Oltrevini 38esima edizione. Rinascita o Rinascimento
In un clima torrido al limite della sopportazione e dell’accettazione del vino come complemento della vita quotidiana, si è aperta la 38° rassegna dei vini dell’Oltrepò Pavese...
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...in quella splendida cornice della Certosa Cantù, ex complesso monastico fra i più rilevanti monumenti del Casteggiano, che ha aperto i suoi spazi, dal parco alle sale riservate, a questa rinnovata rassegna dei vini di quel meraviglioso territorio che sta a sud del Pò in provincia di Pavia.
Obiettivamente non sapremmo se definirla rinascita della vecchia manifestazione settembrina o rinascimento del territorio.
Certo e con sommo piacere si sono persi tutti quegli “accessori” che nulla avevano a che vedere con il vino e che creavano il solo effetto di “fiera paesana” e che attraeva un pubblico diverso da quello che si è auspicato giungesse, oggi ed in questi giorni, alla Certosa Cantù di Casteggio.
L’Oltrepò, che in questi anni è cresciuto, qualitativamente, in termini esponenziali e che comincia ad affacciarsi sulla grande vetrina mediatica del vino, raggiungendo premi e riconoscimenti, fino a poco tempo fa, insperati, oggi, cerca, in questa prima edizione del nuovo corso di rivolgersi, dal palcoscenico Casteggiano che per la prima volta parla a nome per conto i tutto il territorio, a quel variegato pubblico che spazia dai wine-maker agli appassionati, dai giornalisti agli esperti, dai consumatori appassionati ai sommelier e degustatori, per presentare lo sforzo e la presa di coscienza dei tanti e forse troppo piccoli produttori, della loro crescita qualitativa. Del loro desiderio di farsi conoscere e far conoscere il frutto del loro quotidiano lavoro, troppo spesso, nel passato, denigrato e sottovalutato.
Questa presa di coscienza collettiva è poi accompagnata da “testimonial” di eccezione come Marco Gatti e Polo Massobrio che unitamente al Consorzio di tutela, All’A.I.S. Delegazione di Pavia ed altre associazioni del mondo del vino, cercheranno di, non solo richiamare l’attenzione sul mondo del vino oltrepadano, ma di “convincere” con fatti concreti, con degustazioni mirate, con assistenze qualificate, della bontà del progetto, della concretezza e della crescita del territorio, della rinnovata fiducia della clientela, della volontà di far apprezzare quei prodotti, che apparentemente di massa sono, di contro frutto di tante e specifiche professionalità territoriali, di amore verso il proprio territorio, di passione verso il proprio lavoro, di testimonianza concreta del voler condividere questo meraviglioso prodotto della natura che si chiama uva e poi vino.
Questa manifestazione sancisce inoltre un passaggio fondamentale nella crescita del territorio e dei suoi prodotti. Si è passati dal territorio della grande produzione, dei grandi numeri, noto solo per una generica e sufficiente qualità, ad un territorio che sa e può esprimere le grandi “particolarità” italiane in genere ed oltrepadane in particolare.
Un territorio che sa esprime, a livelli inaspettati, un “pinot nero” ovviamente vinificato in nero, a livelli nazionali ed internazionali inaspettati come è recentemente avvenuto a Berlino, alle giornate del Pinot nero di Egna ed alla rassegna VINIPLUS organizzata da AIS Lombardia.
Un territorio che comincia a prendere coscienza della realistica zonizzazione e che quindi esprime vini come il “Reisling” da una valle unica e particolare che consente di vinificare uve uniche per fare grandi vini, la cui piacevolezza e sinonimo di apprezzamento.
Territorio in cui nasce e cresce un vino come il “Buttafuoco” che nel Club del “Buttafuoco storico” trova la sua massima esasperazione e ricerca di particolarità e peculiarità. Vino introvabile in qualsiasi altra zona d’Italia, per tipologia, tipicità di vinificazione e diretta rispondenza tra territorio, tra “Crus” e prodotto finale. Un vino di nicchia, per pochi, ma come si suol dire “pochi, ma buoni”.
