”Vini del cuore”: quando la degustazione diventa romantica

All’ultima edizione di Enozioni a Milano Samuel Cogliati ci ha condotto lungo la strada che porta un vino a diventare intimo e personale.

Alessio Di Paola

La ricchezza di una rassegna come Enozioni, oltre all’assaggio di vini rari e pregiati, dona anche l’opportunità di potersi soffermare a indagare aspetti speculativi e intimi appartenenti alla grande passione che accumuna tutti noi: quella per il vino.

Quando degustiamo un calice di vino, quali sono i fattori che contribuiscono a scuoterci interiormente, a destarci fino a un qui e ora fatto di emozioni? Cosa rende un vino così speciale da poter valicare gli accessi della propria sfera sentimentale?

Insomma, quando decidiamo che un vino possa trasmutarsi da bevanda pregiata a “vino del cuore”?

Abbiamo provato a dare spazio a queste riflessioni con un grande comunicatore, Samuel Cogliati, che da subito ci confessa che, se avesse un vino preferito, avrebbe già rivolto la sua brillante carriera verso altre destinazioni.

Deferenza e soggezione sono fattori che potrebbero influenzare nella scelta di vini prediletti. E inoltre: quali aspettative creano territori, cantine o etichette prestigiose?
Il relatore

La valutazione del vino impone oggettività e lucida imparzialità: un buon degustatore non deve lasciarsi intimidire da grandi blasoni. Una maestosa bottiglia deve sempre dimostrare di esserlo!

Non sempre un vino tecnicamente perfetto è foriero di palpitazioni cardiache; addirittura c’è il rischio, paventato da Philippe Bourguignon (miglior sommelier di Francia nel 1978, professionista e scrittore), che vini inappuntabili in degustazioni “ingegneristiche” non si comportino altrettanto bene a tavola dove è necessario che il vino trovi perfetta collocazione tra le vivande e fornisca una connessione tra le persone, legandosi indissolubilmente a momenti che saranno le memorie di un domani.

«La felicità è reale solo se condivisa» recita Tolstoj: in fin dei conti un vino del cuore può anche essere di qualità comune, ma diventa tale se associato al ricordo di persone e situazioni che hanno coinvolto i nostri profondi sentimenti.

Anche la bellezza dei luoghi in cui alcuni vini vengono alla luce, può innescare grandi emozioni. Luoghi in cui il genius lociincastona vitigni nella natura come fossero gemme in preziosi gioielli, dove l’uomo resta custode e non cinico predatore. Luoghi, la cui la magnificenza diventa liquida e il vino assurge al ruolo di fiero ambasciatore.

La storia dell’uomo è da tempi immemori accompagnata dal vino. Come può quindi l’uomo non farsi affascinare dal vino e dalle sue storie?

La degustazione

Bandol AOC 2013 La Tourtine Domaine Tempier

Il calice si tinge di un invitante rubino dai riflessi purpurei. La prevalenza del vitigno mourvèdre nell’uvaggio rende il profilo olfattivo particolarmente austero. Note di cardo, mosto cotto e liquirizia anticipano la frutta rossa e i guizzi agrumati. Al palato si offre rotondo, dal tannino piacevolmente ruvido, dall’acidità sostenuta e dalla sapidità pungente.

Bourgogne AOC 2011 Domaine J.M. Boillot

L’annata precoce e un po’ difficile si riverbera in questo vino. Naso tendente al goudron, spezie scure e frutti rossi stramaturi. Una certa incompiutezza contraddistingue l’assaggio, con una iniziale sensazione tannica che si spegne in un vellutato torpore leggermente amaricante.



Pauillac AOC 2006 Château Pontet-Canet

La raffinatezza contraddistingue questo assaggio: un naso maturo che si divincola tra cenni di liquirizia, cuoio, sciroppo di tamarindo e gelatina di frutta. Assaggio avvolgente con tannini e acidità in evidenza, dal lungo epilogo. Un grande bordeaux, dalla buona struttura, non nerboruto ma elegantemente slanciato. 

Planquette 2013 Domaine Didier Michaud

Olfatto particolarmente burbero per questo Médoc. Cenni empireumatici di legno arso, note fruttate di ginepro e piccole bacche di bosco. In bocca si rivela energico, compatto, dal finale duraturo e vibrante di aromi gustativi.

Pouilly - Fuissé 2011 la Verchère Domaine Daniel et Martine Barraud

La difficoltà dell’annata, anche nella zona del Mâconnais, non sembra aver inficiato il primo bianco della batteria. Dapprima timido e sommesso, si sbottona con eleganti aromi speziati, di vegetali nobili, di frutta leggermente grillè. Permea il palato con una sinuosità avvolgente e coniuga la potenza dello chardonnay con la stratificazione del territorio.

Vouvray AOC Sec 2010 Foreau Domaine du Clos Naudin

Amore alla prima olfazione, per questo chenin blanc! Profumi che ricordano l’acquavite, l’anice, il cardamomo, la mandorla amara, la rosa gialla, gli agrumi e il miele. Raffinatamente equilibrato, vellutato, fasciante, sostenuto da grande freschezza e pericolosamente appagante.