Pantelleria: la dolcezza tra mare e vulcano

Racconti dalle delegazioni
13 dicembre 2018

Pantelleria: la dolcezza tra mare e vulcano

Qual è la prima cosa che viene in mente quando risuona il nome Pantelleria? Un appassionato di viaggi risponderà pensando alla bellezza del suo mare e del suo vulcano mentre, più probabilmente, un cultore di vini indirizzerà la mente all’omonimo passito, uno dei più conosciuti in Italia

Giacomo Pelatti

Gli elementi mare, vulcano e vino sono fortemente legati tra loro. La coltivazione della vite, con impianto ad alberello, assorbe le fondamentali sostanze nutritive donate dall’antico vulcano dell’isola e cattura la preziosa umidità proveniente dal mare. Il risultato è il nettare ambrato ottenuto dalle uve moscato d’Alessandria, localmente chiamato zibibbo, che qui riesce a esprimere maggiore dolcezza e sapidità rispetto al resto della Sicilia. 

A Pantelleria vi è un grande impegno per ottenerlo: le modeste dimensioni degli alberelli costringono a vendemmiare con la schiena ricurva, senza poter beneficiare dell’ausilio di strumenti meccanici. Una vera viticoltura eroica, come dichiarano i due conduttori dell’evento, Francesco Rizzo, proprietario della cantina Vinisola, e Antonio D’Aietti, consigliere del Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini DOC dell’Isola di Pantelleria. Il Consorzio, fondato nel 1997, può vantare l’importante riconoscimento da parte dell’UNESCO, mediante l’iscrizione della Vite ad Alberello di Pantelleria tra i Beni immateriali dell’umanità, avvenuta a Parigi il 26 novembre 2014. A dare ulteriore caratterizzazione al paesaggio di questa isola, i terrazzamenti, suddivisi da muretti a secco, la cui lunghezza complessiva si dice superi quella della Muraglia cinese, costruiti con anni di duro lavoro, pensati e realizzati per favorire la coltivazione della vite e proteggere le preziose piante.

Dallo zibibbo raccolto nell’anno 2017, nei 417 ettari vitati dell’isola, il 77% della produzione totale è stata destinata al Passito, che si dimostra essere la tipologia maggiormente prodotta. Aumenta del 5% la versione Secco e sono in espansione anche le tipologie Frizzante e Spumante.

La produzione del Passito di Pantelleria DOC viene effettuata con l’utilizzo di sole uve zibibbo, normalmente vendemmiate nel mese di agosto e lasciate appassire al sole, così da ottenere una grande concentrazione zuccherina e di sostanze propedeutiche alla qualità ricercata. I grappoli, che arrivano a subire una diminuzione di peso fino al 70%, vengono diraspati e portati al processo di vinificazione. Durante la fermentazione alcolica vengono aggiunte piccole quantità di acini passiti al fine di ottenere, come richiede il disciplinare, un vino con minimo il 14% di alcol e 110 g/L di zucchero.

Sei in totale i vini assaggiati, guidati nella degustazione dal collega Davide Garofalo.

Il Passito di Pantelleria DOC Nes 2016 (acciaio per 10 mesi) di Pellegrino ci accoglie con una veste ambrata luminosa, una costante di questi prodotti. Al naso tanta frutta, fiori di glicine e spezie. In bocca, oltre alla canonica dolcezza, è fresco e sapido, con discreta persistenza. Un vino giovane, che deve ancora compiersi.

Il Passito di Pantelleria DOC Arbaria 2015 (acciaio per più di 13 mesi) di Vinisola presenta sentori stuzzicanti di chinotto, rabarbaro e liquirizia; un sorso di ottima sapidità e acidità, e una dolcezza contenuta.

Il Passito di Pantelleria DOC Ben Ryé 2015 (in acciaio per 7 mesi) di Donnafugata sfodera la sua classica albicocca matura, contornata da uva passa, zagara, salvia e iodio; al palato è completo ed equilibrato, con una lunghezza davvero invidiabile.

Il Passito di Pantelleria DOC Bukkuram Sole d’Agosto 2015(in botte per almeno 6 mesi, poi altrettanti in acciaio) di Marco De Bartoli ci regala un inizio dalle tante note che ricordano il mare, accompagnate poi da fichi e fiori secchi, ed erbe aromatiche. Il gusto dolce è appena accennato; sapidità a non finire, ottima struttura e lunga persistenza.

Il Passito di Pantelleria DOC Shamira 2012 (in acciaio per oltre un anno) di Cantina Basile profuma di castagne, cioccolato, malto e fiori bianchi secchi; bella la sensazione salina e il lungo finale di cacao e menta.

In ultimo, il Passito di Pantelleria DOC 2010 (in acciaio per 10 mesi) di Salvatore Murana ricorda un panettone ricco di pesca e albicocca candite, farcito con crema aromatizzata all’anice, assaggiato in riva al mare; all’assaggio le durezze progrediscono ed equilibrano la dolcezza, terminando in bocca con un lungo finale di anice liquoroso.

Sei vini diversi, in rappresentanza di un’unica anima pantesca impregnata di orgoglio, passione e dedizione.