Verticale Valtellina Superiore d.o.c.g. Riserva La Gatta

Ormai lo si può definire un appuntamento “cult”, la serata al Borgo La Gatta a Bianzone di mercoledì 20 gennaio, come sempre organizzata da AIS Sondrio, per la consueta degustazione di una delle numerose etichette dell’azienda Triacca...

Giacomo Codazzi

Dopo quella del novembre 2007 è stata riproposta la verticale del Valtellina Superiore DOCG Riserva La Gatta, con una batteria di sei annate: 1990, 1995, 1999, 2001, 2002, 2004, con il ’90, il ‘95 e il ’99, presenti anche nella sequenza di tre anni fa.

La serata è stata condotta da Davide Bonassi, responsabile degustatori AIS Lombardia, che in prima battuta ha sottolineato come questo vino sia prodotto, come al solito, con uve Nebbiolo al 100%, di cui per almeno il 50% provenienti dal vigneto che circonda lo splendido manufatto architettonico di Bianzone che ha ospitato l’evento. E’ stato inoltre ricordato che sino al 1998 la vinificazione avveniva tradizionalmente e per l’affinamento si faceva uso di botti grandi di rovere francese. Successivamente sono state introdotte delle novità nel processo di vinificazione come per esempio la macerazione a freddo prefermentativa che permetteva una maggiore estrazione di materia colorante e di sostanze, che portavano connotazioni aromatiche spiccate, soprattutto il fruttato. Anche per quanto riguarda l’affinamento sono state introdotte delle novità. Infatti dal ’99 la maturazione avviene per il 50% in botte grande da 60 hl e per il restante 50% in barrique non nuove ma di secondo e terzo passaggio, per non marcare aromaticamente il prodotto. Prima dell’imbottigliamento il vino viene assemblato e permane per un breve periodo in contenitori d’acciaio.



Note di degustazione.

La degustazione è iniziata con l’annata 1990 che è stata servita in Jéroboam, bottiglia grande da tre litri, anche detta doppia magnum.

Apertura con il “botto” perché già tre anni fa avevamo assaggiato questo millesimo e come allora non abbiamo che potuto constatare la grandezza del nebbiolo di montagna.

Nel bicchiere il vino si distingue per integrità e vivacità del colore, uno splendido rubino piuttosto scarico tendente al granato con piccoli accenni di aranciato, che denotano il segno di una vinificazione ancora tradizionale ma anche soprattutto la grande tenuta nel tempo. Al naso emergono subito l’eleganza e la finezza e un quadro olfattivo complesso, con iniziali sensazioni terziarie, di cenere, sottobosco, humus, per poi dispiegarsi in note floreali di fiori secchi e un fruttato perfettamente integro non acidulo, ma pieno e maturo. Un vino a detta di Davide Bonassi quasi “baroleggiante”. In bocca non è opulento ma entra in modo aggraziato, dimostra ancora una bella freschezza e una beva veramente piacevole.

Il 1995 presenta un colore più intenso rispetto al ’90, un rubino-granato ben saldo, ma sembra sparire quella vivacità e lucentezza che caratterizzavano il colore del precedente. A livello olfattivo si ha subito una sensazione di terrosità, di sottobosco, seguito da note di vegetale cotto, grafite e un fruttato più macerato; è un vino che risulta meno definito del primo pur presentando una certa complessità.

In bocca denota più potenza che eleganza, con una struttura decisamente più grossolana. Si percepisce una certa sapidità e la persistenza è più lunga rispetto al ’90, ma nel finale spunta una nota amaricante non particolarmente gradevole. Sono passati tre anni e questo ’95 continua a non convincere appieno: così come allora risulterà il meno apprezzato della batteria.

