Viaggio sensoriale tra i terroir di Sancerre

AIS Como ha proposto un approfondimento sulla relazione tra terroir e identità del vino a Sancerre. Un viaggio affascinante condotto da Samuel Cogliati Gorlier

Alessandro Gaboardi

Situata nel cuore del Centre-Loire, la denominazione Sancerre viene a volte interpretata con eccessiva semplicità, ridotta a sinonimo di sauvignon blanc o addirittura assunta come emblema omnicomprensivo dell’intera regione della Loira, assunzioni che, sebbene diffuse, risultano riduttive e potenzialmente fuorvianti.

È stato Samuel Cogliati Gorlier – scrittore, editore, giornalista e collaboratore della rivista ViniPlis di AIS Lombardia – a cercare di sgombrare il campo da fraintendimenti e facili semplificazioni e a descriverci una regione in realtà complessa, fortemente caratterizzata da una varietà geologica, viticola e culturale che la distingue nettamente anche rispetto ad altre aree della stessa macroregione a cui appartiene.

Parte integrante della lezione è stata la degustazione alla cieca di sette vini accuratamente selezionati, ciascuno rappresentativo di una delle sfaccettature geologiche di Sancerre.

La collocazione di Sancerre nel mosaico della Valle della Loira

La Valle della Loira, con i suoi oltre 1.000 km di estensione, è la regione viticola più lunga di Francia, e certamente tra le più diversificate: non vi è un epicentro dominante, ma una costellazione di sottozone eterogenee, tra queste, il Centre-Loire, rappresenta un territorio geograficamente e climaticamente autonomo rispetto alle altre, una realtà distante sia in termini geologici, che stilistici rispetto a quella di Anjou-Saumur, il Touraine o i Pays Nantais. 

Anche il Centre-Loire è una zona tutt’altro che uniforme, con poco meno di 6.000 ettari vitati si presenta come un arcipelago di denominazioni distribuite in modo disomogeneo, composta da otto AOC di cui Sancerre è probabilmente la più nota a livello internazionale.

Sancerre si trova a 47° di latitudine nord, una posizione analoga a quella del sud della Champagne e del centro-nord della Borgogna. A differenza delle aree più occidentali della Valle della Loira in cui il clima è influenzato dall’oceano Atlantico, qui la matrice è semicontinentale: estati calde, escursioni termiche importanti e una piovosità distribuita in modo più delineato durante l’anno, concentrata a maggio-giugno e ottobre-dicembre. Da notare che negli ultimi anni un fenomeno inusuale ha interessato l’area, ovvero delle ondate di calore estivo, divenute ormai quasi sistemiche.

L’altitudine raggiunge i 650 metri, tra le più elevate della Valle della Loira, con pendenze importanti tali da accentuare la varietà microclimatica e la complessità aromatica dei vini.

Mentre gran parte dei suoli della Valle della Loira risalgono al Cretaceo, a Sancerre dominano formazioni del Giurassico, rendendo il sottosuolo sorprendentemente affine a quello di Chablis o della Côte des Bar in Champagne, caratteristica che dona un’identità minerale e un’espressività verticale ai suoi vini.

I quattro principali terroir di Sancerre

Pur nella loro varietà, i suoli  di Sancerre possono essere classificati in quattro macrocategorie: marnoso calcareo noto come Terres blanches, calcareo o Caillottes, argilloso-siliceo noto come Chailloux o Silex, e argilloso-sabbioso. Le Terres blanches si trovano nell'areale con un’altitudine più elevata, nelle fasce centrali ci sono i terroir calcarei, mentre i Silex sono nelle aree più prossime al corso del fiume.

Terres blanches visivamente rimandano ad un concetto di luminosità, fanno principalmente riferimento al periodo Kimmeridgiano (risalgono all’incirca a 152-157 milioni di anni fa) rappresentano circa il 40% della superficie; tipicamente offrono vini ampi, profondi, con grande potenziale evolutivo, spesso dotati di note più fruttate e pienezza in bocca.

Griottes o Caillottes, sono suoli un po’ più antichi e risalgono all'epoca Oxfordiana, qualche milione di anni prima. Anche questi rappresentano circa il 40% della superficie della denominazione, e regalano vini ampi, spesso grassi, espressioni aromatiche eleganti, fresche e vibranti e una sottile componente minerale.

