Philipponnat: una storia di Champagne lunga cinque secoli
Racconti dalle delegazioni
26 agosto 2025

Un viaggio nell’eccellenza, dove ogni calice riflette la passione di generazioni e il carattere inconfondibile di un terroir unico. Il sommelier Luisito Perazzo ha approfondito storia e caratteristiche di una delle maison più longeve della Champagne
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La Delegazione AIS Cremona-Lodi ha organizzato presso il ristorante Nuovo Maosi di Crema una serata di degustazione dedicata alla Maison Philipponnat. L'evento, condotto dal sommelier professionista e relatore AIS Luisito Perazzo, ha rappresentato un'occasione di formazione tecnica, focalizzandosi sulle peculiarità produttive e storiche di questa casa fondata nel XVI secolo.
Il territorio della Champagne: anatomia di un terroir d'eccellenza
Prima di addentrarsi nella storia specifica di Philipponnat, è stato tracciato dal relatore un quadro tecnico completo del territorio champenois, «La Champagne viticola si estende su circa 34.300 ettari suddivisi in cinque zone principali, ciascuna con una vocazione varietale e un profilo geologico distintivo».
«La Montagne de Reims, con circa 9.000 ettari, rappresenta il regno del pinot noir», ha spiegato evidenziando come questa zona semicircolare attorno alla città di Reims concentri ben 9 dei 17 Grand Cru della denominazione. Qui, sui versanti orientati a sud ed est, il vitigno a bacca nera trova condizioni ideali grazie ai terreni calcareo-gessosi e all'esposizione privilegiata. Particolare interesse ha suscitato la menzione di Verzenay e Mailly-Champagne, dove il pinot noir raggiunge livelli di assoluta eccellenza. La Valle della Marne, cuore produttivo di Philipponnat, è stata descritta come «un corridoio naturale di circa 11.000 ettari che segue il corso del fiume», qui il meunier trova la sua massima espressione. «Questo vitigno, spesso sottovalutato», ha precisato Perazzo, «rappresenta in realtà il 32% dell'intera superficie vitata champenois e conferisce agli assemblaggi, rotondità e capacità di evoluzione armoniosa». La Côte des Blancs ha catalizzato l'attenzione quando è stata definita «la cattedrale dello chardonnay mondiale». Su questi 7.500 ettari orientati perfettamente a est, lo chardonnay rivela purezza cristallina, mineralità estrema e una capacità di invecchiamento che può superare i cinquant'anni. I Grand Cru di Oiry, Chouilly, Cramant, Avize, Oger e Mesnil-sur-Oger sono stati citati come esempi di perfezione assoluta per questo vitigno. Meno note ma non meno importanti, la Côte de Sézanne e la Côte des Bar hanno completato il quadro tecnico. «La Sézanne, con i suoi terreni argillo-calcarei, produce chardonnay di grande eleganza ma più accessibili», ha esplicitato Luisito, mentre «la Côte des Bar, l'Aube champenoise, si distingue per terreni kimmeridgiani che conferiscono ai pinot noir note più rustiche ma di grande carattere».
Il segreto della Champagne: quando il limite diventa eccellenza
Al 49° parallelo nord si sviluppa uno dei più interessanti fenomeni enologici del mondo. È proprio in questa fascia geografica, apparentemente poco favorevole alla viticoltura nel passato ma oggi riconosciuta come zona d'eccellenza, dove nasce la magia dello Champagne.
Durante la serata, sono state illustrate le qualità distintive di questo territorio dalle caratteristiche uniche. «Siamo in una zona dalle proprietà ideali per la produzione di vini di alta qualità», ha dichiarato. I dati climatici della regione raccontano un quadro preciso: una temperatura media annua di 10,5°C, precipitazioni di 650 millimetri distribuite uniformemente nell'arco dell'anno e 1.500 ore di luce. Questo equilibrio climatico, influenzato dalle correnti oceaniche che attenuano le variazioni termiche, crea condizioni uniche. «Le temperature fresche e la stabilità meteorologica favoriscono una maturazione ottimale delle uve che conferisce ai vini quella freschezza intensa e complessità che caratterizzano lo Champagne», ha spiegato il relatore. Attraverso questo processo si ottiene l'eccellenza: le uve raggiungono maturazioni complete mantenendo al contempo acidità elevate, un bilanciamento che rappresenta il punto di forza della produzione di champagne.
