Nebbiolo e arneis, le due anime del Roero
Racconti dalle delegazioni
09 giugno 2025

Nella sede di Magenta di AIS Milano i riflettori si accendono sul Roero, un grande territorio vitivinicolo, relegato troppo spesso in una posizione di secondo piano. Protagonisti della serata due varietà che regalano vini di grande personalità, raccontate da un grande esperto come il sommelier Ivano Antonini
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Oggi la musica si ascolta principalmente in digitale. Ma soprattutto i meno giovani si ricorderanno ancora i dischi in vinile a 45 giri. Sul lato A veniva incisa la canzone di maggior successo. Poche volte si appoggiava la puntina del giradischi sul lato B relegato a quei brani destinati a rimanere il più delle volte nell’anonimato. Scorrendo la cartina del Piemonte e fermandoci in provincia di Cuneo, viene naturale e quasi scontato assegnare la copertina e il lato A dell’immaginario vinile alle zone di Barolo e Barbaresco, relegando il Roero in una posizione di secondo piano nel lato opposto e meno nobile del disco.
Ivano Antonini, miglior sommelier d'Italia nel 2008 e relatore AIS dal 2004, al suo debutto in veste di conduttore nella sede di Magenta di AIS Milano, prova a sovvertire l’immaginario collettivo con la Masterclass Roero DOCG sfidando il nostro interesse e posizionando il disco direttamente sul lato B, raccontandoci di una zona vinicola che può oggettivamente ambire al ruolo più prestigioso di copertina.
La prima sorpresa è rappresentata dal suo territorio. Siamo a nord di Alba, sulla riva sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano. Lo sguardo spazia non solo sui vigneti, ma viene rapito dalle colline selvagge, da boschi rigogliosi e borghi autentici. Il suo fascino è travolgente. Il disco continua a girare lungo questo viaggio inaspettato.
Ivano si sofferma sulle caratteristiche del suolo che è generalmente di tipo marnoso-arenario e ricco di calcare, argilla e sabbia. Quest’ultimo elemento conferisce al terreno sofficità e grande permeabilità. Data la loro origine marina, i terreni vitati sono piuttosto poveri di sostanza organica ma ricchi di sali minerali che conferiscono ai vini grande tipicità e raffinatezza.
Dal punto di vista climatico, il Roero è considerato una zona semi-arida. Le precipitazioni medie annuali sono comprese tra i 650 e i 720 mm, le più basse di tutto il Sud-Piemonte. La presenza delle Alpi Marittime, in particolare del Monviso, favoriscono escursioni termiche importanti a tutto vantaggio della concentrazione di sostanze aromatiche e acidità.
Riprendendo la cartina, Ivano definisce la zona di elezione del Roero scorrendo il cursore lungo la parte centrale che va da Pocapaglia, passa da Canale e raggiunge Montà. È qui che si concentrano le MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) ed è qui che i due vitigni simbolo, nebbiolo e arneis, hanno trovato il loro habitat ideale. Da sempre coltivati in questa zona, le prime tracce scritte risalgono alla fine del XV secolo. Ivano ci racconta come l’arneis abbia vissuto fortune alterne. Da vitigno storico, nei primi anni del ‘900 è stato quasi completamente abbandonato tanto da essere coltivato come uva da tavola e posto accanto al nebbiolo per attirare gli uccelli. La rivalutazione avviene nel corso degli anni ’70 con la ricostituzione di interi vigneti dedicati e nuovi investimenti.
Direttamente dalla zona di elezione del Roero partiamo con i vini in degustazione guidati con competenza da Ivano, focalizzandoci sulle caratteristiche della specifica zona di provenienza, per poi rilassarci durante l’ormai consolidata cena a base di ricette tipiche del territorio.
La degustazione
Roero Arneis DOCG Metodo Classico Pas Dosé RitaSté 2018 – Tibaldi
La famiglia Tibaldi nasce e cresce nel comune di Pocapaglia, paese arroccato su una collina immersa fra le rocche del Roero. Nel 2014, per volontà delle sorelle Monica e Daniela di iniziare a vinificare in proprio le uve di proprietà, nasce l'azienda vitivinicola Tibaldi. Oggi l'azienda conta otto ettari vitati di proprietà coltivati su terreni ricchi di arenaria, calcare e argilla e segue le regole della viticoltura biologica. La scelta delle sorelle Tibaldi è quella di vinificare esclusivamente vitigni originari del territorio e di produrre esclusivamente vini da uve in purezza.
