Pinot nero

Degustazione alla cieca tra Italia e Francia di 18 pinot nero alla presenza dello specialista Fabrizio Maria Marzi, enologo della cantina “Travaglino” di Calvignano (PV)

Andrea Bonesi e Monica Mirandola

Il Pinot Nero nella produzione vinicola italiana non ha mai giocato un ruolo predominante, perchè difficile da coltivare, esigente in quanto a condizioni climatiche, bizzarro anche nella fase di vinificazione, un vino complesso e non di interpretazione immediata e presente abbondantemente, purtroppo, sul mercato in versioni mediocri (motivo per cui non sono numerosi i suoi veri estimatori)....e anche perché , da sempre, vive nell'ombra dei grandi cru della Borgogna. A questo nobile vitigno abbiamo dedicato una serata particolare per poterne capire qualcosa di più,per imparare a conoscerlo, a distinguerlo nelle sue diverse versioni ,prendendo in considerazione le sue espressioni in condizioni pedoclimatiche, terreni e zone molto differenti tra di loro: in Borgogna ed in Italia.

L'Ais di Mantova ancora una volta ha trovato tutti gli ingredienti giusti per una serata che si è rivelata di altissimo livello qualitativo: i vini, presentati e selezionati accuratamente dal delegato Luigi Bortolotti; la “location”, l'accuratezza del servizio, l'eccellente cucina del “Ristorante Edelweiss “di Castel d'Ario (Mn); la modalità con cui è avvenuta la degustazione, cioè “alla cieca” (un confronto tra prodotti non influenzato dalle etichette è sempre validissimo dal punto di vista didattico) e soprattutto la presenza di un vero“specialista”, l'enologo della cantina “Travaglino” di Calvignano (PV) ed autore di testi didattici per l'Ais Fabrizio Maria Marzi, che ci ha guidati in un viaggio “tortuoso” ma molto affascinante...

Il Pinot Nero e' un'uva antichissima, e le sue origini vengono poste nella Cote du Rhone più di 2000 anni fa probabilmente grazie ai Galli ed ai Romani e da li' si è poi espansa in tutti i continenti visto che ancora oggi lo si coltiva in Cile, Sud Africa, Oregon e Australia . Vitigno capriccioso, che cresce facilmente ovunque ma solo in alcune zone a cavallo tra il 45° ed il 50° parallelo riesce ad esprimersi a grandissimi livelli, necessita di decise escursioni termiche e clima fresco e temperato. Non è un caso, infatti, che dopo la Francia(26.000 ha) i paesi dove viene maggiormente prodotto siano Germania e Svizzera con l’Italia solo quarta (contributo maggiore dall’Oltrepò Pavese con 2200 ha su 3500 ha). Dà vita ad innumerevoli varietà clonali ,tra cui le più conosciute sono il Pinot Bianco, il Pinot Grigio ed il Pinot Meunier. Trova massima vocazione nella Cote D'Or ed in Francia e' utilizzato anche nello Champagne per conferire struttura e corpo al vino. Il suo nome deriva dalla forma caratteristica del grappolo, di dimensioni medio-piccole , serrato e cilindrico tanto da ricordare una pigna . L'acino presenta una buccia piuttosto sottile di colore blu scuro ma con scarsa capacità colorante (ciò si traduce in un vino solitamente trasparente e di tonalità chiare) e con tannini ed un'acidità piuttosto marcati.

Nel nostro Paese ne esistono due qualità: una varietà adatta ad essere vinificata in bianco(nell'acino il rapporto buccia/polpa è a favore della seconda) e utilizzata come base per gli spumanti ,ed una invece adatta ad essere vinificata in nero ( il rapporto è a favore della buccia), una vera sfida per gli enologi,e non a caso i vini di alta qualità prodotti con quest'uva sono piuttosto rari. La nostra degustazione si è concentrata su Grandi Rossi da Pino Nero, che in Italia trovano espressione in Trentino, Alto Adige (dove il Pinot è chiamato Blauburgunder) ed Oltrepò Pavese.