Luisito ha saputo intrecciare magistralmente aspetti tecnici e divulgazione, mantenendo alto l'interesse dei presenti anche durante i passaggi più complessi. La spiegazione del sistema di classificazione dei Cru champenois ha suscitato particolare curiosità. «Immaginate la Borgogna», esordisce con il tono di chi sta per svelare un segreto ben custodito, «dove ogni Cru è come un'impronta digitale: identifica una vigna specifica, un pezzo di terra unico e irripetibile. In Champagne, invece, si lavora con una filosofia completamente diversa». La differenza che spiega non è meramente tecnica, è filosofica: in Champagne i Cru abbracciano interi comuni, creando una gerarchia territoriale che ha attraversato i secoli. 17 Grand Cru rappresentano l'élite assoluta, 44 Premier Cru formano la nobiltà del territorio, mentre 263 altri Cru costituiscono il tessuto produttivo distribuito su quasi quattrocento comuni.
Il viaggio nel tempo di Philipponnat attraverso cinquecento anni di storia
Le parole del sommelier risuonano nella sala come un richiamo ancestrale: «Quando parliamo di Philipponnat, parliamo di storia pura». Fondata nel 1522, la Maison Philipponnat è una delle realtà più longeve della Champagne. In cinque secoli, ogni generazione ha contribuito a rafforzarne lo stile, custodendo segreti produttivi e affinando tecniche con la cura e la meticolosità di antichi maestri artigiani che ha resistito a guerre, rivoluzioni e cambiamenti epocali. Ma come è possibile mantenere intatta un'identità per così tanto tempo?
Tutto grazie alla particolare struttura proprietaria della Maison Philipponnat, che controlla un patrimonio viticolo di 70 ettari distribuiti strategicamente in 15 comuni diversi, pur possedendo direttamente solo 20 ettari nel territorio di Mareuil-sur-Aÿ. Questa distribuzione territoriale consente alla cantina di attingere alle diverse espressioni dei terroir, dai prestigiosi Grand Cru ai raffinati Premier Cru. È stato sottolineato come nel 1910 Charles Philipponnat abbia anticipato i principi dell'enologia moderna attraverso una scelta rivoluzionaria per l'epoca. Il fondatore della Maison fu tra i primi produttori a privilegiare la qualità sulla quantità, riducendo le rese per esaltare le caratteristiche organolettiche dei vini. Una decisione controcorrente rispetto alle logiche produttive dominanti del periodo, che si è scoperta vincente nel lungo termine.
L'analisi geologica della zona ha messo in evidenza le caratteristiche uniche del suolo di Mareuil-sur-Aÿ. Il relatore ha spiegato come settanta milioni di anni fa l'area fosse occupata da un mare tropicale, lasciando tracce evidenti nella presenza di belemniti tra i filari. Questi fossili rappresentano la testimonianza di un passato primordiale che continua a influenzare le caratteristiche pedoclimatiche della regione. Particolare rilevanza assume la composizione del sottosuolo, caratterizzato dalla presenza di gesso cretaceo che nei Grand Cru raggiunge una purezza del 99%. Questo substrato minerale funziona come un raffinato meccanismo di controllo delle risorse idriche: cattura le precipitazioni durante le fasi di abbondanza e le restituisce progressivamente alle viti nei periodi di maggiore fabbisogno, assicurando un sostentamento equilibrato e continuo. Questa combinazione di fattori geologici, climatici e della sapiente gestione umana del territorio contribuisce a definire l'identità unica dei vini Philipponnat, espressione autentica del loro terroir d'origine.
Il Clos des Goisses: un monopole d'eccezione
C'è un istante preciso in cui la serata si trasforma in qualcosa di diverso, di più profondo. Un momento in cui tutto si ferma e resta solo l'ascolto. Come è accaduto quando si è iniziato a parlare del Clos des Goisses, con quella voce che sa di esperienza e passione, quello che i conoscitori sussurrano essere il segreto meglio custodito della Champagne. La storia straordinaria di questi 5,8 ettari che sembrano aver fatto un patto con l'impossibile. Un vigneto che sfida ogni logica, ogni regola che la natura dovrebbe imporre, eppure esiste, prospera, regala emozioni che vanno oltre il semplice piacere del palato. In quei minuti, mentre le parole esperte dipingevano scenari di vigneti ardimentosi e terroir irripetibili, è emersa quella magia rara che solo le grandi etichette sanno risvegliare: la consapevolezza che dietro ogni sorso si celi una storia, un'anima, un pezzo di mondo che chiede solo di essere compreso.
