumi che vanno dai frutti rossi al caffè, chiodo garofano, tabacco, panificazione, anice stellato, cacao, cardamomo, in bocca troviamo grande avvolgenza, corpo, morbidezza e un buon tannino. 

Barbera del Monferrato DOC - Le Cave 2021 - Castello di Uviglie
Fermentazione alcolica e malolattica, maturazione 18 mesi in botte rovere francese e affinamento 1 anno in bottiglia.

Il Castello di Uviglie, una cava adibita a cantina per affinamento vini, è il luogo scelto dalla famiglia Gozzano per onorare il terroir e valorizzare i vitigni nativi del Monferrato.

Colore rubino impenetrabile con punte di amaranto, di corpo, consistente; nel calice troviamo piccoli frutti rossi, susina, prugna, marasca, il pepe, la nota balsamica, una punta salmastra di iodato, la spalla acida quasi vibrante, in bocca è molto piacevole.

Barbera del Monferrato Superiore DOCG - Barberone 2020 - Marco Botto
Appassimento naturale 100 giorni, macerazione 12-15 giorni, maturazione 1 anno acciaio e 2 anni tonneau, affinamento 2 anni in bottiglia,

Barberone è un gioco di parole per indicare il primo barbera che fa appassimento. Marco Botto vuole osare, strizzando l’occhio alle tecniche di vinificazione della Valpolicella, e il risultato è questo vino dalla lunga lavorazione, con una consistenza importante, dal colore che spazia tra aranciato e granato. Al naso arriva frutta rossa matura concentrata, propoli, susina, umami, rosmarino, rabarbaro, china, nel calice troviamo carattere, attrattiva, grande complessità ed intensità. 

Barbera del Monferrato Superiore DOCG - Rupes 2008 - Canato 
Macerazione 10-12 giorni, affinamento 18 mesi in tonneaux 500 l, affinamento in bottiglia.

Ultimo vino della serata è questa chicca di Canato che nasce da una vigna vecchia di un clone di barbera, il colore mantiene il granato e al naso arriva forte ed immediata una nota di caffè, la buona acidità pulisce bene la bocca e lo rende un compagno ideale in abbinamento con carni rosse e cacciagione. 

La serata si è conclusa nel modo più autentico, con i sapori del Monferrato a fare da perfetto contrappunto ai calici degustati. Il produttore presente ha voluto condividere con noi un pezzo di tradizione portando la muletta, un insaccato antico simbolo di Casale Monferrato, il pane monferrino a base di grano duro e i celebri Krumiri di Casale Monferrato, biscotti burrosi dalla forma inconfondibile a baffo.

Il Monferrato Casalese oggi è questo: una terra antica che parla un linguaggio moderno, fatta di persone che amano ciò che fanno e lo fanno con rispetto.  Dietro ogni calice, c’è il desiderio di migliorare, di sperimentare, di condividere, e per capire davvero questa terra, come ci era stato detto ad inizio serata, bisogna lasciarsi sorprendere ogni volta, come fosse la prima.