Il RitaSté, 100% arneis coltivato in vigne situate a un’altitudine compresa tra i 250-340 metri s.l.m., è vinificato in acciaio e matura 5 anni sui lieviti. La scelta del dosaggio zero mette in evidenza le caratteristiche del vitigno coltivato su questi terreni. Di colore giallo paglierino carico, lo sguardo è catturato dalla grande luminosità e da un perlage di bollicine molto fini che, poi, risulteranno carezzevoli al palato. Al naso ampio è lo spettro di profumi di frutta matura a polpa gialla (prevalentemente mela Golden) anche esotica; segue un floreale bianco appena accennato accompagnato da una nota vegetale di erbe aromatiche (soprattutto salvia) tendente al balsamico. Sullo sfondo sentori agrumati di mandarino e arancia e a chiudere note dolci di croissant. L’assaggio è avvolgente e spicca per freschezza e acidità. Ritroviamo tutte le caratteristiche rilevate al naso e una sapidità molto presente, quasi salata a richiamare una sorta di mineralità. Ivano e tutti noi concordiamo sul fatto che è stato un grande inizio di degustazione.
Roero Arneis DOCG Riserva Bricco delle Passere 2022 – Tibaldi
100% arneis coltivato in vigne situate a un’altitudine compresa tra i 260-310 metri s.l.m. La vinificazione prevede una breve macerazione a freddo, fermentazione alcolica e maturazione di dieci mesi sulle fecce fini entrambe in acciaio. Dorato e meno luminoso rispetto al vino precedente, al naso troviamo una grande ricchezza aromatica di frutta a polpa gialla, anche esotica. Seguono note speziate di liquirizia e di caffè tostato e un finale amaricante dato da sentori di frutta secca di nocciola e mandorla. Curioso rilevare una nota di vaniglia che solitamente troviamo in vini bianchi che hanno fatto maturazione in legno. L’ingresso in bocca è di sostanza con un’immediata sensazione pseudocalorica importante derivata da un’annata particolarmente calda ma sorretta da una grande freschezza che non rende il vino stanco e pesante e ne richiama continuamente il sorso. Come per il precedente spumante ritroviamo in bocca tutte le caratteristiche verificate al naso e una bella sapidità sul finale.
Roero Arneis DOCG Renesio 2019 – Malvirà
Azienda che è cresciuta diventando un punto di riferimento del Roero grazie al lavoro dei fratelli Giacomo e Roberto Damonte subentrati nell'azienda di famiglia sul finire degli anni ’70. Fondamentale per la crescita aziendale la valorizzazione dei due vitigni classici del Roero, nebbiolo e arneis, attraverso le caratteristiche dei singoli cru: Trinità, Renesio e Mombeltrano. Si seguono i dettami della filosofia biologica. Solo la bellezza della cantina merita il viaggio.
100% arneis coltivato in vigne situate nella MGA Renesio-Canale d’Alba. La vinificazione avviene in acciaio e la maturazione è di 7/8mesi sulle fecce fini sempre in acciaio. Alla vista risulta di un giallo paglierino che definiamo giovanile con riflessi verdolini. Nonostante l’anno di produzione, il 2019, il bouquet aromatico tende ad essere più acido e meno dolce rispetto ai vini precedenti, agevolato da un’annata particolarmente fresca. Il fruttato si esprime su note di mela renetta mentre le note balsamiche di rosmarino risultano decisamente più pungenti. L’agrume è di pompelmo seguito da una nota minerale di grafite. Paragonato ai precedenti vini, l’analisi olfattiva ci porta a concludere di essere di fronte a due espressioni di arneis molto diverse. All’assaggio troviamo le stesse caratteristiche riscontrate al naso. Avvolgente e fresco non stanca mai la beva. Anche qui in evidenza la parte minerale. Un vino che può durare tranquillamente altri dieci anni.
Roero DOCG Valdovato 2016 - Cascina Fornace
Piccola realtà vitivinicola di circa quattro ettari di vigne interamente coltivate ad arneis e nebbiolo e situata a Santo Stefano Roero. Fondata nel 2009 dai fratelli Enrico ed Emanuele Cuda, il nome deriva da una vecchia fornace per cuocere i mattoni costruita dal nonno. Non vengono utilizzati prodotti di sintesi in vigna e in cantina si usano solo lieviti indigeni. Le fermentazioni avvengono in cemento senza l’ausilio del controllo delle temperature. L’uso della solforosa è di dieci volte inferiore rispetto al limite consentito dalla legge. Non si effettuano chiarificazioni e filtrazioni prima dell’imbottigliamento.