Chailloux o Silex, ammontano a circa il 15% della superficie vitata, ampiamente minoritari (nonostante nell'immaginario collettivo Sancerre faccia spesso il paio con l’idea di Silex), sono molto più recenti, circa 100 milioni di anni e offrono vini sottili, aromatici, verticali, freschi, spesso descritti come “flinty” o con note di pietra focaia, con un ottimo potenziale di invecchiamento.

I suoli argillosi-sabbiosi tendenzialmente sono più marginali, privi di una tipicità codificata.

AOC Sancerre: denominazione tricolore

Nonostante la viticultura a Sancerre risalga al Medioevo, l’AOC Sancerre fu istituita nel 1936, con il nome di Sancerre oppure di Sauvignon Blanc di Sancerre, scelta che nel corso del tempo ha legato indissolubilmente la regione con il vitigno Sauvignon Blanc, anche se in realtà esistono legami con altre varietà.

Sancerre è nota per i suoi vini bianchi, ma prima della fine dell'Ottocento, quando ancora la fillossera non aveva devastato il vitigno europeo, era conosciuta per i suoi vini rossi prodotti dal vitigno storico della regione, il pinot nero. La versione rossa, ovvero il vino della tradizione, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale solo nel 1959, 23 anni dopo la nascita dell’AOC. 

Oggi Sancerre è una denominazione sovracomunale che interessa 14 comuni e produce tre tipologie di vino: bianco, rosso e rosato. Il bianco, naturalmente, è il più diffuso, rappresentando circa l’82% della produzione su un totale di 2.400 ettari dedicati. Il rosso e il rosato, entrambi ottenuti da pinot nero, sono rispettivamente il 12% e il 6%. Complessivamente, il pinot nero occupa circa 610 ettari, testimoniando il suo radicamento storico nel territorio.

A Sancerre non esiste un sistema di Cru intesi come classificazione gerarchica, ma in tempi recenti si è iniziato a utilizzare sempre più spesso i lieu-dit ovvero nomi di località più piccole, da rivendicare in etichetta. Ovviamente la scelta di utilizzare un lie-dit o più lieux-dits è volta a specificare il tipo di matrice geologica della località, per comunicare un quadro aromatico e gustativo specifica. 

Sauvignon blanc

Il sauvignon blanc, vitigno a precocità media e portatore di aromi varietali indiretti, oggi vitigno simbolo di Sancerre, si è imposto con i reimpianti grazie alla sua adattabilità ai portainnesti americani, ma il punto di svolta è avvenuto nel corso del XIX secolo, quando i vini bianchi iniziarono ad affermarsi sul mercato interno francese grazie alla facilità di vendita e maggiore redditività.

La vinificazione tipica avviene in riduzione, a basse temperature, con lieviti selezionati,  approccio che talvolta porta a profili aromatici eccessivamente marcati; tuttavia, i grandi Sancerre non sono mai il risultato di caricature varietali, esprimono piuttosto la matrice del suolo, l’equilibrio e la finezza espressiva che va oltre il vitigno.

In Francia, la superficie vitata a sauvignon blanc è cresciuta del 464% negli ultimi 60 anni, raggiungendo circa 31.000 ettari, di cui un terzo in Loira; un successo travolgente per questo vitigno in Francia, ma anche nel resto del mondo, in particolare Nuova Zelanda, Cile e Sud Africa. 

Pinot nero

Il pinot nero è una varietà che richiede condizioni particolari per esprimersi al meglio predilige terreni argilloso-calcarei, clima fresco, ed è sensibile ai malattie fungine come peronospora e botrite. Vitigno precoce, dotato di media acidità e dal corredo aromatico singolare. Il grappolo è piccolo, con acini piccoli che offrono un rapporto molto favorevole della buccia/polpa, funzionale per l’espressione dei suoi caratteristici aromi.