Un territorio che comincia a prendere piena coscienza di se stesso e che quindi, da questa nuova o rinnovata vetrina si affaccia al modo. Certo ci sono ancora grandi passi da fare, ma, usando una frase fatta, “se il buon giorno si vede al mattino”, questo mattino è particolarmente radioso.
Obiettivamente non sapremmo se definirla rinascita della vecchia manifestazione settembrina o rinascimento del territorio.
Certo e con sommo piacere si sono persi tutti quegli “accessori” che nulla avevano a che vedere con il vino e che creavano il solo effetto di “fiera paesana” e che attraeva un pubblico diverso da quello che si è auspicato giungesse, oggi ed in questi giorni, alla Certosa Cantù di Casteggio.
L’Oltrepò, che in questi anni è cresciuto, qualitativamente, in termini esponenziali e che comincia ad affacciarsi sulla grande vetrina mediatica del vino, raggiungendo premi e riconoscimenti, fino a poco tempo fa, insperati, oggi, cerca, in questa prima edizione del nuovo corso di rivolgersi, dal palcoscenico Casteggiano che per la prima volta parla a nome per conto i tutto il territorio, a quel variegato pubblico che spazia dai wine-maker agli appassionati, dai giornalisti agli esperti, dai consumatori appassionati ai sommelier e degustatori, per presentare lo sforzo e la presa di coscienza dei tanti e forse troppo piccoli produttori, della loro crescita qualitativa. Del loro desiderio di farsi conoscere e far conoscere il frutto del loro quotidiano lavoro, troppo spesso, nel passato, denigrato e sottovalutato.
Questa presa di coscienza collettiva è poi accompagnata da “testimonial” di eccezione come Marco Gatti e Polo Massobrio che unitamente al Consorzio di tutela, All’A.I.S. Delegazione di Pavia ed altre associazioni del mondo del vino, cercheranno di, non solo richiamare l’attenzione sul mondo del vino oltrepadano, ma di “convincere” con fatti concreti, con degustazioni mirate, con assistenze qualificate, della bontà del progetto, della concretezza e della crescita del territorio, della rinnovata fiducia della clientela, della volontà di far apprezzare quei prodotti, che apparentemente di massa sono, di contro frutto di tante e specifiche professionalità territoriali, di amore verso il proprio territorio, di passione verso il proprio lavoro, di testimonianza concreta del voler condividere questo meraviglioso prodotto della natura che si chiama uva e poi vino.
Questa manifestazione sancisce inoltre un passaggio fondamentale nella crescita del territorio e dei suoi prodotti. Si è passati dal territorio della grande produzione, dei grandi numeri, noto solo per una generica e sufficiente qualità, ad un territorio che sa e può esprimere le grandi “particolarità” italiane in genere ed oltrepadane in particolare.
Un territorio che sa esprime, a livelli inaspettati, un “pinot nero” ovviamente vinificato in nero, a livelli nazionali ed internazionali inaspettati come è recentemente avvenuto a Berlino, alle giornate del Pinot nero di Egna ed alla rassegna VINIPLUS organizzata da AIS Lombardia.
Un territorio che comincia a prendere coscienza della realistica zonizzazione e che quindi esprime vini come il “Reisling” da una valle unica e particolare che consente di vinificare uve uniche per fare grandi vini, la cui piacevolezza e sinonimo di apprezzamento.
Territorio in cui nasce e cresce un vino come il “Buttafuoco” che nel Club del “Buttafuoco storico” trova la sua massima esasperazione e ricerca di particolarità e peculiarità. Vino introvabile in qualsiasi altra zona d’Italia, per tipologia, tipicità di vinificazione e diretta rispondenza tra territorio, tra “Crus” e prodotto finale. Un vino di nicchia, per pochi, ma come si suol dire “pochi, ma buoni”.
Un territorio che comincia a prendere piena coscienza di se stesso e che quindi, da questa nuova o rinnovata vetrina si affaccia al modo. Certo ci sono ancora grandi passi da fare, ma, usando una frase fatta, “se il buon giorno si vede al mattino”, questo mattino è particolarmente radioso.
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