Con il 1999 ci troviamo di fronte per la prima volta ad un prodotto frutto di tecniche vinificatorie più avanzate; il ricorso alla macerazione a freddo per esempio, come volevasi dimostrare, ci da una maggiore estrazione di colore, un rubino intenso tendente al granato che ritorna ad essere piuttosto lucente. Il quadro olfattivo si dispiega subito con note floreali fresche come la rosa e subito dopo una spiccata fruttosità di fragola e lampone che lo distinguono dai precedenti campioni. Seguono poi sentori di speziatura dolce apportati probabilmente dall’altra novità introdotta in cantina per l’affinamento di questo vino e cioè l’impiego, per la metà del prodotto, di legno piccolo. In bocca una bella morbidezza, una freschezza meno aggressiva con tannini più lavorati.

Con il 2001 il colore è ancora più concentrato, un rubino-granato anche qui vivace e luminoso. Al naso note salmastre e poi fruttate di confettura di frutti rossi, accenni di viola appassita e corteccia. Un vino morbido, ricco e fresco con un finale leggermente ammandorlato. Senz’altro un gradino sotto il ’99.

Il 2002 si presenta nel bicchiere con un bel rubino-granato vivace. Al naso emergono caratteristiche terziarie più evolute rispetto ai precedenti due campioni. Una bella complessità, aperta con note fruttate di frutti rossi maturi fusi con note minerali, varietà di spezie, cuoio, pellame e accenni di humus. In bocca è piuttosto incisivo con un tannino forse ancora un po’ aggressivo, una bella freschezza e lunga persistenza che richiama frutti di bosco spezie e cioccolato.

Anche il 2004, l’ultimo della batteria, si presenta nel bicchiere con un rubino-granato piuttosto luminoso. Naso non ancora perfettamente pulito ma sempre presenti le sensazioni fruttate di frutti di rovo, accenni di rosa canina, corteccia, tabacco, tocchi minerali e speziati, terziarizzazione appena accennata. La beva è ricca con una maggiore aggressività in bocca in termini di acidità e tannicità, e con la presenza anche di una bella mineralità. Riecheggiano al palato le sensazioni percepite al naso ma non c’è ancora il perfetto equilibrio.

In conclusione, come ben sottolineato dal nostro delegato Natale Contini da apprezzare particolarmente le annate ’90 e ’99, con un ’90 che ancora una volta ci ha stupito per longevità e grande beva, mentre il ’95, come detto in precedenza, ha deluso un po’ le aspettative.

Successivamente è stata servita la solita apprezzatissima pizzoccherata preceduta da salumi locali accompagnati dagli stesssi vini con l’aggiunta del prodotto diciamo di punta dell’azienda, come il Prestigio, in questo caso annata 2005. Grande vino che naturalmente aspettiamo per ancora molti anni ma che già da ora nel bicchiere rivela la sua vivacità con tonalità rubino e unghia granato. Al naso dolci note di confetture di frutti di bosco si accompagnano a sensazioni floreali di rosa e ancora la liquirizia, la china, il cacao, per finire con accenni di cuoio e spezie. In bocca emergono la bella sapidità e la pienezza vivacizzate dalla freschezza e dalla tannicità. Lunga la persistenza.

Gran finale a sorpresa, per accompagnare dolci locali e concludere in bellezza la serata, un vino da dessert frutto di parecchi anni di sperimentazione che proprio a breve dovrebbe trovare posto sugli scaffali delle enoteche. Natale Contini ha voluto ricordare il grande impegno profuso da Domenico Triacca per la creazione di questo prodotto, realizzato in quantità limitate con l’impiego del Moscato Rosa, vitigno coltivato soprattutto in Trentino. Prelevato dalla botte per l’occasione (non è ancora stato imbottigliato), pur non esprimendosi ancora appieno ci ha permesso però di esprimere valutazioni positive in termini di potenzialità. Nel bicchiere un bel colore rosa piuttosto deciso con profumi floreali e fruttati, dolcezza gustativa appena accennata e gradevole freschezza. Se son rose, fioriranno!

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