Anche il pinot nero ha fatto registrare un incremento dell’area vitata in Francia del 400% e oggi gode di una rinnovata attenzione a Sancerre, dove si rivela in modo più verticale, forse più austero rispetto ai vini di Borgogna, ma, se ben interpretati, offrono una differente lettura dei terroir, allargando lo spettro espressivo della denominazione.

La degustazione

Durante la serata, i partecipanti hanno avuto modo di degustare sette etichette accuratamente selezionate, rappresentative di diverse matrici geologiche, vitigni e approcci stilistici. Di seguito una sintesi dei vini degustati:

Sancerre Rouge AOC - “Quarterons” - 2020 - Domaine Riffault
Pinot nero da suolo calcareo portlandiano, fermentazione spontanea, macerazione di circa 10 giorni e affinamento in acciaio e botti usate.

Naso intenso, selvaggio, con frutti rossi, spezie, cenni animali e di sottobosco. In bocca è teso, vibrante, tannico, con acidità sferzante e chiusura su leggere note amaricanti. Vino coraggioso e divisivo, già complesso, ma con energia e personalità.

Sancerre Blanc AOC - “La Chatelleine” - 2023 - Joseph Mellot
Sauvignon blanc da argille silicee, fermentazione e affinamento in acciaio.

Il naso, inizialmente ridotto, si sviluppa su un frutto stilizzato tra albicocca e susina, appena balsamico. Al gusto è corretto ma poco dinamico, con acidità esuberante e chiusura leggermente amaricante. Vino apprezzabilmente non varietale, ma non particolarmente profondo. Vino giovane che al momento fatica ad esprimere identità.

Sancerre Blanc AOC - “Nuance” - 2023 - Vincent Pinard
Sauvignon blanc da Caillottes, fermentazione spontanea e affinamento in legno grande. 

Naso cremoso e complesso: fiori grassi, mou, limone. In bocca è salino, preciso, ampio e composto. Acidità vibrante e integrata. Sorretto più dalla salinità che dall’acidità, mostra già compostezza, profondità e prospettiva evolutiva.

Sancerre Blanc AOC - “La Grande Côte” - 2023 - Pascal Cotat
Sauvignon blanc da Terres blanches, fermentazione spontanea e affinamento in vecchi demi-muid. 

Naso contratto, marcata riduzione con note solfuree. Al palato è largo, con salinità diffusa ma poco coesa. Vino importante, ma in fase interlocutoria, dall’espressività frenata che chiede di essere aspettato per esprimere tutto il suo potenziale.

Sancerre Blanc AOC - “La Paradis” - 2021 - Matthias Planchon
Sauvignon blanc da suoli calcarei, fermentazione spontanea in acciaio e affinamento in legno piccolo.

Naso verde, con foglia di pomodoro, bosso, noce moscata, menta e note agrumate. Bocca nervosa, fresca, elegante, dal finale salino. Vino dettagliato, longilineo ed essenziale. Espressione di un’annata difficile, ancora in evoluzione, con trama fine e profilo balsamico.

Sancerre Blanc AOC - “Les Romains” - 2019 - Domaine Fouassier
Sauvignon blanc da argille silicee, fermentazione spontanea e affinamento in uovo di cemento e acciaio. 

Naso su note di frutta secca, mango essiccato, noce di cocco, a cui seguono sfumature speziate. Bocca compatta e raffinata, salina, con acidità croccante. Vino fine, raffinato, profondo, con uno straordinario potenziale di longevità.

Sancerre Blanc AOC - “Chêne Marchand” - 2014 - Vincent Pinard
Sauvignon blanc da Caillottes, fermentazione spontanea e affinamento in demi-muid. 

Naso maturo, con esplosione vegetale, idrocarburo, pepe e salsedine. Al palato è snello ma reattivo, con acidità integrata alla salinità. Struttura rilassata, dinamico con un potenziale evolutivo elegante ed equilibrato, esempio di Sancerre maturo e ancora vitale.

Sancerre: pluralità e precisione

I vini hanno evidenziato la loro straordinaria varietà espressiva dei vini, che si declina secondo l'annata, il suolo, il vitigno e lo stile del produttore. In contesti in cui la riconoscibilità è spesso privilegiata rispetto alla finezza, Sancerre rappresenta ancora un territorio dove l’identità si fonda sul dettaglio.