La liaison che non ti aspetti. Ais Bergamo & Ais Isola d'Elba

Una liaison che non ti aspetti, quella che ha preso il via tra la delegazione di Ais Bergamo e quella dell'isola d'Elba. Un vero e proprio gemellaggio che non potrà che dare seguito a tutta una serie di scambi eno-culturali, fatti di serate degustative e viaggi studio.

Giordana Talamona

Gemellaggio Ais Bergamo & Ais Isola d'ElbaPromotori del gemellaggio sono stati la delegata di Bergamo Nives Cesari, il delegato dell'Elba Antonio Arrighi ed il sommelier professionista Marco Maffeis che ha tenuto a battesimo l'evento, il 25 febbraio scorso, nel suo ristorante, il Bernabò di Bergamo Alta. Alla serata erano presenti alcuni  membri della delegazione bergamasca tra cui Luca Castelletti, consigliere nazionale dell'Ais.

Dopo lo scambio dei gagliardetti tra i due gruppi, Antonio Arrighi ha smesso i panni del delegato per vestire quelli del produttore di vino, tracciando la storia vitivinicola dell'isola e dando il via ad una serata di degustazione di piatti tipici e vini elbani.

La storia della viticoltura dell'Elba è fatta, come spesso accade, di corsi e ricorsi storici che hanno segnato un progressivo decadimento della produzione ed una successiva lenta ripresa qualitativa.

Fino al 1860 l'Elba era una terra di viticoltori e marinai. Un terzo dell'isola era coltivata a vigna: 5000 ettari vitati su terrazzamenti  in collina a sesto di impianto di 10.000 viti. Il vino prodotto veniva consumato in parte sull'isola ed in parte inviato sulla costa toscana, verso la zona di Bolgheri.

Tutto questo fino al 1970 quando il boom turistico cambiò l'economia e il paesaggio dell'isola. Più case, meno vigne era il motto di allora. Le coltivazioni vennero progressivamente abbandonate, arrivando a toccare il minimo storico di 100 ettari sull'intero territorio elbano. Il periodo fu contraddistinto da produzioni scadenti che interessarono, tra l'altro, l'Aleatico liquoroso, un prodotto di  scarso pregio, venduto a basso prezzo. 

Corsi e ricorsi storici, dicevamo. Così, per fortuna, intorno agli anni Ottanta, anche grazie a qualche lungimirante produttore venuto da fuori, si cominciò a reimpiantare le vigne. Nel 1987 fu costituita un'Associazione di Produttori che mise le basi per la riorganizzazione della viticoltura elbana che portò, nel 1999, al riconoscimento di un Disciplinare di produzione che sostituì quello degli anni Sessanta, ormai superato.

L'azienda Arrighi si trova a Porto Azzurro, in località Pian del Monte. Gli ettari vitati sono 300, di cui 40 coltivati a solo Aleatico, il vitigno da cui si ottiene lo storico passito che recentemente ha ottenuto la Docg, l'ottava per la regione Toscana.

L'uva viene raccolta ai primi di settembre e l'appassimento dei grappoli avviene per contatto diretto col sole, per 7-10 giorni consecutivi. L'uva viene messa in cassette, controllata quotidianamente e girata ogni due o tre giorni, per favorirne l'appassimento.

Quello seguito dall'Azienda Arrighi è il metodo tradizionale, mentre altri viticoltori utilizzano dei tendoni semovibili che riparano l'uva dell'umidità notturna (guazza) e da eventuali precipitazioni atmosferiche. Il grappoli, infatti, sono soggetti a muffe e marciumi indesiderati, molto pericolosi per la produzione del passito. La fermentazione avviene a contatto con le bucce, con una resa massima del 30-35%. Questo significa che da 100 chili di uva si ottengono al massimo 30 litri di passito.

Tra gli altri vitigni coltivati dall'Azienda ci sono il Procanico e il  Sangioveto (Sangiovese piccolo), da vigne di oltre 60 anni; il Moscato, il Procanico Rosa, il Biancone, l'Ansonica ed altri vitigni scelti a seguito di sperimentazione con l'Istituto di Viticoltura di Arezzo. E' il caso del Manzoni, un vitigno di origine veneta, che si adatta molto bene al clima dell'isola, produce poco e ha grappoli piccoli difficilmente attaccabili dall'oidio e dalla peronospora. Altri vitigni alloctoni coltivati stabilmente dall'azienda sono il Sagrantino, lo Chardonnay, il Syrah, oltre ad ulteriori coltivazioni sperimentali che interessano vitigni come il Malbec, il Tempranillo, il Cabernet Sauvignon, il Pinot Nero e il Nebbiolo.

Il primo vino in degustazione è stato l'Eraora 2009, un Toscana Igt bianco prodotto dall'assemblaggio di Chardonnay e Manzoni. L'affinamento avviene in parte in acciaio, a temperatura controllata, ed in parte in barriques sur lie (una nuova ed una dell'anno precedente).

Il secondo vino presentato è stato un “fuori programma”, prodotto da un altro collega di Arrighi, la Tenuta Acquabona. Si tratta di un Elba Rosato Doc, prodotto da Sangiovese in purezza.

Il terzo vino degustato è stato il Tresse 2007, un Toscana Igt Rosso, da Sangioveto (33%), Syrah (33%) e Sagrantino (33%). Il diradamento in vigna è piuttosto spinto, con una raccolta che non supera mai il 1-1,5 chilo per pianta. Il vino fa un passaggio in barriques per 12 mesi e si affina, ulteriormente, per altri 6 mesi in bottiglia. Infine l'ultimo vino presentato è stato un Aleatico 2009, il passito di cui abbiamo già parlato.

Degustazione dei vini presentati:

Eraora 2009, Toscana Igt bianco - Azienda Agricola Arrighi: giallo paglierino. Al naso emerge un aroma di erbe aromatiche (menta, basilico) ed una spiccata mineralità. In bocca ritorna la nota minerale accompagnata da una buona freschezza.

Elba Rosato Doc, Tenuta Acquabona: un bel rosa cerasuolo, molto luminoso. Al naso sono chiari i sentori di fragoline di bosco e lampone, con un'elegante note minerale che si ritrova anche in bocca.

Tresse 2007, un Toscana Igt Rosso - Azienda Agricola Arrighi: rosso rubino tendente al granato. Il bouquet sprigiona subito una marcata nota di cenere, arricchito da sentori balsamici e di spezie. Dopo poco emerge un aroma di caffè e liquirizia che completano il quadro olfattivo. In bocca è potente, con tannini vivi, ma eleganti.

Elba Aleatico 2009 -  Azienda Agricola Arrighi: rosso rubino carico. I profumi sono tipici del vitigno: viola, marasca e frutta cotta. In bocca è dolce ed avvolgente con una buona acidità che lo rende equilibrato.

 

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