Riflessi di Radda: i vini di Fattoria Castelvecchi
Racconti dalle delegazioni
17 marzo 2025

Dal Veneto alla Toscana, alla conquista di un mito: il Chianti Classico. La famiglia Paladin ha scelto il comune di Radda per entrare a far parte di questa storica denominazione. La presentazione nella sede di Magenta di AIS Milano.
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«… Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti».
Questa è una delle battute più celebri pronunciata dal dottor Hannibal Lecter nel film «Il silenzio degli innocenti». Non c’è nulla di più esemplificativo nel determinare la dimensione di un nome e il suo riconoscimento nel mondo.
A ogni latitudine il nome Chianti evoca la storia e la qualità della viticoltura, i profumi di Toscana e l’immagine di dolci paesaggi soleggiati. Quest’ultima visione stride con la realtà di una nebbiosa serata di fine novembre, presso la sede di Magenta di AIS Milano, per l’evento che vede protagonisti i vini di Fattoria Castelvecchi. A condurre la degustazione, Alessandra Marras, Sommelier, Degustatore Ufficiale e Relatore AIS. L’energia di Alessandra è contagiosa. Le parole scivolano spesso dalle descrizioni accademiche all’evocazione di emozioni e memorie che lasciano trasparire quanto sia profondamente legata alla Toscana e al sangiovese. Il palcoscenico è condiviso con Roberto Paladin la cui famiglia, di origine veneta e già proprietaria di altre tre cantine in Friuli, Veneto e Franciacorta, ha fortemente voluto investire in questi territori di Toscana intrisi di storia e unicità con la Premiata Fattoria di Castelvecchi e, un nome, il Chianti, capace di dare alla famiglia Paladin maggior lustro, crescita commerciale e produttiva. L’orgoglio di Roberto si svela a ogni parola: la passione, il rispetto del territorio e della sua storia fanno da sfondo a tutta la presentazione dell’azienda.
Il territorio del Chianti Classico è composto da nove comuni tra Firenze e Siena. Tra questi spicca il comune di Radda. Una prima divisone dell’areale ci fa tracciare una linea che separa la parte nord da quella meridionale del comune. Radda è infatti un vero spartiacque della denominazione, diviso a sua volta in due areali: quello del torrente Pesa, che scorre verso Firenze, e quello del fiume Arbia, che procede in direzione Siena. La parte settentrionale è la più rilevante in termini di superficie vitata mentre quella meridionale è segnata da una massiccia presenza boschiva.
«Se esistesse una borsa valori il titolo di Radda rischierebbe di essere sospeso per eccesso di rialzo», afferma, sorridendo, Alessandra. Ma per quale motivo troviamo i suoi vini al vertice della denominazione? Due i fattori principali: l’altitudine dei vigneti, che nella parte nord raggiungono gli 800 metri, e l’eterogeneità dei terreni, dove nello spazio di pochi metri si alternano galestro, calcare, alberese e macigno. Il connubio tra importanti escursioni termiche e terreni poveri compone un quadro ideale perché il sangiovese possa dare il meglio di sé in termini di finezza e profondità. In generale i vini di Radda risultano freschi, vibranti e contraddistinti da una bellissima acidità. I profumi sono eleganti. La sapidità risulta debordante. Il tannino è ben presente, raffinato e capace di integrarsi perfettamente con il tempo.
È in questo contesto che troviamo «La Premiata Fattoria di Castelvecchi», la cui storia di luogo legato al vino risale al X-XI secolo: in alcuni documenti dell’Alto Medioevo viene citata come Castello et Curtis e i vini che vi maturano ancor oggi giacciono sotto le volte millenarie della rocca di Castelvecchi fondata su sito di epoca addirittura romana.
Il paesaggio è magnifico. Davanti a noi si susseguono immagini di boschi, ulivi e vigneti che si estendono per 22 ettari di proprietà e che vanno a toccare tutte le caratteristiche qualitative di questo territorio. È un continuo alternarsi di diverse tipologie di terreno visibili anche a occhio nudo camminando tra i filari. Le vigne risultano tra le più alte della zona, mediamente posizionate tra i 400 e 600 metri di altitudine. Le più vecchie hanno oltre 60 anni, alcune delle quali a piede franco.
«Al momento dell’acquisizione avremmo potuto estirpare i vecchi vigneti abbandonati, ma così facendo avremmo perso un patrimonio storico», esordisce Roberto Paladin. «Abbiamo deciso di recuperarle, censirle e creare un vero e proprio vivaio per il ripopolamento. Un lavoro difficile e costoso, ma che dovevamo a questo magnifico territorio». La voce alterata dall’emozione. «Il vino ha anche bisogno di poesia», conclude Roberto con quest’ultime parole valorizzate dall’immagine scenografica di un cuore illuminato che la proprietà ha deciso di inserire tra le vigne.
La cantina, scavata nella roccia sulle fondamenta dell’omonimo castello oggi adibito ad agriturismo, ha una storia millenaria. Fondata nel 1043, è la più vecchia cantina ancora attiva nel Chianti Classico. Ha un’estensione di circa 1.000 m2 e gode di una climatizzazione naturale eccezionale (18 °C, costanti). È suddivisa in sei locali: uno per l’accoglienza degli ospiti, due per la lavorazione dei vini, tre per l’affinamento in botti e barrique di rovere.
