Oltrepò Pavese, terra di pinot nero - Prima parte

In collaborazione con Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, le sale del Westin Palace Hotel hanno ospitato un’attività di promozione itinerante con le aziende del territorio. Insieme al giornalista Luciano Ferraro e al sommelier Bruno Ferrari, una masterclass dedicata al pinot nero vinificato in rosso.

Silvia Fratini

Una storia recente, quella di questa tipologia di vinificazione del pinot nero, nonostante fosse prevista sin dalla prima versione del disciplinare dell’Oltrepò scritto negli anni ’70. Viste le molte espressioni felici di pinot nero vinificato in rosso, la masterclass, condotta dal giornalista Luciano Ferraro - caporedattore del Corriere della Sera - e dal sommelier Bruno Ferrari, si è concentrata sul Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC e Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Riserva.

Storia

Il territorio, incastonato tra l’Appennino settentrionale, il Tortonese e le propaggini lombarde ed emiliane della Pianura Padana, si ritrova attraversato dal 45° parallelo Nord, il famoso “parallelo del vino” che percorre le zone più vocate alla viticoltura come il Piemonte, la zona di Bordeaux e l’Oregon. Negli anni, paesaggi e vini d’Oltrepò sono stati narrati dai più grandi nomi del giornalismo italiano: Veronelli, Soldati, ma soprattutto Gianni Brera che, in un articolo del 1973, chiosa: «le colline […] dilatano il respiro, sono imminenti e lontane, familiari e pur favolose. E il loro vino è sintesi arcana».

In Oltrepò la viticoltura esiste da secoli: già i Romani vi coltivavano la vite nei suoi genotipi originali, come riportato da Plinio il Vecchio che, nel I secolo d.C., testimonia una viticoltura florida nelle località di Clastidium (Casteggio) e Litubium (Retorbido). Ma è dalla metà del XIX secolo che avviene la svolta i cui frutti hanno condotto questo territorio a essere associato al Pinot Nero, grazie al ruolo di Agostino De Pretis, nato nel 1813 nell’odierna Bressana Bottarone vicino Stradella, più volte ministro ed esponente della sinistra progressista dell’epoca. Proprio lui, nel 1865, si mosse per piantare le prime barbatelle di pinot nero in Oltrepò: ne intuì la potenzialità in alta collina e diede il via alla sua introduzione nel territorio. Arrivarono i primi esperimenti di spumantizzazione secondo il Metodo Classico, coronati nel 2007 dall’ottenimento della DOCG sia per le bollicine in bianco sia per la versione rosé per cui è stato coniato il termine Cruasé (marchio collettivo che identifica il rosé del territorio da uve pinot nero). Oggi, l’Oltrepò è il primo terroir vitivinicolo di Lombardia: oltre 13.000 ettari di vigneti di cui ben 3.000 dedicati al pinot nero che ammontano a qualcosa pari a circa il 75% dei vini ottenuti da questo vitigno, e terza zona d’Europa per produzione.

Unità territoriali

Il primo studio di zonazione risale al 1999 ed è stato coordinato dall’Università di Milano con la collaborazione dell’Università di Piacenza e dell’ERSAF. Il lavoro congiunto ha prodotto una mappatura dell’Oltrepò Pavese in grado di evidenziare le differenti vocazioni territoriali. Sono state infatti delimitate sei Unità Territoriali, individuate in base a parametri morfologici e climatici, oltre che all’altitudine, all’esposizione e alla composizione dei terreni.

L’analisi ha evidenziato poi le aree più vocate per un obiettivo enologico in rosso: caratterizzate da substrati rocciosi relativamente soffici, suoli poco fertili e poco profondi, elevata capacità di allontanamento delle acque in eccesso, sono aree prevalentemente a ridosso della pianura e con esposizioni a sud/ovest, coltivate a un’altitudine compresa tra 100 e 300 m. Tutte caratteristiche, in sintesi, in grado di conferire struttura, buon grado alcolico e limitata acidità in una vinificazione in rosso.  

Caratteristiche organolettiche

Chiamato anche il bisbetico domato, il pinot nero è un vitigno a maturazione precoce oggetto di attacchi da parte degli uccelli, aspetto che ne complica la coltivazione in diverse zone. In generale, il vino rosso da pinot nero ha colore rubino delicato, con sfumature granato e pochi antociani. Al naso è elegante e complesso, con note floreali di rosa e viola appassita, fruttate di ribes, lampone e amarena, erbacee di muschio e ginepro, speziate di tabacco, liquirizia e cannella. In bocca si presenta di buona freschezza con tannini equilibrati, confermando una struttura elegante.

La degustazione

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Piota 2021 - La Piotta
A Montalto Pavese, nel cuore dell’Oltrepò, l’azienda trae il nome “Piotta” dalla pietra degli insediamenti piemontesi della seconda metà dell’Ottocento, e vuol dire pietra, materiale di cui il suolo è ricco. Fondata nel 1985 da Luigi, ha vigneti di età media intorno ai 30 anni, oltre a nove filari di pinot grigio impiantati nel 1930. Con 15 ettari vitati passati in biologico nel 2005, produce circa 70.000 bottiglie con marchio vegan (a partire dal 2015) sotto la direzione dei figli di Luigi, Gabriele e Mario, e dei nipoti Enrico e Luca, classe 1989 e 1990 rispettivamente.

