Prime Alture: “cantina, accoglienza e cucina”
Racconti dalle delegazioni
10 ottobre 2025

AIS Pavia è stata in visita dalla giovane, ma già affermata, azienda oltrepadana creata da Roberto Lechiancole. Insieme a Claudio Giorgi, agronomo ed enologo, la scoperta di valori, obiettivi e sfide dell’azienda di Casteggio
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Già avvicinandosi alla tenuta, lo sguardo è catturato dalle dolci colline che si sollevano dalla pianura: le “prime alture”, appunto, che preannunciano un paesaggio vitivinicolo di straordinario fascino e di antica tradizione. È proprio da questa visione che nasce il nome di una cantina relativamente giovane all’interno del panorama oltrepadano, ma che ha saputo velocemente affermarsi con il suo stile e la sua filosofia: Prime Alture. Accolti da Claudio Giorgi, la delegazione di AIS Pavia ha avuto modo di conoscere non solo i vini della tenuta, ma anche lo stile e l’approccio creato dal suo fondatore Roberto Lechiancole.
La filosofia di Prime Alture
Roberto Lechiancole scelse l’Oltrepò Pavese nel 2006 per dar vita al suo progetto di “cantina, accoglienza e cucina”. Una scelta di qualità: produzione contenuta, circa 40-50.000 bottiglie annue, ma grande attenzione al dettaglio. L’obiettivo era chiaro sin dall’inizio: interpretare e valorizzare la vocazione del territorio, in particolare quella per il pinot nero e lo chardonnay. “La qualità nasce da un sogno legato a una passione, dall’impegno quotidiano e dalla cura dei dettagli”, sostiene il fondatore e che ben sintetizzano la filosofia di Prime Alture.
L’azienda si estende su circa dieci ettari, di cui sette già vitati e tre in fase di reimpianto.
La produzione si concentra principalmente su pinot nero e chardonnay, vitigni che rappresentano circa il 70-80% dell’intera produzione e che, in questo lembo di Oltrepò, trovano condizioni ideali per esprimere finezza ed equilibrio. Accanto a questi, Prime Alture coltiva anche merlot, barbera e croatina, con una piccola presenza di moscato.
Punto di forza dell’azienda è la posizione privilegiata dei vigneti, disposti in un unico corpo e caratterizzati da esposizioni variabili, da nord a ovest, con una minima porzione rivolta a sud. Questa varietà di orientamenti consente di beneficiare di un’esposizione completa e di un microclima temperato, asciutto e ben ventilato. Grazie a tale equilibrio climatico e alla cura agronomica, l’azienda ottiene uve di qualità costante e di eccellente espressione territoriale.
Soluzioni innovative per affrontare la sfida climatica
Durante la visita ci siamo soffermati in particolare sui vigneti di pinot nero, vitigno che proprio in queste terre trova una delle sue espressioni più felici. L’Oltrepò Pavese, e in particolare la zona di Casteggio, rappresenta un habitat ideale: il microclima fresco e ventilato consente a questa nobile varietà di esprimersi con eleganza, complessità e carattere. Tuttavia, se da un lato questo vitigno beneficia di condizioni pedoclimatiche eccellenti, dall’altro è oggi chiamato a confrontarsi con le sfide del cambiamento climatico, che porta a un progressivo innalzamento delle temperature.
Per rispondere a tali criticità, l’azienda ha scelto di sperimentare soluzioni innovative, come l’impiego di reti di nylon ombreggianti all’85%. Questo accorgimento ha permesso di rallentare la maturazione delle uve di circa una settimana, preservando una maggiore acidità e riducendo l’incidenza di parassiti, in particolare della tignola (con un calo di infestazione di circa il 50%). Inoltre, la fine trama delle reti favorisce una migliore protezione contro peronospora e oidio: quando piove, le gocce agiscono da schermo naturale. Il grappolo, così protetto, risente meno della siccità e mantiene una freschezza più equilibrata. Il sistema funziona in modo ingegnoso: il capofrutto viene legato, la rete svolta a coprire il filare, lasciando che il germoglio, cercando la luce filtrata, si sviluppi verso l’alto.
La rete svolge così una duplice funzione: di palizzatura e ombreggiante, garantendo una crescita omogenea dei grappoli, protezione dalla grandine e anche dai possibili danni causati da cinghiali o caprioli.
La gestione agronomica
La gestione agronomica segue i principi dell’agricoltura integrata, arricchita da pratiche proprie dell’agricoltura biologica.Tra le più interessanti, l’impiego di diffusori a feromoni, reso possibile dal fatto che i vigneti costituiscono un unico corpo aziendale, facilmente gestibile. Tali dispositivi, attivi da aprile a settembre, rilasciano feromoni femminili sintetici che disorientano i maschi della tignola, impedendo la riproduzione e riducendo la deposizione delle uova.Una pratica adottata ormai da diversi anni, rispettosa dell’ambiente e al tempo stesso estremamente efficace.
Un altro aspetto fondamentale della filosofia aziendale è la gestione fitosanitaria della vigna, calibrata con interventi mirati in base all’andamento climatico e al ciclo vegetativo. Come sottolinea l’enologo Claudio Giorgi, l’approccio è quello di «ritagliare il vestito a seconda delle annate»: un metodo flessibile, rispettoso e adattivo, che permette di affrontare la crescente variabilità climatica.
L’obiettivo rimane costante: portare in cantina uve perfettamente sane, così da limitare al minimo gli interventi in vinificazione. La cantina, dunque, non è luogo di correzioni tecniche, ma di trasparente traduzione della qualità del vigneto, dove ogni vino riflette fedelmente l’identità del suo territorio.
La degustazione
Pinot Nero Metodo Classico DOCG Io per te 2020
Sboccatura giugno 2024, Brut, 40 mesi sui lieviti.
Paglierino luminoso con perlage persistente. Il ventaglio olfattivo si esprime con profumi freschi di fiore di limone, di timo e crosta di pane. Sul finale, una meravigliosa nota mentolata. La bocca regala una bolla avvolgente, dotato di adeguata freschezza che lo rende equilibrato e piacevole. Ottima lunghezza gustativa.
Pinot Nero IGP Monsieur 2020
Fermentazione in acciaio, affinamento di 18 mesi in barrique (30-40% di primo passaggio) e successivi 48 mesi in bottiglia.
Vino dal manto carminio con ricami granati. Di estrema eleganza al naso con un bouquet di piccoli frutti rossi, chinotto, pepe, arancia e vaniglia. Sullo sfondo una percezione balsamica e un ricordo di fave di cacao tostate. Tannini aggraziati che contribuisco all’eccellente equilibrio gustativo. Sul finale ritorna l’arancia per chiudersi su nuance di salamoia.
Chardonnay IGP Madame 2022
Fermentazione in barrique, con bâtonnage nei primi 3-4 mesi; il vino resta in legno fino a maggio/giugno dell’anno successivo e poi viene travasato in acciaio per 15-20 giorni, dove subisce una leggera chiarifica.
Paglierino illuminato da riflessi dorati. Al naso un dinamico intreccio di gelsomino, banana, gesso, neroli e macchia mediterranea. Suadente il palato con un’accentuata lunga scia sapida. Epilogo lungo che richiama il frutto tropicale, l’agrume e la frutta secca.