Vino naturale da vitigno nebbiolo in purezza coltivato in vigne di 50 anni situate ad un’altitudine di 350 metri s.l.m. La fermentazione è spontanea e l’affinamento è di 10 mesi in tonneaux da 500 L usate. Ulteriore affinamento in bottiglia fino a prodotto ritenuto pronto per andare in commercio. Alla vista colpisce la grande luminosità e sostanza nel bicchiere. Naso fine ed elegante riconducibile al nebbiolo. Il frutto è croccante e richiama freschezza. Più matura la parte floreale che tende alla violetta appassita. Lo speziato richiama sia note più pungenti di chiodi di garofano e pepe nero ma anche dolci tendenti alla vaniglia e alla cannella. In bocca emerge un incredibile freschezza che sostiene un tannino ben presente e incisivo. Come per i vini precedenti troviamo grande corrispondenza naso bocca. Finale minerale di grafite riconducibile al suolo del Roero. Vino predisposto ad un invecchiamento importante che avvale la scelta del produttore di mettere in commercio solo oggi l’annata 2016 e dopo la 2019.
Roero Riserva DOCG Ròche d’Ampsej 2019 – Correggia
Era il 1985 quando un giovane Matteo Correggia ereditò l’azienda di famiglia con i terreni coltivati unicamente a frutta e verdura. Matteo era un visionario e cominciò a piantare vigne in una zona da sempre sottovalutata. I terreni sabbiosi, poveri di limo e argilla ma ricchi in sali minerali, potevano dare vini di grande raffinatezza. E se oggi possiamo parlare del Roero come di un grande territorio vitivinicolo, molto lo dobbiamo al coraggio di Matteo. Nel 2000 inaugura la nuova cantina ma purtroppo muore un anno dopo, a soli 39 anni, a causa di un incidente sul lavoro. Oggi la moglie Ornella e i due figli continuano con successo il lavoro di Matteo.
100% nebbiolo coltivato in vigne situate ad un’altitudine compresa tra i 280-315 metri s.l.m. Resa per ettaro di 40 q la metà rispetto a quanto indicato a disciplinare. Vinificazione 50% in acciaio e 50% in tini di legno da 6 hl. Affinamento di 14 mesi in legno e 2 anni in bottiglia. La definiamo una riserva che può tranquillamente sedere al tavolo dei grandi. Alla vista bello lo spessore cromatico. Il naso è elegante, raffinato e complesso. Duplice il fruttato sia di frutta a bacca rossa (lampone e ribes) ma anche di frutta più scura (prugna e amarena). Il floreale è di viola appassita. Lasciato nel bicchiere emerge la parte balsamica di eucalipto che da freschezza al naso. Segue una spezia piccante di noce moscata e pepe in grani. Una nota di vaniglia ben integrata e primi sentori evolutivi di tabacco e cuoio. Ogni profumo contribuisce in egual misura alla complessità e il naso non risulta mai stanco. Il sorso è caldo e avvolgente. Il tannino risulta raffinato, rotondo e quasi setoso. Emerge la parte minerale e sapida ma con un finale decisamente fresco e balsamico. Grande piacevolezza di beva.
Roero Riserva DOCG Mombeltramo 2011 – Malvirà
100% nebbiolo coltivato in vigne situate nella MGA Mombeltrano di S. Stefano Roero a un’altitudine di 350 metri s.l.m. Fermentazioni spontanee in acciaio e maturazione di 2 anni in legno tra botti grandi e barrique.
Il livello rimane alto. Una riserva diversa rispetto alla precedente per stile ma soprattutto per annata, la 2011, molto calda che incide sulle caratteristiche del vino. Già al naso il frutto risulta più evoluto. Le note sono di confettura e frutta sotto spirito. Seguono note evolutive di sottobosco, funghi porcini e humus. Il balsamico tende non più all’eucalipto ma piuttosto all’erbaceo. Lasciato nel bicchiere si apre a un ampio ventaglio aromatico. Il sorso è caldo. Il tannino, dovuto all’annata calda, risulta più crudo e astringente. Anche l’acidità è meno importante. Il finale è sapido chiudendosi su sentori minerali di grafite tipici del territorio.
Siamo a fine serata. Riprendiamo in mano il nostro vinile e, senza più sorprenderci, troviamo in copertina i Conti Roero, una delle famiglie più illustri della nobiltà astigiana che ha dato il nome a questo magnifico territorio, il Roero.