Il pinot noir: l'anima di Philipponnat
La seconda parte della serata ha visto il relatore concentrarsi su quello che rappresenta il pilastro della filosofia produttiva Philipponnat: il pinot noir. Sono state illustrate le caratteristiche di questo vitigno che costituisce due terzi della superficie vitata della maison. «È la croce e delizia di ogni vignaiolo champenois», ha dichiarato, evidenziando la complessità gestionale di un vitigno tanto prezioso quanto esigente.
L'analisi tecnica si è arricchita di considerazioni sullo sviluppo temporale degli champagne, aspetto fondamentale per comprendere la strategia enologica della casa. «L'evoluzione di questi vini segue un percorso di crescita straordinario», ha spiegato. «Dalla purezza e delicatezza delle prime fasi, si sviluppano progressivamente complessità straordinarie che spaziano dai frutti rossi maturi ai sentori di lievitazione, emergono profumi di pane appena sfornato, note di miele di acacia e quei sentori di sottobosco che riportano alle passeggiate d'infanzia tra i boschi».
L'approfondimento ha permesso di comprendere come la scelta strategica di privilegiare il pinot noir rappresenti non solo una vocazione territoriale, ma anche una precisa filosofia qualitativa che contraddistingue l'approccio produttivo della maison da oltre cinque secoli.
La degustazione. Sei Champagne, sei anime: il viaggio nella maison Philipponnat
La degustazione si trasforma in un percorso sensoriale. Sei Champagne Philipponnat, ciascuno con una storia da raccontare, si svelano sotto la guida esperta di Luisito. Ogni sorso diventa scoperta, ogni sentore un tassello di un racconto più ampio.
Champagne AOC Philipponnat royale réserve pas dosé 2018
Il primo incontro è con una giovane promessa del 2018, un assemblaggio che racconta la filosofia della maison attraverso pinot noir al 65%, chardonnay al 30% e meunier al 5%. «Il tempo sui lieviti non è mai abbastanza per raggiungere la perfezione», racconta Luisito presentando questo champagne affinato per almeno 36 mesi. Il calice mostra un paglierino con riflessi verdolini. Il perlage si presenta fine e persistente, con bollicine che danzano verso la superficie in un movimento ipnotico che cattura lo sguardo e promette eleganza. All'esame olfattivo, il naso viene immediatamente conquistato da intense sensazioni di agrumi freschi, pompelmo rosa e lime che si intrecciano con delicate sfumature floreali di acacia e tiglio. La complessità si svela gradualmente: emergono i sentori evolutivi di crosta di pane e brioche. Note di mela verde e biancospino completano un quadro olfattivo di raffinata semplicità. Al gusto, l'attacco vivace e incisivo, la sapidità e la spiccata freschezza sostengono una struttura di medio corpo. Mediamente equilibrato, il finale persistente e la buona qualità gusto olfattiva invitano naturalmente al sorso successivo. Uno Champagne essenziale, raffinato, capace di unire precisione e immediatezza con prospettive di evoluzione ancora da scoprire.
Champagne AOC Philipponnat blanc de noirs extra-brut 2016
L'arrivo del blanc de noirs 2016 porta con sé l'autorevolezza della vinificazione in purezza da uve pinot noir, dopo un affinamento di almeno 60 mesi sui lieviti. Il colore dorato intenso con riflessi ramati racconta immediatamente la sua natura. Il perlage è fine, mentre la persistenza delle bollicine testimonia la qualità tecnica raggiunta dalla maison. All'esame olfattivo si dischiude un bouquet di notevole complessità evolutiva: frutti rossi maturi, ribes e lamponi si alternano a violetta e fiori d’acacia, note speziate di pepe bianco e zenzero, creando un contrasto affascinante tra freschezza e maturità. Le sensazioni terziarie di nocciola tostata e mandorla emergono gradualmente. Sfumature di miele di castagno, liquirizia e anice completano un profilo olfattivo di straordinaria eleganza. L'equilibrio fresco-sapido mantiene la beva elegante e mai pesante, mentre la cremosità del perlage avvolge il palato in sensazioni vellutate. Il finale lungo e persistente lascia in bocca ricordi di frutta matura e spezie dolci, in una sinfonia gustativa che celebra la maestria tecnica.
