Silvano Brescianini: Franciacorta, ambiente e innovazione

Viti e cultura bio, sfruttando la naturale fertilità di un territorio che sa dare dei risultati unici se trattato con cura e passione. Una filosofia in cui Barone Pizzini e Silvano Brescianini, Direttore Generale dell’azienda e dal dicembre 2018 presidente del Consorzio Franciacorta, portano avanti da anni con passione e spirito di sacrificio

Fabio Pozzi

Ci tiene a sottolinearlo più volte, Silvano Brescianini: la scelta pionieristica di portare avanti una filosofia bio è motivo di orgoglio per chi, come Barone Pizzini, già nel 1998 decise di intraprendere scelte rivolte alla qualità agricola e alla salute dell’ambiente e della persona. «Coltivare in biologico è la più forte forma di legame con la terra, la natura può esprimere esattamente quello che il territorio vuole donare» ci spiega il neo presidente del Consorzio Franciacorta. Il motivo della scelta di Barone Pizzini fu sostenuta dal sacrificio e dalla voglia di fare le cose per bene, soprattutto considenrando che avvenne in un momento storico in cui praticare un’agricoltura in modo diverso dal convenzionale destava quasi sospetto.

Sacrifici tutti ripagati. Oggi la Franciacorta è coltivata per 2/3 in biologico e sale anche il numero di chi ha scelto l'approccio biodinamico. La serata è quasi una chiacchierata tra amici: Paolo Valente, Delegato di AIS Monza e Brianza e Silvano Brescianini, davanti ad un attento pubblico attraverso il racconto della storia di come sia arrivato col tempo a dirigere una realtà importante come Baroni Pizzini e, naturalmente, una degustazione estremamente interessate con sette vini che la maison franciacortina propone. 

Franciacorta Brut DOCG “Golf 1927” 

Omaggio all’opera del Barone Edoardo Pizzini che nel 1927 costruisce e promuove nella sua proprietà un campo da golf, tra i primi in Italia. Il sorso è fresco e fruttato, ideale come apertura di una cena. Il suo 95% di chardonnay vinificato e maturato solo in acciaio vuole comunicare proprio questo: immediatezza e freschezza.

Franciacorta DOCG Extra Brut “Animante”

Le uve dell’Animante arrivano da 25 vigneti diversi, il fine è quello di racchiudere “l’anima” dell’azienda, lo spirito che ha portato Barone Pizzini a perseguire la strada del biologico. Unica versione dei vini di Barone Pizzini dove ritroviamo il pinot bianco, 4% per l’esattezza, uva delicata e difficile da lavorare in biologico. La dominanza di chardonnay (84%) unito a pinot nero (12%) conferisce a questo spumante notevole sapidità e un centro bocca di spessore che equilibra la verticalità del sorso. 

Satèn Franciacorta DOCG "Edizione 2015"

100% chardonnay, questo millesimato 2015 rispetta tutti i requisiti di un Satèn a partire dal perlage raffinato e persistente, fino alle note morbide in bocca dove la pressione, inferiore alle 5 atmosfere come vuole il disciplinare, lascia posto alla cremosità tipica della famiglia dei Franciacorta Satèn. Il passaggio in legno del 30% della cuvée e la permanenza sui lieviti determinano un prodotto di equilibrio e persistenza.

Naturae Franciacorta DOCG "Edizione 2014"

Non dosato, 36 mesi sui lieviti, più complesso e di grande finezza. L’estrema freschezza dello chardonnay è calmierata da un 40% di pinot nero che ne arricchisce la struttura senza perdere in eleganza. I ricordi di panificazione bilanciano la mordenza delle note salmastre. 

Rosé Franciacorta DOCG "Edizione 2014"

Vitigno difficile il pinot nero in spumantizzazione, delicato e alle volte fragile, solo le uve migliori possono permettersi di essere macerate. Il risultato è però un Rosé di grande qualità che nel 2012 è riuscito nell’impresa di vincere il Miglior Vino Bio al mondo all’International Wine Challenge.

Bagnadore Franciacorta DOCG Non Dosato Riserva 2012 

Pulito ed elegante. Spiccano le note fragranti di crosta di pane ma anche una certa sapidità e mineralità. Affina ben 60 meni sui lieviti dopo una maturazione del vino base in acciaio inox per 6 mesi e altrettanti in barrique. Il blend è un 50/50 pinot nero e chardonnay provenienti da un’unica vigna situata in prossimità di un bosco. 

Tesi Uno VSQ Extra Brut Metodo Tradizionale

Il “Tesi Uno” lo aspettavamo un po’ tutti. Da quando è entrato nel disciplinare, con un utilizzo massimo del 10%, l’erbamat è un po' sulla bocca ti tutti. Che cos’è? Cosa caratteristice apporta? Queste alcune delle domande in sala. Vitigno a bacca bianca autoctono della Franciacorta, è stato, come spesso succede, abbandonato e poi riscoperto. Il motivo? Il global warming porta le aziende ad anticipare sempre di più le classiche vendemmie settembrine dello chardonnay; è in quest’ottica che l’erbamat e la sua maturazione tradiva può dare un grande aiuto. Matura un mese e mezzo dopo lo chardonnay, ciò nonostante ha la metà degli zuccheri e il doppio dell'acidità, interessanti caratteristiche per entrare in cuvée ed evitare l'eccessivo sviluppo di alcol mantenendo la freschezza ricercata in un Franciacorta. 

"Tesi Uno", come dichiara Brescianini: «è una provocazione. Se vogliamo usare questo vitigno, allora cerchiamo di conoscerlo». 60% di erbamat e il rimanente 40% suddiviso in parti uguali tra chardonnay e pinot nero; 6000 bottiglie prodotte di cui 4000 messe in commercio e le altre 2000 in cantina per studiarne l’andamento. 

All’assaggio risulta fresco con una leggera nota più “aromatica”. Parte del vino base viene passata in barrique di secondo passaggio per smussare la notevole acidità del vitigno. “Tesi Uno” è il primo di tre sperimentazioni che non potranno ricadere sotto la DOCG Franciacorta. Nei prossimi anni assaggeremo il "Tesi Due", con il 40% di Erbamat, e infine il "Tesi Tre", dove l'erbamat scenderà al 20% erbamat. La curiosità cresce.

Credit foto: Anita Croci