Al bicchiere l’esame visivo evidenzia note di un rubino vivo, intenso al centro e vivace ai lati, di media consistenza. Al naso presenta una bella intensità, profumi floreali di rosa rossa con note fruttate prevalentemente legate a ribes rosso e ciliegia, pepe nero con accenni di note erbacee poco muschiate. All’assaggio torna la freschezza intuita al naso e un tannino presente che necessita di evoluzione ma risulta privo di amaro. Minima l’astringenza che auspica futura longevità, buono l’equilibrio molto orientato al frutto.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Solonero 2020 - Manuelina
Siamo agli inizi del ‘900 quando, a Santa Maria della Versa, Luigi Achilli e il fratello Guido fanno nascere l’azienda agricola Achilli Luigi, che cambia il nome in Manuelina con l’avvento dei figli di Luigi, Paolo e Antonio, e la nascita di Manuela, una delle figlie di Paolo. Oggi sono ventidue gli ettari lavorati con grande attenzione all’ambiente, utilizzo degli anticrittogamici al minimo, coltivazioni solo con prodotti organici e inquinamento al minimo.  

All’analisi visiva, il vino mostra una vivacità cromatica accentuata, una buona intensità e consistenza. Buona anche intensità al naso, con note floreali di rosa e viola, fruttate di amarene, ciliegie e prugne, mentre le note vegetali più evolute tendono al fieno con ricordi di cannella e tabacco. In bocca, il vino presenta una nota vellutata e morbida più accentuata (si noti che al mosto-vino sono aggiunti tannini nobili), tannino abbastanza agile ed elegante, maggiormente consistente in bocca, di bella struttura. Appagante il sorso con una nota sapida piacevolmente armonizzata alla buona lunghezza.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Poggio della Buttinera 2019 - Tenuta Travaglino
La prima testimonianza delle “vigne novelle” nel territorio di Tenuta Travaglino risale al 1240, ma la storia moderna della Tenuta inizia nel 1868, con l’acquisto della villa padronale e dei suoi 53 ettari da parte del Cavalier Vincenzo Comi da Milano. Con l’arrivo di Cristina Cerri Comi - quinta generazione della famiglia Comi - la produzione si concentra sul Pinot Nero e sul Riesling Renano.

Al bicchiere il colore appare rubino con evoluzioni verso il granato, non troppo carico. Al naso, i profumi presentano intense note fruttate dal carattere austero, principalmente fiori in appassimento, confettura di ciliegia, prugna, con accenti speziati dolci di cannella e liquirizia, fino a note di sottobosco e minerali (grafite). Il sorso è fresco, con un tannino più evidente accompagnato da morbidezza e struttura che ne rafforzano la persistenza e ne confermano equilibrio ed eleganza.

I viniPinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Noir 2018 - Tenuta Mazzolino
È il 1981 quando Enrico Braggiotti, allora Presidente della Banca Commerciale Italiana (Comit), si innamora di una tenuta in Oltrepò nell’area di Corvino San Quirico. Su consiglio di Luigi Veronelli e Giacomo Bologna, nella zona nota come “la collina del pinot nero”, si decide di avviare la produzione di vino dall’omonimo vitigno. Fondamentali, nella storia della Tenuta, l’intervento e i consigli di un giovane enologo di stanza in Borgogna, Kyriakos Kynigopoulos, che porta la traditionborgognona in Oltrepò.

Bella l’intensità del colore, rubino con sfumature vivaci. Al naso si presentano note di frutti rossi maturi, ciliegia sotto spirito, spezie piccanti, sfumature mentolate e balsamiche con accenni di pellame che lasciano presagire evoluzioni più significative. In bocca il sorso è pulito, scalpitante. Il tannino emerge ben integrato, amalgamato nella trama del vino, sostenendone struttura e persistenza con un ritorno sulle note fruttate.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Rile Nero 2017 - Marchese Adorno
Tra i torrenti della Valle Staffora sorge Retorbido, dove si trova la cantina che oggi annovera 60 ettari vitati e 120 seminativi. Nata nel 1834 in seno alla famiglia degli Adorno, famiglia genovese di antica origine, a partire dal 1997 la cantina ferma la produzione di vino sfuso e inizia a imbottigliare, concentrandosi sul biologico.

Il colore è un rosso rubino, con pigmentazione ricca e riflessi granato. Al naso, il profumo è intenso con sentori fruttati di fragola, lampone, prugna e ciliegia. Oltre alle note di sottobosco, una speziatura lieve orientata a spezie dolci e chiodi di garofano. In bocca il vino mantiene vivacità e trama, risultando strutturato e morbido con un tannino ben armonizzato, elegante in chiusura, persistente.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Giorgio Odero 2015 - Frecciarossa
Frecciarossa è, semplicemente, un pezzo di storia d’Oltrepò che inizia nel 1919 con Mario Odero, commerciante di carbone tra Genova e il Regno Unito. Acquistata una tenuta ottocentesca, l’erronea trascrizione del nome – fraccia rossa, ovvero frana rossa, zona soggetta a infiltrazioni d’acqua e allagamenti - porta alla nascita del nome Frecciarossa. Per “imparare il mestiere”, Odero si laurea in Agraria e studia in Champagne e Borgogna. Diventa così bravo tanto che nel 1925 Hitchcock manda i suoi complimenti dopo averne assaggiato una bottiglia a Villa d’Este. Con la guida di Valeria Radici Odero, oggi l’attenzione è dedicata alla biodiversità in vigna e all’eleganza in bottiglia.

Nel bicchiere, un colore rubino che vira al granato, di ottima vivacità. Il naso, intenso, si declina su note di ciliegia e prugna e piccoli frutti rossi, con note di ardesia e grafite, accenni balsamici e sentori di salvia e pino mugo. In bocca il sorso è fresco e armonico, con tannino di grande eleganza, persistenza lunga e una nota lievemente balsamica.