Champagne AOC Philipponnat cuvée 1522 extra-brut 2015
La Cuvée 1522 del millesimo 2015 si presenta come un vero manifesto di eleganza e raffinatezza, omaggio alla data dell'arrivo della famiglia Philipponnat ad Aÿ nel 1522. «Questo è il nostro tributo alla storia», spiega Luisito, «un blend che unisce la grandezza dei Grand Cru più prestigiosi della Champagne». L'assemblaggio racconta una storia di eccellenza: 72% di pinot noir dal Grand Cru d'Aÿ, 28% di chardonnay dal Grand Cru du Mesnil-sur-Oger. Una piccola parte della fermentazione in botti e una permanenza sui lieviti di sei anni completa il quadro tecnico di questo spumante straordinario. Il colore oro brillante anticipa un'esperienza sensoriale di alto livello, confermata dal perlage fine e persistente che accarezza le pareti del calice con movimenti sinuosi e ipnotici. L'approccio olfattivo mostra immediatamente la sua natura aristocratica: note di pesca gialla e albicocca si fondono con sentori di miele di acacia, mentre sfumature di vaniglia e spezie dolci testimoniano un affinamento prolungato che ha saputo addolcire senza compromettere la freschezza originaria. Richiami di fiori bianchi e agrumi canditi arricchiscono un bouquet di rara complessità. Al palato emerge quello che Luisito definisce «l'equilibrio perfetto tra freschezza e maturità»: l'attacco morbido e avvolgente evolve in una struttura elegante e bilanciata, dove acidità vivace e sapidità si fondono in un finale armonico e di notevole persistenza.
Champagne AOC Philipponnat cuvée 1522 L.V. 2003
Uno dei momenti più attesi arriva con la Cuvée 1522 Long Vieillissement 2003, un vino che porta con sé il peso di oltre vent'anni di paziente evoluzione. Philipponnat ha qui sviluppato la propria visione del tempo come ingrediente fondamentale dell'eccellenza.
«Il 2003 resterà per sempre l'annata degli estremi», racconta Luisito. L'inverno freddo, le gelate devastanti di aprile che distrussero il 43% del raccolto, la grandine di giugno e l'estate torrida che accelerò la maturazione fino a una vendemmia precocissima il 29 agosto, una data che non si vedeva dal 1822. Eppure, da questo clima instabile e rese bassissime, nacque un'annata di qualità rara, testimonianza della resilienza del terroir champenois. L'assemblaggio privilegia il pinot noir al 70% e lo chardonnay al 30%, creando un’armonia che il tempo ha saputo perfezionare in questi anni nelle cantine della tenuta. Il colore dorato intenso racconta immediatamente il suo invecchiamento, mentre il perlage risulta delicato e persistente. L'esame olfattivo si presenta con un bouquet di straordinaria complessità evolutiva: note di frutta secca, miele di castagno e sentori di spezie orientali si susseguono in una mutevole varietà che evolve continuamente nel bicchiere. Sfumature iodate e richiami terziari di cuoio, tabacco biondo e torrefazione creano un profilo di rara profondità e fascino. Infine, il pinot noir sprigiona deliziose sensazioni di frutta candita, confettura e burro. Il gusto conferma la grandezza assoluta raggiunta: struttura importante ma elegante, acidità perfettamente integrata e finale lunghissimo che si prolunga in stratificazioni gustative sempre nuove.
Champagne AOC Philipponnat Clos des Goisses 2013
L'ingresso nel mondo del Clos des Goisses segna l'inizio del gran finale di questa degustazione straordinaria. Philipponnat Clos des Goisses Brut 2013 rappresenta l'eccellenza di un vigneto unico di 5.83 ettari, situato su una ripida collina a Mareuil-sur-Aÿ, dove 85% di pinot noir e 15% di chardonnay crescono in condizioni irripetibili. «Otto anni di affinamento sur lie e un dosaggio molto basso hanno permesso a questo champagne di esprimere perfettamente l'armonia tra frutto, freschezza e complessità tipica dell'annata 2013, che beneficiò di un raccolto tardivo con ottima maturità delle uve» dichiara Luisito.
