Romagna, vini on the road: un banco che è viaggio e scoperta

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19 dicembre 2019

Romagna, vini on the road: un banco che è viaggio e scoperta

Ventidue aziende del Consorzio Vini di Romagna sono state protagoniste di un banco di degustazione organizzato da AIS Milano. Non solo albana e sangiovese, ma tanti altri vitigni meno noti hanno suscitato grande interesse

Sara Missaglia

Al sommelier Davide Gilioli il compito di guidare una degustazione di approfondimento.

Si fa presto a dire Romagna: albana e sangiovese la fanno da padroni, membri ad honorem del club dei “soliti noti”. Ma chi può asserire di aver mai degustato un famoso (altrimenti noto come rambèla), un bursòn (o l’uva Longanesi) piuttosto che il centesimino? Sono tutte varietà rare, in passato a rischio estinzione, ma ora in fase di recupero e nuova valorizzazione.

AIS Milano e i suoi banchi di degustazione sono una bella occasione per avvicinarsi a realtà vitivinicole meno conosciute, una sfida professionale per dedicare un momento importante a produttori e aziende che meritano spazio, ascolto e visibilità. Lo stesso trebbiano romagnolo necessita di scrivere pagine nuove per le potenzialità che può esprimere grazie alle peculiarità dell’ambiente pedoclimatico dell’areale.


Il relatoreIl Consorzio Vini di Romagna non solo si è dato recentemente questa ragione sociale, ma ha avviato un vero restyling del marchio e della sua stessa immagine nell’ambio di un nuovo progetto di comunicazione. Nel 1962 venne costituito l’Ente Tutela Vini di Romagna che a lungo ha lottato per sdoganare l’immagine del vino romagnolo da una condizione di subordine che lo assimilava a un prodotto di scarsa qualità, a un vino di livello superiore in grado di tenere testa alle etichette più note delle regioni limitrofe. A tutto questo ha contribuito anche il marchio del Passatore, che identifica ancora oggi le bottiglie della denominazione e che è dedicato a un brigante romagnolo (Stefano Pelloni il suo vero nome). Si tratta di un personaggio a metà tra realtà e leggenda che nella prima metà dell’Ottocento imperversava in Romagna per furti e rapine, percepito nell’immaginario collettivo come una sorta di Robin Hood per via delle elargizioni alle frange più povere della popolazione e per il terrore che seminava tra i ricchi dei paesi. Il Passatore, attraverso il marchio, scruta il consumatore con uno sguardo accigliato e in parte coperto da un cappello, che lo rende immediatamente e familiarmente riconoscibile.

Oggi il Consorzio riunisce 8 cantine cooperative, 117 produttori vinificatori, 8 imbottigliatori e 5.800 aziende viticole iscritte agli albi delle vigne DOC e DOCG. Con l’adozione del nuovo Disciplinare Romagna del 2011, sono state individuate 12 sottozone, che esprimono territorialità e originalità. La Romagna è sicuramente vino, ma anche cibo e ballo liscio: una sana joie de vivre tra buona tavola e goliardia, amore della vita e della sua bellezza.

Per il banco di degustazione sono state selezionate 22 aziende: Palazzona di Maggio di Ozzano Emilia, Podere La Berta e Ca’ Di Sopra di Brisighella, Fattoria Zerbina, La Sabbiona, Poderi Morini e Caviro di Faenza, Randi di Fusignano, Balia di Zola di Modigliana, Due Tigli di Forlì, Fiorentini Vini di Castrocaro, Piccolo Brunelli di Galeata, Poderi Dal Nespoli di Civitella di Romagna, Bissoni, Celli, Tenuta Diavoletto, Giovanna Madonia, Tenuta La Viola e Fattoria Paradiso di Bertinoro, Tenuta Casali di Mercato Saraceno, Enio Ottaviani di San Giovanni in Marignano, Cantina Fiammetta di Rimini.

Sono presenti espressioni molto interessanti di Romagna Albana DOCG nelle tipologie secco, amabile, dolce e passito nelle declinazioni botritizzate: il colore dorato è cornice a un vino che trova nell’equilibrio tra zuccheri e acidità la chiave del proprio successo, in un bilanciamento tra morbidezza e polifenoli nobili: un rosso travestito da bianco, difficilmente inquadrabile come semplice vino didattico. I rossi della DOC Romagna Sangiovese sono espressione schietta e sincera del carattere di Romagna: gioventù floreali e fruttate, con tannini fini e buona struttura, per una beva a tratti saporita e nel complesso dissetante.

Il banco si è aperto con il saluto del Direttore del Consorzio Filiberto Mazzanti, seguito da un momento di approfondimento sui principali vitigni. E chi meglio di Davide Gilioli, sommelier, degustatore e relatore autoctono romagnolo avrebbe potuto traghettarci in questo mondo? Davide è il regista di una degustazione di tre vini di Romagna che si concentra sugli aspetti organolettici ed emozionali.

Degustazione


I viniRomagna DOCG Albana Secco Neblina 2018 - Giovanna Madonia: si tratta di albana in purezza allevato su terreno calcareo argilloso a un’altitudine di 300/350 m s.l.m.. La vinificazione è in bianco senza macerazione sulle bucce, con fermentazione e maturazione esclusivamente in acciaio. Al naso evidenze di agrume, nespola, pesca bianca e gialla, melone bianco, con sentori floreali di glicine e di ginestra. Camomilla e note balsamiche per un sorso dotato di struttura e avvolgenza, di grande slancio per via della sapidità legata alla tipologia del terreno.

Romagna DOC Sangiovese Superiore Crepe 2018 - Ca' di Sopra: 100% sangiovese dell’area di Marzeno, su suolo a prevalenza calcarea-argillosa a un’altitudine di 200-220 m s.l.m.. Fermentazione in vasche d'acciaio con macerazione per 10-12 giorni e affinamento per il 90% in vasche di cemento e 10% in barrique per 6 mesi, seguiti da 3 mesi in bottiglia. Il rosso rubino presenta una bella luminosità nel calice e al naso rilascia piacevoli note di marasca e ciliegia. Al palato si distingue per la notevole acidità, con sentori metallici a tratti ematici, assibilabili alla ruggine. Un vino dichiaratamente gastronomico, con personalità.

Romagna DOC Riserva Oriolo Nonno Rico Sangiovese 2013 - Poderi Morini: sangiovese in purezza, vinificato in acciaio e affinato 12 mesi in tonneaux e 12 mesi in bottiglia. Qui il colore si fa più cupo e la consistenza glicerica è più elevata, con sensazioni pseudocaloriche legate anche al 14% di alcol. Al naso la componente speziata è intrigante, giocata tra pepe nero, noce moscata e tabacco. Piacevoli sbuffi di liquerizia ritornano anche al palato, dominato da una piacevole freschezza e da una elegante mineralità gessosa.

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