Una serata magica, ricca di storia e fascino. Roberto Paladin avrebbe voluto farci degustare i propri vini nella magnifica terrazza a disposizione della clientela che domina la proprietà, ma guardando la fila di bottiglie in degustazione, la qualità delle etichette e delle relative annate, siamo certi che apprezzeremo comunque ogni calice perché, questa sera, Magenta sembra circondata da dolci colline e profumi di Toscana.
La degustazione
Chianti Classico DOCG Capotondo 2022
sangiovese (88%) e canaiolo (12%)
Le uve sono raccolte a mano e accuratamente selezionate. La macerazione avviene in vasche di cemento per 25-30 giorni. Il vino matura in parte in botti grandi e in parte in barrique di 4°o 5° passaggio per 12 mesi. Segue l'affinamento in bottiglia.
Colore rosso rubino vivace. Espressivo e molto fresco al naso dove prevalgono note di viola e ciliegia croccante. A seguire, una nota speziata dolce di chiodo di garofano e una leggera nota ferrosa. In bocca è una spremuta di agrumi, soprattutto di arancia sanguinella. Imponente la parte salina. Bellissima acidità e ben strutturato.
Toscana IGP Solana 2018
sangiovese (50%), syrah (25%) e merlot (25%)
Le uve non vengono pigiate per mantenere gli acini intatti durante la prima fermentazione. La macerazione dura 35-40 giorni. Dapprima posto ad affinare in vasche di acciai, viene poi trasferito in barrique di rovere francese di primo passaggio per la maturazione di 12-24 mesi. Produzione limitata a poche bottiglie.
Rosso rubino più fitto rispetto al precedente. Al naso, nonostante l’annata non recentissima, risulta di grande freschezza. Nota fruttata di mora e floreale di peonia. Freschissimo anche il sorso in cui si riconosce la liquirizia alla menta. In evidenza l’acidità e, soprattutto, la parte salina.
Chianti Classico DOCG Riserva Lodolaio 2019
sangiovese 100%
L’operazione di raccolta delle uve è molto laboriosa, ma i risultati importanti si potranno percepire in degustazione. Triage in vigna, ripetuto due o tre volte raccogliendo l’uva più matura e scartando parte dei grappoli. La macerazione avviene in vasche di cemento per 35-40 giorni. Poi affina per 12 mesi in barrique nuove di rovere francese. Dopo un passaggio in vasche d'acciaio, il vino viene imbottigliato.
Di un rosso rubino vivace, al naso, nonostante l’annata, la nota fruttata di ciliegia di Vignola risulta fragrante. A seguire note di sottobosco e cioccolato fondente. In un secondo momento inizia a emergere la parte balsamica seguita da una nota ferrosa ed ematica. In bocca è vivo: al primo impatto arrivano le note fruttate e poi si individua del tabacco. Come per i vini precedenti, in evidenza la parte salina.
Chianti Classico DOCG Riserva Lodolaio 2013
sangiovese 100%
I sei anni di invecchiamento in più del vino precedente si vedono e si sentono. Il colore è ancora vivace, ma assume una sfumatura granato. Al naso i toni risultano più austeri e scuri. In evidenza note di tamarindo, pera matura, fondo di caffè e cuoio. La parte ematica risulta molto più evidente. Il tempo ha innalzato la qualità del sorso. Potente la nota di menta freschissima. Il tannino ha trovato la sua forma e si è integrato perfettamente con la struttura. Purtroppo, di quest’annata, sono rimaste poche bottiglie dedicate unicamente a eventi degustativi. E noi ne abbiamo giovato.
Chianti Classico DOCG Gran Selezione Madonnino della Pieve 2017
sangiovese 100%
Le uve sono raccolte a mano con vendemmia parcellizzata. Le diverse porzioni sono poi vinificate separatamente per esaltare il massimo potenziale di ciascuno. Maturazione per 42 mesi, 24 dei quali in barrique nuove di rovere francese. L'evoluzione continua per altri 6 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
È un vino prodotto solo nelle annate migliori da vecchie vigne poco produttive le cui radici profonde sono in grado di dare grande concentrazione alle uve. Se ne producono pochissime bottiglie. Grandissima freschezza a livello olfattivo. Nonostante la maturità, la parte fruttata di lampone e frutti di bosco mantiene vivacità e freschezza. Evidente la nota speziata di pepe nero. Sul finale si percepisce la punta dolce di vaniglia data dal legno. Al sorso emergono la parte fruttata e le note di cacao e caffè. Tannino ben presente e integrato. Vino elegante e strutturato che indica la perfetta maturazione del sangiovese in vendemmia.
Chianti Classico DOCG Gran Selezione Madonnino della Pieve 2010
sangiovese 100%
Dulcis in fundo un grandissimo regalo. L’annata 2010 è tra le più qualitative degli ultimi anni ed è la prima Gran Selezione della cantina messa in commercio nel 2013. Il naso cambia radicalmente con note di prugna disidratata, funghi, sottobosco e oliva al forno. Il sorso rimane particolarmente vivo e fresco. In evidenza una nota di mallo di noce. Il tannino è ricco e l’acidità importante. Ogni centimetro di profondità delle radici si sente nel calice.