Si presenta con un colore dorato pieno che anticipa la concentrazione raggiunta dal vigneto in questa annata particolare. Il perlage fine e persistente testimonia l'eccellenza tecnica della vinificazione e la cura maniacale dedicata a ogni fase della produzione. All'esame olfattivo, il vino stupisce per l'intensità e la purezza dell'espressione: note di agrumi canditi si alternano a sentori di mandorla tostata, mentre sfumature minerali di gesso si intrecciano con richiami floreali di gelsomino e sambuco. È il terroir unico del Clos des Goisses che parla direttamente attraverso il vino, raccontando la storia geologica e climatica di questo luogo magico. Sensazioni di ribes rosso e frutti di bosco completano un quadro olfattivo di rara eleganza e carattere. Al gusto, la struttura importante si equilibra perfettamente con una freschezza sorprendente per l'annata, dimostrando come il terroir sappia mantenere vivacità anche nelle condizioni più impegnative. Il corpo ricco si sviluppa con note fruttate che richiamano mora e piccoli frutti rossi, mentre il finale lungo lascia sensazioni di sapidità che rimandano al carattere unico di questo vigneto storico. La persistenza gustativa risulta fresca e raffinata, in un equilibrio che celebra la maestria della natura e dell'uomo.
Champagne AOC Philipponnat Clos des Goisses 2011
Il gran finale appartiene al Clos des Goisses 2011, un vino che impone il silenzio reverenziale dal primo momento. Almeno 96 mesi di affinamento sui lieviti hanno creato un capolavoro che rappresenta l'apice dell'espressione champenoise secondo la filosofia Philipponnat.
Il colore dorato intenso con riflessi ambrati racconta di una maturità perfetta raggiunta attraverso anni di paziente maturazione, mentre il perlage fine e avvolgente promette un'esperienza sensoriale indimenticabile. L'approccio olfattivo svela una complessità magistrale che toglie il fiato: note di frutta esotica matura si alternano a sentori di miele millefiori, mentre sfumature di spezie nobili e richiami terziari di cuoio e tabacco biondo si intrecciano in un bouquet variegato che evolve continuamente nel bicchiere. Sensazioni fragranti di lievito e crosta di pane si fondono con pasticceria secca e brioche, crema e vaniglia, completate da sbuffi di burro e nocciola. Il gusto conferma la grandezza assoluta: attacco potente ma elegante, struttura imponente perfettamente bilanciata da un'acidità ancora vivace e una sapidità che conferisce slancio e pulizia gustativa. Il sorso cremoso e finissimo presenta potenza e struttura mantenendo allo stesso tempo una freschezza sorprendente per la maturità raggiunta. Il finale infinito si prolunga in stratificazioni gustative che si susseguono come onde successive, in un crescendo di emozioni che lascia i partecipanti in uno stato di contemplazione silenziosa.
La degustazione ha raccontato la storia di sei diverse anime della maison Philipponnat, offrendo una panoramica completa dell'approccio produttivo e stilistico dell'azienda champenoise.
Riflessioni finali: quando la degustazione diventa esperienza
È stata una di quelle serate che non si dimenticano facilmente. Quando Luisito Perazzo, relatore AIS dalla competenza straordinaria e dalla passione contagiosa, ha iniziato il suo racconto, nessuno immaginava di essere trasportato in un viaggio attraverso cinque secoli di storia viticola. Eppure, è accaduto proprio questo: una degustazione tecnica si è trasformata in un'esperienza profonda, dove ogni bollicina sembrava portare con sé il peso e la bellezza del tempo.
La magia di momenti come questi risiede nella capacità di coniugare tecnica ed emozione, di trasformare la conoscenza in esperienza vissuta. La Delegazione Cremona-Lodi conferma il proprio impegno nel proporre iniziative formative di valore, che vadano oltre la semplice degustazione. Qui si costruisce un patrimonio culturale condiviso, dove la professionalità dei relatori diventa il ponte tra la scoperta di grandi vini e la comprensione di territori straordinari.
Perché alla fine, questo è il vero miracolo dell'enologia di eccellenza: la sua capacità di arricchire non solo il bagaglio tecnico di chi vi si avvicina, ma soprattutto di alimentare quella passione autentica che trasforma ogni sorso in una storia da raccontare.