Marzi guida la degustazione impostando un primo assaggio di “Pernero” 2006 da lui prodotto: un vino volutamente giovane e semplice, nato per essere apprezzato in gioventù e per questo utile al fine di comprendere le peculiarità del vino base senza contaminazioni “da invecchiamento”.

Giochiamo poi con gli altri 17 vini che sono stati preventivamente suddivisi in tre “tornate” in base alle annate.
Vengono versati i primi sei, sono del 2004: roteiamo i bicchieri, osserviamo la limpidezza, il colore, la consistenza. La trama polifenolica è lieve, solo un vino spicca per tonalità importante e vivacità, sara' forse “tagliato”?Portiamo i calici al naso ed osserviamo subito come i profumi siano nettamente differenti tra un prodotto e l'altro. Il terroir, il microclima, la varietà dei cloni utilizzati,le tecniche di vinificazione sono le varianti che portano a questa variegata situazione olfattiva . Uno sprigiona sentori di confettura di frutti rossi, (i terziari ne influenzano poco il carattere), in un altro invece spiccano le spezie,il tabacco, note di sottobosco,di terra bagnata.... forse un Borgogna? C'è un campione dove si percepisce chiaramente l'influenza della barrique con le tipiche sfumature di vaniglia e tostatura; in un bicchiere l'alcol spinge nettamente i profumi di frutti di bosco, in un altro esce il territorio francese con la tipica nota animale di “merde de poule” che lascia perplessi molti dei presenti. L'ultimo della rassegna invece è chiuso, non all'altezza dei precedenti, l'alcol non esalta i profumi come ci si aspetta.

In bocca alcune sensazioni vengono confermate dalle nostre percezioni tattili, ci soffermiamo sulla valutazione della PAI, sulla struttura molto sottile che accomuna 5 campioni su 6.I tannini sono buoni e svolti nella maggior parte dei casi, una piacevole e tipica base acida li accomuna quasi tutti.

Le prime etichette vengono svelate. Abbiamo assaggiato, in successione:


  1. PINOT NERO RISERVA RODEL PIANEZZI IGT 04, AZ. AGRICOLA POJER e SANDRI
  2. BOURGOGNE CHANSON PERE E FILS PINOT NERO APPELLATION BOURGOGNE CONTROLOEE 04
  3. A.A. PINOT NERO DOC “FILARI DI MAZZON” 04, AZ.AGRICOLA CARLOTTO
  4. O.P. PINOT NERO DOC RISERVA GIORGIO ODERO 04,AZ.AGRICOLA FRECCIAROSSA
  5. BOURGOGNE PIERRE MOREY PINOT NERO APPELLATION BOURGOGNE CONTROLEE 04
  6. A.A. PINOT NERO DOC RISERVA SCHWEIZER FRANZ HASS 04(formato Magnum)


I commensali fanno le proprie riflessioni,selezionano tra i prodotti quelli che preferiscono per gusti personali o quelli che si presentano più coerenti con la zona di produzione,le più tipiche espressioni dei vari terroir. Ci stupiscono il perfetto equilibrio del n. 4 dell'Az. Frecciarossa, l'eleganza del n. 5 (P. Morey), un eccellente tipico Borgogna, mentre invece il n. 6, nonostante il produttore (Hass) sia uno tra i più blasonati d'Italia ,ci delude un po'.

Seconda tornata, versioni 2003, 2002, 2001.
Osserviamo subito i colori, sicuramente più carichi dei precedenti; al naso i sentori sono più evoluti,in alcuni casi vitigno e terroir sono egregiamente evidenziati, in altri meno ma sono comunque prodotti generalmente piacevoli, complessi, decisi nella struttura e nell'alcol che supporta le sfumature olfattive.
Al palato un paio di campioni non ci danno emozioni, sono piuttosto anonimi, corti nella Pai, i tannini non sono ben amalgamati. Altri invece.... uno splendore!Opulenti,caldi,morbidi, con tannini importanti ma perfettamente fusi, l'evoluzione terziaria è piacevolissima. Dalla prima alla seconda tornata il vino cambia completamente.
Ecco i protagonisti:


  1. PINOT NERO RISERVA RODEL PIANEZZI IGT 03, Az. Agr. POJER&SANDRI
  2. O.P. PINOT NERO DOC RISERVA GIORGIO ODERO 03, Az. Agr. FRECCIAROSSA
  3. TRENTINO PINOT NERO DOC RIS. MASO MONTALDO 03, Az. Agr. LUNELLI
  4. SUDTIROLER BLAUBURGUNDER MAZZON RISERVA 03 di BRUNO GOTTARDI
  5. O.P. PINOT NERO DOC RISERVA POGGIO DELLA BUTTINERA 02, Az. Agr. TRAVAGLINO (formato Magnum)
  6. A.A. PINOT NERO DOC RISERVA BARTHENAU VIGNA SAN URBANO 02, Az. Agr. J. HOFSTATTER (formato Magnum)
  7. A.A. PINOT NERO DOC RISERVA BARTHENAU VIGNA SAN URBANO 01, Az. Agr. J.HOFSTATTER (formato Magnum)


Molto interessante l’evoluzione del vino di Pojer&Sandri passando dal 2004 al 2003. Oddero stupisce ancora per forza ed equilibrio. La riserva Maso Montaldo appare ancora un poco chiusa. Le due annate di Hofstatter sono straordinarie nelle loro perfetta eleganza ed espressività complessa fine sottile ma avvolgente. Ottima anche la Riserva di Bruno Gottardi che raggiunge equilibri di struttura ed armonie di gusto che sposano perfettamente forza ed eleganza, complessità e raffinatezza degustativa: un grande prodotto. Altra vera piacevolissima sorpresa è il prodotto dell'Oltrepò Pavese dell’Azienda Travaglino. Anche in questo caso perfetto equilibrio ed espressività varietale massima giocata sulle note ancora fruttate e su quelle evolute, terziarie, raffinate ed intriganti tipiche dei grandi pinot neri.

Terza ed ultima tornata: 1 annata '97, 2 annate '95 e un '93:

  1. O.P. PINOT NERO DOC RISERVA POGGIO DELLA BUTTINERA 97, AZ. AGRICOLA TRAVAGLINO (formato Magnum)
  2. BOURGOGNE BLAGNY PREMIER CRU “SOUS LE DOS D'ANE” 95
  3. BOURGOGNE CLOS DE VOUGEOT GRAN CRU 95
  4. TRENTINO PINOT NERO DOC RISERVA ZINZELE 93,AZ. AGRICOLA LONGARIVA (formato Magnum)


I primi due emergono per stupefacente eleganza, complessità, evoluzione terziaria, interminabile PAI, ottimi equilibri ed espressività veramente elevata. Incredibile la loro gioventù di impatto gustativo nonostante le annate di produzione.
Gli altri due che sulla carta erano super blasonati, hanno probabilmente subito leggeri processi ossidativi che ne alterano un poco la piacevolezza. Ce li gustiamo in religioso silenzio.

In conclusione sono diverse le considerazioni che si potrebbero fare sulla qualità dei vini presentati, ma l'obiettivo della nostra serata non era di esprimere giudizi personali su quanto degustato. E’ stato molto più importante che Marzi e con lui Bortolotti ci abbiano fatto capire questo grande vitigno e aiutato a cogliere alcuni punti essenziali tra i quali:

  • Il vitigno preso in esame presenta caratteri ed espressioni completamente diverse a seconda di dove viene coltivato e vinificato;
  • La Borgogna sarà sicuramente da considerarsi come la terra d'elezione del Pinot Nero, la Cote d'Or in particolare, ma l'Italia insieme ad importanti conferme, ci ha riservato sorprese incoraggianti, su tutte la zona dell'Oltrepò Pavese, che sicuramente continuerà a stupirci negli anni a venire se si continuerà a lavorare con metodo ed attenzioni professionali
  • Il Pinot Nero è sicuramente in grado di produrre vini di indiscutibile eleganza anche in Italia, a discapito della fama che gli ha conferito probabilmente chi ha avuto a che fare con versioni non in grado di dare emozioni.
  • E non dimentichiamo di parlare del rapporto qualità/prezzo: i prodotti francesi sono da questo punto di vista sicuramente perdenti.

    Altra bella “gara” Italia vs Francia. Vedremo alla prossima come andrà a finire!
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